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Autore: Prue786    24/03/2007    5 recensioni
Buio Un debole scintillio rosso, poi di nuovo l’oscurità. Un respiro affannoso Lo stridio di una porta Dei passi… vicini, sempre più vicini...
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Silver’s eyes

Silver’s eyes

 

 

Buio

Un debole scintillio rosso, poi di nuovo l’oscurità.

Un respiro affannoso

Lo stridio di una porta

Dei passi… vicini, sempre più vicini

La luce di una candela… la fiamma tremolante illumina una stanza spartanamente arredata.

La candela viene poggiata su un tavolo polveroso da una mano cianotica e tremante; a terra degli stracci sporchi, si confondo con i resti organici.

Le ragnatele hanno invaso i pochi arredi presenti e la parte del soffitto che ancora non è crollata.

Uno spiffero entra dal vetro rotto di una finestra.

Una figura rabbrividisce.

A terra vi sono frammenti di vetri infranti…

Ombre di sogni mai realizzati…

La porta viene aperta; il legno è marcito e scricchiola sinistramente… il muschio si è divertito a colorare tutto di un verde intenso.

Passi incerti sull’erba fredda.

Il cielo color pece è attraversato da qualche rada nuvola grigia; la fioca luce della luna si riflette sui mattoni consumati dal tempo e dalle intemperie.

Qualcuno si allontana lentamente…

La fiamma della candela svanisce.

 

Un colpo di vento fa rabbrividire l’uomo. In una mano stringe il guinzaglio del cane che, senza dare il minimo segnale di stanchezza, continua ad annusare ogni albero, fermandosi di tanto in tanto per marcare il proprio territorio.

“Su, avanti, fa una cosa veloce, sto gelando!”     

Il padrone esorta il suo animale domestico mentre tenta di chiudere meglio il cappotto.

Un ringhio lo fa voltare. Vede il pelo dell’animale rizzarsi.

“Sciocco di una cane, che ti prende ora?”

L’animale continua a ringhiare, puntando il muso in direzione di un grande salice piangente. Il buio della sera invernale impedisce di vedere bene, ma l’uomo riesce a percepire un movimento. Sospira e scuote l testa.

“Avanti, tante storie per un gatto! Lasciamo perdere!”

Ma il cane prende ad abbaiare e a strattonare il guinzaglio.

E va bene, va, ma fai in fretta!”

Lascia la presa e guarda l’animale mentre corre verso l’albero.

Infila le mani nelle tasche del cappotto nel tentativo di scaldarsi un po’e lancia uno sguardo alla strada di campagna alle sue spalle, illuminata da radi lampioni…

“Oh, e adesso che c’è?”

Ritorna a guardare il salice e il punto dove il suo cane si è fermato e, puntando il muso verso il padrone, ha cominciato ad abbaiare insistentemente.

“Si, Achille, ho capito, adesso arrivo, basta che la smetti! L’ho sempre detto che sei un cane stupido, ma stasera sei riuscito addirittura a sorprendermi!All… “

L’uomo si ferma a pochi passi dall’animale e rimane a fissare il fagotto a terra.

I capelli scuri ricadono, sul viso pallido ed emaciato, in tanti riccioli; le piccole mani sono strette alla lurida veste che ricopre tutto il corpo, lasciando scoperti i piedi scalzi e feriti.

Con aria timorosa l’uomo scosta con lentezza i capelli dal viso ed avverte un vuoto allo stomaco quando appare il volto di una bambina. Senza neanche pensare, afferra il corpo inerme e comincia a camminare velocemente; lo stringe di più a sé e avverte il battito del cuoricino, mentre aumenta ancor di più l’andatura.

 

Il ticchettio del macchinario è l’unico rumore nella stanza. L’uomo è seduto accanto ad un letto bianco, dove una giovinetta sembra dormire placidamente. Gli ritorna alla mente quello che è Accaduto solo poche ore prima… la sua quotidiana uscita con Achille e poi, quel corpo immobile a terra, e la corsa in ospedale, ma… ancora non riesce a spiegarsi cosa potesse farci una bambina di… forse 7,8 anni, di sera, vicino a quell’albero, in piena campagna, lontana dalle abitazioni…

“Mi scusi!”

Si volta e un uomo in camice gli accenna un sorriso e si avvicina al letto.

“È su figlia?”

“Io…”

L’uomo guarda il volto scarno, gli occhi chiusi, le labbra leggermente violacee… la testa poggiata sul cuscino e i capelli che ricadono sul cotone bianco come tante onde castane. Un movimento quasi impercettibile e le palpebre si sollevano di poco, mostrando due iridi color argento.

La sua mente viene sfiorata da un’idea folle… ma, in fondo, non lo è più delle lunghe passeggiate serali con Achille.

