I am Legend.

Il sole era già alto nel cielo: anche oggi, ne era sicuro, Blaine sarebbe arrivato tardi a scuola. Si alzò comunque lentamente, stropicciandosi bene gli occhi. Si diresse verso la cucina, dove sua madre, dandogli le spalle, era intenta a cucinare canticchiando quelle canzoni che riportavano alla mente del ragazzo quelle sere quando, prima di addormentarsi, i suoi genitori gli intonavano dolci ninna nanne, che lo facevano addormentare col sorriso.
Quei giorni erano finiti da tempo.
Erano anni ormai che aveva paura di chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare da Morfeo: odiava non avere il controllo della situazione, non riusciva a sopportare di non poter gestire la situazione in ogni momento. “Devi dormire ogni tanto, non scoppierà la guerra proprio mentre sonnecchi”, gli ripeteva sua madre. E se invece fosse successo? Se qualcuno li avesse attaccati proprio mentre dormiva? Se qualcuno avesse attentato alla vita di un membro della sua famiglia appunto quando non era vigile? Non se lo sarebbe perdonato. Non se fosse successo ancora una volta.
Addentando una fetta biscottata, Blaine prese lo zaino e salutò sua madre e suo fratello minore con un cenno, ignorando come al solito l’urlo (-Stai attento a scuola, tesoro!-) della donna. Camminò lentamente tra gli alberi che conosceva bene, sperando più o meno inconsciamente di non farcela per la prima ora. Proprio quel giorno però, il personale scolastico si sentiva fastidiosamente flessibile riguardo l’orario.
- Giusto in tempo, ricciolino -, gli disse il bidello con dei grandi baffi tendenti più al bianco che al grigio. Blaine si diresse verso la sua aula, una delle poche al pian terreno. Vi entrò a lezione già iniziata, mormorando – Scusate il ritardo.
- Siedi, Blaine, - lo invitò la professoressa. Era magra, piccola, con i capelli dorati. Stava parlando della guerra della nazione del Drago, degli eroi che avevano salvato il loro villaggio dopo che quella nazione, nonostante la pace regnasse dovunque, decise di attaccare la nazione del Capricorno, e quindi il suo sobborgo. Blaine non era, in effetti, sicuro che quello facesse parte del programma: era una storia molto recente.
Così recente, che lo coinvolgeva personalmente.
Guardandosi attorno, Blaine notò che tutti erano attenti, nessuno guardava fuori dalla finestra, ventidue paia di occhi erano puntati sulla signora Largens. Molti dei suoi compagni avevano perso qualche parente in quella guerra. Molti avevano promesso vendetta. Molti sentivano la ferita bruciare, quando qualcuno parlava di quell’avvenimento. Ma per distruggere il nemico bisogna conoscerlo, e così ascoltavano, assimilavano. E organizzavano la loro offensiva.
- Ma lo sapete, ragazzi. Conoscete la leggenda, il Sopravvissuto tornerà. È solo a lui che possiamo affidarci. Non pensate di poter partire all’attacco contro la nazione del Drago, da soli, solo con le vostre armi. Anche i vostri padri, e i tutti i vostri parenti avevano delle armi. Ma sono stati sconfitti. Non è questione di armi, ragazzi. Ricordatevelo: c’è molto di più. So che è difficile ma dovete avere pazienza. Lui arriverà.
Blaine guardò fuori dalla finestra. Chissà se sarebbe mai arrivato.
Chissà se esisteva.
Il vento scuoteva gli alberi, sibilava tra le foglie.
Allora lui decise: doveva fare qualcosa. Non poteva affidarsi ad una leggenda.
Doveva partire.

Nota dell’autrice!
Ok, come (credo sia) evidente, non ho mai scritto nulla del genere, quindi sono un po’ in difficoltà :°D.
Il prologo è un po’ corto ma è solo per testare questa cosa, spero andrà bene.
Come plausibile, sono entrata nel grande vortice di The Sidhe, e ultimamente anche di Avatar (il cartone animato cui è ispirato il film “L’ultimo dominatore dell’aria”), quindi ho pensato che forse avrei potuto scrivere qualcosa di quasi fantasy. Vediamo se l’esperimento riuscirà.
So che è ancora tutto un po’ confuso, lo so. Ma piano, con calma, tutto avrà un senso.
Grazie a chi mi darà l’aiuto necessario per il prossimo capitolo leggendo e recensendo!
Vals.