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Autore: Free air    08/09/2012    3 recensioni
TRADUZIONE. Ho voluto tradurre quella che è, a mio parere, la più bella fan fiction Crisscolfer di sempre, ma che purtroppo in Italia non è molto conosciuta. Spero che vi trasmetta tutto ciò che ha trasmesso a me.
Trama dell'autrice: A volte ci sono barriere che non possono essere superate. A volte ci sono persone che non riescono ad accettare la realtà. A volte è difficile sfiorare l'amore con un dito.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ la prima volta che tento di tradurre una storia, ma questa fan fiction mi ha colpito davvero profondamente e ho voluto condividerla con più persone possibili. Di solito sono sempre molto favorevole alla letture delle storie in originale, quindi se potete vi consiglio di leggere questo capolavoro così come è stato scritto dalla sua autrice (e vi consiglio di approfondire anche tutti i suoi altri lavori su Chris e Darren, perché sono davvero qualcosa di insuperabile). http://mittenconfetti.livejournal.com/1198.html

Spero che questa storia riesca  a conquistarvi e vorrei davvero sapere che cosa ne pensate. Per quanto mi riguarda, mi piace moltissimo perché mi sembra che sarebbe potuta andare così. Però non voglio anticiparvi nulla: buona lettura, e preparate i fazzoletti, perché ne avrete bisogno!

 

 

 

“PULSE POINT”

 

 

All’inizio Chris pensò che sarebbe arrivata e passata, una corrente di sentimenti dai quali capì di non poter scappare. Un giorno c’erano lievi manifestazioni d’affetto, quello dopo non c’era nulla. Poteva conviverci, si disse, allo stesso modo in cui aveva sempre fatto, e magari finalmente la marea si sarebbe abbassata e avrebbe potuto continuare a portare avanti la sua vita sulla sabbia asciutta.

Si sbagliava, oh, quanto si sbagliava. La legge di Murphy dichiarava che avrebbe passato ore interminabili in quello stato di perpetuo desiderio. Per lo meno, non era l’unica persona a sentirsi così… forse era quello che peggiorava ulteriormente le cose.

Si era trasformato, in verità, in una fangirl.

Darren stava diventando velocemente uno dei suoi migliori amici, e aveva sempre pensato che non ci sarebbero stati problemi al riguardo. Darren gli piaceva molto; avevano interessi simili e un simile senso dell’umorismo. Certo, la sua costar era innegabilmente attraente, ma non era mai stato il tipo da basare i suoi sentimenti sulla mera apparenza esteriore. Era semplicemente accaduto che Darren si era fatto strada danzando goffamente fino agli angoli più privati della mente di Chris, e le li aveva conquistati come faceva con qualsiasi altra cosa.

Chris cercava costantemente di resistere all’impulso di commiserarsi. Dio, le cose si stavano mettendo male, e c’erano delle volte in cui tutto era un po’ troppo e doveva riportare se stesso alla realtà. Era semplicemente una di quelle persone che provano tutto troppo intensamente, e non c’era nessuno per cui provava tanto quanto Darren Criss. Nonostante ogni battuta che gli faceva alzare un sopracciglio, e ogni appuntamento per il caffè, e ogni manifestazione fisica di affetto, Darren era sempre inconsapevole. Lo sarebbe sempre stato, e Chris lo sapeva, ma questo non gli impediva di provare un brivido ogni volta che Darren pronunciava il suo nome.  Il suo treno aveva deragliato da molto tempo, e ci si rassegna d ignorare il monotono palpitare di un cuore, su una strada non lastricata.

C’erano delle cose, però.  Cose che lo sorprendevano e rendevano il dolore un po’ meno difficile da sopportare del solito. Il modo in cui Darren vedeva la vita lo faceva sentire bene, e ogni nuovo scorcio nella mente del ragazzo più grande era, inevitabilmente, la sua droga.

Per questo, Bellezza inconsueta.

Era un gioco con cui si divertivano quando erano annoiati sul set. L’aveva inventato Darren, ma era stato Chris ad abbellirlo. Bisognava indicare una categoria, la più strana possibile, e poi fare a turno per riempirla finché non rimaneva niente., e qualcuno ne usciva vincitore.  Chris era stato il primo ad usare “Bellezza inconsueta”, come suo argomento, e da allora nessuno dei due era stato capace di completarlo con successo.

Cos’ tante cose finivano per sembrare inconsuetamente belle ai suoi occhi. Chris non ne aveva mai abbastanza delle sue risposte: il domino che cade; le boccette di smalto; la pioggia sui finestrini di un’auto. Il gioco era la sua fuga, la sua via verso i pensieri di Darren, il modo in cui poteva rimettere lo sparpagliato puzzle che era la sua costar, in qualcosa che somigliasse ad una persona.

“Sai”, Darren gli avrebbe detto, dopo un suo commento particolarmente spiritoso o una conversazione stimolante “sei, tipo, uno dei miei migliori amici”.

E Chris sarebbe rimasto sulle scale del suo appartamento dopo ogni saluto a sussurrare “Ti amo” nell’aria finché le parole stesse non avrebbero provato pena per lui.

Forse la cosa peggiore era che aveva incontrato la ragazza di Darren. Si chiamava Kristi, ed era esattamente la persona che ci aspetterebbe essere la fidanzata di Darren:  intelligente, affascinante e carina con qualcosa di particolare. Aveva il piercing al naso e una gran quantità di lentiggini, e indossava bretelle come Chris indossava t-shirt fuori moda.

Erano usciti per un caffè, lui, Darren e Kristi. Lei si era seduta accanto a lui e si era leccata via il latte alla cannella dalle labbra. Chris aveva notato che quando sorrideva, il suo occhio destro si arricciava più del sinistro. Aveva un sorriso asimmetrico e lo smalto viola scheggiato, ed era a suo agio con Darren senza alcuno sforzo, in un modo che a lui era impossibile comprendere.

