Anime & Manga > Slam Dunk
Ricorda la storia  |      
Autore: Sage_    25/03/2007    7 recensioni
In una torrida giornata d'estate, il piccolo Akira Sendoh fa uno strano incontro.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akira Sendoh, Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
maybe the next summer

Maybe the Next Summer

di Sage



Finalmente a casa.
Chiude le tende e lascia fuori il mondo.
Abbassa le persiane e respira.
Piano, profondamente.
La maschera l’ ha lasciata appesa alla porta, in silenzio.
L’aria salmastra lo accarezza lievemente.
Come un deja-vu.
 
Risate di bambini.
Chiude gli occhi e vede una stoffa colorata splendere sotto il sole cocente di quell’ estate.
Forse la prossima estate.
E ricorda.
 
 
Il mare.
L’aria salata entrava a viva forza nei polmoni.
Le rocce appuntite avevano lasciato tracce visibili sulle ginocchia e sui gomiti.
Eppure nemmeno le ferite leggere lo fecero demordere dal suo scopo.
In una pozza bassa, oltre il suo riflesso, aveva visto chiaramente un pesce nuotare tra le alghe verdastre.
Il suo colorito roseo faceva in modo che si confondesse con la vegetazione marina.
Il pesce apriva e chiudeva la bocca ritmicamente.
-   Sembra che parli...
-   Chissà cosa sta dicendo!
Incerto sul da farsi, osservò il pesce trovare rifugio in una piccola fessura che il mare aveva scavato sulla roccia.
Scavato, grattato, dissotterrato.
Tirò un profondo respiro e i suoi lineamenti si distesero in un sorriso.
Solo diversi anni più tardi quel sorriso sarebbe diventato la sua caratteristica principale tra i giocatori di basket della prefettura di Kanagawa.
-    Benissimo! Vuol dire che lo prenderò per chiedergli di ripetermi ciò che ha detto!
Non c’era un attimo da perdere.
Scese con circospezione dalla sua postazione e mise un piede al lato destro della pozza.
-    Lo prenderò sicuramente!
-    Anzi, è come se l’avessi già preso!
Poter afferrare quel pesciolino era diventato il suo scopo, ormai.
Come se la sua stessa vita potesse dipendere da quello.
-    Si…ma come faccio?
Dopo aver riflettuto attentamente, decise che la cosa migliore era chiedere consiglio al padre.
Così urlò in direzione del pesce:
-    Non ti muovere! Torno subito!
Si arrampicò lungo la roccia per fare prima.

Il padre stava steso sul terrazzo, il viso rivolto al sole con un’espressione beata.
-    Papà! Papà, sbrigati!
L’uomo aprì un occhio sorridendo al figlio maggiore.
-    Insomma, Aki-chan! Neanche qui posso stare un po’ in pace?
-    Ma è un’emergenza, papà! Una cosa importantissima, credimi!
L’uomo ridacchiò mettendosi a sedere.
-    Va bene…cosa c’è questa volta?
-    Ho visto un pesce, babbo! Ma non un pesce qualsiasi! Un pesce…un pesce, ecco! È grande come tutta la mia mano e…parla!
-    Un pesce parlante? Beh…forse possiamo farci qualche soldo! – scherzò.
-    Ma è vero! Solo…non so come prenderlo, uffa! - si difese il bambino, piccato.
Il padre annuì, ormai rassegnato a veder sfumata la tanto desiderata tintarella estiva.
-    Ma che fai? Perché ti alzi?
-    Per prendertelo, Aki-chan.
-    Ma no! Solo io posso farlo!
-    E perché?
-    Perché se parlava quando c’ero io, significa che ha qualcosa da dirmi, no? Un segreto, magari! E non mi dirà un bel niente se ci sei tu! - replicò il bambino come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-    E come posso aiutarti, allora? - chiese l’uomo, sbigottito.
-    Beh…- pensò attentamente - Devi costruirmi un modo per prenderlo! Una canna da pesca o una rete!
L’uomo scoppiò a ridere.
-    Davvero non so come farei se non ci fossi tu! - accarezzò gentilmente i capelli dritti del bambino - Ascolta: t’insegnerò un metodo infallibile che ho usato anch’io!
-    Ah, si? Funzionerà?
-    Con me non ha mai fallito!

