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Autore: semplicementeme     08/09/2012    18 recensioni
Dal capitolo XI:
- Mamoru piantala con queste domande personali!
Era arrossita più di prima. Era diventata più rossa di un pomodoro maturo mentre la sua voce era diventata stridula. Era davvero divertente vederla così imbarazzata, ma ancora non aveva risposto alla sua domanda. [...]
- Non mi hai risposto: sei o non sei vergine?

Dal capitolo XVII:
- Ehm sì... - Doveva necessariamente ritrovare il controllo del suo corpo. Per quel giorno aveva già dato abbastanza in fatto di figuracce, era necessario uscire con un minimo di dignità da quella situazione.
- Aspetta un attimo...
Per fortuna era stato lui a toglierla dall’imbarazzo e dopo quelle parole, era sparito dentro il bagno con dei pantaloni che solo in quel momento aveva notato sistemati sul letto...
- Ed i boxer?

On line il capitolo XX
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ad un passo dalla felicità'
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Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

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Capitolo XX

 

XXI giorno

Ore 02:30

- 9 giorni all'alba

 

- Ehi...

- Sì... dimmi.

- Siamo arrivati, dovremmo scendere...

- Non occorreva mi portassi qui, potevo andare benissimo in un albergo.

- Certo, adesso però scendi!

Aveva ragione Mamoru, non era il caso che rimanesse in un albergo, non per quella sera almeno.

Quello che aveva trovato, entrando in quello che restava di casa sua, non lo avrebbe dimenticato per il resto della sua esistenza.

Tutto nero e ricoperto di fuliggine e poi c'era il caldo, tantissimo caldo. Un caldo soffocante che ti toglieva anche il respiro. Era stato come entrare dentro un forno. La gola era diventata subito arida, come se si trovasse in un deserto. I vestiti li aveva sentiti aderire addosso come nelle giornate di caldo umido.

Ricordava Kondo-sama, il vigile del fuoco che li guidava, parlare con Mamoru, ma lei non li ascoltava. Lei fissava quella stanza senza riconoscerla. Dove prima c'era il divano, adesso non restava altro che un ammasso informe nero. Le poltrone e tutti gli altri arredi spariti... polverizzati. Rivedeva i momenti passati con Minako ad ipotizzare su come sarebbe finita la puntata del loro drama preferito. Rivedeva se stessa che rileggeva gli appunti presi sui suoi pazienti. Risentiva le risate, le litigate... e poi c'era il nero lasciato dal fuoco.

- Va tutto bene?

- No, per nulla.

Ed era vero, nulla andava bene. Si sentiva una terremotata. Senza una casa. Senza un tetto. Senza vestiti. Solo con quella misera valigia sistemata sul sedile posteriore del Suv di Mamoru.

- Appena saliamo fili dritta in bagno, ti fai una doccia e poi a letto, va bene?

Un bagno caldo era quello che occorreva per togliere dalla pelle l'odore acre del fumo. Lo sentiva nelle narici che pizzicavano, negli occhi che ancora lacrimavano - ma forse quelle erano proprio lacrime salate e non una reazione del suo organismo all'insulto esterno -, quel puzzo di fumo lo sentiva ovunque, anche tra i capelli.

- Posso lavare anche i capelli?

Era stata una domanda sciocca ma necessaria per interrompere il flusso dei ricordi, delle percezioni.

- Tutto quello che vuoi.

Se non ci fosse stato Mamoru... se non ci fosse stato Mamoru sarebbe stata persa. In una parola: sola.

Sola ad affrontare quella catastrofe, con suo fratello bloccato al ricevimento, così come sua nonna.

Sola a vedere la sua casa ridotta in un completo disastro,con sua madre infuriata perché andava via nel bel mezzo dei festeggiamenti.

Sola a contare i danni a cercare di salvare il salvabile con suo padre... con suo padre indifferente come sempre.

E le ragazze via, a vivere la loro vita.

 

***** ***** *****

 

XXI giorno

Ore 02:40

- 9 giorni all'alba

 

- Ti avviso, potresti trovare un po' di disordine, prima di andare non ho avuto il tempo neanche di rifare il letto!

- Scusa, dicevi? Ero soprappensiero.

Non poteva continuare così. Da quando aveva ricevuto la telefonata di Minako, Usagi si era chiusa in una sorta di guscio. Era lì con il corpo ma non con la mente. I suoi occhi erano distanti, distratti. Di sicuro fissi sul ricordo dell'appartamento incendiato.

