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Autore: GiuliaFray    09/09/2012    1 recensioni
Ho scritto questa storia alcuni mesi fa per una mia carissima amica, appassionata come la sottoscritta del personaggio Cam di questa saga. Inizio col pubblicare il prologo. Spero di poter fare il resto anche con gli altri capitoli!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo ottavo

 

L'amore è una cosa

più meravigliosa dell'arte.

Oscar Wilde

 

Sara si rilassò completamente sentendo le dita di Abigail massaggiarle delicatamente la nuca, acconciandole i capelli in un modo che solo lei conosceva.

Canticchiando dolcemente e ispirandole il sonno, Abigail afferrò una peonia dal vaso di cristallo sul mobile di legno accanto allo specchio da parete davanti al quale erano appostate, Sara adagiata su una sedia di legno piuttosto scomoda ed Abbie intenta ad ordinarle i capelli. L'angelo incastrò con destrezza il fiore bianco e immacolato portato direttamente da Daniel attorno a una ciocca.

Sara era restata a fissare incantata per parecchio tempo quelle meraviglie, contemplando incantata i petali soffici e traslucidi, i pistilli fuoriuscenti e odorosi, grandi quanto un pugno di un bambino. Anche in quel momento fissava sognante le mani di Abigail muoversi con maestria nel riflesso del vetro, infilandole altre due peonie nei capelli. Le note della ninna nanna diventarono più angosciose ed elevate, provocando della tensione in Sara, che non faceva altro che pensare: Mi sposerò con Cam! Mi sposerò con lui!

Era da tre giorni un fascio di nervi e si irrigidiva terribilmente anche solo quando lo vedeva passeggiare dalla finestra ovale della sua stanza per il giardinetto che circondava la proprietà vicino Gerusalemme, comprata da Cam e adibita solo ed esclusivamente ai preparativi del matrimonio. La casetta graziosa e a due piani era accogliente e in quell'ultimo periodo era piena di gente che correva su e giù, solo per organizzare gli invitati e il banchetto che si sarebbe tenuto dopo la cerimonia in stile ebraico.

-Sara, ti rendi conto? Ti sposerai con Cam! Non voglio immaginare quanto sarà commovente vedervi abbracciati e veramente felici per una volta.-

Sara si irrigidì quanto Abigail le passò il pettine appuntito in un nodo tenace a non sciogliersi. -Già, non faccio altro che ripetermelo anche io.- Abigail le sorrise e Sara vide dal riflesso che anche lei era felicissima. Abbie era la persona più sensibile che lei avesse mai conosciuto, sempre pronta a gioire per altri e a preoccuparsi che tutti si godessero il loro attimo di serenità, senza badare troppo a sé stessa.

Qualcuno bussò alla porta e senza aspettare la risposta entrò.

Arriane. Sara fece per alzarsi e correre tra le braccia dell'amica ma Abigail le diede uno spintone verso il basso, mandandola di nuovo a sedere.

L'angelo era raggiante. Con i capelli scuri e acconciati in una lunga treccia, gli occhi chiari splendenti e le labbra piegate in un sorriso di pura beatitudine era bellissima, tanto che Sara fu invidiosa di lei. Arriane entrò a grandi passi e si piazzò davanti a Sara, con la veste bianca senza spalline fluttuante attorno a lei, coprendo la vista ad Abigail che si sbracciò per farla levare di torno. -Arrie, spostati!- Per tutta risposta, lei le fece la linguaccia e passò una mano sulla guancia di Sara. -Oh, Sara, sei splendida. Cam è così contento che se fosse una bomba a orologeria, farebbe esplodere l'intero universo.- Sara ridacchiò e Abigail le spostò la testa per farla restare ferma. Lei alzò gli occhi al cielo e tornò a guardare Arriane, davanti allo specchio imperterrita. -Hai portato la lista?- le chiese impaziente. Era proprio curiosa di sapere chi diavolo avesse invitato Cam, dato che lei non aveva particolari preferenze. -Sissignora.- Nella mano di Arriane apparve all'improvviso una pergamena arrotolata e tenuta ferma da un fiocco di velluto rosso che porse a Sara.