“Ti piace?” Darren gli aveva chiesto dopo. Chris non aveva saputo esprimere a parole quello che provava verso di lei; non poteva spiegare a Darren quanto si sentisse geloso e sconfortato e allo stesso tempo dolorosamente soddisfatto. Darren aveva trasformato le cose in ossimori che erano difficili da districare.

Così disse “Ha un bel sorriso”. Disse “Mi piacciono le sue bretelle”. Disse “Rimani mai incastrato nel suo piercing?”.

E mentre Darren rideva, lui voleva piangere.

Faceva male, essere tanto innamorato senza speranza alcuna. Faceva male donare se stesso senza alcuna possibilità che la cosa fosse reciproca, guardare sé stesso fare cose stupide solo per poter credere di avere una chance, per almeno qualche secondo.

Durante il loro piccolo appuntamento per il caffè, quando Darren era particolarmente preso da una storia riguardante le corde di una chitarra, Kristi aveva guardato verso Chris e l’aveva colto on un passeggero secondo di desiderio. L’aveva capito perché, distogliendo lo sguardo, aveva visto la sua espressione. E nessuna meraviglia che lui preferisse gli uomini: le ragazze erano delle osservatrici fin troppo misteriose. Lei sapeva, e lui l’aveva visto, e lo sguardo comprensivo di lei aveva riportato alla sua mente una strana battuta da un episodio distante: “Non importa se sono seconda o quinta, sarò sempre prima di te perché sono una ragazza.”

Era una triste verità che era arrivato ad aspettarsi. Pendeva disperatamente dalle labbra di un ragazzo che, nonostante la sua attrazione per occhiali rosa e musical, era etero. Che aveva una ragazza. Che si sedeva con Chris e faceva cose buffe con la sola prospettiva dell’amicizia nella sua mente. E questo gli sarebbe anche andato bene. In un modo o nell’altro, il suo ridicolo attaccamento sarebbe semplicemente sfumato via, come molti altri. Darren non era mai vicino a reciprocare i suoi sentimenti, tralasciando il loro solito flirtare scherzoso.

Così quando Darren gli aveva scritto che quella sarebbe stata una “Grancde serata” che avrebbe richiesto la sua immediata presenza, era stato normale. Le loro maratone di film non programmate non custodivano strani segreti, nessun messaggio nascosto. Era semplicemente la serata in cui avevano una maratona di film, e Chris non vedeva l’ora che arrivasse ogni volta che Darren ne proponeva una spontaneamente.

Amava Alfred Hitchcock. Era di certo una scusa come un’altra. Tutto il tempo con Darren era tempo con Darren, e tutto il tempo con Darren quando Kristi era da lui per una visita era oro. Ogni cosa si era incordata perfettamente.

“Il mio lettore dvd si è appena rotto”, Darren gli aveva detto non appena aveva aperto la porta. “Ho davvero un pessimo lettore dvd, se non puoi intuirlo dal fatto che si è rotto, quindi potrebbe essere un problema”.

Davvero, niente sarebbe potuto essere meglio di quello. Darren l’aveva invitato comunque, rinunciando alla maratona di Hitchcock in favore del cibo. Tipico.

“Sono gay, sai”. Chris aveva riso, guardando Darren mettere sottosopra la casa mentre cercava un libro di ricette. “Posso aiutarti a cucinare”.

“Potrei dover accettare i tuoi servizi” disse Darren dall’altra stanza. “Hai qualche idea? Io niente. E’ ovvio che vivo in una caverna e sfrutto troppo il microonde.”.

“Facciamo i biscotti”, aveva suggerito Chris, seguendo Darren in cucina.  “Tutti sanno come fare i biscotti, giusto?”

Così era cominciata. Darren aveva trovato la farina e Chris aveva trovato le uova, e anche se nessuno dei due conosceva l’esatta ricetta, avevano abbastanza fiducia nella loro conoscenza dei biscotti per pensare di farcela.

Nel bel mezzo di una discussione per decidere se avessero dovuto usare lievito o bicarbonato, Chris disse: “Ti ho mentito. Non sono proprio capace di cucinare. Brucio i toast”.

Darren sorrise e gli diede un colpetto sul naso “Ma che bravo, esperto di toast!”.

“Sei così strano”.

“ti ho messo della farina sul naso.” Darren disse all’improvviso, sorridendo ancora di più. “Oh Dio, ti fa sembrare il personaggio di un cartone. Chris, sembri il personaggio di un cartone con la farina sul naso”.

“Fottiti”. Chris reagì attingendo dalla busta e spargendo farina bianca lungo il sopracciglio sinistro di Darren. “Veloce, trova l’angolo mancante!”

“Sono sensibile al riguardo!” protestò Darren, ma Chris era già andato avanti, aggiungendo la vaniglia l loro impasto improvvisato per i biscotti. La farina sul suo naso gli faceva il solletico nel migliore dei modi. Sentì la mano di Darren sulla sua spalla e si irrigidì immediatamente, ma il ragazzo si sporse solo per guardare la ciotola, e dichiarò: “La nostra creazione è bella”.

Il petto di Darren era pressato contro la sua schiena, rendendo difficile il respirare, cosa alquanto imbarazzante, E poi, Darren dovette uscirsene con “E’ come se fosse il nostro bambino, Chris. Dovremmo dargli un nome.”.

“Chiamiamolo Alfonso” disse Chris senza emozione, cercando di ignorare il cedere delle sue spalle ogni volta che Darren faceva leva su di loro per sollevarsi. Era così dannatamente caldo, e il suo respiro era così dannatamente vicino, un costante ammonimento della distanza tra loro. E allo stesso tempo era quasi impossibile accettare quella distanza, quando la distanza fisica era praticamente inesistente.

“Questo è un insulto al nostro bambino”. Disse Darren nel suo orecchio. “Dovremmo chiamarlo Pavarotti”.

“Oh mio Dio” Chris si girò, il mestolo in mano, e per un attimo rimase scioccata da quanto Darren fosse davvero vicino. Se l’era aspettato- ma no. Esitò, continuando: “Mi sembrerebbe un sacrilegio cuocere biscotti di Pavarotti”.

