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Autore: GiuliaFray    09/09/2012    2 recensioni
E' una FanFiction relativa al viaggio di Magnus Bane ed Alec Lightwood che viene vagamente presentato in Città degli Angeli Caduti.
Cassandra Clare è una delle mie muse preferite e, ovviamente, tutto ciò che scrivo relativamente ai suoi personaggi -okay, solo due-, è dedicato a lei. Grazie di cuore, Cassie!
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paris

Mentre si allacciava il cappotto, Alec pensava a quanto fosse cambiata la sua vita in così poco tempo. Non se ne era mai reso davvero conto fino a quando Magnus gli aveva proposto di intraprendere un lungo viaggio con lui. Aveva accettato non senza tentennamento, ma come poteva resistergli? Avevano superato le avversità dei Cacciatori e della sua famiglia antiquata per stare assieme e non si sarebbe lasciato mai sfuggire un'occasione del genere, l'occasione per poterlo amare senza rimorso, l'occasione per poter capire quanto Magnus fosse importante per lui. -Alec!- Si girò e vide Isabelle venirgli incontro con una borsa di tela tra le mani. La sua camicetta blu e scollata le svolazzava attorno, i suoi occhi scuri brillavano per l'eccitazione. -Tieni, qui ci sono alcune cose che ti potrebbero servire.- Isabelle gli sorrise e Alec fece lo stesso, prendendo la borsa e mettendosela a tracolla. -Grazie, Izzy. Dov'è la mamma?- Isabelle fece spallucce e si sporse verso di lui, scoccandogli un bacio sulla guancia. -È su nel suo studio. Credo che si sia accontentata del saluto di ieri sera.- Alec sospirò. Sua madre non riusciva ancora ad assimilare l'informazione che suo figlio fosse gay, una faccenda che gli Shadowhunters non accettavano di certo di buon grado. Probabilmente voleva evitare di pensare a suo figlio in compagnia di uno stregone facendo chissà cosa. Alec cercò di essere comprensivo nei suoi confronti e diede un buffetto ad Isabelle sulla spalla. -Ci sentiremo, va bene? Ti scriverò e ti informerò su ogni cosa.- Isabelle gli prese una mano e se la portò al cuore con le labbra distese in un sorriso. Alec sentiva i forti battiti sotto il tessuto leggere della camicia e sentì una fitta di tenerezza per la sorella. Era in quei momenti che si sentiva unito a lei, che si sentiva parte di una vera famiglia. Gli occhi grandi della ragazza si coprirono di un velo di lacrime ed Alec fece una smorfia. Se c'era una cosa che proprio non sopportava, era veder piangere una persona per lui. Si chinò e sussurrò: -Ti prego, Izzy, non piangere. Non ce n'è bisogno.- Isabelle arricciò il naso e si passò il dorso della mano sugli occhi. -Non sto piangendo, Alec.- Improvvisamente perse ogni traccia di tristezza presente nel suo volto e sorrise maliziosa. -Tienimi anche informata sul fisico di Magnus.- Alec alzò gli occhi al cielo ed uscì dalla porta di casa, con Isabelle che lo guardava schiacciare il bottone dell'ascensore rumorosa con nostalgia. -Buon divertimento!- Gli urlò dietro un attimo prima che Alec entrasse nell'ascensore. Il ragazzo si appoggiò ad una parete e, nonostante vivesse all'Istituto da una vita, sobbalzò lo stesso quando l'ascensore si mosse con un lamento. Un'inaspettata adrenalina gli attraversò le vene. Stava per incontrare Magnus, Magnus Bane, il Sommo stregone di Brooklyn! Il suo stregone, per l'esattezza. Si passò una mano tra i capelli e respirò profondamente. Doveva darsi una calmata o gli sarebbe saltato addosso non appena lo avesse visto. Le porte si spalancarono e Alec sfrecciò fuori come una saetta attraversando la navata della chiesa illuminata dalle fioche candele accese. Le porte si aprirono non appena lui le sfiorò con le dita e la prima cosa che vide fu Magnus. -Alec, mio compagno di viaggio.