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Autore: niki_    09/09/2012    2 recensioni
Odiava alzarsi presto la mattina, lasciando il tiepido rifugio delle coperte per il gelido mondo esterno, l’ansia precompito, la carrellata di compiti che il professore di giapponese dava da un giorno all’altro, il caffé acquoso della macchinetta. Insomma, Sora Yoake – due volte Salvatore dei Mondi, Custode della Chiave, Master del Keyblade e un’altra valangata di nomi altisonanti che Re Topolino gli aveva conferito prima di tornarsene al Castello Disney – odiava la scuola come si odiano poche cose nella vita.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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E dopo un paio di giorni che tutto è ricominciato sembra che non sia mai finito http://l-userpic.livejournal.com/63504347/1672633
Niki is back!
Avete sentito la mia mancanza, eh, bazzicatori (?) di Kingdom Hearts? Sono tornata, dopo secoli e secoli di silenzio, con una semplice One Shot (all'incirca 1200 parole) anziché con un aggiornamento delle altre storie. Sono una cattiva ragazza, lo so.

In ogni caso sono tornata qui, nel mio fandom di partenza, perché oggi è una data speciale. Esattamente un anno fa, dopo mille tira e molla, decisi di iscrivermi a EFP perciò... Tanti auguri a me, tanti auguri a me, tanti auguri a Niki, tanti auguri a me~ (la torta me la mangio sempre io, però!). So che dovreste disperarvi invece di gioire, ma che ci volete fare? Ormai il danno è fatto: dovrete sopportarmi ancora per un po'.
Voglio dedicare questa One Shot a tutti voi che fra poco vi siederete nuovamente fra i banchi scolastici. Io ci sono già da due mesi, se può consolarvi (se non sapete perché cliccate qui).
Vi mando tanto affetto e buon anno!

Disclaimer - Questa fanfiction è stata scritta senza scopo di lucro; Kingdom Hearts e i suoi personaggi appartengono a Nomura-sensei e compagnia bella.
Se KH mi appartenesse avrei evitato che il Keyblade diventasse un'arma "puttana". Nel senso: nel primo Kingdom Hearts si parla di un solo Custode scelto dal Keyblade e alla fine arriviamo a Bith by Sleep dove c'è un intera, sterminata, landa con un numero incalcolabile di Keyblade infilzati per terra. Ma stiamo scherzando?

E dopo un paio di giorni che tutto è ricominciato sembra che non sia mai finito.
Se c’era una cosa che Sora odiava dell’essere tornato alle Isole del Destino era la scuola. La scuola, la sua arcinemica, un antico edificio stile vittoriano in mattoni rossi che racchiudeva tutti i più sadici esseri di tutti i mondi che avrebbero messo terrore perfino a Xehanort, Xemnas e tutti i cattivi che aveva affrontato in quei due anni in cui era stato lontano.
“Essere il Salvatore dei Mondi non ti salverà, Yoake”, gli aveva detto la professoressa di matematica – sicuri che non fosse più una foca vestita con orrendi completi viola? – riconsegnandogli­ il foglio con un bel 4 rosso e cerchiato sull’angolo in alto a destra “E ti assicuro che il tuo Keyblade non ti aiuterà questa volta”, e aveva sorriso leggermente. Un sorriso così sadico che un brivido di terrore era sceso lentamente la spina dorsale del povero ragazzo.
Un’altra cosa che odiava della scuola era la divisa. Sora amava i vestiti larghi e comodi, per lui un paio di pantaloncini da calcio e una vecchia felpa grande e calda - teoricamente di Riku, ma ormai l’albino si era così abituato a vederla indosso a Sora che ormai ritieneva che appartenesse al castano – erano perfetti per ogni occasione, e si trovava di gran lunga meglio con quelli che con quella maledetta camicia bianca con la cravatta azzurra e i lunghi pantaloni aderenti che era costretto ad indossare ogni mattina per andare alla carneficina.
In un momento di cupa disperazione, il giorno del compito di storia, aveva addirittura sperato che l’Oscurità ricominciasse – possibilmente prima della seconda ora – a minacciare i mondi con una nuova invasione di Heartless e Nessuno. Avrebbe riaffrontato Xehanort, Xemnas e l’Organizzazione XIII contemporaneamente piuttosto che rispondere alle domande su guerre lontane che il trisnonno del suo trisavolo aveva combattuto.
La scuola, inoltre, gli portava via tutto il tempo per stare con i suoi amici: se una volta riusciva a liberarsi dei compiti in anticipo e li chiamava per uscire, Kairi o Riku erano sempre troppo pieni di cose da studiare per poter mettere il naso fuori di casa e quando erano loro a chiamarlo era il suo turno di dare buca a causa di qualche interrogazione o compito in classe in cui doveva assolutamente strappare un 6 per poter sperare di non passare l’estate sopra a qualche libro.
Odiava alzarsi presto la mattina, lasciando il tiepido rifugio delle coperte per il gelido mondo esterno, l’ansia precompito, la carrellata di compiti che il professore di giapponese dava da un giorno all’altro, il caffé acquoso della macchinetta. Insomma, Sora Yoake – due volte Salvatore dei Mondi, Custode della Chiave, Master del Keyblade e un’altra valangata di nomi altisonanti che Re Topolino gli aveva conferito prima di tornarsene al Castello Disney – odiava la scuola come si odiano poche cose nella vita.
E la scuola sarebbe ricominciata mercoledì, fra soli tre giorni, e lui non faceva altro che sospirare malinconicamente, muovendo piano i piedi della sabbia che non era più tiepida come a giugno, luglio o agosto, fissando il mare blu scuro delle Isole.
Un tonfo smorzato non lo distrasse dalle onde agitate e solo quando sentì la sabbia fra i capelli si decise a voltarsi verso l’albino che gli stava rivolgendo uno dei suoi soliti sorrisi strafottenti, sollevando appena l’angolo sinistro delle labbra e assottigliando leggermente gli occhi verde acqua.
“No!”, ululò agonizzante il povero castano passandosi entrambe le mani fra i capelli per scompigliarli e togliere tutti i granelli e ciò provocò la risata leggera dell’albino.
“Perché l’hai fatto Riku?”, gli chiese con tono lamentoso allungando le vocali del nome.
“Perché eri semplicemente troppo serio. Avevi una faccia quasi intelligente”, gli spiegò l'altro con tono tranquillo e pacato.
Sora gonfiò le guance e tornò a fissare l’orizzonte mentre il cielo stava iniziando a tingersi di rosso. “Non posso crederci che mercoledì torniamo a scuola, non posso crederci”, appoggiò la testa sulle ginocchia e sospirò afflitto “Non posso credere che dovrò ricominciare a uccidermi sopra i libri per strappare un misero 6 di matematica a quell’arpia!”.
“Se studiassi sempre invece di rimandare fino all’ultimo secondo ce la faresti senza troppi problemi...”, tentò Riku ma fu interrotto da Sora che riprese a parlare come se il suo migliore amico non avesse aperto bocca “E per colpa della scuola ci potemo vedere solo nel weekend perché dobbiamo studiare".