“Chi ha detto che dobbiamo cuocerli?” riflettè Darren. Gli occhi luccicanti. “L’impasto è la parte migliore. In più, sono abbastanza preoccupato che se lo esponiamo al calore,  finirà per esplodere.”

“Una preoccupazione legittima”. Chris tentò di raggiungere il miscuglio stranamente grumoso con il mestolo. Non si era neanche solidificato. Mescolò gli ultimi pezzi di burro grondante e poi lo sollevò davanti al suo volto, l’unica cosa che separasse Darren da lui. “Assaggia”.

Darren si avvicinò, i loro nasi a meno di un centimetro di distanza, e leccò via il burro dalla sua parte del mestolo.

“E’ orribile” disse piano “No, è davvero la cosa più disgustosa che abbia mai mangiato.”

“Avrei dovuto usare l’olio d’oliva”. Chris rispose, altrettanto piano. “Mi piace l’olio d’oliva. E’ come l’olio vegetale, giusto?” Leccò con poca decisione l’impasto rimanente sul mestolo, facendo una smorfia quando sentì il sapore. “Oh buon Dio onnipotente. Non permetterò mai che il nostro bambino abbia un sapore così disgustoso.”

Darren si era avvicinato a Chris e infilò le dita nella ciotola, solo per testare ancora la loro creazione. “Non saprei. In realtà, la seconda volta, è quasi meglio. Sta iniziando a piacermi”.

“La seconda volta? Darren, sei completamente-“

“No, davvero, prova”.

“No.”

“Per favore?”

“No.”.

Darren increspò le labbra, come a dire non sei divertente, ma lasciò perdere. Chris si affrettò a girarsi prima che la vicinanza di Darren potesse affliggerlo ulteriormente. Ma chi voleva prendere in giro? Vicinanza o meno, Darren sarebbe potuto essere in Cina, e avrebbe afflitto Chris comunque.

“Lo getterò via” disse a Darren. Cercando di afferrare la ciotola. Darren alzò una mano per fermarlo.

“No, non farlo. Me ne occuperò io dopo. Per ora, lascia che rimanga un trofeo.”

Chris alzò gli occhi al cielo, ma fece quanto Darren gli aveva chiesto (come avrebbe potuto fare il contrario, nel suo perpetuo stato emozionale?) lasciando stare la ciotola. Invece, si diresse verso il frigorifero, il mestolo ancora in mano, e chiese a Darren: “Hai una Diet Coke, giusto? Devo liberarmi di questo sapore.”

“La seconda volta è quella buona!” rise Darren, seguendolo. “E certo che ce l’ho. Devo avere un modo per tenerti qui, Chris”.

Non potè che sorridere. “Non hai bisogno di scuse per tenermi qui.”.

“Si?” Darren disse dietro di lui, e quando Chris si girò, si ritrovò esattamente nella stessa situazione dalla quale era appena riuscito a fuggire. Perché ci si era impegnato? Darren era eccezionalmente bravo a ritrovare la sua strada nelle fessure della tua mente in cui per sbaglio lo facevi entrare, ma dove davvero non l’avresti voluto.

“Si” sospirò Chris, vocalizzando senza volerlo lo stupore che aveva appena offuscato il suo giudizio. Così quando Darren gli sorrise, lui continuò a sorridere di rimando, sorridere e sorridere e sorridere all’infinito, e avevano appena preparato dei biscotti terribili. Dio, quant’erano adorabili.

“Bene”. Disse Darren, attraverso la nebbia delle emozioni di Chris. “Sono felice che tu me l’abbia fatto sapere.”

Seguì un momento di silenzio, durante il quale a Chris sembrò che si stesse trasformando in una poco invitante poltiglia appiccicaticcia, quindi quando riguadagnò parte delle sue facoltà mentali, spiattellò “Bellezza Inconsueta!”.

Darren sogghignò. “Oh, Dio. Okay. Le maniglie delle porte”.

“Macchine da scrivere” Chris quasi squittì.

“Saponette nuove”. E a quelle parole, Chris si rese pienamente conto che Darren aveva un profumo fantastico.

“Boccette di profumo”.

“Deodorante per ambienti”.

Chris non riuscì a non ridere dopo quest’ultima, e con il brillio ancora negli occhi, disse “I biscotti di Pavarotti”.

Si aspettava che seguisse subito una risposta altrettanto ilare da parte di Darren. Invece, ricevette solo ulteriore silenzio, ulteriori sguardi, ulteriore vicinanza e contatto fisico con il suo fidanzato sullo schermo.

“Non era un sacrilegio?” Darren chiese dolcemente, mordendosi un labbro.

“Forse”. Chris alzò le spalle. “Ma è comunque bello, giusto?”

E poi, se c’era mai stato qualcosa che si stesse aspettando, di certo non era quello. Darren Criss- amante di Broadway e fidanzato di Kristi- cancellò la distanza e lo bacio, e Chris respirò forte, e le cose cambiarono.

Era immensamente conscio di tuto: la barba di Darren che pungeva contro la sua pelle, il sapore di burro sulla sua lingua (la sua fottutissima lingua), la leggera spolverata di farina che stava cadendo dalla sua fronte, il braccio caldo di Darren contro il suo fianco quando lo immobilizzò contro il frigorifero, le sue ciglia che sfioravano le guance di Chris.

Darren era completamente pressato contro di lui, con l’altra mano appoggiata al volto di Chris mentre le dita sfioravano la sua nuca. I pensieri di Chris turbinarono intorno a immagini incomprensibili, soffermandosi per un doloroso secondo sull’immagine di una ragazza lentigginosa che sorrideva a Darren, per poi levarsi e soffermarsi sul noto clichè dei fuochi d’artificio.

