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Autore: Seroquel54    07/09/2012    0 recensioni
Un giovane che svolge un lavoro modesto nell'azienda di famiglia, ottiene un incarico che si rivelerà, subito, non privo di problemi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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  Credo che un giorno scriverò un romanzo, è la mia unica ambizione. 
  Mi chiamo Mario, ho ventisette anni, di questi ne ho passato più di uno in clinica psichiatrica: depressione! Cosa che non è piaciuta affatto alla mia famiglia. Ora vivo solo in un minuscolo appartamento di una sola stanza, quasi completamente occupata dal letto.
  La mia famiglia è proprietaria di una ditta vinicola e di una distilleria. La ditta è diretta da mio padre, uomo irascibile e autoritario, e dai miei cugini.
  Inutile dirvi che il genitore non si fida di me, mi passa un piccolo mensile, che viene integrato dal compenso di lavori che, a volte, sono chiamato a fare in ditta.
  Si tratta di aggiornare dei data base, nomi e indirizzi di fornitori, di clienti e così via… In complesso, un lavoro noioso e ripetitivo che tutti preferiscono evitare. Comunque, piuttosto che assumere una persona, preferiscono affidarlo a me.
  Mia madre, persona debole e remissiva, è tutta presa dai suoi the, dalle sue amiche, e, per quello che riguarda me, la sua unica preoccupazione è che io mi “sistemi”.
  Quando non lavoro, passo le mie giornate a casa, leggo i classici, alternandoli ai romanzi di fantascienza, di cui sono appassionato fin da piccolo. La mattina, prestissimo, faccio una breve passeggiata nel quartiere ancora deserto. Tutto qui.
  Oggi è l’ultimo giorno di lavoro, spengo il computer (il più vecchio della ditta) con cui ho lavorato e mi appresto a tornare a casa.
  Prima che possa fare un passo, squilla il telefono, vogliono proprio me. E mio cugino che mi dice di andare da lui che ha una cosa da farmi fare.
  Salgo al piano superiore, entro nell’ufficio di mio cugino. Non c’è nessuno, Io mi siedo ad aspettare il suo ritorno.
  Lo vedo rientrare, doppiopetto blu, scarpe lavorate a mano, cravatta firmata.
  Mi dice:
“Per domani è sopravvenuto un impegno urgente, dovevo scegliere la nuova donna delle pulizie, occupatene tu”.
  Poi aggiunge, facendo un gesto eloquente con la mano:
“ Per te è l’occasione di…”
  Conclude dicendo:
 “Per ogni cosa rivolgiti a Rosa, sa tutto.” Rosa ovviamente è la segretaria tuttofare.
 
  La mattina dopo,  vado da Rosa per avere il necessario. La donna cade dalle nuvole e dice:
“Ma no, non era oggi, era la settimana prossima… adesso controllo” e si china sulle scartoffie.
  Riemerge pallida in volto e dice:
“Cacchio, era proprio per oggi, come avrò fatto a sbagliare…” e aggiunge:
  “Non ho fatto mettere l’avviso, non si presenterà nessuno… quando lo verrà a sapere il padrone… signor Mario sia buono, non gli dica niente…”. Poi tra sé:
  “Tanto lo verrà a sapere comunque, che figura!” e aggiunge stizzita:
   “Qui nessuno si fa gli affari suoi!”
   Con fare rassegnato, mi allunga un paio di fogli di carta e una chiave, la chiave del ripostiglio della scope.
   Conclude:
  “Tante volta dovesse vanire qualcuno, la riceva al piano di sotto, stanza sette… adesso dò disposizioni”
  Morale: anche Rosa qualche svolta sbaglia, anche se il suo imbarazzo  mi ha fatto un po’ di pena.
  Scendo al piano di sotto, che del resto è quello che mi si confà, prendo posizione nella stanza numero sette e mi preparo a una lunga attesa.
 
 
 
  
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