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Autore: Shizue Asahi    08/09/2012    5 recensioni
Lo osservò compiaciuto, con gli occhi lucidi e le orecchi tese per cogliere qualsiasi rumore. La sua superficie era frastagliata, in alcune parti si erano formate delle piccole bolle d’aria, ma niente di preoccupante, qualche altra ora di riposo l’avrebbe fatto diventare perfetto. Ma agli occhi di Peeta lo era già, perfetto.
Lo sfiorò con la punta del cucchiaio, facendolo rabbrividire.

Semidemenziale
A Tulipano, Charlotte McGonagall e Elizabeth Mary Greengrass, che assecondano la mia idiozia! ♥
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Peeta Mellark
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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A Tulipano, Charlotte McGonagall e Elizabeth Mary Greengrass, che assecondano la mia idiozia!

 

Al cuor non si comanda

 

 

La piazza era quasi deserta, fatta eccezione per qualche vagabondo che si sforzava di mettere i piedi uno davanti all’altro e barcollava, avvicinandosi pericolosamente all’acciottolato della strada, mentre i vestiti sbrindellati gli impacciavano i movimenti.
Le luci delle case erano spente e il Distretto 12 era quasi completamente al buio, fatta eccezione per la zona delle case dei Vincitori, in cui i lampioni erano perennemente accesi, sebbene non ce ne fosse bisogno. Buona parte degli abitanti del 12 pensava che si trattasse dell’ennesima presa in giro di Capitol City, ma si guardava bene dal dar voce ai proprio pensieri.
Il fornaio e sua moglie dormivano nella propria stanza, si potevano sentire i  respiri bassi e regolari della donna e il russare rumoroso dell’uomo, mentre i due figli maggiori si rigiravano nel letto che dividevano.
Quando Peeta lasciò la propria branda fece attenzione a non far rumore, anche se a ogni passo le assi del pavimento cigolavano. Ringraziò mentalmente il padre, che quella notte russava più forte del solito, e scese al piano di sotto; aggirò il divano e si infilò nella cucina.
Dalla finestra filtrava un po’ di luce, quel tanto che bastava a permettergli di distinguere le sagome dei mobili e a non inciampare nella gamba di una sedia o sbattere contro la credenza.
Gli occhi azzurri erano aperti talmente tanto da risultate inquietanti, mentre i capelli gli ricadevano sulla fronte e gli coprivano le orecchi arrossate per l’agitazione e l’imbarazzo. Fece un profondo respiro, cercando di ricomporsi, mentre le mani continuavano a sudare e avvertiva lo stomaco avvilupparsi e contorcersi.
Si ravvivò i capelli, spostandoli all’indietro, nel tentativo di darsi un certo contegno e poi si sistemò le braghe del vecchio pigiama rattoppato, che indossava. Non era al meglio, ma sapeva che lui sarebbe stato felice di vederlo lo stesso, braghe o non braghe.
Si mosse con circospezione, ripetendo mentalmente una serie di battute a effetto, tastando il ripiano della cucina alla ricerca di un cucchiaio pulito. Avvertì le mani tremare appena, quando lo trovò. Sorrise compiaciuto, iniziando a frugare nella dispensa. Ne aprì l’anta con calma, cercando di non far cigolare i cardini per evitare di svegliare la sua famiglia e, soprattutto, lui. Gli piaceva quando era ancora addormentato, prenderlo tra le braccia mentre stava ancora lievitando, assopito, e scoprirlo lentamente, inebriandosi del suo profumo dolce e familiare.
Si lasciò scivolare per terra, risucchiato della penombra, mentre lo stringeva tra le mani, cullandolo appena.
Socchiuse le labbra e gli sorrise raggiante, svegliandolo lentamente. Spostò il panno che lo copriva e lui, pudicamente, si agitò appena.
Lo osservò compiaciuto, con gli occhi lucidi e le orecchi tese per cogliere qualsiasi rumore. La sua superficie era frastagliata, in alcune parti si erano formate delle piccole bolle d’aria, ma niente di preoccupante, qualche altra ora di riposo l’avrebbe fatto diventare perfetto. Ma agli occhi di Peeta lo era già, perfetto.
Lo sfiorò con la punta del cucchiaio, facendolo rabbrividire.
-Stai calmo, non ti farò male.- lo tranquillizzò con voce carezzevole, agitando appena il cucchiaio.
Lui oppose ancora un po’ di resistenza, ma poi cedette, lasciandolo entrare, inglobandolo fino a metà del manico. Emise un basso gorgoglio e qualche bolla d’aria esplose.
Peeta spense ancora un po’ più giù il manico, poi lo sollevò e se lo portò all’altezza del naso. Lo annusò e il profumo familiare gli invase le narici.
-Perdonami.- bisbigliò, prima di infilarsi la cucchiaiata di preparato per biscotti in bocca.
Lo assaporò in religioso silenzio, prima di ripetere di nuovo l’operazione con la stessa calma.
Andò avanti finché una delle assi sopra la sua testa non cigolò.
Si rimise rapidamente in piedi, stando attendo a non farlo cadere. Lo osservò per l’ultima volta, poi poggiò le labbra sul tegame che lo conteneva, in un bacio spassionato, lo ricoprì con una pezza da cucina e lo ripose nella dispensa.
Gli piangeva il cuore a lasciarlo così, ma, se avesse cercato di portarlo nella sua stanza, era sicuro che sua madre gli avrebbe tirato il collo.
-A domani.- gli disse piano, prima di darsi alla fuga.

 

 

 

***

 

Bene, che cos’è questa cosa? Ottima domanda! Diciamo che mi ronzava in testa già da un po’, dopo aver letto una delle storie di Eleutera, quindi oggi mi sono decisa a metterla nero su bianco.
E’ stato abbastanza divertente, era da anni che non scrivevo qualcosa di demenziale.
Una Peete/Preparato per biscotti non è cosa da tutti i giorni, lo so, non linciatemi, Charlotte, BessiB e Tulipano mi hanno supportato nella mia follia, prendetevela con loro! <3
Inoltre credo che il titolo sia più che chiaro: nessuno può decidere di cosa innamorarsi e Peeta non fa eccezione, anche se ha buone probabilità di essere fatto secco dalla madre! :D

 

   
 
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