In un momento di debolezza, sentì il mestolo colpire il pavimento, e poi stava facendo scorrere la sua mano tra i capelli di Darren, come aveva sempre desiderato fare. Si aggrappò a quei ricci scuri prima che le domande indistinte potessero raggiungerlo: che cosa significava ciò, perché stava avvenendo?

Perché lui stava lasciando che avvenisse?

La sua schiena colpì il metallo freddo e sentì una calamita puntarsi contro la sua spina dorsale, e quando Darren era diventato così passionale e maledizione, è come sciogliersi, è come sciogliersi in modo dannatamente fantastico e tremare e i suoi capelli erano così soffici e maledizione.

Il fatto che Darren continuava ad essere etero attraversò debolmente il suo cervello, e anche il fatto di essere premuto contro un frigorifero, ma a quel punto i pensieri davvero non riuscivano a formarsi. Tutto era respirare Darren e baciare Darren e Darren sul suo labbro inferiore, e Darren caldo contro la sua bocca e Darren che si faceva strada più profondamente dentro la sua anima.

Le dita sulla sua mandibola gli strapparono il cuore. Ogni callo, ogni corda sulla chitarra che tracciava un ricordo sulla sua pelle. Desiderò di sentire la musiche che componevano insieme, i dolci rumori di soddisfazione appartenenza. Sentì il loro crescendo nel frenetico, impetuoso collidere dei loro baci.

Stava perdendo la sua presa sulla realtà. La sua mano si affacciò a cercare quella di Darren, per connettersi. Dio, tutto riusciva a dargli alla testa così facilmente!

Poi, l’assenza delle labbra di Darren fu più pesante della loro presenza.

Non ci fu null’altro oltre al suono del loro respirare affaticato per qualche istante, un decennio, un secolo.

“Chris”, Darren sussurrò “Oh mio Dio, mi dispiace così tanto”.

Catapultato alla realtà, Chris non riusciva ad aprire gli occhi per paura che il tempo avrebbe ripreso a scorrere di nuovo. C’era qualcosa di sbagliato nel retrocedere di Darren: la tempistica completamente sbagliata, l’urgenza del tutto sbagliata. Tenne gli occhi chiusi.

“Sono dannatamente dispiaciuto”.

Non riuscì ad aprire gli occhi. Finché tutto ciò che vedeva fosse stato il buio, niente poteva andare avanti; finché tutto ciò che sentiva fosse stato torpore, niente poteva fargli del male. Non gli dispiaceva, non gli dispiaceva, lui non era dispiaciuto. Trattenne il respiro, e deglutì, e poi sapeva cosa stava per succedere. Non aveva bisogno di ascoltare; l’aveva già visto dispiegarsi nei punti più bui della cecità che celava Darren alla sua vista.

“Non avrei dovuto- E’ stato così inappropriato. Non stavo pensando. Sai quanto sono impulsivo, e Dio, Chris, , , noi abbiamo la più strana delle relazioni e io semplicemente… non so cosa mi sia preso.”

Niente più torpore. Adesso faceva male, faceva dannatamente male, un palpitare attenuato che risuonava nel suo petto e nella sua testa  e nelle sue dita e sulle sue labbra, che sapevano ancora di biscotti disgustosi. E di Darren.

“Stai bene?”

Fu la sincerità a fare più male, bruciando dentro di lui finché tutto ciò che potè fare fu farsi strada oltre uno sconcertato Darren verso la porta, gli occhi spalancati. Fece le scale a due a due, spalancò la porta d’ingresso e si lasciò bersagliare dalla pioggia. Meglio freddo e bagnato che col cuore spezzato. Meglio freddo e bagnato che solo. Ma era già tutte e due lo cose, e come si affrettò ad andare via senza una destinazione, poteva sentire il ricordo del respiro di Darren, caldo sul suo viso, mentre le loro vite si erano finalmente intrecciate troppo strette per essere slegate.

Quel momento si ripetè nella sua mente finché non ebbe voglia di cacciarlo via di forza. Allora si concentrò sul cemento sporco sotto i suoi piedi, guardandosi mentre si allontanava dalla cosa che voleva di più al mondo. Se fosse nato con il carisma e lo charm che possedeva Darren, allora sarebbe di certo stato ancora in quella cucina,. A chiedere risposte e a vivere un qualche tipo di favola appassionata.

Si, ma chi voleva prendere in giro? Era goffo e insicuro e copriva la sua confusione adolescenziale con un muro di sarcasmo e risate.

Il suo telefono suonò nella tasca. Suonò mentre i suoi capelli si attaccavano gradualmente al suo viso, e suonò quando prese un taxi, e suonò quando gettò al tassista venti dollari, e suonò quando salì le scale del suo appartamento e continuò a suonare quando si sedette sul suo divano in accappatoio.

Le vibrazioni si trasformarono in una malinconica colonna sonora quando si portò un cuscino al petto e si accoccolò sotto la coperta più vicina che riuscì a trovare. Stringere qualcosa, per quanto fosse inanimato, rese il dolore leggermente più sopportabile. E oh, aveva sentito parlare di cuori infranti, ci aveva scherzato e aveva avuto pietà dei suoi amici, ma nessuno avrebbe mai potuto prepararlo davvero per le grida silenziose che scandirono il ritmo della sua nottata. Non importava con quanta eloquenza lo descriva, nessuno può davvero cogliere la disperazione dell’avvolgersi intorno ad un cuscino e rimanere immobile perché ogni parte di te batte con il tuo cuore, tutto troppo rumorosamente, in un motivo che si cementa da solo davanti ai tuoi occhi finché anche chiuderli non serve a niente.

Non poteva ricordare quando le chiamate cessarono. Non aveva più energia per piangere ma le lacrime scorrevano da sole. Sollevò la testa, e il movimento fu come una coltellata nel collo, ma bastò.

63 chiamate perse.,

Per quanto il numero avrebbe dovuto recargli sollievo, tutto quello che riuscì a pensare fu che aveva smesso di chiamare. Darren aveva semplicemente smesso di chiamare, non era andato alla ricerca di Chris. Probabilmente era a casa, ancora nella cucina, a gettare l’impasto rovinato dei biscotti nel cassonetto.

