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Autore: Sickness    24/03/2007    2 recensioni
Io sono il frutto di quello che mi è stato fatto. È il principio fondamentale dell'universo: a ogni azione corrisponde una reazione uguale contraria.
[V - V per Vendetta]
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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La citazione nei commenti è del meraviglioso film V per Vendetta.

La cosa della reazione uguale e contraria è di un qualche fisico sapientone che ha voluto illuminarci con il suo magnifico genio.

Perché tale citazione? Perché di si. Leggete la storia e lo saprete.

E COMMENTATE!! Feed-back! FEED-BACK! Si chiama cosi! LA COMUNICAZIONE! Come faccio a seguire i vostri gusti se non mi dite quali sono?!?! E accetto critiche COSTRUTTIVE, non cose tipo “fai schifo”! COME-QUANDO-PERCHÉ!

 

Buona lettura ^O^

 

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[…]Non so come mi chiamo.

Sono ancora piccolo. Poco fa ero un ammasso di cellule, ora sono io.

Poetico, se ci si pensa. Prima ero qualcosa, ora sono io… e dopo, chissà.

Di solito rimango al buio, ma basta poco per essere investito da tanti colori. Devo solo aprire gli occhi.

Si, so come si chiamano i miei occhi. Come so che la mia testa è una testa, e che le mani sono mani.

So i tratti generali della mia anatomia… si, so cos’è l’anatomia. Sono una forma di vita Intelligente mica per niente.

Qualche volta sento le persone incaricate della nostra salute parlare, e quindi so a mia volta parlare, dare un nome alle cose e al mio corpo.

Ah si. Non ci sono solo io. Non sono dotato di doppia personalità, siamo in tanti. Tanti tanti. Ma veramente tanti.

Alcuni a volte riesco a vederli, nei contenitori attorno a me. Sono tutti uguali, a parte alcune differenze di poco conto. Grandezza, colore degli occhi, lunghezza delle antenne. Queste cose qui.

Ma nessuno, in generale, è diverso da me. Siamo tutti della stessa razza. Della NOSTRA razza.

Non so cosa facciano gli altri. A volte li vedo aprire gli occhi, anche se solo una fessura, giusto per capire di che colore siano. Sono sempre fermi. Forse sono in una specie di coma.

Io sono da solo. Non posso fare altro che sonnecchiare, confortato dal buio, oppure aprire gli occhi. Mi piace, questo posto. È grande. E la sostanza in cui sono immerso non è poi cosi male.

È verde, vischiosa, e qua e la ci sono alcune bolle. Non ho idea di cosa contengano. Non hanno un colore. Sembrano semplicemente degli spazi vuoti e tondi.

Forse potrei muovermi, ma non lo faccio mai. Non mi va, è inutile. Non c’è motivo per farlo.

Osservo, però. Non so se può essere definito ‘divertente’ guardare ciò che ti circonda sapendo benissimo che non entrerai mai a farne parte, ma non lo registro come qualcosa di noioso, o di brutto. Non saprei dire se è piacevole. Ma d’altronde, non penso che possa importare a qualcuno i miei metodi per passare il tempo. Se trovassi piacevole questo passatempo allora sarebbero affari miei.

C’è un sottile muro di vetro che separa il mio personale spazio da quello degli altri. Sono in un contenitore a forma di tubo. È una forma strana per dei contenitori. Intendo dire, se fossero quadrati sprecheremo meno spazio. Ma d’altronde, penso che io, di cose simili, ancora non possa intendermene. Però mi sembra uno spreco.

C’è una specie di striscia di un qualche materiale nero, alla cima precisa di ogni tubo. Anche il mio contenitore ne ha una, giusto sopra di me. Non penso abbia una reale utilità. Probabilmente volevano riempire gli spazi vuoti creati da queste particolari forme.

Una soluzione di un problema che loro stessi hanno creato.

Non ho mai provato ad aprire la bocca. Adesso probabilmente sto… pensando. Pensieri che andranno persi nel buio di un battito di palpebre, e che probabilmente si ripeteranno uguali finché non uscirò.

Inutile aprire la bocca, quando non hai qualcuno che possa sentirti. E se ci aggiungi una sostanza vischiosa che ti circonda, aprire bocca può rivelarsi un gesto suicida.

Io non ho neanche mai pensato di aprire bocca ed articolare una parola, a dire la verità.

Io, semplicemente, ascolto.

Ascolto il silenzio della sostanza attorno a me, il silenzio del mio corpo, le parole che non posso ne voglio dire in questo costretto mutismo. Ascolto i miei pensieri, che dimentico poco dopo averli fatti. Ma soprattutto ascolto quelli fuori.

Sto imparando a parlare senza parlare. Ho imparato a pensare dal nulla.

Incoraggiante.

Quindi, prima o poi imparerò anche a ricordare.

E avrò il mio nome.

So pensare. So il nome della mia razza. So di appartenerci.

Non so come mi chiamo.

Sono ancora piccolo. Qualche tempo fa ero un ammasso di cellule, ora sono io.

Poetico, se ci si pensa. Prima ero qualcosa, ora sono io… e dopo, chissà.

Di solito rimango al buio, ma basta poco per essere investito da tanti colori. Devo solo aprire gli occhi. […]

 

 

 

never cared for what they do

never cared for what they know

but I know

 

All these words I don't just say

and nothing else matters

 

[Metallica – Nothing Else Matters]

 

  
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