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Autore: _Trixie_    07/09/2012    4 recensioni
«No, non dire niente, Calliope! È colpa tua! Roger è sparito perché tu mi hai distratto con le tue chiacchiere! Roger è sparito e la colpa è tua!» disse, prima di allontanarsi dai due, camminando velocemente e con tale furia che infermieri e dottori fecero ala per lasciarla passare.
«Non voleva davvero dire che è colpa tua, hai capito male» disse Mark, quando Arizona fu fuori portata d’orecchio.
Callie lo fissò per qualche secondo, poi scosse la testa, sconcertata, allontanandosi dalla parte opposta rispetto a quella della fidanzata, ma con la stessa andatura irata di Arizona.
«Donne…» sospirò Mark rivolto al proprio cappuccino, l’unico rimasto a fargli compagnia.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Mark Sloan, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nickname: _Trixie_
Titolo: Di sorprese, regali e matrimoni inopportuni
Personaggi/Pairing: Arizona Robbins, Calliope Torres, Calliope/Arizona, Roger (OC)
Tipo di coppia: Femslash
Genere: generale, slice of life
Lunghezza storia: One-Shot
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Contesto: Generale/Vago
Introduzione: «No, non dire niente, Calliope! È colpa tua! Roger è sparito perché tu mi hai distratto con le tue chiacchiere! Roger è sparito e la colpa è tua!» disse, prima di allontanarsi dai due, camminando velocemente e con tale furia che infermieri e dottori fecero ala per lasciarla passare.
«Non voleva davvero dire che è colpa tua, hai capito male» disse Mark, quando Arizona fu fuori portata d’orecchio.
Callie lo fissò per qualche secondo, poi scosse la testa, sconcertata, allontanandosi dalla parte opposta rispetto a quella della fidanzata, ma con la stessa andatura irata di Arizona.
«Donne…» sospirò Mark rivolto al proprio cappuccino, l’unico rimasto a fargli compagnia.
 
 

Di sorprese, regali e matrimoni inopportuni

 
 
Arizona chiuse la porta della stanza del piccolo Roger sospirando.
Gli ultimi esami del piccolo non erano certo andati come sperava, ma almeno c’era stato qualche miglioramento, seppur lieve.
«Arizona» la salutò Callie, con un sorriso. «A che ora finisci questa sera?»
«Per le sette, credo, perché?» rispose l’altra, avvicinandosi alla fidanzata e baciandole dolcemente. 
«Nulla, una sorpresa» disse Callie, con il chiaro intento di tenere Arizona sulle spine.
Era il quattordici febbraio, San Valentino, e Callie aveva pensato a qualcosa di diverso dalla classica cena per loro due.
«Amo le sorprese, lo ammetto, ma potresti darmi almeno un piccolo indizio?»
Callie si limitò a guardare la fidanzata, senza aprire bocca.
«Piccolo!» esclamò Arizona, ricorrendo all’ormai collaudata faccia da cucciolo.
«Dunque, vediamo» rispose Callie pensierosa, sospirando. «Tu, io, della panna montata, magari un paio di manette. Qualche domanda?»
Arizona sorrise e si morse il labbro inferiore: quello era il genere di annuncio in grado di migliorarle la giornata all’istante.
«Aspetta» ammutolì Arizona, guardando oltre le spalle di Callie. «Dov’è Roger?»
«Roger?» ripeté Callie spaesata. Chi era Roger? E non stavano forse parlando di panna montata?
«Roger, il mio piccolo umano» rispose Arizona.
Attraverso i vetri della stanza, la donna aveva visto il letto. Vuoto. La porta era aperta. Che si fosse dimenticata di chiuderla?
Un pessimo presentimento si fece strada nel suo cuore. E i suoi presentimenti avevano l’orribile abitudine di rivelarsi fondati.
Preoccupata, Arizona oltrepassò Callie, precipitandosi nella camera del piccolo.
«Roger?» chiamò, senza ottenere risposta. «Roger».
Guardò nel bagno, sotto il letto, negli armadi.
A volte i bambini si divertivano a giocare a nascondino senza avvisarla. Roger non l’aveva mai fatto, era un bambino di nove anni molto maturo per la sua età. Forse troppo, a parere di Arizona.
E poi la porta era aperta.
«Roger» chiamò di nuovo Arizona, il tono della sua voce sfiorava l’isteria. «Roger!»
«Arizona» la raggiunse Callie, guardandosi intorno nella stanza. «Calmati, ce-».
«Non c’è. Roger non c’è, Callie» la interruppe l’altra. Arizona si mosse e appoggiò il piede su qualcosa che, con uno scricchiolio minaccioso, si ruppe.
Le due donne abbassarono lo sguardo. Una piccola pozzanghera di sangue si allargava sotto il piede di Arizona, da cui spuntava un piccolo tubo. Callie e Arizona ne seguirono il corso, quasi sperando che non fosse…
«La flebo» sussurrò Arizona, atterrita. «La flebo, si è tolto la flebo!» disse con maggior forza.
«Avvisa le infermiere del piano, Arizona, io mi occupo della sicurezza» decise Callie, la cui mente lucida le permetteva di pensare con chiarezza, a differenza di quella della fidanzata.
«Arizona!» esclamò Callie, quasi urlando, quando vide che l’altra non accennava alcun movimento, limitandosi a guardare con sguardo vacuo la pozza di sangue ai suoi piedi, che si allargava lentamente.
«Sì» si riscosse Arizona. «Le infermiere, Roger. Dobbiamo trovare Roger, sì, ci sono» annuì poi, guardando Callie già sulla soglia della stanza. Le rivolse uno sguardo deciso, determinato, per farle capire che era tornata in sé, che poteva farcela.
Una frazione dopo Callie, anche Arizona uscì dalla stanza, lasciando sul pavimento una scia d’impronte insanguinate.
 