Senza staccare gli occhi dallo sguardo vacuo della bambina, esclama, con una voce che quasi non gli sembra sua: “Si, è mia figlia!”

 

Il suono di un clacson, il rombo di un motore; la città comincia a svegliarsi dopo la notte rigida. Il celo si schiarisce e, per la strada, comincia a vedersi qualche passante solitario, che, armato di sciarpa e cappello, affronta il freddo pungente.

Il disco del semaforo all’incrocio diventa arancione e poi rosso e un taxi bianco è costretto a fermarsi. Il tassista sbuffa e tambureggia con le dita sul volante.

“Senta, le da fastidio se accendo la radio?” chiede guardando il passeggero dallo specchietto retrovisore.

“Faccia pure!”

L’uomo fa un cenno col capo e preme un pulsante rosso. Comincia a girare la manopola finché non trova una stazione di suo gradimento.

Scatta il verde e il taxi riparte.

Il passeggero si rilassa sul sedile.

“Ah, grazie ancora per aver permesso ad Achille di salire!”

A sentire  il suo nome, un bastardino pezzato sdraiato a terra, alza la testa poggiata sulle zampe e comincia a scodinzolare.

“Si figuri, oggigiorno è già una fortuna trovare un cliente… poi, se uno comincia a fare il puntiglioso…”

L’uomo sul sedile posteriore accenna un sorriso e si gira, guardando l’esile figura al suo fianco.

La bambina fissa il paesaggio oltre il finestrino.

Addosso ha il cappotto dell’uomo e il camice che le è stato messo in ospedale.

“Ti piace la città?”

La piccola non risponde, limitandosi a girare la testa verso il suo vicino e guardandolo. Ha il viso, se è possibile, anche più pallido della sera precedente.

Abbassa lo sguardo sul cappotto e lo sfiora con le dita.

“Tranquilla, appena arrivati a casa ti darò qualcosa di più adatto! Per ora è meglio che tu tenga quello! Non vorrai prendere freddo, spero!”

Gli occhi grigi lo fissano per un’altra manciata di secondi, e ritornano al paesaggio fuori dall’auto.

 

Sono quasi le nove quando un taxi si ferma davanti ad un palazzo giallo.

L’uomo paga il tassista ed apre la portiera.

Il primo a saltar fuori è Achille, che corre vicino al portone scuro, abbaiando.

“Si, arriviamo, con calma!”

 I due scendono e l’auto riparte.

Presa la bambina per mano, l’uomo la conduce vicino al portone domandando, con un sorriso: “Che ne pensi?”

Non vi è nessuna risposta.

“Per me non vi è un posto migliore… certo, ci abito da quando sono nato! Come posto è carino! troppo al centro ma nemmeno in periferia! Forse l’appartamento che ho io è un po’ piccolo, ma per l’esigenza di un quarantenne separato, penso sia la sistemazione migliore!”

Cerca le chiavi nella tasca del pantalone ed apre il portone.

Saliti pochi scalini, viene aperta una seconda porta e, un’aria tiepida, avvolge le due persone.

“Ah, ora si ragiona!” esclama posando le chiavi su di un tavolino.

Achille scompare oltre una porta e non si fa più sentire.

“Allora, questa è la mia casa e, per il momento, è anche la tua e… a proposito, ancora non conosco il tuo nome!”

Sorride alla bambina che, però, lo fissa con aria assente…

 

… delle parole sussurrate… “Il tuo nome…”

 

… delle parole urlate “IL TUO NOME!”…

 

Un urlo agghiacciante

Un pianto dirotto

 Il buio

 

Una luce accecante

La fuga…

 

Correre…

Perché?

Dove?

Fuggire…

Da chi?

Da cosa?

Da qualcuno?

O da se stessi?

 

Freddo, tanto freddo!

 I piedi ghiacciati, le mani insensibili… essere trafitti da mille spilli, soffrire e non poter gridare, aver voglia di piangere e non avere lacrime.

La solitudine… un fagotto spaventato … si, solo spaventato o… terrorizzato ? Qual è la differenza? Ma, in fondo importa? Niente… e nessuno, nessuno!

 

Il nulla

Il silenzio

La pace

Il freddo diminuisce

Un tepore prima lieve, poi sempre più forte, tranquillizzante.

Una mano fredda!

Ti afferra!

Ti riporta indietro!

No, non deve, non vuoi!

Odio

Angoscia

Di nuovo… no, non di nuovo!

Un urlo che gela l sangue nelle vene.

e di nuovo la sofferenza

Sangue… dappertutto… sulle mani, sul viso… negli occhi… si, proprio lì! In quegli occhi grigi come l’argento, che si guardano intorno, spaesati

e una figura si allontana in silenzio, nei rumori del mattino!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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