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Autore: luctrovato    09/09/2012    0 recensioni
Non ricordo nemmeno di aver visto il portinaio all’entrata dell’edificio, quel signore che ha sempre la barba del giorno prima e che, rimanendo sempre sulla solita pagina del giornale con i cruciverba che probabilmente non finisce mai, mi salutava accennando un timido gesto con la mano che reggeva la penna.
Sette verticale: “Fa fare cose incredibili”
Cinque lettere.
Facile: AMORE.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salgo le scale velocemente, il cuore martella dentro il petto quasi volesse uscire e sorpassarmi per arrivare prima di me mentre l’adrenalina, al massimo del suo livello, svolge il suo compito in modo maniacale aumentando il mio volume sistolico e deviando il flusso sanguigno verso i muscoli che cominciano ad intorpidirsi per la grande fatica.
Per poco non investo un bambino nel pianerottolo del secondo piano, e lui, vedendomi arrancare e sbuffare per la fatica, resta pietrificato mentre taglio la strada al nonno che sta imprecando contro di me.
Lui non lo sa ma non posso fermarmi a spiegare anche se mi dispiace.
Le mie gambe si tendono e irrigidiscono per darmi la forza senza curarsi di un ordine del cervello che implora di rallentare ma quella parte di me non può prendere il sopravvento sulla volontà estrema di arrivare prima possibile e allora l’organo principale del sistema nervoso ordina al braccio sinistro di aiutare il corpo in questa fatica cercando l’appoggio della ringhiera per darmi stabilità e sostegno.
Mi rallegro per questa decisione perché aumento sensibilmente la velocità e comincio a scalare effettuando il doppio degli scalini per ogni passo quasi fossi Reinhold Messner sul K2.
Non ricordo nemmeno di aver visto il portinaio all’entrata dell’edificio, quel signore che ha sempre la barba del giorno prima e che, rimanendo sempre sulla solita pagina del giornale con i cruciverba che probabilmente non finisce mai, mi salutava accennando un timido gesto con la mano che reggeva la penna.
Sette verticale: “Fa fare cose incredibili”
Cinque lettere.
Facile: AMORE.
Basterebbe riavvolgere il nastro della mia vita a pochi minuti fa, quando, in uno stato d’animo totalmente diverso, mi trascinavo per le strade di Torino elemosinando comprensione e pregando che il mio cellulare squillasse.
Ero finito dentro una piccola chiesa che avevo trovato vuota e molto confortevole, quasi rilassante: un classico per me sfruttare gli edifici sacri quando ho un problema o mi sento triste o quando la vita mi mette davanti ad un bivio.
Questa volta mi trovavo davanti a un incrocio veramente grande e pericoloso.
Riuscirò ad attraversarlo senza pericolo?
La fiamma delle candele ha un brivido appena apro la porta e una luce soffusa mi invita a sedermi su una panca.
Una statua della Madonna con in braccio Gesù bambino mi guarda con compassione mentre prego che mi chiami.
Non vedo l’ora di vederla.
È veramente comico pensare come la vita di un uomo possa cambiare improvvisamente per l’altro sesso, come l’amore possa far fare le cose più impensabili.
Mi viene da ridere perché qualche mese fa non avrei nemmeno pensato di trovarmi in questa situazione.
Chiudo gli occhi e li stropiccio.
Quanto ho dormito in questi giorni?
Poco, pochissimo e adesso, vicino al traguardo, la stanchezza mi sta assalendo?
Non lo sa che non posso permettermi di dormire.
Una lacrima fa capolino dai miei occhi vincendo la resistenza delle ciglia e si getta a capofitto giù, in una corsa che segue il perimetro del mio viso bagnandolo e finendo sul mento da dove, come un’amante deluso, si getta nel vuoto terminando la sua corsa sui miei jeans scoloriti.
Il cellulare dentro la tasca dei pantaloni vibra, è un SMS. Guardo agitato e mi illumino di felicità.
Mi sta aspettando al quarto piano.
Uscito fuori noto che un vento improvviso aveva portato via le nuvole e l’ambiente esterno era cambiato radicalmente annunciando quel messaggio così sospirato, atteso e fortemente voluto.
Il sole, seppur pallido e poco caldo, aveva preso il posto delle nuvole nere e cariche di pioggia che pochi istanti prima si erano adagiate sopra la mia testa.
Era stato sicuramente un segno del destino.
Intorno a me non c’era più desolazione ma felicità e colori vivaci.
Tutti sorridevano o era una mia impressione?
