Crossover
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Autore: Jade MacGrath    25/03/2007    2 recensioni
Quando era ricoverato per l'aneurisma alla gamba, e stava lottando durante la crisi cardiaca, House vide una donna che non c'era. Cinque anni più tardi, la stessa donna gli riappare davanti. Il suo nome è Six, solo House la può vedere, e sconvolgerà la vita del dottore da cima a fondo... crossover House/Battlestar Galactica
Genere: Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Telefilm
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perdono, perdono e ancora perdono! non aggiorno da una vita!

Mi sono persa nei meandri delle serie che sto recuperando ( e chi mai avrebbe pensato che Stargate Atlantis, Primeval e Firefly fossero così carine?), e la scrittura è finita in secondo piano anche perchè ho due esami da sbolognare e una tesi da scrivere... ad ogni modo, ecco la seconda parte dell'epilogo della mia storia, enjoy!

***

Cuddy come al solito era al telefono, ma fece cenno a Shelley di entrare e di sedersi. Da quando riuscì a capire, si stava parlando di organizzare un torneo di poker per beneficenza.
“Torneo di poker?” fece Shelley appena Cuddy fu libera.
“Ah già, tu non c’eri… Qualche mese prima che tu arrivassi abbiamo fatto un torneo di poker di beneficenza. È stato un gran successo!”
Shelley si appoggiò allo schienale della sedia imbottita “Ok, Lisa, che è successo di tanto divertente l’ultima volta?”
Cuddy fece lo stesso, col sorriso del gatto che ha mangiato il canarino “Ho battuto House per tre mani di fila.”
“E poi lui ha fatto il colpaccio e ti ha ripulito.”
Cuddy prese un’aria imbronciata “Se sapevi già la storia potevi evitare…”
“Non la sapevo, conoscendo il tipo ho tirato a indovinare. Giuro. Dai, quanto t’ha fregato?”
“Abbastanza. Ricordami di nuovo perché ti ho assunto come fisioterapista?”
“Favore riscosso dalla tua compagna di stanza al college per la sorellina minore molto geniale e molto rompiballe che conosci da una vita, nella speranza che smetta di fare la fisioterapista e inizi a fare il lavoro di fisiatra per cui ha la specializzazione, una volta che quella mummia di Dawlish se ne andrà in pensione e ci sarà una vacanza da riempire.”
“Mi pareva. Beh, questa volta sarà la mia rivincita! E tu devi esserci. Dai, viene anche Sharon…”
“Te l’ha chiesto mia sorella, vero?” rispose Shelley, improvvisamente sulla difensiva.
“Shelley, cinque anni a compiangerti sono tanti. Sei giovane, carina, i pazienti ti adorano, hai una promettente carriera… e due gambe per cui ucciderei” disse Cuddy, strappandole un sorrisetto con l’ultima affermazione.
“Già, cinque anni. E ancora mi sveglio la mattina e mi domando perché Gabriel non è accanto a me, o in cucina a preparare il caffè muovendosi come un elefante in un negozio di cristalli. Non mi sento pronta…”
“Non ti voglio costringere, ma tieni presente che Sharon non vedendoti per l’ennesima volta potrebbe venire a casa tua e trascinarti alla festa di peso.”
“Se qualcuno qui non le darà il mio indirizzo, non vedo come potrebbe farlo.”
“Se qualcuno qui tirerà fuori i tacchi e un abito da sera dalla naftalina, potrei anche decidere di non ricordarlo.”
“Correrò il rischio, allora” disse Shelley alzandosi e facendo per uscire.
Cuddy scosse la testa sconsolata. Shelley, al pari di House, era cocciuta come un mulo e altrettanto irremovibile quando si veniva alla vita privata. Sembrava quasi che qualcuno avesse pensato a come sarebbe potuto essere House come donna, e fosse arrivato a Shelley come conclusione.
Uscendo dall’ufficio, Shelley realizzò che non le aveva chiesto niente di House, e fece dietrofront.
“Lisa, un’ultima cosa. House guarda soap per caso?”
Lisa alzò gli occhi al cielo e sospirò.
“Lo interpreto come un sì. Mi dirai anche quali, o devo dedurlo dall’aggrottamento di sopracciglia stavolta?”
“È drogato di General Hospital.”
“Sì! Lo sapevo! E per drogato, intendi…”
“Maniaco. Dipendente. Va a chiedere a Ginecologia e Ostetricia.”
Lisa scherzava, ma Shelley annuì e disse che lo avrebbe fatto sicuramente. Non servì a nulla il tentativo di Cuddy di fermare la ragazza, urlandole dalla soglia del suo ufficio che non intendeva sul serio.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma andava in quel reparto più spesso di quanto fosse lecito per una del suo mestiere. Incolpava gli ormoni e l’orologio biologico, ma la verità era che le piaceva guardare i bambini nella nursery. Si era persa di nuovo nelle fantasticherie di come sarebbe potuto essere se Gabriel non fosse morto, quando con la coda dell’occhio colse l’inconfondibile zoppicare di House che si dirigeva verso la saletta dei medici. Guardò l’orologio, e vide che era ora di General Hospital. Sperò che il suo TiVo non la lasciasse a piedi com’era successo poco tempo prima (il tecnico le aveva detto qualcosa riguardo un eccessivo uso, e lei aveva fatto una faccia angelica in rimando scuotendo in segno negativo la testolina), e dopo aver contato all’indietro da cinquanta si diresse anche lei nella stessa direzione.
Quando arrivò, il dottor Lim, ostetrico, e il dottor Danes, ginecologo, stavano tentando di far sloggiare House dalla poltrona migliore, mentre il dottore faceva segno con la mano di fare silenzio.
Shelley guardò lo schermo e vide che il dottorino dagli occhi chiari era stato incastrato per la morte della paziente smemorata, quando invece era stata la sua malvagia suocera a farle fare l’iniezione letale via un’infermiera che stava ricattando perché in passato era stata una prostituta ed eccetera, eccetera ed eccetera...
“Eccone un’altra” disse Lim vedendola entrare.
“Ma come, e l’eterna gratitudine che mi avevi giurato quando ti ho rimesso in sesto la spalla?”
“Ma volete smetterla di fare casino?” sbottò House girandosi per apostrofarli. “qui c’è qualcuno che sta cercando di guardare la tv!”
Poi vide chi c’era oltre ai medici.
“Ah.”
Shelley però si mise con le mani appoggiate allo schienale della poltrona di House “Secondo me, il dottor Bauer gli crede, ma la vedo male con quella serpe di Madison. Non dimentichiamo che è figlia di Spencer Carrington!”
House le fece cenno di occupare la poltrona accanto alla sua, e Shelley lo fece subito, accettando l’offerta di patatine da parte di House.
In termini comparativi, nel cervello di House era l’equivalente dell’invito ad andare a casa sua per un drink dopocena. Gli rompeva avere intorno gente mentre guardava la sua soap preferita… ma stranamente Shelley e i suoi commenti non lo disturbavano affatto. Dopo le patatine, fu il turno di Shelley di offrire, e porse il pacchetto di arachidi.
“Michelle è finita in galera?” fece stupita la ragazza. “E io dov’ero?”
“Due puntate fa. La notte in cui Sondra è stata spinta fuoristrada.”
“Ah… Le due si odiano e niente alibi per la bionda.”
“L’alibi è Bauer, ma metterà in pericolo il suo matrimonio per la sua giovane amante?”
“Il mistero s’infittisce!”
Lim e Danes, sconsolati, se ne andarono dalla loro saletta.