- Magnus lo strinse a sé in un abbraccio e Alec non poté fare a meno di sentirsi come se tutte le sofferenze patite fino a quel momento, compresa la morte di Max, potessero essere alleviate se non cancellate da colui che gli aveva donato la felicità e con cui desiderava trascorrere tutta la vita. Magnus continuò a mormorare il suo nome, prendendogli il viso tra le mani affusolate e appoggiando la fronte alla sua. -Mi sei tanto mancato, Cacciatore.- Alec sorrise e allungò leggermente il collo fino a quando le loro labbra si fusero in un'eterna unione. Magnus gli passò le braccia dietro al collo e lo baciò con una tale enfasi che Alec si sentì sciogliere. Si staccò quando Magnus fece per sbottonargli la giacca e lo guardò con aria di finto rimprovero. -Magnus, non siamo ancora in viaggio.- Lo stregone scoppiò a ridere e lo baciò di nuovo. I suoi occhi da gatto brillavano e le sue labbra sembravano attirare Alec come non mai. Magnus gli prese la mano e lo condusse nel vicolo accanto all'Istituto. Alec incrociò le dita alle sue e gli scoccò un'occhiata allarmata. Dove stavano andando? Quando Magnus si girò verso di lui e gli strizzò l'occhio, Alec si guardò attorno. Era buio, lì dentro, e non c'era traccia del sole non proprio luminoso, coperto dalle alte mura degli edifici circostanti. -Cosa facciamo qui, Magnus?- Quello per tutta risposta schioccò le dita e su un muro al loro fianco apparve il profilo dorato somigliante a quello di una porta. Alec capì subito dove Magnus voleva andare a parare. -Un Portale. Pensavo che ci saremmo spostati in aereo o con un altro mezzo mondano.- Magnus schioccò la lingua in segno di disapprovazione. -I mondani sono troppo noiosi per i miei gusti da viaggiatore. E poi- aggiunse lanciandogli un'occhiata -voglio che sia solo io a godere della tua bellezza.- Alec si sentì rabbrividire. In quell'ultimo periodo aveva ricevuto più complimenti sul suo aspetto fisico, che non aveva mai considerato particolarmente attraente, che nell'arco della sua vita. Magnus gli cinse la vita con un fianco e gli accarezzò una guancia morbida. -Ti voglio solo per me, Alex ... Alec.- Alec sghignazzò. Magnus non era ancora riuscito a togliersi l'abitudine di chiamarlo per il suo nome intero che, fra parentesi, lui odiava profondamente. Lo spinse delicatamente verso il Portale che brillò ancor più intensamente quando Magnus ne sfiorò il bordo con un dito. -Pronto?- Alec annuì e varcò il Portale.

 

Il mondo gli vorticò attorno in una cascata di scintille di tutti i colori, un turbine che sembrava infinito. In fondo al tunnel di luce intravvedeva una sagoma, un insieme di sagome, in realtà. Alec sentì la testa dolergli e si portò le mani alle tempie nel vano tentativo di placare il dolore. Non ricordava di aver patito così tanto nel suo precedente viaggio attraverso un Portale quando Magnus ne aveva aperto uno per Idris. A proposito, dove era andato a finire? Si guardò attorno ma prima che lo potesse vedere, venne scaraventato addosso a qualcosa di duro e marroncino. Gemette di dolore e si tirò in su facendo leva sui gomiti. Dove erano finiti? Si guardò attorno e capì di trovarsi in una stanza d'albergo. C'era un letto grande e dall'aspetto comodo, della mobilia da basso prezzo compreso uno specchio alto appeso alla presunta porta d'ingresso, una finestra ad arco oscurata da tendine azzurrognole che donavano al tutto un senso di oppressione. Alzò lo sguardo ma di Magnus non c'era traccia. Con un senso di solitudine, si tirò in piedi, attraversò la stanza con