-Non posso aprirla, per la storia della pettinatura- si scusò, indicando con un gesto Abigail tutta concentrata sui suoi capelli. Sara non capiva come mai ci mettesse tanto impegno, dato che quella era solo una prova per vedere come si sarebbe presentata davanti al suo futuro marito. Alla sola parola “marito” le vennero i brividi.

Arriane ridacchiò e sfilò il nastro. La pergamena si rivelò molto più lunga di quanto Sara si fosse aspettata, arrivando quasi a terra. Notando la sua espressione sbalordita, Arriane fece spallucce. -Sai com'è fatto Cam. Quando deve fare una cosa, si deve assolutamente far notare, o se no non si chiamerebbe Cam.- Sara sorrise. Tanti aspetti di Cam erano infantili, tanto da farle tenerezza. -Dunque, dunque, dunque. Udite signore: Dalla cancelleria di Cam. Qui è presente l'elenco ufficiale degli invitati alla mia cerimonia: Alan Mitchell, Roland Sparks, Dakota Bennet, Daniel Grigori, Lucinda Price, Gabrielle Givens, Arriane Alter, Abigail Wilkinson, Mary Margaret Zane, Callaghan Davis, Annabelle Owen, Aileen Jenkins...

-Cosa? Aileen?- Sia Sara che Abigail la guardarono confusa.

-Ragazze, non posso farci nulla. C'è scritto qui.- Arriane mostrò loro la pergamena, scritta elegantemente a mano dallo stesso Cam, con i nomi elencati con ordine, ognuno preceduto da una Stella di Davide. La cerimoniosità di Cam aveva sempre colpito Sara, ma mai era stato così attento ai dettagli come quel giorno.

-Ma Aileen ha solo fatto soffrire Alan. Mi stupisco che l'abbia invitata- commentò Abigail con tono aspro. -Mi chiedo che cosa gli sia passato per la testa. Vai avanti, Arrie.-

La sua irritazione cominciava a farsi sentire ma raggiunse i massimi livelli quando sentì un nome: Lilith Clout. A quel punto, ignorando Abigail che aveva cercato di tenerla ferma invano per tutto il tempo, saltò in piedi e acciuffò la pergamena, incredula. Ebbe l'impulso di strapparla in centinaia di pezzi ma Arriane gliela strappò di mano appena in tempo.

-Ma cosa ha intenzione di fare, rovinarsi la festa? Lilith! È forse impazzito? Non ha ancora capito che il desiderio di farlo fuori è ancora vivo nelle antenate di quella strega? Non gli è bastato uccidere Ian. Desidera forse un altro pericolo?- Le finì il fiato che aveva in gola, poi ricominciò. -Se solo osa toccarlo, giuro che la uccido con le mie mani. Se solo osa... -

Jaden si materializzò al centro della stanza con un sorriso sulle labbra.

-Congratulazioni, Sara!- Spalancò le braccia e l'avvolse in un abbraccio. Jaden era uno di quei ragazzi sensibili e teneri che tutte vorrebbero come migliore amico, pronto a porgerti la spalla per piangerci sopra, a sorreggerti in ogni difficoltà e ad abbracciarti con calore senza mai spingersi oltre. C'era un'unica complicazione: era un demone, cosa che aveva sempre sorpreso Sara fin dal primo momento in cui Cam le aveva rivelato le sue alleanze.

Si era chiesta. Come può un ragazzo così dolce essere uno dei più fidati di Satana? Cam le aveva spiegato quanto lui avesse conservato del suo lato angelico e dolce e di quanto fosse capace di celarlo non appena Lucifero gli avesse dato un incarico.

Sara ricambiò la stretta e si sentì così bene tra le su braccia che quasi non volle più staccarsi. Jaden le accarezzò i capelli e la staccò da lui dolcemente. I suoi capelli biondi erano luminosi come gli occhi chiari tendenti al verde e il tatuaggio a forma di quarto di Luna impresso da Satana che gli spuntava sul collo. -Sono così contento che finalmente tu e Cam possiate sposarvi. Non hai idea di quanto lui tenga a te e alla cerimonia.- Sara gli sorrise e si allontanò da lui. -Già, non ne ho idea. Mi dispiace, ma ora devo andare.- Abbie fece per seguirla ma Arriane la trattenne per un braccio.