- Ascolta, una casa incendiata la si può recuperare. L'importante è che nessuno si sia fatto male, non credi?

Cercava di spingerla a reagire, di farla uscire allo scoperto, era chiaro che stava male ma sembrava non voler condividere con nessuno i propri pensieri.

- Già, è come dici tu solo che devo metabolizzare questa cosa e... non è per nulla facile.

Non era facile forse perché lui non era quello più adatto in questa situazione. Doveva fare qualcosa per scuoterla da quello stato di abbandono in cui si era rifugiata.

- Quindi è più grave di quel che temessi!

- Cosa...

- Mi stai dando ragione!

Forse stuzzicandola, comportandosi nella maniera più naturale possibile, forse così ci sarebbe riuscito. Forse.

- Sì, ma non farci l'abitudine: dammi il tempo di riprendermi!

- Allora c'è ancora qualcuno lì dentro!

L'aveva vista alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa, non tutto era perduto. Usagi era ancora lì, nascosta dietro cumuli e cumuli di macerie, ma c'era.

- Pronta? Guarda che sarai la prima donna a dormire nel mio appartamento, prima di oggi non era mai successo!

- Apri quella porta e taci altrimenti chiamo un taxi e me ne vado!

- Eccola la mia ragazza!

- Ehi...

La suoneria del cellulare aveva interrotto quello scambio di battute portando Usagi a frugare tra le tasche della borsa fino a trovare quell'aggeggio infernale che diffondeva La cavalcata delle valchirie quasi alle tre di notte; erano ancora fermi davanti la porta di casa, sul pianerottolo accanto all'appartamento del vicino dal sonno ultra leggero. Perché non si muoveva e rispondeva così da far tornare di nuovo il silenzio?

- Minako! Che succede?!

Erano entrati dentro l'appartamento ancora al buio, e del vicino nessuna traccia. Che l'avessero scampata?

- Ascoltami baka-chan! Calmati! Non piangere! Non piangere ho detto! Va tutto bene, stiamo entrambe bene e la casa... bhé qualcuno mi ha detto che una casa incendiata la si può recuperare!

Lo stupore di sentir ripetute le sue stesse parole sembrò ridare il sorriso ad Usagi.

- Vai a dormire e domattina ne riparliamo... sì, ti aspetto direttamente a casa... Stasera?!... Stasera dormo da Mamoru... No! Mina piantala! Ah! Buonanotte!

Chiusa la chiamata aveva direttamente gettato il cellulare in fondo alla borsa.

- Non le hai detto del cortocircuito?

- Se lo avessi fatto si sarebbe data la colpa di tutto... e si sarebbe ridotta ad una larva peggio di me ed avrei dovuto trascorrere i prossimi mille anni a consolarla... e credimi, in questo momento ho bisogno solo di due cose: una doccia ed una discreta dormita!

L'incendio era partito da un cortocircuito generato, con molta probabilità, dal portafotografie digitale, almeno era questa la conclusione a cui era giunta Usagi dopo la spiegazione del vigile del fuoco. Portafotografie lasciato acceso da Minako che era stata l'ultima ad uscire da casa.

- Ecco il mio regno! Non fare caso alle calze lasciate sul divano...

- E neanche a questi, suppongo...

Così dicendo, Usagi metteva in mostra un paio di boxer neri che aveva recuperato proprio davanti ai suoi piedi. Oltre ai boxer incriminati, faceva mostra di un sorrisetto divertito, forse stava tornando troppo rapidamente.

- Esattamente! Non farmi pentire dell'invito, chiaro!?

- Come siamo permalosi... comunque, grazie. Per tutto. Io...

- Non ripeterlo più, è stato... naturale!?

Erano tornati in una situazione di stallo, quelle in cui si ritrovavano molto frequentemente dall'inizio di quel fine settimana. Un passo avanti, due indietro e poi altri due avanti ed uno indietro... e si ritrovavano ancora lì, come se fossero all'inizio di tutto.

- Vuoi che ti faccia vedere il bagno? Così fai la doccia, che ne dici?

 

***** ***** *****

 

XXI giorno

ore 02:50

- 9 giorni all'alba

 

- Dormi?

- No, non ancora.

- Io... io volevo ringraziarti...

Ritrovarsi Mamoru di fronte non era stato calcolato.