un paio di falcate, scostò le tendine alla finestra e si affacciò. Restò senza fiato: davanti ai suoi occhi si parò l'immagine della Torre Eiffel. Parigi. Era finito a Parigi. Aveva sempre sognato di andarci, ma non avrebbe mai potuto indovinare che ci sarebbe andato con un otto-centenne. Il sole dietro la Torre stava tramontando e la fontana davanti ad essa rifletteva le ultime luci della giornata. Era uno spettacolo unico, arricchito dagli straordinari colori del cielo. Spaziavano dal rosa al viola scuro e la prima cosa che venne in mente ad Alec fu quello che tutti dicevano al ritorno da quella città: -È il posto ideale per gli innamorati, Parigi è nata per il romanticismo.- Quindi Magnus che cosa gli voleva dire: che durante il loro soggiorno a Parigi si sarebbero comportati come veri e propri innamorati? Dopotutto, lo erano. Almeno per Alec. A quanto ne sapeva per ora -per ora- Magnus in passato era stato un Don Giovanni conquistatore di ogni creatura possibile e immaginaria del Mondo Invisibile e di certo lui era una delle sue prede. Conservava comunque una speranza che per Magnus non fosse solo un ragazzo carino con cui passare la notte, ma una persona importante come Magnus era per lui, Alec Lightwood, un Cacciatore timido e sempre pronto a tirarsi indietr quando si trattava di questioni amorose. Frugò nella tasca della giacca di pelle e prese il cellulare, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quell'incanto. Scattò una foto e la inviò ad Isabelle e Jace, sperando che entrambi capissero la sua felicità momentanea. NON SAI COSA TI STAI PERDENDO, scrisse come didascalia e appoggiò il cellulare sul comodino di legno scuro accanto al letto. Magnus, dove sei?, si chiese con un senso d'irritazione. Doveva proprio andarlo a cercare? Gli mancava già e se sarebbe stato necessario lo avrebbe fatto senza esitazione. Alec si sfilò la giacca e la buttò sul letto per poi ritornare ad ammirare la Torre Eiffel, svettante come se volesse toccare il cielo. Chissà come sarebbe stato passare una notte intera seduto sul davanzale della finestra con Magnus, baciandolo e stringendolo per timore che lo lasciasse. Si accorse che la stanza faceva parte di un alto edificio a più piani in stile barocco posto davanti alla Torre e si sentì estremamente grato per questo. -Ti piace?- Alec si voltò di scatto ma si calmò subito quando riconobbe la voce morbida di Magnus. Solo in quel momento notò come era vestito: portava un paio di jeans aderenti di colore scuro, un cappotto nero con bottoni grossi e rotondi e una sciarpa blu. Adoro la combinazione blu e nero, gli aveva detto una volta. Alec sorrise e disse: -Sì, è uno dei paesaggi più belli che abbia visto. Non che io abbia viaggiato in lungo e in largo, sia chiaro.- Magnus si tolse il cappotto e la sciarpa e li appoggiò con cura su una sedia ricoperta di velluto verde. Sotto indossava un lupetto grigio scuro che gli fasciava il collo. Per quel giorno almeno non portava abiti sconcertanti. -Ti porterò ovunque vorrai, Alec. Quindi, preparati.- Alec sentì il cuore battere più forte quando Magnus si avvicinò a lui e appoggiò le mani allo spesso vetro della finestra. La sua immagine perfetta si riflesse nel vetro e Alec gli accarezzò i capelli scuri. -Dove sei stato? Perché non eri qui quando sono arrivato?- Magnus si voltò leggermente e inarcò un sopracciglio, con aria sbarazzina. -Ho pagato la stanza. Hai ragione, amore, non è piacevole imbrogliare sempre e non pagare come si dovrebbe.