Pochi minuti dopo, il ragazzino scendeva di corsa sulle rocce con in mano una bottiglia di plastica con il collo tagliato, piena d’esche.
-    Con questa non posso sbagliare!
L’operazione non si rivelò tra le più semplici: per prima cosa bisognava adagiare dolcemente la bottiglia sul fondo senza far scappare il pesce (che scappa sempre); poi ci si doveva cuocere sotto il sole rovente nell’attesa che quello avesse voglia di infilarsi in una bottiglia rotta in cerca di cibo.
-Uffaa! Ma quanto ci mette?!
Una figura spuntò dietro le sue spalle, facendogli ombra.
-    Noo! Levati da lì o si spaventa!
Gli rispose una risatina lieve.
-    Chi si spaventa?
Akira si voltò incuriosito e vide una figuretta esile che si stagliava contro il sole cocente, avvolta in un kimono vivace, che mangiava una mela caramellata.
-    Ma che fai con quella roba addosso?! Guarda che ti si rovina! E poi fa caldo!
-    Mio padre vuole che lo metta!
-    E perché?
-    Che t’importa? Hai risposto alla mia domanda, tu?
Gli si sedette accanto, scostandosi dal volto i lunghi capelli neri, uno sguardo malizioso negli occhietti dello stesso colore cangiante dell’acqua cristallina.
-    Che occhi strani!
-    Pensa per i tuoi capelli!
-    Non puoi stare qui! Quel vestito ridicolo spaventa i pesci!
-    Tutte scuse! Scommetto che non sai pescare! - rispose il bambino, piccato.
Aki-chan s’infervorò.
-    Vattene! Io non gioco con le femmine!
-    Allora non c’è problema: sono un maschio, io!
Aki-chan sbarrò gli occhi, incuriosito.
-    Un maschio? Non è possibile! Sembri proprio una femmina! Guarda che vestito! Ci sono anche le farfalle!
L’altro ragazzino alzò le spalle, seccato, ripulendosi il viso con la manica del kimono.
-    Che cosa fai con quella bottiglia?
-    Mio padre ha allargato l’apertura per farmi catturare i pesci!
-    Pesci? Non vedo pesci, qua dentro!
-    Vedi quella buca laggiù? C’è un pesce parlante!
-    Un pesce parlante? Ma non esiste!
-    Ah, no? Facciamo una scommessa, allora! Se riesco a dimostrarti che questo pesce parla…tu farai quello che ti dirò!
-    Ok! Voglio proprio vedere che t’inventi!- disse l’altro, sempre più scettico.

I minuti trascorrevano lenti e l’arsura cominciava a farsi sentire.
Specialmente il nuovo arrivato si lamentava per il caldo.
-    Ci credo che hai caldo! Levati quella roba!
-    Non posso. L’ ho promesso a mio padre.
-    Perché tuo padre ci tiene ad una cosa tanto stupida?
-    Quando andiamo a trovare i suoi colleghi lui ci tiene che io sia in ordine.
-    Cretinate! Comunque il pesce non entra…
-    Forse si è accorto del trucco ed è scappato da un’uscita segreta! - ipotizzò il ragazzino, sistemando una piega del kimono.
-    Forse si era stancato di aspettarmi e si è addormentato!
-    Non è che ci prende in giro?
-    Speriamo si muova! Mio fratello mi aspetta per giocare a basket! - Akira era spazientito.
-    Basket? Quello sport dove s’infila il pallone in quella specie di cerchio?
-    Si chiama canestro.
-    Mi piacerebbe provare, un giorno!
-    Puoi venire a casa mia a giocare con noi!
-    Non posso. Mio padre mi starà aspettando.
Aki-chan si schiarì la voce.
-    E tu vieni via con me, invece.
Il ragazzino arrossì.
-    C…come?

Rimasero in silenzio per alcuni istanti.
Poi la loro attenzione fu attratta da una codina rosa che si muoveva nella bottiglia.
-    E’ lui! - gridarono all’unisono.
Il pesciolino si dimenava nel tentativo di staccare un pezzo di cibo.
-    Piano, ora! - disse Aki-chan -  Il momento è cruciale!
-    Stai attento! Potrebbe scappare mentre sollevi la bottiglia!
-    E’ vero! Come facciamo?
-    Chiudiamo la bottiglia con le mani! Piano! Tu di qua e io di là!
-    Con calma! Niente movimenti bruschi!
-    Pronto? - il ragazzo mise i piedi nell’acqua, bagnando la stoffa delicata del kimono.
-    Uno…due…TRE!
Un attimo dopo sollevavano in aria, vittoriosi, la bottiglia che conteneva il pesciolino.
-    Vai! Ce l’abbiamo fatta!
-    Grandi! - Il ragazzino saltellava nell’acqua, schizzando dappertutto.
-    Ora ti dimostrerò che parla! Guarda! - Aki-chan mise la bottiglia davanti al viso dell’altro, sicuro del proprio successo.
-    ……
-    Parla, guarda! Lo fa ancora!
-    Quello è il modo in cui respirano i pesci…
-    Che?!
-    Ma si! Non hai mai visto un pesce, prima?
-    Certo! Morto, però…- si rabbuiò in viso.