“Senti, bionda” le disse poi mentre andavano agli ascensori “pensavo…”
“Potrei fare una battuta malevola, ma credo mi tratterrò.”
“Te ne sono grato. Allora…”
“No.”
“Non sai nemmeno cosa ti volevo chiedere!”
“Ha qualcosa a che vedere con me, te, un tavolo per due, e un qualsiasi locale pubblico?”
“Poteva essere, perché?”
“Sono il tuo dottore, e non se ne parla.”
“Non lo sarai in eterno, e poi mi hai incuriosito con la tua cultura di soap opera.”
“Ma perché non vai a tampinare Cameron? È lei che ha la sindrome della crocerossina, non io.”
“E chi la vede più? Sta sempre a parlare con Wilson!”
“Non ti facevo un tipo geloso. Ma non ti preoccupare, il tuo fidanzato sa chi è il suo vero grande amore.”
“Grazie per la rassicurazione, ma ero sicuro di questo.”
In quel momento, esattamente davanti a loro, Cameron fece un’espressione incredibilmente felice e si gettò tra le braccia di Wilson. Felice anche lui. Sorrise a Cameron, che lo ringraziò per qualcosa sprizzando gioia da tutti i pori, e poi se ne andarono parlottando fitto.
House a quel punto si ripromise che DOVEVA capire che diavolo stesse succedendo. Un conto era che le offrisse il pranzo, o parlassero… un altro era che si dessero a quel genere di effusioni in pubblico!
“Non dire una parola!”
“Non ho proferito verbo, House.”
“Ma l’hai pensato. Oh, se l’hai pensato.”
“Stai iniziando a pretendere un po’ troppo, ora. Fila a fare qualcosa di utile, va…” disse facendogli segno di andarsene con la mano.
Una volta certa che se ne fosse andato, fece chiamare Wilson al cercapersone.