Qualche ora dopo.

 
«Arizona, qualche novità?»
Callie raggiunse la fidanzata, affrettando il passo, e Mark si affiancò alle due.
Continuarono a camminare spediti, attraverso il lungo corridoio di chirurgia pediatrica.
«Nulla» rispose Arizona cupa. «Nessun indizio, nessuna traccia, niente di niente. Sembra sparito».
«Avete guardato sul tetto? Nei film li ritrovano sempre sui tetti. Sapete, a riflettere» commentò Mark, sorseggiando un caffè.
«Mark…» iniziò Callie, ma Arizona si fermò di colpo e si voltò a guardare l’uomo, con il gelo negli occhi. Callie si zittì.
«Non è divertente, dottor Sloan. E non è un gioco, né tantomeno un film. C’è un bambino, in questo ospedale, che vaga da solo, con meno sangue in circolo di quello di cui ha bisogno e non siamo in grado di trovarlo. Roger potrebbe essere chissà dove, svenuto, o peggio. E c’è anche la possibilità che sia uscito, che sia accovacciato a terra, in chissà quale punto sperduto di Seattle, da solo, sotto questa maledetta pioggia. Se non le dispiace, dottor Sloan, tenga questi stupidi commenti per sé!» esclamò Arizona, furibonda, sforzandosi di controllare il proprio tono di voce.
Callie prese fiato, per rassicurare la fidanzata, ma Arizona la precedette di nuovo.
«No, non dire niente, Calliope! È colpa tua! Roger è sparito perché tu mi hai distratto con le tue chiacchiere! Roger è sparito e la colpa è tua!» disse, prima di allontanarsi dai due, camminando velocemente e con tale furia che infermieri e dottori fecero ala per lasciarla passare.
«Non voleva davvero dire che è colpa tua, hai capito male» disse Mark, quando Arizona fu fuori portata d’orecchio.
Callie lo fissò per qualche secondo, poi scosse la testa, sconcertata, allontanandosi dalla parte opposta rispetto a quella della fidanzata, con la stessa andatura irata di Arizona.
«Donne…» sospirò Mark rivolto al proprio cappuccino, l’unico rimasto a fargli compagnia.
 

Altre ore dopo.