A dire il vero non era stato calcolato neanche dividere il letto con Mamoru ma le alternative erano due: o dormiva lei sul divano o lui. Nessuno dei due, però, voleva privare l'altro di un comodo letto e così avevano deciso di dividerlo quel giaciglio, in fin dei conti si trattava pur sempre di un letto a due piazze ed erano due individui maturi ed intelligenti. Non c'era nulla di imbarazzante nel dividere un letto dove Mamoru, di sicuro, aveva fatto sesso con molte altre ragazze.

No, quel pensiero non era coerente.

- Ancora?! Usagi sarà la millesima volta che mi ringrazi, adesso basta! Tra meno di cinque ore tuo fratello sarà qui ed io vorrei dormire!

- Sì, scusa...

- E piantala pure di scusarti, stai diventando pesante!

- Di solito la gente educata ringrazia sempre quando è aiutata!

- Di solito un 'grazie' è più che sufficiente. Tu è da circa un'ora che non fai altro che ripetere 'Grazie.' 'Scusa.' Vorrei dormire, ok?

- Allora dormi e buonanotte!

E girandosi non aveva calcolato di trovarsi già a bordo letto finendo, così, con la faccia sul pavimento. Il trambusto generato dalla caduta aveva fatto sporgere Mamoru dalla parte del letto che lei aveva occupato sino a pochi secondi prima. Non era ancora riuscita a rialzarsi, ma le risate di Mamoru erano arrivate ancor prima di capire cosa fosse davvero successo. Una volta realizzata la figura pietosa che aveva fatto non le restava che ridere, almeno avrebbe conservato una parvenza di dignità.

Con fatica era riuscita a mettersi a sedere sul letto.

- Fa vedere se occorre un medico...

Ma Mamoru non aveva finito la frase perché, forse, si era accorto delle lacrime che rigavano il suo viso. Lacrime che, dapprima, erano uscite frammiste alla risate ma che adesso avevano preso il sopravvento e non riusciva più a trattenerle. Avevano sfondato gli argini ed era inutile cercare di trattenersi.

- Ehi! Ti fa male da qualche parte? Hai forse il naso rotto, guardami su, fammi vedere se c'è sangue...

- No... no... sto solo metabolizzando.

- Vieni qui...

E senza darle il tempo per replicare si era ritrovata stretta tra le sue braccia, sdraiata su di un letto che profumava di buono.

 

***** ***** *****

XXI giorno

ore 4:30

- 9 giorni all'alba

 

Si era addormentata dopo aver pianto.

Si era addormentata tra le sue braccia, come una bambina.

Si era addormentata da non sapeva più quanto, ma alla fine si era addormentata.

Poteva provare anche lui a fare la stessa identica cosa.

Necessitava anche lui di una sana dormita, eppure non ci riusciva. La guardava dormire. Semplicemente la guardava dormire.

 

***** ***** *****

 

XXI giorno

ore 7:54

- 9 giorni all'alba

 

- Caffé...

- Sì, ne vuoi?

- Caffé... caffé... caffé...

- Ecco, fai attenzione è caldo.

Lo aveva letteralmente ingurgidato, ma ipotizzava fosse raro che qualcuno gli preparasse la colazione. A pensarci bene, era probabile che non fosse mai capitato.

Già lo immaginava dopo aver consumato un po' di sana ginnastica da letto riaccompagnare la donzella di turno nella propria casa. Non era il caso di essere da subito così intimo; no, per Mamoru non era il caso di diventare intimi.

E quello era il secondo pensiero sconclusionato a cui era giunta da quando era in quella casa, non andava per nulla bene.

Non aveva dormito poi molto, ma quelle poche ore erano state sufficienti per farle ricaricare le batterie e farla sentire un po' meno sola e meno terremotata.

Aveva ragione Mamoru quando diceva che una casa bruciata la si poteva recuperare, nulla era andato perso e i ricordi potevano restare... e si poteva lavorare per costruirne altri, magari ancora più importanti.

Aveva ragione lui, ma questo era meglio non farglielo sapere, soprattutto adesso che sembrava tornato padrone delle proprie funzioni mentali.

- Va meglio?

- Direi di sì.

- La mattina sei sempre così di poche parole?

Aveva annuito e si era lasciato andare sul tavolo, con un braccio a sorreggergli la testa.

- E tu? Hai finito di metabolizzare?

- Direi di sì, ho dormito magnificamente. Hai un futuro come cuscino.

- Io non ho chiuso occhio... mi sarò addormentato intorno le cinque.

- Sarà che non sei abituato a dormire con una donna tra le braccia...

- E tu, invece? Sei abituata a dormire tra le braccia di un uomo?

- Era da un po' che non mi capitava.

- Oh, ma sentila la donna vissuta...