A gettare il loro bambino giù nel cassonetto. L’assurdità di quel pensiero portò altre lacrime.

Il mattino seguente arrivò ombreggiato dalla notte passata senza riposo. Andò ad aprire la porta con l’eco delle sc use di Darren ancora nelle sue orecchie. Il suo incessante ripetersi gli aveva impedito di addormentarsi, e fece fatica a registrare le facce sulla sua soglia d’ingresso.

Lea, Amber e Ashley si resero conto dello stato in cui si trovava con esitazione, e Lea fu la prima a spiegare: “”Ci ha mandate Darren. Era preoccupato per te.£”.

“Non voglio parlarne”. Disse Chris, la sua gola talmente roca che fu doloroso a sentirsi.

“Non devi”.” Lei si morse il labbro. “Siamo solo venute a prenderci cura di te”.

Per tutta risposta, Chris aprì la porta in modo da farle entrare, per poi procedere afferrando il suo cuscino dal divano e dirigendosi direttamente verso la sua camera, dove si risistemò in posizione fetale e in un ambiente più comodo.

I loro sussurri erano a malapena tali, e nel suo stato di stanchezza riuscì a cogliere alcune delle loro teorie. Ashley fu la prima a suggerire qualcosa che fosse vicino alla verità, e tutte rimasero silenziose dopo la sua idea. Chris chiuse gli occhi, sperando che, se solo li avesse stretti di più, avrebbe potuto bloccare le immagini. Ma niente funziona davvero in quel modo.

Niente, ancora.

Vide Darren il mattino seguente.

Si avvicinò da dietro a Chris mentre lui stava camminando da un set all’altro, e disse un timido “Hey”. Chris trasalì alla parola. Le cose non dette di cui era necessario parlare non potevano essere sistemante con un “Hey”.

“Hai mandato Amber, Ashley e Lea”. Disse schiettamente. “Grazie”.

“Pensavo non volessi vedermi, e non rispondevi al telefono”, Darren si passò una mano tra i capelli, liberi dal gel. “Mi sono preoccupato. Mi dispiace”.

“Non devi scusarti per tutto”.

Darren allungò la mano e gli afferrò il polso, e quando Chris si girò, vide che le sue parole avevano lasciato su Darren un velo di dolore. Darren che era sempre così trasparente, così facile da decifrare. Che Chris aveva considerato, fino a due giorni prima, il suo migliore amico; che era, in quel momento, l’unica persona che non avrebbe mai saputo definire.

“Tu sei” disse, avvicinandsosi di più a Chris “Una delle persone più meravigliose che abbia mai avuto il piacere di incontrare. Per favore, non buttarmi fuori dalla tua vita senza darmi una chance di spiegarmi. Non penso che potrei sopportarlo”.

Il tocco delle sue dita era tanto forte quanto la sua determinazione, e Chris potè solo annuire. In verità, lui era probabilmente quello che sarebbe stato incapace di sopportarlo.

“Tu, per me, significhi infinite quantità di infinito”. Disse Darren. “E se devo scusarmi per qualcosa allora sarà per aver potenzialmente rovinato questo con la mia impulsiva stupidità. Sai come sono le cose tra noi, sempre a giocare con le barriere e a distruggere stereotipi, e dio solo sa che flirtiamo molto più di quanto l’intero cast dovrebbe poter sopportare.” Sospirò distogliendo lo sguardo da Chris.

“Il punto è che è stato un errore da parte mia farti quello che ho fatto. Mi sono lasciato trasportare, e non avrei dovuto rubarti il tuo primo vero bacio, specialmente perché deve aver avuto un sapore orrido”.

“Darren” intervenne Chris, rimuovendo le dita di Darren che ancora stringevano il suo polso. “E’ tutto ok”.

“Si” rise Darren impacciato “Sapevo che l’avresti detto. Ma non hai risposto la telefono, e con quello che mi ha raccontato Ashley, non sono pienamente d’accordo con te. Per non parlare del fatto che sei scappato via piuttosto velocemente- hai sempre avuto la capacità di scatenare le mie inibizioni quando non ne ho nessuna. Quindi voglio solo che tu sappia che non lo farò mai più. Io non… si, a volte prendo delle decisioni davvero sbagliate. Sta solo tranquillo che non rovinerò più le cose con te.”

Si guardarono allora, e Chris fu abbastanza sicuro che Darren non avesse idea della strage emotiva che aveva compiuto su di lui quella sera, ma non disse nulla. Annuì semplicemente, di nuovo, e spostò i suoi piedi con imbarazzo mentre diceva “Grazie, credo”.

Voleva davvero chiedere perché. Voleva sapere che cosa diavolo era successo nella mente di Darren nel momento in cui aveva deciso di baciarlo, se era stato davvero solo un impulso e c’era qualcos’altro? Ma queste domande, tornare ancora sul problema… avrebbe solo creato una crepa più grande.

Scrollò le spalle “Comunque, Kristi ti sta cercando”.

“Oh” Darren sembrò ricordarsi di lei in un breve secondo di imbarazzo “Si… si. Quindi…” si mise le mani in tasca, un sorriso contrito in volto “Amici?”

“Siamo sempre amici”, Chris sorrise di rimando, anche se fu particolarmente forzato. “Questo è l’ultimo dei nostri problemi”.

“Grazie, amico” il sorriso di Darren si fece più sicuro. “Ci vediamo dopo”.

Proprio così, Darren Criss era riuscito a sistemare tutto con una facilità quasi spaventosa. Certo, mentre Chris continuò a camminare, fu molto cosciente del dolore soffocato che si era fatto strada fino ad essere permanentemente con lui. Anche se all’esterno era tutto in ordine, non sarebbe mai più stato lo stesso all’interno. Che Darren l’avesse capito o meno, Chris lo sapeva con certezza.