- Alec sorrise e sobbalzò quando il telefono nella giacca emise uno strillo acuto. Si precipitò a controllare chi lo cercasse. Era un messaggio di Isabelle. NON E' DEL PAESAGGIO DI PARIGI CHE MI INTERESSA, MA DI QUALCOS'ALTRO. Alec evitò di rispondere. Entrambi adoravano lo stegone -anche se Alec con un po' più di serietà- ed erano bramosi di vederlo senza vestiti, cosa che inizialmente aveva sconcertato Alec per l'effetto che quel desiderio aveva su di lui. Magnus si buttò sul letto ed Alec lo imitò. -Posso sapere chi era?- Alec lo guardò aggrottando la fronte. -Era Izzy. Io ti dico sempre tutto, Magnus. Perché pensi che ti stia nascondendo qualcosa?- Per l'Angelo, no. Fa' che non cominciamo a litigare, non qui in questa stanza. Ma Magnus sembrò tranquillo, fin troppo. -Non importa, Alec- disse accostando il viso al suo e sfiorandogli le labbra con un dito. -L'unica cosa che voglio sei tu.- Anche per Alec era la stessa cosa, così allungò una mano fino a toccare il suo petto e a esplorare ogni sua parte, senza staccare gli occhi dai suoi. -Per stasera non voglio uscire. Solo domani gireremo per la città.- Magnus ridacchiò e lo baciò, finalmente. Alec si sentì libero di poter fare ciò che voleva e lo spinse giù sul materasso sdraiandosi su di lui. Mentre si baciavano, Alec gli alzò il lupetto e infilò sotto il tessuto la mano, facendo passare la mano sugli addominali sensazionali e l'inguine liscio. Magnus fece lo stesso con lui e Alec si sentì scoppiare di desiderio. Quando ancora non era sicuro della sua situazione sentimentale ma attribuiva al suo desiderio fisico per Jace solo la scusa di una profonda amicizia tra Parabatai, si era spesso ritrovato a pensare alla sua prima volta con una ragazza. Si chiedeva come sarebbe stato baciarla e sfilarle la maglietta, per poi slacciarle il reggiseno e rendersi conto di amarla a tal punto che avrebbe ucciso per averla per notti intere. Al contrario, non aveva mai, mai immaginato se la sua prima volta l'avesse passata con un ragazzo, uno stregone, per lo più. Perciò si era ritrovato inesperto e incapace di andare oltre che al semplice bacio sulla bocca. Ora aveva superato quella difficoltà e ardeva dal desiderio di rifarlo. Così, le sue mani corsero alla zip dei pantaloni di Magnus senza un minimo di esitazione, le sue labbra aprirono quelle di lui quasi con maestria e il suo cuore non diede segno di rallentare. Magnus lo assecondava e poco dopo si ritrovarono avvinghiati e senza vestiti. -Ti amo, Alec. Ti amo così tanto che non riuscirei ma a dirtelo abbastanza.- Alec gli prese il viso tra le mani a coppa e lo baciò con tenerezza, tracciando il profilo delle sue labbra con la lingua. -Ti amo anche io, amore. Non voglio mai perderti, piuttosto mi uccido.- Magnus lo guardò di sottecchi. -Cosa?!- strillò con impeto e allontanandosi da lui facendo leva sul suo petto scolpito. -Non. Dire. Mai. Più. Una. Cosa. Del. Genere. Capito?!- Magnus parlò scandendo le parole come se fosse stato un bambino piccolo a cui insegnare l'alfabeto. A quel pensiero, gli venne in mente Max, addormentato sul divano e con un manga aperto buttato sul petto che si abbassava lentamente per il suo respiro regolare. Alec sentì le lacrime pizzicargli gli occhi e le ricacciò giù con uno sforzo. Sorrise, nonostante tutto. -Va bene, Magnus, non lo dirò più. Ma sappi che sarei capacissimo di farlo per te.- Magnus strinse gli occhi e si passò la lingua sulle labbra, provocando in Alec una nuova fitta lancinante di desiderio. -Così mi costringi a non allontarmi da te neanche di mezzo metro. Non che mi dispiaccia, ma...- Alec lo zittì con un bacio sullo zigomo evidenziato. -È proprio quello che voglio, non capisci?- Magnus rise e ricambiò ogni suo bisogno d'amore, ogni sua carezza e ogni suo dolce bacio.

