Anime & Manga > Pandora Hearts
Ricorda la storia  |      
Autore: White Gundam    08/09/2012    3 recensioni
Una taverna ed un uomo ubriaco. I pensieri che si affollano nella sua testa. Un legame ormai inesistente.
Piccola What if? piuttosto angst su Pandora Hearts, spero possa piacervi
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gilbert Nightray
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

To change the past


La coltre notturna avvolge, greve e silenziosa, l'esterno del locale. Patine opache avvolgono i vetri della taverna, simboleggiando la differenza di temperature tra l'esterno e l'interno del luogo. E' inverno e il whisky sfrigola nel bicchiere a causa dei cubetti di ghiaccio che vi sono all'esterno.
L'uomo sospira. Ha trent'anni, forse meno. Appoggia con noncuranza le mani al bicchiere, è ghiacciato come l'esterno, gelido come ciò che sente all'interno del suo corpo. Si porta il vetro alla bocca e ne manda giù in un sorso l'intero contenuto. Singhiozza; è già ubriaco.
Ubriaco... Per quante notti di fila? Pensa, mentre alza la mano facendo segno al barista di versargli ancora da bere.

Ora usa quella stessa mano per reggersi la testa, che scoppia, brucia, fa male. E' il quinto bicchiere, o almeno così gli sembra di ricordare. Ma la testa è un labirinto di numeri, parole, colori, immagini. Il mondo intorno a lui vortica, quello al suo interno è così vuoto e fragile che gli sembra non sia mai esistito.

Intorno a lui voci, suoni, rumori. Qualcuno sta ridendo. L'uomo volta lentamente la testa in quella direzione. Sono due ragazzi, fratelli forse. Si somigliano molto.

“Tu vieni sempre qui da solo?” La voce del barista sembra provenire da un altro mondo, e gli arriva lenta ma ridondante nelle orecchie. Vorrebbe annuire in segno di risposta, ma non ne ha la forza. Mormora un “Sì.” stretto tra le labbra. “Una fidanzata?” L'uomo scuote la testa. “Un amico?” La reazione è la stessa. “Un fratello?” Gli occhi chiari, con le pupille dilatate dall'alcool si soffermano per un momento sul volto del barista, cercando, invano, di metterlo a fuoco. Le labbra appiccicate dall'alcool si sforzano di aprirsi: “E' morto alla nascita.”
Il tempo deve scorrere su due piani diversi. Il barista si è già voltato e sta lavando i bicchieri. Chiude per un momento il rubinetto, per ascoltare le parole dell'uomo, impastate dal whisky e soffocate dall'acqua. “Chi?” Gli chiede, senza troppo interesse. L'uomo sposta la mano tra i mossi capelli neri, sperando che quel tocco lo aiuti a rimanere sveglio, gli dia la lucidità sufficiente per rispondere. “Mio fratello...” mormora a mezza voce. “Mi dispiace.” Dice il barista, girandosi per tornare al suo rubinetto ed ai suoi bicchieri. L'uomo si limita a muovere una mano: “Non importa...” risponde, “E' come se non fosse mai esistito.”
Se torna indietro con i propri pensieri, non riesce neanche a ricordarne il volto. Era troppo piccolo, e anche l'alcool aveva provvisto ad annullare ricordi anche più recenti. Non gli faceva male, né riusciva a dispiacersene, suo fratello non era semplicemente esistito. O meglio, lo era, ma per il solo atto di un primo, unico ed ultimo respiro.

Forse era per quel motivo che sua madre l'aveva abbandonato, forse non se la sentiva di star dietro al suo unico sopravvissuto. Forse non voleva figli e basta e lui era stato un peso. Non gli importa, ad ogni modo. C'era stato un tempo in cui aveva sognato di essere utile per qualcuno, di essere indispensabile. C'era stato un tempo in cui aveva sognato di essere amato, magari di amare a sua volta. Ma quel tempo era un tempo ormai lontano, adesso gli basta ungersi la gola di whisky e lasciare che esso faccia il suo lavoro.
“Non collassare sul tavolo!” Il barista lo scuote e lui si appoggia al bancone, facendo leva sulle braccia per tornare alla posizione più vicina alla compostezza che un ubriaco possa assumere. “Se ti senti male, esci fuori.” Le parole lo raggiungono a malapena. Annuisce.

Gli alcolici dietro il bancone sembrano vorticare pericolosamente. Reprime a forza un conato di vomito e cerca di mostrarsi più sobrio possibile mentre indica nuovamente il bicchiere che ha davanti.
Si chiede come possa essere arrivato a quel punto. Da piccolo gli piaceva aiutare. Adorava aiutare la mamma in cucina e nelle faccende domestiche. Si sentiva utile ed essere utile gli piaceva, lo faceva sentire... Vivo.

Ripensa alle domande del barista. Una fidanzata... Ha difficoltà ad immaginarsi con una donna, non gli riesce di mettere a fuoco un volto, un sorriso, una risata. Non si vede a darle un bacio o anche solo ad abbracciarla. Non ci sa fare con le donne, una fidanzata è fuori discussione. Un amico... Qualcuno a cui poter essere utile, qualcuno a cui poter stare a fianco. E' una sensazione calda. Più calda del whisky che gli scorre in gola e circola nel sangue. Immaginarlo però è difficile, inventarselo impossibile. Sorrisi e discorsi non gli è possibile pensarli. Gli piacerebbe un amico, ma per averlo dovrebbe avere la forza di cercarlo. Gli piacerebbe un amico, ma per averlo dovrebbe avere la forza di aprirsi e di parlare. Troppo complicato, infattibile nella realtà. Un fratello... Qualcuno a cui essere collegato dalla nascita. Non bisogna cercarlo, non bisogna aprirsi, il sangue schiuderebbe la via. Una persona talmente simile a te da poterla sentire anche nel silenzio, da poterla vedere anche nella lontananza. Una sensazione avvolgente, anche questa volta calda. Chiude gli occhi, l'uomo, e si sforza di immaginarlo. Lo vede: capelli biondi, occhi piccoli, stretti, uno rosso ed uno dorato. Gli viene da ridere e da piangere, ma ha scordato come riuscire a fare entrambe le cose. Che stupido scherzo la memoria, quale realtà l'immaginazione.

Dannazione, Vincent... Pensa, portandosi le mani tra i capelli neri. Vincent voleva chiamarti nostra madre, vero? Scuote la testa, o forse essa ciondola solo a causa dell'alcool. Dannazione, Vincent, non potevi continuare a respirare?

“Gilbert, alzati.” Le parole del barista portano il suo corpo a muoversi quasi meccanicamente verso l'uscita. “Devo chiudere.” Lo sente dire in lontananza, e incespica con la maniglia della porta. Si ferma e si volta verso quel barista che ogni giorno gli versa da bere: “Non esiste modo di cambiare il passato, vero?” Chiede, mentre l'acqua del rubinetto ricomincia a scrosciare. “Beh...” Lo sente dire mentre piano apre la porta e lentamente se la richiude dietro, “Qui a Sabrie ci sono i Baskerville, qui a Sabrie c'è un forte legame con l'Abisso... Dicono che i Chain diano l'opportunità di cambiare il passato.”
Gilbert barcolla, trascinandosi per le strade della città. Dannazione, Vincent, non potevi continuare a respirare? Mi sento così solo... Ma non ti preoccupare, fratello mio, troverò un Chain che stipuli con me un contratto e quando potrò cambiare il passato, chiederò che tu sopravviva.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pandora Hearts / Vai alla pagina dell'autore: White Gundam