 
«Roger?» chiamò Callie, gentilmente.
Aveva visto il bambino da lontano, mentre s’intrufolava nel bagno delle donne e un sospiro di sollievo le aveva impedito di richiamare subito l’attenzione del piccolo.
Lo aveva seguito, ma una volta entrata nel bagno, questo era deserto.
Evidentemente il bambino si era nascosto dentro uno degli scompartimenti che dividevano i gabinetti l’uno dall’altro.
«Ehi, Roger» ripeté, appoggiandosi al lavandino che fronteggiava l’unica porta chiusa.
Questa si scostò lievemente e un piccolo naso sbucò fuori, subito seguito da un viso sveglio, dalla carnagione olivastra, seppur pallida.
«Tu sei la dottovessa Calliope, vevo?» disse una vocina flebile, che rimbombò nel bagno vuoto.
«Sì, e tu sei il piccolo Roger, giusto?» rispose Callie, inarcando le sopracciglia.
«Non sono piccolo!» esclamò il bambino, uscendo allo scoperto. Nella mano sinistra stringeva un piccolo orso, con un cuore rosso tra le zampe.
«Scusa, hai ragione, ora lo vedo che non sei piccolo» convenne Callie, più per accontentarlo che per altro. «E come fai a sapere chi sono?»
«Me l’ha detto la dottovessa Vobbins» spiegò Roger, stringendo le spalle. «Quando passi vicino alla mia stanza lei ti guavda, così un giovno ho chiesto chievi. Mi ha detto tante cose belle».
Callie sorrise nel sentire le parole di Roger. Non era difficile capire perché Arizona teneva tanto a lui. Era lì da mesi, ormai, e aveva occhi intelligenti e vispi, in grado di affascinarti al primo sguardo. Nemmeno quel piccolo difetto di pronuncia risultava fastidioso, nella bocca del piccolo Roger.
«Be', hai fatto prendere un bello spavento, alla dottoressa Robbins e a me. A tutto l’ospedale, a dire il vero» disse Callie, inginocchiandosi in modo da trovarsi all’altezza del bambino.
Roger le restituì uno sguardo interrogativo, e Callie proseguì.
«Non sapevamo più dove fossi finito, ci hai fatto preoccupare. Perché sei scappato?»
«Non sono scappato» la contraddisse Roger. «Sono andato giù, al bav gvande. E ova mi sto nascondendo dagli uomini vestiti di blu, mi hanno spaventato. Mi stanno cevcando».
Con “bar grande” Callie intuì che il bambino si riferisse al bar situato all’ingresso, che vendeva anche gadget e piccoli regali per i visitatori smemorati che si scordavano di portare un pensiero ai propri ammalati.
Faceva più affari con quegli stupidi oggetti da quattro soldi che con il caffè, che era pessimo.
«Sono uomini della sicurezza. Ti stanno cercando perché siamo tutti spaventati per te. Ma cosa ci sei andato a fare, al bar grande?» indagò Callie.
Roger le mostrò l’orsetto.
«A compvave questo. È per la dottovessa Vobbins».
Callie aprì la bocca, sorpresa.
«Per la dottoressa Robbins?» ripeté.
Roger annuì, orgoglioso.
«E posso sapere perché, Roger?» domandò Callie, mentre una buffa idea le si affacciava nella mente.
«Oggi è San Valentino, la festa di chi si ama. E io amo la dottovessa Vobbins, questo è il mio vegalo pev lei» disse Roger, guardando con affetto l’orsetto.
Callie sorrise, scuotendo dolcemente la testa.
«Non ci cvedi? La sposevò, un giovno. Sei invitata, ma solo pevché so che la dottovessa Vobbnis ti vuole bene» decretò Roger, con tono serio.
«Stai tranquillo, io non mancherei per nulla al mondo al matrimonio della dottoressa Robbins» rispose Callie, prendendo il piccolo Roger per mano.
«Vieni, andiamo dalla tua amata» aggiunse poi.
 

Qualche minuto dopo.

 
Callie e Roger videro Arizona appoggiata al muro, con l’orecchio appoggiato al cellulare, che stringeva assiduamente.
«Dottoressa Robbins» la chiamò Callie. «Ho una sorpresa per te».
«Calliope, non è il momen-» disse l’altra, ma s’interruppe all’istante, voltandosi verso la fidanzata. «Roger!» esclamò, euforica.
«Dove sei stato?» chiese poi, al bambino, abbracciandolo. «Guarda come sei pallido, non dovevi scappare, no, non dovevi proprio. Forza, vieni con me, i tuoi genitori ti aspettano in camera. Ci hai fatto spaventare» proseguì Arizona, come un treno in corsa.
Prima che Callie o Roger potessero anche solo provare ad aprir bocca, la dottoressa Robbins si era incamminata verso la stanza del bambino, trascinando il piccolo umano con sé.
Roger ebbe solo il tempo di voltarsi e salutare Callie con un breve gesto della mano, cui la dottoressa rispose con un occhiolino.
In fondo loro due si erano presi una bella cotta per la stessa persona, dovevano aver molto in comune.
 