Sara uscì dalla stanza e si ritrovò nel pianerottolo davanti alla stanza. Corse giù per le scale a testa bassa e quasi non si scontrò con qualcuno che, a testa bassa come lei, saliva le stesse scale. Alan.

-Ciao.- Le si mise davanti sbarrandole il passo, incrociando le braccia sul petto in una posa che lo rese tanto somigliante a Cam per un momento. -Ciao. Hai visto Cam, per caso?-

Alan scosse il capo e un ciuffo di capelli neri gli cadde sugli occhi.

-L'ultima volta che l'ho visto era nella stanza di Maryse per aiutarla ad allacciarsi il reggiseno.- Sara gli diede un buffetto sulla spalla. -Molto divertente. Dov'è?-

Alan si scostò i capelli dalla fronte con la mano. -E' in giardino.- Sara, grata che Alan l'avesse ascoltata, cercò di superarlo, ma lui oppose resistenza prendendola per le spalle e accostando il viso al suo. -Sara, ti devo parlare.- Lei fece una smorfia.

-Non possiamo più tardi? Ho bisogno di vedere Cam, subito.-

-Avrete tante occasioni per parlarvi in futuro, ma noi due no.- La spinse verso la parete, senza mollare la presa. Respirò a fondo e socchiuse la bocca, come a cercare le parole giuste per il suo discorso. -Io mi fido ciecamente di te, Sara. Questo lo sai, vero?-

Sara annuì e Alan proseguì: -Bene. Anche tu conosci la faccenda della love-story finita male con Lilith.- Lei lo interruppe. -E' proprio di questo che volevo parlargli.-

Alan la ignorò e continuò come se non avesse parlato. -Cam ha reagito con il cambiamento di idee, ma se tu lo... abbandonassi come ha fatto Lilith io non… non saprei come potrebbe reagire. Mi capisci, vero?- Sara si sentì offesa. Dunque Alan dubitava del suo amore, credeva che lei fosse tentata a mollare Cam nel bel mezzo del matrimonio come se lui fosse una persona totalmente insignificante per lei. -Alan, io non potrei ma fare una cosa del genere. Cam è ogni cosa per me e io lo amo veramente e lo amerò in eterno.-

Alan non diede segno di allentare la presa sulle sue spalle, tanto che Sara fu tentata di spostargli le mani con la forza. -Anche Lilith diceva in questo modo, ma poi tutti sappiamo come finì tra di loro.- Alan le era così vicino che il suo fiato caldo le sfiorava il viso facendola rabbrividire. -E con questo cosa mi vuoi dire? Che Cam ha fatto male a farmi la proposta di matrimonio? Avresti dovuto dirglielo prima. Ora è troppo tardi.-

Cercò di divincolarsi dalla sua presa, ma Alan la trattenne con forza e la guardò dritta negli occhi con determinazione. -Non ho detto questo, ma solo che dovresti pensarci prima di gettarti in una relazione fissa con lui.- Il suo tono sicuro e malizioso la fece irritare a tal punto che gli diede uno spintone e se lo levò di torno definitivamente.

-Ma come ti permetti? Credi forse che io e Cam non ci conosciamo? Non sono una bambina, Alan, e nemmeno lui lo è. Sappiamo entrambi a che cosa stiamo andando incontro. Vuoi forse ostacolare il nostro amore per cui abbiamo lottato così tanto?- Un pensiero le si affacciò alla mente, accompagnato da un'immagine: Alan che le si avvicinava furente con una stellasaetta tra le mani, pronta a trafiggerla.

-Aspetta un minuto. Tu sei... - Lasciò la frase in sospeso, sperando che lui capisse senza troppe precisazioni. Alan sbiancò. -Che cosa? Io... no! Insomma, voler proteggere un amico non significa essere... cioè... quello.- Sara gli si avvicinò e gli disse, nel tono più confidenziale che poté sfoggiare in quel momento: -Allora cosa vuoi dirmi, Alan? Perché ti preoccupi tanto di quello che accadrà domani?- Alan deglutì e le rispose: -Mi devi promettere che Cam con te non dovrà più soffrire. Non voglio più vederlo distrutto ed essere costretto a consolarlo in eterno.- Sara gli sfiorò il viso, bellissimo alla luce del sole che filtrava dalle tendine di pizzo. -Te lo prometto, Alan.- Il suo comportamento protettivo e responsabile era così commovente che un velo di lacrime le offuscò la vista.