Intanto il pesce, scoperto l’inganno, si agitava contro le pareti della bottiglia.
-    ….però, effettivamente…sembra che parli, vero?
Aki-chan tornò a sorridere.
-    Hai ragione! Credo che sia arrabbiato con noi! – esclamò, raggiante.
-    Infatti!
Pesce-Rukawa (comparso nel cartone animato): “Idioti.”
-    Ma sii! Sembra proprio che dica qualcosa! - il ragazzo con il kimono era sempre più convinto.
-    Che bello! I pesci sono bellissimi! D’ora in poi diventerò un grande pescatore!
-    Ah ah ah! Questo è solo il primo!
-    Il primo di una lunga serie!
-    Si!

Il pesce, rassegnato, nuotava in cerchio.
Le goccioline d’acqua attorno al collo della bottiglia, risplendevano al sole come pietre preziose.
A loro, sembrava di avere tra le mani il più prezioso dei tesori.
Come se tutto il mondo fosse racchiuso in quel momento.
Nelle loro mani.
-    Lo lasciamo? - chiese il ragazzo dal kimono colorato.
-    Eh?
-    Ma si! Ormai l’abbiamo preso!
-    Avrei voluto mostrarlo ai miei…ma si! Gli dirò che era più lungo del mio braccio, che ho dovuto afferrarlo con tutte e due le mani e che…beh…non so!
Sorridendo, Aki-chan appoggiò la bottiglia alla pozza e osservò il pesciolino che, libero, correva a nascondersi nel suo rifugio.
Pesce-Rukawa: “Idioti! Vi batterò!”
-    Guarda! Sembra che parli ancora! - rise Akira.
-    Già.
-    Gia.
-    Beh…io devo andare, adesso.
-    ……
-    Sono stato davvero bene, grazie di tutto!

Si voltò e stava per andarsene quando la voce di Aki-chan lo bloccò.
-    Aspetta!
-    Eh?
-    Non hai mantenuto la promessa!
-    Quale promessa?
-    Hai ammesso che il pesce parla! Ora devi fare quello che ti dico!
Il ragazzino sorrise di rimando.
-    Ah, si? Non mi sembra proprio così…comunque…
-    Chiudi gli occhi. - ordinò Akira.
Il ragazzo chiuse gli occhi, continuando a sorridere.
All’improvviso due labbra fresche, che sapevano di mare, si appoggiarono alle sue.
Gemette tentando di allontanarsi, ma le sue gambe avevano iniziato a tremare e non glielo permisero.
Aki-chan gli passò una mano sulla guancia, ustionandosi al contatto.

“Il mio primo bacio”  pensò soddisfatto.
“Mi sembra di avere lo stomaco pieno di vermi da pesca.
Che bello!”
Poi non riuscì a pensare a nient’altro.
 
 
Ad un tratto delle voci, dall’alto, li fecero separare.
-    Signorino! Signorino! Dove si è nascosto? Venga, presto, dobbiamo andare via!
Quando riuscì a ritrovare la voce, il ragazzo esclamò con le guance infuocate:
-    D..devo andare!
-    Si…tornerai?
-    N…non lo so…forse la prossima estate…
-    Io ti aspetterò tutti i pomeriggi qui!
-    Si.
-    Andremo a pesca e t’insegnerò a giocare a basket!
-    Si.
-    E…se vorrai…- arrossì violentemente -…ti bacerò ancora.
Il ragazzino annuì, incapace di rispondere.
-    Il mare è pieno di pesci! Vedrai che lo troverò il mio pesce parlante!
Le voci si avvicinarono.
-    Si. - Il sorriso del ragazzo s’incrinò per un attimo.
Aki-chan sentì che per il suo era lo stesso.
-    Grazie. - sussurrò il ragazzino prima di arrampicarsi furiosamente lungo la roccia, il kimono che si strappava contro le sporgenze appuntite.
Non si voltò nemmeno una volta.
Aki-chan gridò.
-    Aspetta! Non mi hai detto il tuo nome!
Ma lui era solo un puntino lontanissimo, dai colori sgargianti.
 