Troppi minuti dopo.

 
«Calliope»
La voce squillante di Arizona raggiunse Callie, che stava guardando annoiata un vecchio film in televisione.
La porta d’ingresso si chiuse, l’orologio segnava le nove e quarantacinque minuti.
«Calliope» ripeté Arizona, non ottenendo risposta dalla fidanzata.
Si tolse in fretta la giacca, abbandonò la borsa sul tavolo della cucina e si sedette accanto a Callie, che continuò a ignorarla.
Spazientita, Arizona le prese il telecomando dalle mani e spense la televisione.
«Ehi!» esclamò Callie, indignata. «Voglio sapere chi sceglierà Lucy tra i due!»
«Quello che non parla mai» rispose Arizona, con uno sforzo di memoria, avendo riconosciuto il film.
«Mi hai rovinato il finale».
«Non è di questo che voglio parlare. E nemmeno tu» disse Arizona, decisa a fare ammenda per le ingiuste parole che si era lasciata sfuggire quel pomeriggio.
«Roger mi ha raccontato tutto. Dell’orsetto, della sua paura della sicurezza, della sua cotta per me, del fatto che ti ha invitato al nostro matrimonio» disse Arizona, esitando nel pronunciare le ultime parole, tanto le suonavano strane.
«Auguri e figli maschi» rispose Callie, cercando di recuperare il telecomando.
Era arrabbiata con Arizona, per le accuse insensate che le aveva rivolto riguardo alla fuga di Roger e, doveva ammetterlo, in parte anche per averla ignorata quando le aveva riportato il bambino.
«Calliope, sto cercando di scusarmi per quello che ti ho detto oggi, sai, in mezzo al corridoio, io non volevo. E non ce l’avrei mai fatta senza di te, insomma, sarei impazzita in quella stanza. Ero preoccupata, spaventata, terrorizzata, non sto cercando una giustificazione, davvero, ma… Scusami, Calliope» disse Arizona, fissando Callie negli occhi.
«E per avermi ignorata, quando ho accompagnato Roger, non ti scusi?» incalzò Callie.
«Be', anche per quello, ma… non sarai gelosa di un bambino di nove anni, vero?» chiese Arizona, sfoderando il suo sguardo indagatore, che Callie trovava terribilmente sexy.
«No, certo che no!» esclamò, distogliendo gli occhi dalla fidanzata e incrociando le braccia.
«Certo, lui è stato molto dolce. Mi ha regalato un orsetto di peluche, con un cuore tra le zampe. E mi ha chiesto di sposarlo» disse Arizona, accarezzando Callie e facendosi più vicina alla donna. «E tu cosa hai da offrirmi, Calliope?» domandò, con finto tono innocente.
«La panna montata è nel frigorifero» le rispose Callie, dopo un attimo di esitazione.
Era ancora il giorno di San Valentino, la festa di chi si ama, e loro non avevano ancora festeggiato.
 
 



NdA:
Dunque, prima di tutto, il film cui fanno riferimento Callie e Arizona è Camera con vista di James Ivory, del 1986, con dame Maggie Smith eHelena Bonham Carter.
Roger è un OC cui mi sono particolarmente affezionata e credo che ne combinerà di cotte e di crude alla sua dottovessa Vobbins.
Quando Callie dice al piccolo che non mancherebbe per nulla la mondo al matrimonio della dottoressa Robbins, allude al fatto di essere lei stessa la sposa. La FF insomma è ambientata prima del loro matrimonio, anche se potete collocarla dove volete nelle stagioni precedenti, non essendoci riferimenti particolari ad altri avvenimenti.
E credo di non dover aggiungere null’altro. Spero che questa One-Shot vi sia piaciuta, alla prossima,
Trixie <3. 

   
 
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