 

Alec venne svegliato dalla luce mattutina che gli riscaldò la pelle del petto nudo. Come se il resto non lo fosse. Si passò il dorso della mano sugli occhi cercando di farli abituare al sole che aveva inondato la stanza e si girò prono sul materasso seppellendo la testa nel cuscino. Non riusciva a togliersi dalla mente il ricordo della notte passata con Magnus e alla miriade di parole dolci che si erano mormorati l'uno sulle labbra dell'altro. Se ci fosse stata Isabelle, non avrebbe potuto fare a meno di prorompere in uno dei suoi commenti imbarazzanti. Meglio che non ci sia, pensò Alec non senza un certo senso di colpa. Prima di partire, aveva pensato che la sua famiglia gli sarebbe mancata, ma l'unica persona di cui sentiva la nostalgia in quel momento era Magnus, come se fossero restati distanti per tutta la notte. Alec rotolò su un fianco e vide Magnus acciambellato su una sedia dagli alti braccioli che lo fissava con aria trasognata. Alec si sentì imbarazzato. Non era abituato ad essere guardato a quel modo, nemmeno da Magnus, così si coprì il volto con il lenzuolo come un bambino che gioca a nascondino. Sentì Magnus dire: -Ti ho mai detto che sei bellissimo?- Scostò il tessuto dagli occhi, tanto quanto gli bastava per vederlo. -Sì, Magnus, svariate volte- rispose con la voce roca per il sonno. Magnus appoggiò il mento sul dorso della mano appoggiata ad un bracciolo e continuò a fissarlo nel modo con cui degli esperti d'arte contemplano una scultura.

Alec ricambiò gli sguardi e notò quanto stranamente fosse vestito: indossava un maglione a righe da marinaio, pantaloni attillati di pelle lucida che gli fasciavano le cosce provocando occhiate insistenti di Alec e un orrendo basco sulla testa. -Magnus.- Lo stregone sembrò distarsi solo al suono della sua voce. -Sì?- -Non avrai intenzione di andare in giro a quel modo, vero?- Magnus sembrò offeso e si scostò un ciuffo di capelli dalla fronte con la mano. -Amore, è quello che voglio fare.- Alec ritornò sotto le coperte con uno sbuffo ma non fece in tempo a pentirsene che sentì Magnus sdraiarsi accanto a lui e appoggiare la testa di Alec sul suo petto largo. Magnus gli passò la mano nei capelli diverse volte baciandolo in fronte e sulle tempie, tanto che Alec buttò da parte le lenzuola e si sedette su di lui. Magnus lo guardò divertito e ammaliato al tempo stesso. Alec approfittò della vicinanza per afferrare il basco e appoggiarlo sul comodino lottando contro la potente tentazione di gettarlo via dalla finestra. Prese il mento di Magnus e lo alzò per agevolare l'ennesimo bacio, che accese entrambi di passione, come se Alec fosse stato un accendino e Magnus un pezzo di carta. Lo stregone gli accarezzò tutto il corpo, dal collo al ginocchio, dall'inguine agli addominali da Shadowhunters. Quando Alec fece per tentare di abbassargli i pantaloni, Magnus si scostò con gli occhi luccicanti per la frenesia per il desiderio con le labbra carnose distese in un sorriso smagliante. Mormorò con voce soave: -Squassa Eros l'animo mio, come il vento sui monti che investe le querce.- Alec riconobbe la citazione. -Saffo- ribatté con un certo orgoglio per gli anni di insegnamento di Hodge, anche lui ucciso da Sebastian, cioè Jonathan Morgenstern. Odiava quel traditore infame e se lo avesse avuto davanti, se solo non fosse morto, lo avrebbe ridotto a pezzi sanguinolenti. Il sorriso di Magnus si allargò. -Esatto. Sai proprio tutto, Alec. Questa è una delle infinite cose che amo di te.- Alec inarcò un sopracciglio e strinse Magnus ancora di più. -Hai una lista?- Magnus annuì con entusiasmo. -Sì, e al primo posto c'è il tuo fascino da Cacciatore maldestro.- Alec gli passò la punta della lingua su lobo dell'orecchio, trapassato da decine di orecchini. Sentì Magnus rabbrividire ma lo ignorò. -Chi ha detto che sono maldestro?