Non erano amici. Ma se “amici” era ciò che Darren voleva, allora avrebbe fatto del suo meglio per accontentarlo. Se solo avesse saputo cos’erano davvero!

Trascorsero il resto della settimana senza alcun ostacolo. Chris riuscì a smettere di piangere ogni sera, e nessuna delle ragazze che erano state testimoni del suo crollo disse una parola sull’argomento, eccetto lea. Lei gli aveva chiesto piano. Mentre un giorno camminavano verso il set “ Non per intromettermi, ma cosa è successo tra voi due?”.

Chris aveva a malapena scrollato le spalle in risposta. “Non lo so davvero”.

Non se l’era neanche presa con Ashley per aver riferito a Darren. Aveva semplicemente tenuto i suoi sentimenti accantonato al meglio possibile, interagendo con Darren in via del tutto platonica, e arrendendosi solo occasionalmente alla loro routine di scherzi al limite del flirt. La presenza di Kristi aveva reso le cose più facili, ma doveva ricordarsi continuamente l’immagine di Darren,. Fermo di fronte a lui, che chiedeva, cauto: “Amici?”

Poi Cory decise di dare una festa per l’ultimo giorno di Kristi a Los Angeles.

Doveva andarci, lo sapeva., ma questo non rendeva partecipare più semplice. Anche se lui e Darren avevano mantenuto un’apparenza impeccabile, era certo che le ragazze avessero raccontato a tutto il cast quanto avevano visto, , e tutti erano stati attenti alle interazioni tra di loro, da quel momento. Era come se stessero guardando una commedia romantica di poco gusto, aspettando che le azioni giungessero ad un climax.

Bè, si, lui era esattamente nel loro stesso stato.

Dopo aver gironzolato per un po’, Chris si introdusse nella cucina di Cory. Era l’unico posto della casa in cui nessuno sembrava voler stare, e ultimamente era stato particolarmente fortunato con le cucine, quindi perse tempo guardando le foto sul frigo.

E poi, con una battuta venuta fuori direttamente da una sceneggiatura, c’era Darren.

“Forse dovresti smetterla di festeggiare così tanto, Colfer” disse il ragazzo più grande, mentre avanzava furtivamente verso Chris e toccava la sua spalla “Sembri quasi impazzito dal divertimento”.

Chris sentì una stretta al cuore alla menzione del suo cognome,. Darren non l’aveva quasi mai chiamato così. Non era neanche chissà che, solo la più insignificante delle cose, ma in qualche modo riuscì a sottrarre tutta la sua energia. “Cory ha iniziato a giocare a Sport Scene it e sai… mi conosci”. Scosse le spalle. “E comunque, mi piacciono le cucine.”.

“Si, mi ricordo delle tue impressionanti doti di cuoco” Darren aprì il frigo e afferrò una birra. “Preparare i biscotti e tutto il resto”.

Era la prima volta che aveva menzionato di sfuggita la serata da quando si era scusato. Chris si irrigidì, poi si appoggiò al bancone mentre Darren apriva il suo drink. Quando alzò gli occhi verso di lui e disse, con un sorriso, “Ne vuoi una?” Chris faticò a contenere le sue emozioni.

“Tu più di tutti sai che è illegale”, rise, giocando nervosamente coi bottoni della sua t-shirt.

Darren lo ricambiò con un cenno del capo. “Ah, Chris Colfer, illegale sotto più di un aspetto”.

Chris gelò, una mano sul bancone dietro di lui che lo teneva ancorato alla realtà. Non sarebbe stato spazzato via questa volta. Non in un’altra cucina, almeno.

Darren a malapena continuò col suo tono contento, chiedendo a Chris se voleva una Diet Coke (No, forse per la prima volta in vita sua), parlando di Diet Soda e dell’immensa collezione di formaggio di Cory (Canada?), e che bel tempo fuori, pioveva prima ma ora è così bello, sapevi che Cory ha una terrazza?

Lo sapeva, in realtà. Ma, come confessò a Darren, non ci era mai stato.

Quindi, al suo solito modo privo di sforzi e ripensamenti, Darren afferrò la sua mano e lo condusse, attraverso le porte di vetro scorrevoli, e verso l’esterno.

Chris non ebbe il tempo di controllare se qualcuno li stesse guardando ma sperò disperatamente che, per una volta, Kristi fosse talmente prese dalla conversazione da non aver neanche pensato di cercare il suo fidanzato incorreggibile e ipnotizzante.

Era buio fuori, illuminato solo dal cielo e dalle luci della città, due fonti di bellezza contrastanti. Dopo aver chiuso la porta dietro di loro, Darren sollevò la mano di Chris insieme alla sua e indicò la luna argentea.

“E’ come un dito”. Disse “vedi, la luna è come la punta del dito dell’Universo, giusto un battito sopra la Terra, che ci tiene d’occhio”.

“Dov’è il resto?” si domandò Chris. “Dov’è la mano, o il braccio?”

Darren abbassò le loro mani, le dita ancora intrecciate insieme. “Fuori nel resto della galassia, e oltre. Milioni di dita e lune a fare da dita, a controllare tutti i pazzi individuo che vivono lì fuori”.

“MA solo un Darren e un Chris”.

Darren gli sorrise “Quella è la parte migliore”.

C’era una coperta stesa su una delle sedie della terrazza, e Darren lasciò andare la mano di Chris per afferrarla. Si sedette a terra, mentre Chris lo imitava, e stese la coperta su entrambi per conservare il calore. Non che ne avessero bisogno, visto che c’erano circa 30 gradi a Los Angeles, ma Chris non discuteva mai momenti casuali di intimità.

Alzò gli occhi e si chiese che cosa avesse spinto Darren a comportarsi così. Come al solito, il suo posto preferito era nei meandri della psiche di Darren , le storielle buffe che raccontava o i profondi momenti di saggezza che aveva ogni tanto. Tutto ciò che lo riguardava era eccentrico, e quell’eccentricità attraeva Chris continuamente. Ancora una volta, la loro vicinanza era un peso.