-Alan!- Dei passi affrettati dietro di loro li distrassero. Quando Sara si voltò, riconobbe subito il viso ovale e dai lineamenti marcati di Aileen, la Nephilim che aveva abbandonato Alan dopo aver scoperto la sua vera essenza, e un sentimento di rancore nei confronti di quella ragazza l'avvolse. Lei la guardò e fece un sorriso forzato.

-Ciao, Sara. È questa la tua acconciatura?- Nessun Congratulazioni!, solo una domanda da ragazza smorfiosa. Spesso Sara si era chiesta che cosa ci trovasse Alan in lei di tanto attraente e non aveva mai trovato una risposta. -Veramente, è solo una prova. Ma comunque, sì, più o meno sarà questa.- Aileen fece una smorfia e prese la mano di Alan, con un sorriso finto stampato ancora sulla bocca. Quindi si erano ritrovati? La notizia del suo matrimonio con Cam aveva risvegliato ogni sorta di vecchio amore sepolto?

-Devo andare. Ciao, Alan.- Con un certo sforzo, biascicò: -Ciao, Aileen.- Aileen non la guardò neppure, concentrata ad ammirare il suo Alan che agitò la mano in segno di saluto. Sara si dileguò, alla ricerca di Cam, con una domanda fissa: Cam aveva bevuto qualcosa prima di scrivere la lista degli invitati?

 

Lo trovò nell'angolo più settentrionale del giardinetto fiorito, intento ad osservare la piana che circondava la proprietà con sguardo assorto, appoggiato ad un graticcio fissato su una parete della casetta. Sara, senza poter evitare di ammirare il suo profilo perfetto, si avvicinò a lui e gli si mise davanti, coprendogli la vista.

Cam sembrò sorpreso della sua comparsa, come se non si fosse accorto del suo arrivo e avesse pensieri totalmente diversi per la testa. Nonostante questo, le sorrise.

-Ehilà, come va?- Sara non gli rispose e restò impassibile. Cam si staccò dal graticcio e le passò una mano tra i capelli. -Qualcosa non va, mia futura sposa?-

Sara gli scostò la mano e lo guardò dritto negli occhi. -Ma che ti è saltato in mente, Cam? Perché hai invitato Lilith? Provi tanta nostalgia per la sposina rosso fuoco?-

Cam aggrottò la fronte. -Sposina rosso fuoco? Questa mi è nuova.-

Sara sbuffò e lo prese per il gomito. -Non prendermi in giro, Cam. Dimmi il perché.-

Lui sembrò rassegnarsi e gettò una rapida occhiata al sole in declino. -Questa maledizione mi perseguita da secoli. Ho passato ben tre millenni sapendo che le antenate di Lilith sarebbero ricomparse ogni volta nella mia esistenza rovinandomi le giornate. Voglio dimostrare loro che non ho più nessun rimpianto per averla lasciata, ma che trovando te ogni traccia di odio è scomparsa, sostituita dall'amore.- Le prese la mano e ne baciò il dorso. -Non è questo che vogliamo dimostrare? Che l'amore può nascere sempre?-

Sara sentì la rabbia che provava fino ad un secondo prima svanire del tutto. Le succedeva sempre così quando provava ad arrabbiarsi sinceramente con Cam.

-Ma, Cam, lei non farà altro che guardarci con ripugnanza e disprezzarti per tutto il tempo.- Cam le prese il viso tra le mani e appoggiò la fronte contro la sua. Sara sentì il calore diffondersi per tutto il corpo ed ebbe la sensazione che le sarebbe accaduto anche dopo millenni dal loro matrimonio.

-Quando vedranno che il mio unico intento sarà quello di ignorarle, non ci daranno più alcun fastidio, Sara, davvero.-

Parlava al plurale, notò Sara, come se la Lilith Clout di quell'epoca reincarnasse tutte le altre che Cam aveva incontrato nella sua vita. Le si avvicinò ancora di più, fino a che le loro labbra non si trovarono a pochi centimetri di distanza. -Io conosco Lilith meglio di chiunque altro. So che adora perseguitarmi e questo è il momento per farle capire che non ho più nessun rimpianto per la sposina rosso fuoco, come dici tu.- Ridacchiò e finalmente la baciò. Sara ricambiò con foga, accarezzandolo e stringendolo come non mai, esplorando il suo corpo come se fosse sconosciuto. Fu un bacio lungo e ardente, tanto che Sara si toccò svariate volte le labbra ancora frementi quando lo lasciò per la prova del vestito.