- Il tuo continuo alludere alla mia condizione di donna mi fa ipotizzare o che tu sia attratto da me o... che tu sia fortemente maschilista.

- Potrei dire lo stesso di te, anche tu hai alluso diverse volte alla mia condizione di uomo.

- Potresti, ma non lo hai detto.

- L'ho appena insinuato...

- Mi hai scoperta... sono una femminista convinta!

- A dire il vero intendevo altro.

- Ho superato da un pezzo l'età delle cotte solo per un bel viso e un corpo ben messo.

Cioè, non che bel viso ed il corpo ben messo di Mamoru - che quella mattina aveva avuto modo di ammirare, ma su questo preferiva sorvolare! - la lasciassero del tutto indifferente però, sì, aveva superato da un pezzo il batticuore per un sorriso o uno sguardo indirizzatole da un uomo... attraente.

- Quindi ho un bel viso ed un corpo ben messo?

- Non si può negare la verità.

- Ti ringrazio per il complimento.

- Prego.

- E dimmi un po', oggi che sei una donna matura e vissuta, cosa deve fare un uomo per attirare la tua attenzione?

L'aveva percepita perfettamente la nota ironica nella voce di Mamoru ma aveva preferito ignorarla. Dopotutto era pur sempre un ospite.

- Per attrarrmi un uomo deve avere molto di più di quello che vedo. Fammi pensare, un uomo dovrebbe... sapermi sorprendere per sperare di avere una qualche possibilità!

- Io sarei capace di stupirti, altro che sorprenderti!

- I tuoi metodi, Chiba-san, li conosco sin troppo bene ed un bacio non mi stupirebbe per nulla. Come vedi, sei prevedibile.

- Bacio?! Chi ha parlato di un bacio?

La situazione era surreale. Si trovavano, di primo mattino, in cucina e flirtavano come se nulla fosse, come se la casa di lei non fosse andata in parte distrutta; come se lei non si ritrovasse in mezzo ad una strada, o quasi... c'era sempre l'appartamento poco distante da lì che suo padre le aveva comprato quando aveva poco più di quindici anni.

Un leggero tossicchiare le aveva ricordato di non essere da sola.

- Sei tornata sul pianeta Terra?

- Mi ero distratta, dicevi?

- Ti eri distratta osservando le mie labbra?

Come? Che effetto devastante aveva il caffé sulla mente di Mamoru?

- A dire il vero, riflettevo sul come siamo giunti a questo punto della conversazione.

- Che vuoi che ti dica... sono un uomo pieno di sorprese io.

- E dimmi un po'... tu cosa faresti per sorprendermi? Anzi no, per stupirmi?!

Lo aveva visto il cambio di espressione sul viso di lui; era durato giusto una frazione di secondo ma aveva visto il distendersi in alto dell'angolo sinitro delle labbra - carnose -; aveva visto il sopracciglio omolaterale distendersi appena e la fronte poi era tornata ad appianarsi come se... come se si preparasse a scagliare il colpo vincente, quello del K.O.

Tutto era durato giusto il battito di un ciglio, ma lei aveva visto tutti quei cambiamenti, li avevi visti ma non aveva compreso che quel mutamento era l'inizio della fine.

- Quando te la spassavi con Isei avevo una cotta per te.

Il suono del citofono non era stato percepito da nessuno dei due se non al terzo tentativo.

- Sarà tuo fratello, vado ad aprirgli.

E l'aveva lasciata lì, da sola, sola con quella frase che le rimbombava ancora in testa.

Quando te la spassavi con Isei avevo una cotta per te.

Con quel sorriso beffardo sulle labbra che l'aveva fatta sentire come una falena che si avvicina troppo al fuoco, perduta.

Quando te la spassavi con Isei avevo una cotta per te.

Con quel tono di voce incolore, nessuna infrazione nella voce. Se avesse detto 'Oggi splende il sole.' forse avrebbe trasmesso più calore.

Quando te la spassavi con Isei avevo una cotta per te.

Con quella luce negli occhi che le faceva rabbrividire sino alle ossa - ma le ossa potevano rabbrividire? -.

Cosa c'era nel caffè di Mamoru? Qualche nuovo allucinogeno? Una nuova molecola ancora sconosciuta al mercato? No, impossibile. Lei era lucida e padrona del suo corpo ed aveva bevuto lo stesso caffè di lui, oppure... certo! Stava ancora dormendo e quello era solo uno stupido sogno generato dalla sua mente devastata dall'esperienza della sera notte precedente. Si sarebbe data un pizzicotto e si sarebbe accorta di non provare alcun dolore e così avrebbe confermato la teoria del sogno.