I pensieri di Chris tornarono alla settimana appena passata, alla loro maratona di film rovinata, e sentì di arrossire, non visto, al ricordo che stava svanendo del loro abbraccio, E “abbraccio” per restare nel banale; l’eco della lingua di Darren che esplorava la sua bocca era più che abbastanza per farlo rabbrividire. Com’era stato possibile che qualcosa che entrambi avevano sentito così profondamente venisse spazzato via ancora una volta dalle parola dolci di Darren?

“A cosa stai pensando?” chiese Chris.

“A Sesame Street, in realtà”, rise Darren. “Stavo giusto ricordando che di solito lo guardavo, e Oscar il Brontolone aveva questo verme, e lo mandavano sulla luna. Era tipo una serie, o una cosa del genere. Il verme sulla luna”. Scrollò le spalle,, sorridendo ai suoi pensieri astratti. “Quindi poi ho pensato ad Avenue Q. E poi a te”.

Chris studiò i motivi del legno della terrazza, non fidandosi abbastanza di se stesso per fare altro. Darren continuò, la voce che si abbassava, quasi adattandosi all’atmosfera “Mi stavo ricordando di quando ti ho conosciuto e tu sapevi del mio musical, ed era fantastico. Sai, mangi sempre tutti i pomodori della tua insalata prima di condirla. Lo fai sempre”.

“Oh”. Chris sussurrò. “davvero?”

“Si” Darren si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli ulteriormente. “Sei così divertente, tutti gesti automatici. Cammini sempre alla mia sinistra, arricci sempre il naso prima di ridere”.

“Tu noti quella roba?” Chris mandò uno sguardo in direzione di Darren,. I suoi occhi pieni di adorazione filtrata, ma ancora percepibile dietro la facciata.

“Mi piace notarla”.

Il silenzio si instaurò tra di loro come le parole avevano fatto prima. Chris lasciò la sua mente vagare per un istante, e inevitabilmente dovette riportarla indietro quando tornò ad essere troppo vicina, ancora una volta, alla cucina di Darren.

Eppure…

“Perché mi hai baciato?” Chris si voltò per guardarlo, sperando di poter ottenere una risposta. Darren colse il suo sguardo e lo mantenne.

“Volevo farlo”.

Chris distolse lo sguardo, il suo respiro che inciampava sull’onestà di Darren.. era così semplice per lui? Se voleva, faceva. Volere, desiderare, aspettare… tutte si mischiavano, suoni simili e sensazioni simili, ma sarebbero mai giunte ad una soluzione?

Darren alzò la mano per spostare i capelli di Chris da davanti ai suoi occhi.

Erano in sincronia, loro, uno strano tipo di percezione reciproca che gli permetteva di colare dentro e fuori da un discorso senza smettere di comunicare.

“Bellezza Inconsueta”, disse Darren dolcemente. “vai”.

“I tasti del piano”. Chris sfiorò con le dita il motivo della coperta. Poteva sentire le risate roche dei loro amici, smorzate dalla porta di vetro, e si chiese perchè Darren insistesse nel rendergli tutto così difficile.

Le stelle li guardarono; Darren bevve un sorso di birra.

“Colori a pastello”.

Chris non potè che ridere a quell’assurda verità: i colori avevano un modo idi apparire belli nelle loro piccole scatole squadrate, dritti come i tuxedo la sera del prom. Si ritrovò a giocare senza pensarci con i nodi della coperta, sciogliendoli con le sue dita, logorandoli come i pezzi sbrindellati del suo cuore mentre lottava per stare a passo con Darren.

“Il Lincoln Memorial”. Darren si girò guardandolo interrogativo, e Chris spiegò: “Ci sei mai stato di notte? Le luci colpiscono la statua, ed è tipo “Diamine, quest’uomo era meraviglioso”.

“Okay, va bene”. Poteva sentire il sorriso nelle parole di Darren. Magari era un po’ nerd, o un enorme guardo-CSPAn-per-divertirmi tipo di nerd, ma chiunque avesse davvero apprezzato il memorial avrebbe condiviso i suoi sentimenti in proposito.

Darren pensò per un momento, e Chris lasciò i suoi occhi scivolare sul viso del ragazzo più grande troppo a lungo. Andava bene, pensò, perché nessuno si era ancora accorto della loro assenza. Poteva godersi il momento finchè qualcuno non fosse apparso dicendo loro di tornare dove c’erano calore e divertimento. Perché finché qualcuno non l’avesse fatto, lui non si sarebbe mosso.

Kristi poteva averlo per ogni altro dannato minuto della sua vita, ma lei non poteva avere Darren Criss in quel momento, ed era tutto ciò che importava.

“Spartiti”. Darren gli sorrise, sembrando inconsapevole di aver colto Chris nell’atto di fissarlo. “Se tu puoi comportarti da geek, allora posso farlo anch’io.

Chris impiegò a stento tre secondi per pensare alla successiva “Cornici di foto. Nere”.

“Polaroid”

“Penne nuove”

“Il profumo dello shampoo”.

“Devi specificare lo shampoo, o non è valida”.

Gli occhi di Darren non lasciarono mai il suo volto. “Va bene. Il profumo del tuo shampoo”.

Chris sentì i suoi nervi formicolare, ma si rifiutò di darlo a vedere. Darren bevve un altro sorso della sua birra, sempre continuando a guardare Chris.

Lui ritrovò il suo respiro. “Le… le affissioni a New York”.

E Darren, ovviamente: “Gli adesivi di Hello Kitty”.

“Le macchie d’inchiostro”

“Le Altoids

“I pennies nuovi di zecca”

“Le scarpe da tip-tap

“Tu”.

Merda.

La mano di Darren si mosse sulla bottiglia, il resto di lui immobile. Lentamente, si tirò indietro, si leccò le labbra, e disse “Bene allora”.

Il rimpianto che aveva riempito Chris cominciò a diminuire. In tutta onestà, non c’era mai stato nulla di davvero nascosto tra loro.

