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Autore: MegumiRed    08/09/2012    1 recensioni
{Noah Puckerman; Lussuria.}
{Kurt Hummel; Invidia.}
{Mercedes Jones; Gola.}
{Santana Lopez; Ira.}
{Finn Hudson; Accidia.}
{Quinn Fabray; Superbia.}
{Rachel Berry; Avarizia.}
Raccolta di Drabble e Flashfic.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Glee And The Seven Deadly Sins.

Lussuria.

 

Buio, vuoto, piacere, appagamento, un abbandono lascivo al piacere dei sensi.
Schegge di vetro scendono dal cielo, il suo cuore sanguina. Una lacrima solitaria solca le sue gote imporporate di rosso, scendendo sino al labbro inferiore e mescolandosi alle loro salive. La bacia, la tocca, la stuzzica, la lecca, i loro denti cozzano. Smette di giocare con la sua vittima, guardandola accasciarsi sul pavimento, inerme, e si lecca le labbra per poter gustare ancora una volta il sapore di quelle di lei.
E’ più forte di lui, tutto scaturisce dalle vene, gli arti, i nervi, l’intero organismo; il tatto che invade il campo di tutti gli altri sensi, li esalta, li ammorbidisce. 
E’ inutile, Amore e Noah Puckerman non sono fatti per stare insieme.

 

Invidia.

 

Oramai il suo arido cuore è stato prosciugato fino all’ultima goccia di sangue e tutto ciò che ne rimane è odio, Invidia. Continua a sprofondare in questo ceco baratro infinito e tutto ciò che vede è Nero. Nero grafite, nero come l’oblio, nero come la sua anima corrosa dalla gelosia, nero come l’invidia che lo sta divorando. Sa di essere inferiore ed è per questo che si fa sopraffare da un’amarezza indicibile. Il suo cuore è ridotto in fardelli, il serpente di fuoco l’ha attanagliato, impossessandosi di lui, e l’invidia, ragno malizioso, ha tessuto la sua tela, per potersi approfittare della prossima vittima.
L’invidia è una brutta bestia, Kurt Hummel.

Gola.

 

Sotto il corpo liquefatto della vittima si spande una larga pozza, scura e opaca, di sangue fresco. V’immerge una mano. Il liquido è denso e caldo, ed emana un profumo pungente e al contempo inebriante. Porta la mano sporca del vermiglio fluido vitale del suo ragazzo alle labbra, delineandone i contorni e leccando il sangue copioso che gocciola dal bordo del labbro inferiore sino al mento, deturpando la sua delicata e bruna pelle color cioccolato.
Il preludio della sua fine, il fremito adrenalinico dello scocco degli ultimi attimi è stata senza dubbio la cosa più difficile da sopportare, ma ne è valsa la pena, per poter gustare quel sangue così prelibato. Ma lei vuole di più, sempre di più. Un’eccitazione suadente e soave, un dissapore amaro per la già trascorsa e conclusa azione, un spasimo letale in preparazione della successiva, nuova, spezia vitale.
Non è mai abbastanza, vero Mercedes Jones?


Ira.

 

Occhi di vetro, profondi e fiammeggianti. Sguardo impenetrabile, labbra impalpabili, dita affusolate e gelide come la Luna, armi di morte. Il suo corpo emana paura mortale, disperazione, brama insaziabile. Ha una risata argentina, armonica, aspra e tagliente come se il suono non uscisse da tenere labbra umane. Lei serba ancora un antico rancore per lui, l’assassino della sua ragazza.
I suoi pensieri vanno al limite di ogni immaginazione, la poca razionalità rimasta in lei è completamente annebbiata dal desiderio di vendetta.
Qualcosa di velenoso e letale alberga nella sua mente, un’ira indomabile, un odio implacabile, un sentimento corrosivo.
Guai a chi osa sfidare Santana Lopez.

 

Accidia.

 

Torpore malinconico, abbandono all’ inerzia. E’ sempre la solita solfa, che monotonia.
Sguardo vacuo, spento, gelido come la più fredda delle notti, immobile e smorto come quello di un burattino.
Noia. Tedio. Uggia.
I tuoi amici ti chiamano, vogliono compagnia, vogliono giocare e parlare con te. Ma tu stai bene nella tua solitudine, sei libero da ogni vincolo e ogni coercizione.
Noia. Apatia. Noia.
La tua anima brucia, lentamente, le tue ossa si riducono in cenere e il tuo sangue viene prosciugato dall’imperituro, inesorabile e lento scorrere del tempo.
Attento, non è facile liberarsi dal morso della pigrizia, Finn Hudson.



Superbia.

 

Cammina a passo spedito, il capo rivolto verso l’alto e sul viso dipinto il suo solito ghignetto di superiorità. E’ più fragile e insicura di quanto si possa credere, per questo indossa la maschera della superbia, per non sentirsi più mediocre di quanto già sia. La sua voce è musicale, velata di snobismo, tagliente come una lama conficcata con prepotenza nelle carni.
Le persone sono solo delle pedine per lei, che può manovrare secondo il suo sadico e perverso piacere. Un gioco dove lei detta le regole, e lei vince, sempre.
Nessuno può scalfirla, perché lei è la più potente.
La vita è dura anche per le regine, Quinn Fabray.

 

Avarizia.


La sua non è avarizia materiale, lei ha ucciso l’Amore e l’ha divorato, per far si che non l’abbandoni mai più.
Gli ha legato mani e piedi, stringendo i nodi delle corde quasi fino a lacerarne la pelle. Un odore acre e ferroso di sangue fresco rosso vivo si è profuso nell’aria e le sue mani esangui si sono sporcate di quel colore scarlatto.
Brandelli d’anima.
Lei è anche avida di successo. Lotta con tutte le sue forze pur di arrivare a raggiungere ciò che vuole ed è pronta a calpestare chiunque le sia d’intralcio.

Il troppo stroppia, Rachel Berry.

***

~Angolino autrice:

Non che ci sia molto da dire, questo è il mio primo tentativo con le Drabble…Fallito! xD Imploro pietà!
E’ stato davvero difficile affibbiare un vizio ad ogni personaggio, specialmente per quanto riguarda Avarizia e Superbia. Ad esempio Finn/Accidia non ci sta proprio, ma non sapevo in che altro modo collegarlo.  
Basta così, mi dileguo..Adios, chicos.

*Fugge oltre i confini del mare*.

  
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