Shingo e Mamoru la trovarono così, con le lacrime agli occhi e la mano sinistra arrossata.

- Tutto bene Usagi?

- No, per nulla.

E si era buttata tra le braccia del fratello a piangere disperata, un po' per la casa semidistrutta, un po' perché... perché era colpa di Mamoru che, in un modo o nell'altro, riusciva sempre a farle male, anche dopo più di dieci anni.

 

***** ***** *****

 

XXI giorno

Ore 21:06

- 9 giorni all'alba

 

Era fermo davanti quella porta da più di un quarto d'ora, non aveva il coraggio di pigiare il campanello. Ma per quale assurdo motivo era lì?

Voleva solo assicurarsi che stesse bene.

Per lei non doveva essere stato facile entrare in casa e preparare le valigie. Inagibile per almeno due mesi, era stato questo il responso dopo il sopralluogo dei vigili del fuoco.

Si era offerto di ospitarla in sua casa, almeno fino a che non avesse trovato un nuovo equilibrio dopo il disastro della sera prima ma Usagi era stata irreprensibile: sarebbe andata ad abitare nella casa in cui era cresciuta insieme a Shingo.

Ed adesso si trovava davanti il cancelletto della villetta a due piani sita nel suo stesso quartiere. A due isolati dal suo condominio nella parte residenziale di Tokyo.

Senza sapere come, aveva dato al suo braccio l'ordine di sollevarsi e citofonare. Per fortuna, il take away era ancora caldo.

Il video-citofono si illuminò per un istante, subito dopo il viso di Usagi riempì il monitor.

- Mamoru!?

Aveva alzato il braccio e mostrato la busta dalla quale usciva, ancora, un buon profumino.

- Servizio a domicilio...

Sperava, almeno così, di sembrare meno idiota.

 

***** ***** *****

 

XXI giorno

Ore 21:10

- 9 giorni all'alba

 

Vederlo lì, nel salone di quella casa non lo aveva mai immaginato, eppure eccolo. In piedi, davanti a lei, con in mano una busta piena di cibo da asporto.

- Mamoru, io... come facevi a sapere che non ho ancora cenato?

- Mi ha chiamato Kunzite e mi ha chiesto di portarti la cena.
- Quella busta sarebbe la mia cena?

- Nostra. Ho pensato che non sarebbe stato carino farti cenare da sola.

Una cena tête-à-tête era proprio quello che ci voleva dopo la confessione di quel mattino. Ancora lo ricordava quel maledetto brivido che aveva provato dopo le sue parole.

Doveva fare qualcosa - qualsiasi cosa! - per liberarsi di lui.

- Non occorre Mamoru, grazie davvero... immagino tu abbia da fare stasera. Avrai preso degli impegni e non voglio, ancora, far saltare i tuoi programmi. Sei stato sin troppo gentile...

- Nessun impegno. Sarò ancora il tuo fidanzato per le prossime tre ore, o poco meno.

Meraviglioso! Non voleva saperne di andarsene.

- Mamoru, davvero! Vai e non preoccuparti per me! Non ho subito nessuna aggressione e posso benissimo restare da sola in casa!

- Mi stai cacciando via?

- No!
In realtà era un 'Sì, diamine!' ma meglio non dirlo.

- Allora perché non posso restare? Dopotutto non mi sono pesati questi due giorni in tua compagnia.

Non poteva essere sempre quella antipatica.

No, non poteva esserlo anche se lui si meritava la sua antipatia e molto altro ancora.

- Dammi qui o saresti capace di dire che ti ho lasciato sulla porta per non so quante ore! Accomodati pure che io metto tutto nei piatti. Ti va bene se ceniamo da questa parte?

La cucina era un posto troppo intimo, o troppo doloroso. Ricordava perfettamente i pomeriggi piegata sul grande tavolo a riempire pagine e pagine di quel diario che celava tutti i suoi segreti.

- Se vuoi ti posso dare una mano...

- Sono io quella in debito. Tu già portato la cena, anche perché dubito che se ti chiedessi di dividere la spesa tu accetteresti... indovinato?

Il sorriso di rimando le aveva confermato le sue supposizioni.

Sashimi, ramen, tempura e daifuku... erano tutti i suoi piatti preferiti. Non poteva essere una coincidenza, no, non poteva. Ma perché mai avrebbe dovuto avere un'attenzione simile nei suoi confronti?