Riku inclinò leggermente la testa in ascolto. "Senza contare che dopo un paio di giorni che la scuola sarà ricominciata sembrerà che non sia mai finita, che non siamo mai andati in vacanza", continuò "Sarà di nuovo tutta una corsa per non fare tardi, per fare tutto in tempo. Morirò", esalò infine "questa volta, morirò per certo".

"Solitamente dovresti essere tu quello ottimista e mentre io quello cupo e musone, sbaglio?", sospirò legermente Riku dandogli un pugnetto sulla spalla "Che ti prende, Sora? Ti sei già dimenticato che ci vedremo tutti i giorni lo stesso? D'accordo", alzò una mano per bloccare il castano che stava per controbattere "non così tanto come adesso, ma non faremo i monaci di clausura! E poi potremo di nuovo vedere amici che non abbiamo visto per tutta l'estate senza contare che, anche se ci saranno momenti davvero orrendi, alla fine ci divertiremo. E prima che ce ne renderemo conto sarà di nuovo giugno e di nuovo ci sarà questo caldo infernale".
Sora sbatté le palpebre per due volte, stupito, poi si aprì in un sorriso radioso. "E poi fai tante storie, ma alla fine sei sempre tu quello che ride e piange contemporaneamente al suono dell'ultima campanella dell'anno", gli ricordò infine guardandolo torvo, alzandosi e spazzolandosi i pantaloni.
Il castano gonfiò le guance e scattò in piedi. "Non è vero!", disse, piccato.
Riku non rispose, continuando a guardarlo di sbieco, e Sora iniziò a saltellare sul posto per scaldare i muscoli "Che ne dici di una corsetta? Da qui fino al ponte?".
"Oh, andiamo, non siamo un po' cresciutelli per questo genere di cose?".
"Tre, due, uno, via!".
Sora iniziò a correre lungo la spiaggia, veloce come il vento "Non vale, sei partito prima!", strillò alla schiena di Riku, pochi passi più avanti, che scoppiò a ridere come faceva poche volte.
Continuarono a correre anche oltre il ponte in modo da allontanarsi il più possibile dall'angolo di spiaggia dove stavano seduti prima, così pregno di malumore e cattivi pensieri. Sora aprì le braccia, chiuse gli occhi e non accennò a riapirli anche quando rischiò di inciampare miseramente sui suoi stessi piedi. Si assaporò ogni momento di quella corsa e quando si fermarono, dopo aver fatto il giro completo dell'isola, rivolse a Riku il suo famoso sorriso spensierato.
La scuola sarebbe rincominciata mercoledì e già da venerdì gli sarebbe sembrato di non essere mai stato in vacanza, avrebbe ricominciato a studiare matematica alle undici di sera del giorno precedente il compito, avrebbe lasciato le tiepide coperte per il gelido saluto della bora che
d'inverno imperversa per le Isole, avrebbe progettato la fuga o una malattia incurabile per evitare i compiti in classe, avrebbe fatto i compiti di giapponese il giorno stesso della riconsegna alle 7.58 di mattina e avrebbe bevuto litri e litri di caffè annacquato al giorno.
Ma avrebbe rivisto tutti i suoi compagni, Riku lo avrebbe aspettato il fondo al vialetto di casa sua ogni mattina per andare insieme, Kairi gli avrebbe passato bigliettini su bigliettini durante la verifica di matematica e dato ripetizioni prima delle interrogazioni, Selphie gli avrebbe dato il suo quaderno - con il solito sbuffo scocciato - per lasciargli copiare gli ideogrammi da completare a casa e avrebbe litigato allegramente con Tidus e Wakka su chi avrebbe offerto il caffè agli altri, quel giorno.
Sorrise al pensiero: in fondo la scuola non era così male, no?
  
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