“Fa soffrire House quanto ti pare, ma io sono un caso diverso!” disse Shelley, quasi aggredendo il dottore appena entrato nella sala visite 1.
“Credevo ti servisse un consulto!”
“Sono una fisioterapista, Wilson! Che ti chiamo a fare?”
“Ho già House che mi fa perdere le giornate, non ho bisogno che ti ci metta anche te.”
“Buffo, credevo che le giornate le perdessi comunque a sezionare con Cameron Battlestar Galactica.”
Wilson ammutolì di colpo, la fece retrocedere contro un angolo, e le domandò subito chi altro sapesse.
“Calmati, Wilson! Parliamo di uno show, non dei piani d’invasione di uno stato straniero!”
“T’immagini cosa sarebbe questa informazione in mano ad House? Già è considerato uno show da nerd, figurati se si scopre che io e Ally…”
“Ally? Interessante. Da cognome a nome a diminutivo, e tutto in tempi brevissimi… sei certo di contarla giusta? E lei ti chiama Jimmy? Dai, dimmelo!”
“Tra compagni di sventura ci si chiama per nome.”
“Questo merita una spiegazione più approfondita.”
Wilson a quel punto sputò il rospo, e Shelley fece del suo meglio per non ridergli in faccia.
Ovviamente fallì.
“Oddio non ci credo!” disse ridendo a crepapelle e appoggiandosi alla parete. Le ci vollero almeno dieci minuti prima di riuscire a formulare il resto del discorso che intendeva fare.
“Quindi quel delirio che mi ha raccontato è colpa tua e della Cameron? No, troppo assurdo!”
“Grazie…”
“Sai che ci sono anch’io?”
“E come…?”
“Lunga storia, te la dirà lui un giorno” disse Shelley, asciugandosi le lacrime e riprendendo fiato. “Ma mi sa che hai ragione, seriamente parlando. Se scopre che quel viaggetto nella fantascienza se l’è fatto a causa vostra, vi ammazza!”
“E dato che gradirei vivere, potresti evitare di parlare?”
“Potrei” disse Shelley sorridendo. “Ma solo se mi dici perché Cameron era tanto felice da abbracciarti in pubblico a quel modo.”
Wilson sospirò, e tirò fuori un foglio piegato in quattro dalla tasca. Shelley lo prese e lo aprì, leggendolo velocemente con gli occhi, e con un sorriso che si andava allargando man mano che procedeva.
“Non hai idea di cosa ho dovuto fare per far coincidere quel weekend con il nostro tempo libero. Il resto, tutta discesa.”
Il resto, era una prenotazione d’albergo e l’iscrizione pagata ad una delle più grosse convention di fantascienza del paese.
“Ho visto che viene tutto il cast, e visto quanto piacciono a me e Ally Tricia Helfer e Jamie Bamber…”
“Ok” disse Shelley, ripiegando il foglio e ridandolo a Wilson. “Hai un problema grande come una casa.”
“Avevi giurato di mantenere il silenzio!”
“House vi ha visti, idiota. La prossima volta che vuoi fare una sorpresa alla fidanzatina, accertati che non ci siano orecchie e occhi indiscreti in giro. Inizierei a lavorare su una balla da raccontargli, fossi in te.”
Wilson alzò gli occhi al cielo e si diede anche lui dell’idiota. Shelley, sorridendo, decise di lasciarlo a fustigarsi da solo.

  
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