 

-Ahi, mi fai male!- -

-Per bella apparire bisogna soffrire, mia cara.-

-A questo punto, preferisco non esserlo.-

-Piantala, Sara, e resta ferma.-

Sara grugnì e si appoggiò alla testiera di metallo intarsiato del letto a due piazze della sua stanza. Possibile che Gabbe sapesse essere così sadica? L'angelo le strinse ancora di più il nodo dell'abito, provocandole un altro strillo. L'abito che avevano scelto per la cerimonia si stava rivelando una vera tortura, se modificato secondo le preferenze di Gabbe.

-Ecco fatto, Sara,. Ora puoi ammirarti.-

-È finita?- le chiese Sara speranzosa prima di esultare. Gabbe inarcò un sopracciglio e assunse quella sua aria da maestrina che sapeva sfoggiare per far capire alle persone che si stavano rendendo ridicole. Senza aspettare una risposta, Sara saltò in aria come una molla e corse davanti allo specchio.

La storia dell'abito ebraico non era poi così male. Il vestito le arrivava fino ai piedi, di una seta leggera e bianca, con una profonda scollatura quadrata che le metteva in risalto il seno, cosa che lei non apprezzava molto, ma il tutto le stava davvero bene, si ritrovò ad ammettere. Il vestito era aderente sul petto, per via del nastro di velluto color panna, e si allargava lievemente sulle gambe. Gabbe le si affiancò e le posò una mano sul braccio, fasciato fino al gomito dalla manica stretta ma graziosa. -Allora, come ti sembri?-

-Diversa. Non indosserei mai un abito del genere se non per un matrimonio ebraico.- Gabbe sorrise.

-Tesoro, nessuna sposa indossa il suo abito di nozze nella vita quotidiana.-

Sara sollevò leggermente la gonna prendendola per due lembi. -Lo so, ma questo abito sembra così... differente dagli altri.- Gabbe le si mise davanti e le posò le mani sulle spalle.

-Sara, non badare alle diversità. Ti piace questo abito?- Gli occhi blu mare di Gabbe erano così aperti e confidenziali che Sara non poté fare a meno di ammettere quanto quell'abito le piacesse in realtà. Gabbe sembrò soddisfatta della risposta e si allontanò, raggiante.

Sara restò per un po' a contemplarsi allo specchio per poi ritentare. -Che cosa indosserà?- Gabbe alzò gli occhi al cielo e la raggiunse, posandole sulle spalle uno scalda-cuore chiaro che si intonava perfettamente con il resto dell'abbigliamento. -Sara, gli ho promesso, come ho promesso a te, che non ti avrei rivelato il suo abito.- Sara le prese una mano, implorante. Aveva cercato di tirarle fuori un briciolo in più di informazione per tutto il tempo, ma Gabbe non aveva mai ceduto. -Me lo hai già detto.-

-E tu mi hai già fatto questa domanda migliaia di volte.- Gabbe arricciò il naso e posò lo scalda-cuore sul comò, per prenderne un altro nero. -Questo dovrebbe starti meglio.- Quando glielo provò, cambio idea all'istante e ritentò con un altro rosa pesca. -Ti prego, Gabbe. Dimmi almeno che scarpe porterà.- Gabbe la guardò e abbandonò le braccia sui fianchi. -Nessuna.- Sara strabuzzò gli occhi.

-Cosa? Come nessuna?- Gabbe mantenne il suo tono serio.

-Davvero, nessuna. Sarete scalzi.-

-Anche questo fa parte del rituale? Non è possibile.- Si guardò i piedi, sconsolata. Non poteva rischiare di inciampare ad ogni passo. -E riguardo alla camicia? Non dirmi che andrà in giro a petto nudo.- Gabbe incrociò le braccia e la guardò irritata.

