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Autore: Giuacchina    09/09/2012    0 recensioni
Fondamentalmente la gente intorno a me sembrava avercela apposta con la sottoscritta, per questo detestavo chiunque mi si avvicinasse anche solo per chiedere un'informazione. Da quell'informazione si sarebbe potuti passare all'amicizia e, si sa, amicizia uguale essere appiccicosi.
Ma pare che Dio avesse in serbo per me qualcosa a cui nemmeno io ero preparata: essere innamorata dell'unica persona che non mi avrebbe mai rivolto la parola.
Quindi è vero quando si dice che Dio è tra noi: mi detestava anche lui, in un modo o nell'altro.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il biondo dei suoi capelli risaltava anche dietro una porta scura, dalla fessura di una minuscola chiave. Muoveva la testa lentamente, come a voler mettere a fuoco ogni persona intorno a lui, i loro movimenti, le loro parole.
Le spalle larghe e magre si muovevano seguendo il ritmo delicato del cuore, seguite dalle braccia posizionate sulla spalliera del divanetto su cui era seduto. A volte si voltava verso un amico che gli rivolgeva la parola, mostrando il suo profilo perfetto. 
Nonostante i miei occhi conoscessero quello spettacolo da anni e anni, ogni sua mossa, ogni sua minima parte del corpo riusciva sempre a stupirmi: talvolta era allegro insieme ai suoi amici, altre volte sembrava impaziente di andarsene, sbattendo le palpebre convulsivamente - segno che le sue lenti gli stavano dando fastidio.
Ebbene sì, conoscevo ogni sua mossa. 
E no, non ero una stalker. Semplicemente una sua conoscente, qualcuno con cui aveva scambiato si e no due parole, qualcuno da dimenticare immediatamente.
«Charlotte, che diamine stai facendo?» esclamò Gigì con sguardo malizioso.
Deglutii pesantemente provando a mettermi alla prova. Sarei riuscita a trovare una scusa plausibile in 3…2…1…
«La porta si è bloccata» buttai lì, facendo scoppiare a ridere la mia amica, palesemente brilla.
«Lascia, faccio io» detto questo si catapultò sulla porta, distruggendola quasi.
Quando fu del tutto spalancata sbattè sul muro, facendo voltare tutti gli invitati alla festa. Gigì scappò via spingendomi verso i divanetti, che riuscii a scansare per un pelo.
“Charlie, dannata Charlie: devi imparare a dire bugie un po’ più discrete.”
I miei occhi non osarono spostarsi verso il lato dell’ultima persona che avrebbe dovuto vedere la mia uscita “trionfale” dal bagno.
Mi diressi al bar, rassegnata dal fatto che non mi avrebbe mai rivolto la parola, sia per il suo non conoscermi che per le figure pietose che riuscivo a fare solo davanti a lui.
Chiesi al barista una vodka liscia - nonostante odiassi l’alcool: dicono che l’alcool aiuti a dimenticare, no?
Eppure come si possono dimenticare due diamanti azzurri come il cielo limpido che scrutano vispi ogni cosa intorno a loro? E quel sorriso che avrebbe illuminato anche le tenebre che spaventano tanto nei film fantascientifici -sì, amavo ed amo tutt’ora i film da nerd e, intediamoci, sono anche piuttosto aggiornata al riguardo - alla Star Trek?
Chi diamine si sarebbe scordata, poi, quelle sue maglie tanto alternative con i disegni futuristi e i soliti jeans a vita bassa? Dio, piuttosto sarei morta.
Mi ero persa talmente tanto nei miei pensieri che quando una mano si posó sulla mia spalla non potei fare a meno di pensare che fosse proprio lui ad averlo fatto.
Dannata immaginazione. Dannata Charlie.
«Charlotte! Cosa ci facevi in bagno con quella stramba di Gigì?» un carico John Peterson, l’egocentrico numero uno al mondo, mi domandò.
Sorrisi forzatamente e alzai il sopracciglio.
«Strambo ci sarai tu» risposi calma.
Passò la mano dalla mia spalla al mio fianco, avvicinandosi al mio orecchio.
“Allontanati, potremmo sembrare equivoci. Non voglio che pensi che siamo fidanzati”
«Non pensavo che anche tu appartenessi all’altra categoria» sussurrò, andandosene subito dopo.
Altra categoria? Cosa?
Aspettate un attimo.
“Io. Non. Sono. Lesbica. Ecco, allora avrà pensato che lo sia.”
Fidanzata con uno stupido ninfomane e gay. Perfetto.
Dannata immaginazione. Dannata sfiga. Dannata Charlie.
E allora capii che Timothy Vermont non mi avrebbe mai parlato.
Dannato tutto.
  
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