- Magnus, con un evidente sforzo di volontà, lo prese di peso e lo stese sul letto. Avvicinò il viso al suo fino a quando le loro labbra si sfiorarono quando Magnus parlò. -Io, il Sommo stregone di Brooklyn.- Alec soffocò una risata con un grugnito e Magnus lo baciò per la millesima volta nell'arco di mezza giornata. Alec cercò di attirarlo a sé tirandolo per i capelli soffici e liberi da ogni traccia di glitter o gel, ma Magnus si dileguò con un movimento fluido e aggraziato come solo i gatti sanno fare. Ma lui aveva il Presidente Miao, il gatto da cui aveva preso la sua grazia, probabilmente. -Devi vestirti, Alec mio amato. Oggi visiteremo la celeberrima Parigi.- Alec fece leva sui gomiti e si alzò debolmente. Non era totalmente sicuro di aver ancora voglia di uscire quando gli si prospettava la possibilità di passare una giornata simile alla notte passata. Ma uscire da quel buco di stanza era un modo per accontentare Magnus e avrebbe fatto qualunque cosa pur di renderlo felice. Così si alzò e, aprendo la borsa a tracolla che Isabelle gli aveva dato prima che partisse, prese un jeans a caso e un maglione nero pulito e profumato. Li indossò in tutta fretta ed entrò in bagno sotto lo sguardo curioso di Magnus. Il bagno era una stanzetta quasi cubica con un lavandino di marmo lucido e un gabinetto con la tazza spalancata. Nient'altro. Alec si sciacquò la faccia con l'acqua e si diede un'occhiata allo specchio. I suoi capelli erano terribilmente arruffati, aveva occhiaie notevoli segno di una notte trascorsa senza dormire, gli occhi blu lucidi e impiastricciati dal sonno. Si lavò ancora il viso ed uscì. Magnus era raggiante quando lui si mostrò pulito e senza traccia di stanchezza per l'acqua congelata che lo aveva svegliato, e lo prese sottobraccio. Scesero le scale del condominio con i passanti lucidi e in legno, le pareti addobbate da splendidi arazzi raffiguranti scene medievali e con quadri di Van Gogh sparsi qua e là. Alec ne riconobbe alcuni e fece cenno a Magnus, che annuì compostamente, ormai già entrato in versione stregone-sapientone. Alec decise di ignorarlo e quando raggiunsero il salotto al piano terra una donna longilinea e dai lunghi capelli rossi raccolti in una crocchia ordinata in cima al capo venne loro incontro fissando Magnus con aria di adorazione. Alec li fissò con una smorfia mentre parlavano allegri in un perfetto francese che lui non sapeva per sua sfortuna, mentre la donna toccava il viso di Magnus come se si conoscessero da un'eternità. Quando finirono la conversazione, Alec e Magnus uscirono dall'hotel e una folata d'aria gelida sferzò il volto di Alec facendolo rabbrividire. -Non sapevo che tu conoscessi il francese- disse acido, cercando di non pentirsi per il tono freddo che aveva usato. Solo che non sopportava proprio il modo con cui certe persone si atteggiavano con Magnus, come se lo conoscessero meglio di lui, quando sapeva con certezza che non era possibile. Magnus rise sommessamente. -Mio caro, conosco parecchie lingua dopo tutti questi secoli passati a poltrire.- Magnus gli diede di gomito. -Non devi essere geloso, Alec. Io non vedo altro che te.- Alec sentì il cuore riscaldarsi per quell'affermazione e si strinse a Magnus, sperando davvero di non averlo offeso. Il giro turistico si rivelò per Alec l'esperienza più gratificante della sua vita. Scoprì di amare quella città profondamente non solo per esserci andato la prima volta con Magnus, ma soprattutto per l'armonia degli elementi del paesaggio che si susseguivano quasi con musicalità. La torre Eiffel era così grande e imponente che Alec si sentì piccolo e insignificante di fronte ad essa. Magnus insistette per farsi una foto assieme e Alec dovette sforzarsi per non scoppiare a ridere per l'evidente entusiasmo che Magnus mostrava in ogni situazione. La inviò a