“Lo sapevi, comunque”. Sussurrò. “L’hai sempre saputo”.

Darren si gettò indietro finché non fu completamente sdraiato sulla terrazza, fissando direttamente il cielo.

Prese un respiro profondo. “Si. Lo sapevo”.

Chris si stese accanto a lui, gli occhi incollati al dito dell’Universo, e rimasero così. Il rumore dei loro amici era distante, in’onda di idiozie ubriache proveniente da un altro mondo.

La mano di Darren cercò sotto la coperta e trovò quella di Chris, e intrecciò le loro dita insieme nel migliore abbraccio che potesse offrire. Il calore che invase Chris fu troppo fugace per fargli alcun bene, ma ci si aggrappò come se ne andasse della sua vita.

“Ti amo”. Disse.

“Anch’io ti amo” rispose Darren.

“No”. Disse Chris, voltandosi per guardare Darren, sperando che magari avrebbe capito. “Io ti amo”.

Anche Darren si voltò, incontrando il suo sguardo risoluto. Si guardarono, entrambi preda di un’enorme e terribile consapevolezza, finché Chris non dovette arrendersi e distolse lo sguardo.

Darren strinse la sua mano. Qualcosa nella sicurezza della sua presa fece venire voglia a Chris di piangere. Poteva sentire il desiderio disperato crescere tra di loro, sentirlo nel tocco delle dita di Darren e nel suo modo delicato di respirare, sentirlo nel suo stesso battito cardiaco.  C’erano linee che bisognava oltrepassare, ma che non potevano essere oltrepassate. Lui lo sapeva, Darren lo sapeva, e il saperlo era ciò che faceva più male, ancor dell’insopportabile vicinanza di quelle linee.

“Ne ho un’altra”, disse Darren piano.

“Non dirla”, Chris chiuse gli occhi, sperando così di fermare le lacrime che volevano uscire. “Se lo fai, perdiamo entrambi”.

“Lo so, ma non c’è mai stata la possibilità che vincessimo, giusto?”

C’era mai stata?

E la verità arrivò, sussurrata ai bordi della coperta logora e del cuore logoro: No.

Nessuno dei due sapeva da quanto tempo fossero lì fuori, le loro mani intrecciate più strette si qualsiasi cosa, ma Chris sapeva che ad un certo punto le lacrime avevano vinto ed erano scese sul suo volto in motivi pieni di vergogna, piccole frane che sfogavano la loro devastazione sull’arazzo sbrindellato che, ancora, continuava a professare il suo disperato bisogno di Darren. Dopotutto il tempo, dopo ogni singola sconfitta… ancora.

Darren fu il primo a rompere il momento. “Si faranno delle domande”.

“L’hanno fatto fin dal primo giorno, Darren”.

Ma si alzò comunque, piegando la coperta mentre Darren cercava la sua bottiglia. Quando furono entrambi in piedi, Darren colse con lo sguardo gli occhi di Chris, per un istante. Il suo sorriso triste parlava con lingue che Chris non poteva decifrare, parole che avevano significato ma erano solo scarabocchi di passaggio.

“Chris”, disse “Io voglio… voglio…”

Chris alzò il braccio e spostò alcuni riccioli da suo volto, soffermandosi troppo a lungo sulla curva della sua guancia e poi sfiorando dolcemente con le dita le labbra che erano state sue.

Per un istante. In una cucina, sue.

Incantato solo per un secondo,. Darren si girò dall’altra parte, poi Chris lo seguì dentro come il vuoto automa che non poteva impedirsi di essere. Vide gli altri guardarli curiosi, e li vide capire quando colsero uno scorcio del suo viso. Quando vide la loro pietà, li ignorò.

Darren si diresse al vestibolo, cercando la sua giacca. Chris restò lì assente, stringendo la coperta tra le mani, mentre lo guardava.

Darren si infilò con difficoltà una manica, poi si girò a guardarlo. I suoi occhi brillarono oltre un velo di vergogna. “Lo dirò”.

“No-“ Chris evitò il suo sguardo, ma Darren si sporse ad afferrare con le mai il volte del più giovane, le sue dita che lo riportavano gentilmente indietro, faccia a faccia e occhi negli occhi.

“Ultimo round” disse, la sua voce chiara e concentrata. “Bellezza inconsueta”.

“Bastoncini”, sospirò Chris.

“Chris Colfer”.

La coperta cadde dalle sue mani, annidandosi sul pavimento tra di loro. Tentò di girare il viso di nuovo, ma Darren ancora glielo impedì, con urgenza. “Devi ascoltare- devi ascoltarmi-“

Chris alzò le mani e strinse le sue dita intorno alle mani di Darren, spostandole dal suo viso e conducendole lungo i fianchi dell’uomo intoccabile di fronte a lui, dove dovevano stare. Con la stessa determinazione, scosse la testa.

“Tu mi stai torturando”.

L’espressione di Darren cambiò, la bocca aperta come per protestare, come per dire, almeno qualcosa, ma… niente.

“Va ad amare qualcuno, Darren”. Chris fece un passo indietro, cercando il suo cappotto. “Va ad amare qualcuno che ti ami quanto ti amo io, senza che tu debba sentirti spezzato in due nel farlo.”

Si fermò prima di aprire la porta. Una piccola parte di sé sperava che Darren obiettasse e scacciasse l’agonia che dentro di lui.

Ma niente. Sempre, maledettamente, niente. Ruotò la maniglia, uscendo prima di essersi completamente districato.

Più tardi, Darren Criss sarebbe tornato a casa e avrebbe detto alla sua ragazza di aver trascorso una bella serata; più tardi, Chris Colfer sarebbe tornato a casa e avrebbe guardato sette film di Judy Garland.

Più tardi, entrambi sarebbero andati a lavoro e avrebbero fatto finta che niente fosse mai accaduto. Sempre niente. Quello era il gioco in cui erano più bravi.

  
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