-Possibile che tu riesca sempre a ricavare qualche informazione nonostante le resistenze?- Sara sorrise. -Non ci posso far niente, sono fatta così.- Gabbe aprì la bocca per confessarle ogni dettaglio sui vestiti di Cam, ma la porta dietro Sara si spalancò con un tonfo e Arriane piombò nella stanza con un cesto di vimini che le copriva il viso per la grandezza, seguita da una figura titubante e bassina. Ma quanta gente ha invitato Cam? si chiese Sara. Arriane lasciò andare il cesto che cadde, sparpagliando per terra il contenuto: tovaglioli ricamati di un bianco latte. Gabbe si precipitò ad afferrarli, caricandosi le braccia.

-Arrie, ma che ti prende? Li farai sporcare tutti!- Arriane sorrise maliziosa e rovesciò il cesto per farli cadere del tutto. Gabbe la guardò frastornata ma Arriane prese la donna ancora dietro di lei per un braccio e la presentò a Sara. -Sara, questa è la nostra sarta, la signora Price, Doreen Price, madre di Lucinda. Doreen, questa è Sara, la futura sposa di Cam.- Doreen le sorrise timidamente e le porse la mano. Sara gliela strinse ricambiando il sorriso e notando quanto fosse somigliante alla figlia. La massa di capelli neri e riccioluti era adorabile e le guance rosee la facevano sembrare più giovane di quanto fosse in realtà. La sua mano era calda e piccola ed ispirava fiducia. Ma non fu quello ad incuriosire Sara. -Sarta? Che cosa serve una sarta?- Doreen le rispose con voce acuta: -Dobbiamo ricamare le vostre iniziali su cinquanta tovaglioli per ogni ospite.- Girandosi verso le due ragazze intente a bisticciare tra loro chiese: -Non ti hanno informato?- Arriane si voltò verso di loro, ignorando Gabbe che continuava a borbottare.

-In teoria, doveva essere una sorpresa per tutte e due, ma Sara in qualche modo riesce sempre a scoprire tutto. Quindi, è solo un regalo per Cam.- Doreen sorrise e prese dalla borsa a tracolla che portava, una scatolina rettangolare di metallo. Quando la aprì, Sara intravvide degli aghi da cucito e alcuni ditali. La donna si avvicinò a Gabbe e le prese di mano un tovagliolo, mostrandole con un gesto il punto in cui avrebbero dovuto ricamare. Sara chiuse la porta e vi si appoggiò, chiudendo gli occhi. Sentì i passi di Arriane venire verso di lei, mettendo le sue mani sui fianchi. -Il vestito ti sta molto bene, sai?-

Sara sorrise e aprì gli occhi. Arriane le era molto mancata in quei giorni senza di lei. Sembrava così serena, ma la sorpresa doveva ancora venire per l'angelo: non sapeva che alla cerimonia ci sarebbe stata anche Tess, nessuno glielo avrebbe rivelato. Non si vedevano da quando, durante la vita di Lucinda del Medioevo, si erano dette addio così dolorosamente e da quel momento ognuna aveva cercato di nascondere la sofferenza a modo proprio. Sara circondò Arriane con un abbraccio, stringendola forte per farle intendere in qualche modo che una parte della giornata delle nozze sarebbe stata anche per lei. Arriane ricambiò, stritolandola e scoccandole un bacio sulla guancia.

-Sara, sono così felice che tu e Cam possiate amarvi davvero. Non hai idea di quanto tu sia fortunata ad averlo.- Sara si staccò da lei e la guardò con curiosità.

-Avevo capito che non ti piacesse.- Arriane le sorrise e l'accarezzò dolcemente sui capelli. -Sa essere unico, nel suo genere.- Sara rise ed uscì dalla stanza, lasciando che le sarte improvvisate si mettessero all'opera.

 

Non appena Sara entrò nella stanza di Cam, scoppiò in lacrime per un motivo a lei sconosciuto. Possibile che dovesse piangere non appena entrava in tensione?

Si avvicinò al letto con le mani sul viso e vi si buttò sopra, singhiozzando.