Jace, sapendo che Isabelle non sarebbe stata interessata per motivi che solo tra fratello e sorella possono essere intuiti. I due attraversarono uno dei tanti ponti della Senna ed Alec sopportò con irritazione Magnus che sdrucciolò come un insegnante di geografia informazioni sugli Champs Elysées, dicendo che alla fine del diciottesimo secolo il grande viale era ancora soltanto una passeggiata isolata attorniata da sei sole proprietà; passando accanto all'Arco del Trionfo Magnus stette ad ammirare la costruzione per ben tre quarti d'ora e quando Alec si avviò da tutt'altra parte, lui lo raggiunse rapidamente e lo baciò dicendogli che gli dispiaceva. Alec si guardò attorno preoccupato che qualcuno li avesse visti, ma per sua fortuna nei dintorni c'era nessuno. Alec riuscì a convincere Magnus a non entrare nel Louvre, sicuro che si fosse lasciato trascinare avrebbero passato la giornata lì dentro. Visitarono il Notre Dame e il Sacré-Coeur, un luogo di culto e preghiera posto su una collina dove durante il Medioevo, come Alec seppe da Magnus, si tenne la decapitazione di San Dionigi. La giornata passò rapidamente e quando Alec annunciò al suo stregone di avvertire dei languorini allo stomaco, si precipitarono sotto spinta di Magnus nel primo ristorante che trovarono aperto. Accolti da un rigido cameriere dai rigidi baffi neri, si accomodarono ad un tavolo rotondo per due ed ordinarono del vitello tonnato, una calda baguette e come dolce una crepes ripiena di cioccolato fuso, la parte del pranzo preferita da Alec. Si gettò sul cibo come se non mangiasse da giorni e a malapena si accorse delle smorfie stranite degli altri clienti presenti. Magnus ridacchiava e lo imitò alla perfezione, prendendogli la mano di tanto in tanto come in cerca di conforto. Alla fine del pranzo durante il quale nessuno dei due aveva proferito parola per l'attrazione immensa del cibo, Alec si pulì la bocca con un fazzoletto di stoffa ricamato di un color crema e Magnus lo guardò con tenerezza. -Allora, amore, ti è piaciuto il mio tour da guida professionista?- Alec appoggiò il tovagliolo e distese le gambe sotto il tavolo, ad un tratto avvolto da un senso di fiacchezza mortale. Le gambe incontrarono quelle di Magnus e si incrociarono alle sue. -Sì, anche se ... non importa.- Magnus trovò la sua mano e se la portò al petto, fissando le sue labbra con una tale dolcezza che Alec si sentì stringere il cuore al ricordo di con quanta durezza e sofferenza Magnus aveva raccontato loro della sua infanzia alla festa organizzata in casa sua, durante la quale l'ormai Figlio della Notte Simon si era trasformato in topo sotto chissà quale incantesimo. Vuoi sapere com'è quando i tuoi genitori sono delle brave persone che vanno in chiesa e tu nasci con addosso il marchio del Diavolo? Quando tuo padre rabbrividisce solo a vederti e tua madre si impicca nel fienile, impazzita alla vista di suo figlio? Si era sempre chiesto che razza di persone fossero stati i genitori di Magnus a voler uccidere il proprio figlio e ad odiarlo come se fosse Lucifero in persona, e come lui fosse cresciuto a quel modo fino a trovarlo e a renderlo felice di essere sé stesso. -Ti prego, Alec, dimmelo.- Alec sospirò e spinse la sedia verso il tavolo mettendosi comodo. -Non è nulla di essenziale, Magnus.- Dall'espressione dello stregone capì che non era pienamente soddisfatto di quell'affermazione vaga. -Avrei solo voluto averti accanto come Magnus, non come insegnante di chissà quale disciplina, ma non è importante, davvero. Ciò che fa felice te, fa felice anche me.