Mi ero trovato a correre velocemente facendomi scivolare i pensieri e le preoccupazioni che si erano instaurate dentro me e focalizzando solo ed unicamente il mio obbiettivo che distava pochi metri.
Ma tutti in salita.
Rapito da questi ultimi pensieri arrivo alla fine della mia corsa, le scale son finite, quarto piano, e finalmente quello che ambivo e sognavo di stringere a me è dietro quell’uscio chiuso.
Trovandomi davanti alla porta, accuso la fatica dei piani fatti in un attimo e la mia parte razionale mi sgrida per non aver sentito i tanti avvertimenti del corpo.
Il fiato grave disturba il silenzio attorno a me e alcune gocce di sudore inumidiscono la fronte.
Non mi ero accorto che facesse così caldo ma è anche colpa del mio essere un po’ sovrappeso.
Questo pensiero, per un attimo, mi distrae dalla finalità che mi stava facendo volare per le scale poco prima.
Aprire una porta è un gesto consueto e abitudinario.
Un gesto veloce, distratto, quasi meccanico, salvo quando dietro di essa non ci sia il grande amore. Mentre il cigolio dei cardini annuncia la mia azione ho la sensazione che stiano passando attimi interminabili, che i pianeti si fermino in attesa, quasi curiosi di guardare la mia avventura, facendo passare un secondo ma gustandolo perché possa venir ricordato come un secolo.
Lei è là, davanti a me, nel suo giaciglio.
Il suo corpo si muove in modo impercettibile al suo respiro.
La guardo e sorrido, quanto tempo ho aspettato questo momento?
Il lenzuolo scivola lentamente sul corpo increspandosi come un onda del mare e il tessuto bianco e la sua pelle di porcellana fanno sembrare tutto un monumento creato da un artista maniaco dei particolari.
Michelangelo avresti mai fatto un’opera d’arte simile?
Le sue mani mi sembrano perfette e mi chiedo se realmente non sia una copia precisa dell’originale.
Vorrei accarezzarla ma ho paura di rovinare quella composizione, non voglio rischiare di rompere quella bambola di materiale prezioso così perfetta e deliziosa.
Le mie braccia agiscono da sole cercando il conforto di un abbraccio vincendo il timore.
Dopotutto il mio cuore trabocca di puro amore verso di lei: vero e sincero, immortale.
È mia, la sento, e il nostro contatto stabilisce un patto eterno, che nessuno potrà mai spezzare, ormai siamo uniti per sempre, indissolubili e chi se ne importa del mondo esterno?
Fuori le macchine scivolano sulla lingua d’asfalto inghiottite nei gironi d’inferno del traffico cittadino di questa città che mi ha ospitato tanti anni fa e di cui mi son innamorato.
Sento voci e rumori svanire intorno ovattati dalla concentrazione per quell’essere vicino a me di cui sono già pazzo.
Nessuno si metta tra me e lei da ora in poi perché potrei fare di tutto.
Studio il suo viso.
Le sue labbra morbide che verrebbe voglia di baciare per sempre e quel naso perfetto, quasi irreale. Gli occhi chiusi hanno un’espressione beata perché si è accorta della mia presenza, del calore del mio corpo, e si culla girando il viso verso di me dandomi la possibilità di elogiare anche le sue piccole orecchie.
“Ciao amore mio!” le sussurro dolcemente per non spaventarla e lei ha un brivido di piacere.
Mentre ero in chiesa avevo ricevuto quell’SMS :
“Tua figlia è nata! Sta bene! Vai al quarto piano!”
Una settimana prima mi stava crollando il mondo intorno.
Mia moglie, in attesa di sette mesi, stava male.
Un medico cinico aveva dato una diagnosi veloce: nostra figlia era in pericolo di vita.
Non era ancora nata e già era in pericolo? E io non potevo far nulla?
Il tempo si era fermato ed era diventato infinito.
Una flebo continua nelle vene di mia moglie aveva scandito le ore, i minuti, i secondi nell’incertezza del futuro di quell’essere che avevo visto in video durante l’ecografia.
Ora, entrando nel reparto, non avevo visto se non la mia piccolina.
L’avevo trovata così bella e perfetta come ogni padre vede la propria creatura.
Era sottopeso, prematura, ma stava bene.
Ora era lì, teneramente addormentata dentro la culla termica per illuderla di essere ancora dentro il ventre materno.
Ma stavolta c’era suo padre che veglia su di lei e questa vigilanza durerà tutta la vita.
“Benvenuta amore mio…” 
La mia vita era cambiata per sempre.
  
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