Aveva cenato con un unico pensiero: capire cosa frullava nella testa di Chiba Mamoru. Ne andava della sua sanità mentale.

Era stata una cena tranquilla, i silenzi imbarazzanti erano stati diversi ma entrambi avevano fatto finta di nulla troppo presi nel cercare di essere pronti per quando l'altro avrebbe attaccato.

Alla fine, la prima ad interrompere il silenzio, che si protraeva ormai da diversi minuti, era stata lei.

- Mamoru, a che gioco stiamo giocando?

Il timbro della sua voce era risultato più duro del voluto.

- Non capisco...

- Andiamo! Ti sei prodigato in mille attenzioni. Ti sei offerto di ospitarmi a casa tua! La tua disponibilità come imbianchino e per finire ti sei anche improvvisato fattorino! Ed hai portato una cena con tutti i miei piatti preferiti!

- Continuo a non capire...

- Cosa. Vuoi. Da. Me. Adesso è più comprensibile?

- Esserti utile. Sei rimasta senza una casa e mi sembrava gentile offrirti la mia visto che questa è rimasta chiusa non so per quanti anni! Ci saranno spese di migliaia e migliaia di yen e farti risparmiare era un'altra gentilezza... e la cena, bhé la cena era perché non mi andava di lasciarti completamente da sola dopo oggi!

- Dopo oggi? Scusa perché oggi cosa sarebbe successo?

Se sperava che fosse in piena crisi depressiva per le rivelazioni di quel mattino si sbagliava di grosso!

- Mi chiedo perché tu debba essere sempre così maledettamente controllata! Ho visto la tua faccia quando il funzionario ti ha detto che saresti stata fuori da casa tua per almeno due mesi!

Ah. Lui si riferiva a quello...

- Io... mi spiace... credevo...

- Lascia perdere sono io lo stupido. Inizialmente ero convinto che il tuo essere così indisponente nei miei confronti fosse dovuto a qualche mio atteggiamento e così ho cercato di modificarli ed essere più accomodante. Dopo aver conosciuto tuo padre, ho creduto che fosse lui la causa del tuo tenermi alla larga. Con un padre così, quale ragazza non odierebbe il genere maschile... ma sai! Sono giunto ad una conclusione: il problema sono io! Potrei fare di tutto per esserti simpatico ma sarebbe tutto inutile. Ti sto sulle palle! Perfetto, ci vediamo se capita senno... senno vaffanculo!

Era stata una stupida. Una stupida colossale. E quel vaffanculo se lo meritava tutto.

- Mamoru aspetta, io... mi dispiace.

Ma il suo 'mi dispiace' era stato detto ad una porta che era stata sbattuta in faccia a lei e forse anche ai suoi sentimenti.

 

    Alcune volte tacere e dare ragione il cuore è la cosa migliore si possa fare.

 

L'angolo dell'autrice

Chi non muore si rivede. E' un po' macabra come battuta visto come si sono risolti i miei problemi personali ma purtroppo è la verità.

Sono trascorsi 20 mesi, o quasi, dall'ultima volta che ho aperto una pagina word ed ho scritto un capitolo di questa fanfiction. Oddio, è stato difficilissimo. Sono meno di 30 kb e mi sembra di aver fatto chissà cosa! Ero indecisa se continuare o meno la storia, o per meglio dire, ero indecisa se concludere il tutto in un capitolo e togliermi il pensiero o meno... alla fine mi sono detta che se avessi seguito la mia mente contorta avrei rovinato la storia di Mamoru ed Usagi e avrei deluso voi che avete aspettato pazientemente e così ecco il capitolo XX. Più povero rispetto gli altri. Consideratelo una sorta di... ripresa. Il prossimo credo che sarà l'ultimo, l'epilogo. Credo, perché potrei anche sbagliarmi.

Per chi notasse qualche somiglianza con la fanfiction di Fallsofarc 'Accidente d'amore' posso assicurarvi che non è così e che l'autrice è stata da me stessa avvisata prima che pubblicassi questo stesso capitolo.

Quanto prima, tra le altre cose, rimuoverò il capitolo che precede questo come è richiesto dal regolamento.

Grazie quindi per aver atteso e so che sono molto al di sotto dei soliti canoni ma... un po' di pietà.

Grazie a tutti anche per i vostri messaggi privati, quanto prima cercherò di rispondere a tutti come meritate. Adesso vado.

Ah! Non so quando arriverà il XXI.

Alla prossima!

 

 

 

 

   
 
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