- Magnus si portò la mano di Alec al viso e vi si strusciò contro come se volesse essere accarezzato. Alec lo accontentò e lottò contro la tentazione di baciarlo e di amarlo come quella notte. Magnus fece per chinarsi e premere le labbra contro le sue, ma Alec si alzò appena in tempo e spinse via Magnus, facendolo alzare in piedi. Lo stregone pagò il conto con onestà, anche se avrebbe potuto fare uno dei suoi incantesimi facendo dimenticare della loro presenza i clienti per poi aprire un Portale e ritornare nella loro stanza per amarsi di nuovo. Lo fece subito dopo, quando entrati in un vicolo ne aprì uno che li portò direttamente nell'appartamento piccolo dove alloggiavano. Non appena ci misero piede, Magnus baciò Alec con foga, lasciandosi andare dopo tutto quel tempo passati a trattenersi. Alec lo sospinse verso la parete ma fu lui a finire con le spalle al muro e non Magnus, come aveva previsto. Mai aveva avuto contatti fisici con una persona come in quei giorni, pensò Alec. Per la seconda volta da quando erano partiti, i due rotolarono sul letto e si continuarono a coccolare fino a quando il sole calò all'orizzonte e apparve una splendente luna piena che rischiarò il paesaggio parigino. Magnus appoggiò la testa sul petto di Alec, concentrandosi sul suo respiro regolare e il battito del cuore. -Alec?- Il ragazzo scostò i capelli dalla fronte di Magnus. -Sì?- Magnus alzò la testa per guardarlo negli occhi, le braccia avvolte attorno al corpo di lui. -Ho già deciso la prossima tappa, se tu mi vuoi assecondare.- Alec si scostò da sotto Magnus e si sdraiò su un fianco accanto a lui, accarezzandogli il volto che sembrava il più bello che avesse mai visto. -Sono curioso.- Magnus sorrise. -Firenze.- Alec si sorprese. Era un altro dei posti della sua lista denominata: “Luoghi da visitare assolutamente con Magnus”. Ci aveva forse dato un'occhiata? Alec lo baciò per la gioia. -È meraviglioso! Ho sempre sognato di andarci.- Magnus sembrò fiero della sua scelta e seppellì il viso tra i suoi capelli, odorandone il profumo delicato. -Allora non vedo l'ora.- Alec non desiderava altro che dormire accanto a Magnus in eterno, restare abbracciato a lui come se lo dovesse perdere da un momento all'altro. Magnus sembrava così innocente senza la sua parlantina rapida e il bagliore che gli illuminava gli occhi ogni volta che vedeva Alec. Il Cacciatore, dopo aver osservato con attenzione lo stregone addormentarsi con dolcezza, prima di fare lo stesso, lo baciò un'ultima volta sulle labbra saporite. -Ti amo, mio Magnus.-

Si addormentò e sognò il suo amore come un angelo, ciò che per lui era veramente. 


Angolo autrice: *blushes* Se siete giunti fino al mio noioso angolo autrice, vi ringrazio molto. Ormai conoscete i miei testi: lunghi, quasi infiniti, con una trama senza termine talvolta non molto comprensibile, almeno per quanto riguarda le serie che pian piano sto creando, perennemente accompagnata dalla mia migliore amica che ringrazio con tutto il mio cuore. Dunque, come avrete letto dall'introduzione scarna, questa FanFiction è ambientata in Città degli Angeli Caduti, il mio secondo libro preferito dopo Città di Vetro -lo ammetto, per Jonathan, my dearest demonic child- durante il viaggio di Magnus Bane e Alec Lightwood. Mi son sempre chiesta: By the angel! Perché Cassandra Clare non ha inserito più dettagli sul loro viaggio? Io, come molti altri, voglio dettagli! D-E-T-T-A-G-L-I. Come per altri casi, mi sono dovuta arrangiare. Spero che vi sia piaciuta! Questo è il primo capitolo a Parigi e spero con tutta me stessa che presto scriverò gli altri capitoli. Lo spero, perché non voglio che gli studi ritornino ad infiammare la mia testa molto presto. 
Ringrazio i miei lettori, coloro che hanno commentato o semplicemente letto. Vi ringrazio con il cuore! Un bacio e spero di sentirvi presto!
GiuliaFray
P.S.: vi è piaciuta l'immagine iniziale? Per chi non lo sappia, è Godfrey Gao, l'attore/modello che interpreterà il mio stregone preferito nel film di Città di Ossa.
Lo adoro. 

  
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