Quando tornò a casa, Akira aveva ritrovato il sorriso.
-    Babbo!
-    Eccoti, finalmente! Com’è andata?
-    Babbo, ho trovato un amico!
-    Ah, si? Mi fa piacere!
-    Deve essere nuovo!
-    Eppure non mi sembra che siano arrivati dei nuovi vicini, ultimamente.
Improvvisamente, un’auto scura passò davanti al loro giardino.
Ad Aki-chan sembrò di vedere un lembo di stoffa colorata attraverso il vetro.
Senza pensare si slanciò dietro la macchina.
-    Ehi! Non dimenticarti della promessa! Io ti aspetto! Ti aspetto! Ti aspetterò…
Il padre lo afferrò per un braccio.
-    Sei impazzito, figliolo? Non devi rivolgere la parola a quelle persone!
-    Eh?
-    Quelli sono yakuza, Akira. Gente pericolosa. Non devi avvicinarti mai più a loro!
Gentilmente lo trascinò dentro casa, mentre il ragazzino continuava a fissare il punto dove l’auto era sparita.
-    La promessa…
-    Su, vieni! Devi raccontarmi del tuo pesce parlante! Sei riuscito a prenderlo?
-    …la prossima estate…
 


Dei restituitemelo

Vi prego
Restituitemelo
Quel ragazzo
Quel ragazzo che ha gli occhi di un angelo
D’abisso.
 
 
I suoi occhi fissavano un punto imprecisato, lontano da qui.
Risucchiato dall’abisso, si lasciava trasportare dalla marea incandescente del pensiero.
Lontano.
Indossava un kimono molto appariscente dai colori vivaci, così forti da diventare sfocati, solo una nuvola variopinta negli occhi.
Mangiava una mela caramellata e il succo dolcissimo gli scivolava sul mento che si ripuliva meccanicamente con la manica dell’abito..
Il tessuto candido si macchiava irrimediabilmente, ma non se ne curava, come non si curava degli sguardi che la gente, curiosa e affascinata, gli rivolgeva.
Non si curava di nulla.
Sulle labbra aveva dipinto un sorriso perfetto, dolcissimo, dal candore quasi nauseante.
Un sorriso di bambola, immutabile.
 
Forse anche lui aveva voglia di piangere.
 
 

Akira Sendoh fu riscosso dallo squillare insistente del telefono.
Sorrise.
-    Chissà perché mi è tornato in mente proprio ora.
Quando rispose, lo accolsero urla furibonde.
-    SENDOH! IMBECILLE! DOVE SEI?!
Quando riuscì a capirci qualcosa, scherzò.
-    Ah ah ah! Ma come, capitano! Se mi hai chiamato a casa sai che sono qui!
-    PEZZO DI CRETINO! MUOVITI! OGGI C’E’ L’AMICHEVOLE CON LO SHOHOKU, L’ HAI DIMENTICATO?
-    Oh, è vero! Arrivo subito! Ah ah ah!
-    MA COSA TI RIDI?! IO TI DISTRUGGO! VEDI DI MUOVERTI O MOSTRERO’ A TUTTI LA FOTO CHE SONO RIUSCITO A SCATTARTI CON I CAPELLI IN GIU’!
-    Noo! Pietà!
-    SBRIGATI, ALLORA!
-    Agli ordini, capitano! - e riattaccò.
Afferrate le sue cose, uscì subito e iniziò a correre.
-    Tanto ci riuscirò, prima o poi! Aspettami, pesce parlante! Vengo a prenderti!
-    SENDOOOH!


 
 
Però, quei vermi da pesca, non sono più riuscito a sentirli.
 
 
Forse la prossima estate…..
 
Ma quanto tempo ci separa dalla prossima estate?*
 


    *        *        *        *        *        *




Note:
 
Dedico questa piccola storia di qualche tempo fa alla mia amica Nadeshiko…grazie per il sostegno, cara!

La tecnica di pesca con la bottiglia, di cui si parla nella fanfiction, esiste veramente e l’ ho collaudata di persona!

* tratto da “Il lungo addio”, Dylan Dog numero 74.


  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: Sage_