Libera del vestito che si era levata di dosso con l'aiuto di una Abigail compassionevole, si sentì libera e si girò sulla schiena, sfogandosi in un bel pianto liberatorio. La storia del matrimonio la stava stressando sul serio, soprattutto pensando a Cam, esperto e sicuro di sé, mentre lei al contrario era indecisa e imbarazzata. Nonostante anche lei avesse millenni di esperienza alle spalle, la sua relazione le presentava ogni giorno novità che la portavano all'esasperazione. Con un singhiozzo, si pulì il viso dalle lacrime con la manica, cercando un modo per smetterla, pensando a Cam, come faceva sempre. Ma in quel momento non serviva, anzi, la faceva ricominciare e con più insistenza.

Sei una bambina, si disse, non ti meriti di sposarlo, non sei il tipo di ragazza adatta per lui. Doveva trovare un modo per cessare di rimproverarsi, per rendersi conto che piangere non era il modo giusto per affrontare le nozze. Pensare a un viaggio. Lei adorava viaggiare, anche se nella sua vita aveva visitato praticamente quasi tutti i posti del mondo, ma quella parola le fece ricordare la luna di miele.

Merda.

Cam aveva già organizzato il viaggio?

Non fece in tempo a pensarci, che Cam entrò nella stanza a testa bassa, tanto che non si accorse della sua presenza. Sara non si fece notare subito, ma lo stette ad ammirare per un po'. Sebbene portasse una t-shirt nera con la scritta “WAKE ME UP ONLY IF IT'S WORTH IT”, un paio di jeans strappati al ginocchio e sembrasse un ragazzo normalissimo, a Sara pareva l'angelo più sensazionale del Paradiso e non poté fare a meno di immaginarselo vestito elegantemente pronto per sposarsi e unirsi a lei. Sara si sedette e Cam si voltò verso di lei, sorpreso. -Che ci fai qui?- Un singhiozzo la scosse e si tirò le ginocchia al petto. -Avevo bisogno di distrarmi da tutto per un po' e dato che nella mia stanza ci sono Arrie, Gabbe e Mrs. Price che stanno... ehm, organizzando il banchetto... Spero di non darti fastidio.- Cam accennò un sorriso e si sedette di fronte a lei.

-No, affatto, è che dovrei farmi la doccia.- Sara non riuscì a scacciarsi dalla testa l'immagine di lui con l'acqua scrosciante sulle spalle e si portò di nuovo le mani al viso, con la testa che le scoppiava. Cam l'avvolse con un abbraccio e le baciò la nuca con tenerezza.

-Oh, tesoro.- Sara gli passò le mani dietro la schiena e ricominciò a piangere. Cam le faceva l'effetto di un calmante e questo la portò a sfogarsi ancora di più.

Stettero così per parecchio tempo, poi Cam la guardò negli occhi. Erano così vicini che Sara scorse il suo riflesso nelle iridi verdi di lui, i tratti leggermente orientalizzati e gli occhi arrossati per il pianto di poco prima. -Sei troppo tesa, Sara. Hai per caso cambiato idea riguardo alla decisione di sposarmi?- Lei vide Alan che le faceva promettere di non fare più soffrire Cam. Non voglio più vederlo distrutto ed essere costretto a consolarlo in eterno. Aveva giurato e lei era una donna di parola. Scosse la testa e trovò la mano di Cam, incrociando le dita alle sue. -No, non potrei mai ripensarci. Ti amo e non voglio ritornare indietro.- Ma lui non sembrò del tutto convinto, così Sara lo baciò sulle labbra, insinuando le mani al di sotto della sua maglietta e sfiorandogli la pelle che rabbrividì sotto il suo tocco. Cam sospirò e la tenne stretta, baciandola in quel suo modo adorabile e indimenticabile. Prendendola per la vita, la sdraiò di schiena sul letto che cigolò e con la mano corse alla cerniera dei suoi comodi jeans. Sara gemette e gli allontanò la mano con una smorfia, staccando le labbra dalle sue. L'espressione ferita di Cam la colpì ed ogni traccia di desiderio scomparve dalle sue iridi colorate. Lei si affrettò a spiegargli per non peggiorare la situazione, cercando di allontanare il rimpianto per averlo respinto.

-Cam, non credo sia una buona idea.- Gli accarezzò il tatuaggio di sole nero e glielo sfiorò con le labbra. -Perché no?- Sara abbassò lo sguardo per non incrociare i suoi occhi ma lui le sollevò il mento con le dita fredde fino a costringerla a guardarlo. I suoi capelli arruffati le solleticarono la fronte e se non fosse stata sdraiata sarebbe svenuta.

-È una regola del matrimonio, no? Restare casta fino al giorno delle nozze, che si terranno domani.- Cam, con suo più totale dispiacere, si sollevò e si staccò da lei, alzandosi in piedi e sfilandosi la maglietta, lasciando Sara a bocca aperta. -E poi sarei io quello attaccato alle tradizioni- borbottò Cam, entrando nel bagno della stanza e chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo. Sara si morse il labbro e per poco non riattaccò a piangere. Era così facile farlo arrabbiare. Si sedette sul letto, con il calore che si sprigionava dai polpastrelli delle dita con cui aveva toccato gli addominali di Cam. Poco dopo si diffuse il rumore dello scorrere dell'acqua e Sara si costrinse a non pensarlo, restando a contemplare il sole che calava all'orizzonte, tramontando sulle pianure di Gerusalemme. Era in quella città che Cam aveva tentato di sposarsi la prima volta ed era difficile per Sara comprendere il motivo per cui lui l'avesse condotta lì. Si portò le ginocchia al petto.

Ian.

Non riusciva ancora a credere che fosse morto e si chiese come sarebbe stato un matrimonio tra di loro, come sarebbe stata diversa la sua vita se Cam non l'avesse amata. Ma non riuscì ad immaginarsi senza di lui, lui che le aveva dimostrato quanto l'amore fosse fondamentale nella vita di una persona.

In meno tempo di quanto lei si fosse aspettata, Cam finì la doccia e uscì dal bagno già completamente vestito, con una canottiera grigio scuro e dei pantaloncini da corsa, un asciugamano umido sulle spalle e i capelli umidi e più spettinati del solito. Quando incrociò lo sguardo di Sara, si strofinò la testa con l'asciugamano senza lasciare i suoi occhi e si accovacciò sul letto, fronteggiandola. Sara non cedette e stette immobile, fissando la scollatura della canottiera. Improvvisamente, Cam cambiò umore, come era suo solito. -Domani è il grande giorno. Non riesco a credere che sia arrivato.- Ridacchiò e si sdraiò accanto a lei, dando dei colpetti al materasso per attirarla. Sara dimenticò ogni traccia di timidezza e si adagiò vicino a lui, con la mano sul suo cuore. Batteva con forza e regolarmente e lei quasi si addormentò con la ninna nanna dei battiti, del

respiro leggero e soave, del profumo delicato e fresco di Cam, il suo sposo. Faceva ancora fatica a pensarlo a quei termini e si rannicchiò più stretta a lui per cercare un appiglio.

Cam le baciò la fronte e cominciò a cantare a bassa voce:. Era una melodia cantilenante e armoniosa, con parole in ebraico che lei non capiva. La sua voce era così perfetta e profonda che si addormentò di colpo, con la mano posata sul suo cuore.

Cam sorrise. Gli faceva tenerezza, così piccola e indifesa. Ma solo in apparenza.

-Buona notte, mio amore.- Si addormentarono così, avvinghiati l'uno all'altra e in attesa del giorno seguente.


Angolo Autrice: Ecco qui la prima parte del penultimo capitolo del mio Eternity!
Innanzitutto, perdonatemi per l'attesa. Non avrei mai voluto assentarmi per questo arco di tempo che mi è parso davvero lungo un'eternità -tanto per sentirmi più collegata al mio testo-, ma ho dovuto farlo per questioni familiari.
Ebbene, spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Vi vorrei chiedere una cosa che mi sta molto a cuore -è un pallino che ho, purtroppo-: che ve ne pare del personaggio di Alan Mitchell? Io, personalmente, lo adoro. Sto scrivendo molto, molto, molto lentamente una FanFiction su di lui. Spero di pubblicarla al più presto, quando sarà completata!
Okay, il prossimo capitolo sarà totalmente concetrato sul matrimonio dei due innamorati. Adoro la scena finale della prima parte di questo capitolo. Sono così dolci! 
Grazie, grazie davvero a tutti i miei lettori e a coloro che seguono la mia storia quasi terminata!
Spero di riuscire a pubblicare presto il resto, anche perché tra non molto comincerà la scuola!
Vi adoro. 
GiuliaFray

  
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