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Autore: Kairi_30468    10/09/2012    1 recensioni
" Adoro le ragazze che giocano ai videogames " bisbigliò lui avvicinandosi e chinandosi su di me par baciarmi, dimostrandomi con i gesti quello che aveva appena espresso a parole.
In quel bacio ci mettemmo tutto il desiderio bruciante che avevamo l'una per l'altro, una voglia che che urlava di essere soddisfatta, lì e subito, in quella stanza che sapeva di lui, su quel letto che sembrava tentarci come il canto delle sirene con i marinai...
La storia è interrotta a tempo indeterminato e probabilmente verrà cancellata a breve
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Salve, lettori! :D Grazie per aver anche solo aperto la mia storia, spero che la leggiate e la apprezziate quanto e più di me, possibilmente di più, visto che nemmeno io sono così convinta che sia leggibile xD Questa mia prima storia storia è nata così, per caso, come motivo di sfogo per una ragazza con la vita incasinata e con pensieri che richiedevano carta. Ho scritto quello che mi passava per la testa, quello che sentivo, basandomi su esperienze personali e sulla mia immaginazione, e spero vivamente che ne sia uscito qualcosa di buono. Se sono arrivata a questo punto, lo devo solo alla mia migliore amica che amo infinitamente, alla quale va un grazie speciale per quello che ha fatto per me e a cui dedico l'intera storia, con la speranza che apprezzi! <3 Beh, dopo questa intro così prolissa, vi saluto e vi auguro buona lettura! 

 


 

 
Capitolo uno
 

 

 Camminavo veloce a testa bassa con piccoli passi incerti, sperando ardentemente di superare quel dannatissimo bar senza essere notata da nessuno. Almeno, non da lui. Ma proprio là lui e quegli stupidi amici che si ritrovava dovevano andare a passare la serata di quel banalissimo e insignificante mercoledì sera? Beh sì, mi sembra giusto, tra tutti i bar del centro dovevano proprio andare a quello da cui dovevo inevitabilmente passare per tornare a casa dalla libreria, dove vi avevo indugiato per tutto il pomeriggio fino a tardi per scegliere un libro da leggere per colmare la noia di quei giorni estivi… beh, almeno per un paio, di giorni…
Ovviamente non c’è mai fine alla sfiga, così, quand’ero all’altezza del tavolino rotondo dove quegli imbecilli ridevano come matti per una battuta che neanche m'interessava sapere, incrociai una compagna di classe, Lorena, che mi venne incontro con un sorriso.
“ Ehi ciao, come va? È un sacco che non ci si vede! ” esclamò abbracciandomi affettuosamente.
“ Eh già, proprio un bel po’ di tempo ma, sai, tra mare e uscite serali quasi giornaliere…” risposi con un sorriso forzato che sperai non la ferisse.
Mentirle mi costava, giacché non ero né andata molto a mare né uscita così spesso, però non volevo pensasse che avessi intenzione di evitarla, quando semplicemente non avevo sentito quasi nessuno per tutte le vacanze.
“ Beh Lollo scusami, ma devo proprio andare, si sta facendo tardi… Ci sentiamo magari ” aggiunsi sorridendo più convinta per scusarmi. Avevo fretta di mettere distanza tra me e quel luogo, di mettere una distanza fisica tra me e lui, in aggiunta a quella emotiva che già ci divideva di anni luce.
“ Certo, non preoccuparti, ci sentiamo ” rispose Lorena, mentre già mi allontanavo verso casa quasi correndo.
Superai l’incrocio del Carlos per evitare di farmi notare ancor più di quanto non avessi già fatto e andai dritto, girando poi a sinistra in una strada poco illuminata che non facevo quasi mai, soprattutto di sera, visto la gente che c’era in giro a quell’ora.
Ad un certo punto, svoltato un altro angolo, quando ormai pensavo di averla scampata, sentii dei passi lievi dietro di me, seguiti poco dopo da uno “ Pss ” che vi fece trasalire.
Mi fermai e mi girai piano, quasi pensando che fosse un maniaco, anche se la mia mente aveva riconosciuto subito quella voce, che non avrebbe dovuto suonarmi così familiare.
Eccolo, in tutto il suo splendore, che mi veniva incontro con una lentezza esasperante, una mano in tasca ai jeans scuri coperta in parte dalla camicia nera a maniche corte leggermente aperta sul petto, i capelli spettinati e un sorriso da far girare la testa e seccare la gola.
“ E… Ehi… ” ecco, appunto.
“ Ciao, ti ho vista prima davanti al bar, ma non ti sei fermata per salutare anche me ”.
Ah, quindi mi aveva vista parlare con Lorena... beh, certo, mi ero fermata proprio davanti a lui, doveva essere proprio cieco altrimenti.
Sarebbe stato inutile negare l’evidenza, doveva aver capito che mi ero accorta di lui, ma ci provai comunque, solo perché non mi andava di cedere così facilmente, così deglutii e balbettai: “ N-non ti avevo visto ”, arrossendo per l’imbarazzo che mi provocava mentirgli e per lo scompiglio che mi creava la sua vicinanza.
Si avvicinò ancora e si chinò verso di me per salutarmi a modo suo, una mano sulla mia vita e due baci sulle mie guance ormai praticamente in fiamme.
Si rialzò con un ghigno sulle labbra in risposta alla mia reazione e in silenzio ci incamminammo insieme verso la via dove abitavamo entrambi, in sottofondo solo il rumore dei nostri passi e il mio cuore che batteva così forte che temevo potesse sentirlo anche lui.
“ Passato una buona serata? ” chiesi incerta dopo un po’ per spezzare quel silenzio che diventava opprimente.
“ Sì ”, mi guardò per un istante, “ sono andato in giro con Alessandro e Giorgio, niente di che. Tu che hai fatto di bello? ”
“Sono andata in libreria per cercare qualcosa da leggere, in questi giorni mi annoio a morte a casa e Carlotta non può uscire con me ”.
Ecco, la solita sciocca che si lasciava sempre andare a confessioni non volute, spinta dal desiderio che conoscesse una piccola parte di me.
“ E hai trovato un bel libro? ” mi domandò scrutandomi con quelle pozze scure che sono i suoi occhi.
“ Sì ” annuii felice con forza, stringendo la busta della Mondadori al petto.
“ Posso vedere? ”
La sua domanda mi spiazzò, ma mi stupii ancora di più la sua mano che si allungò verso di me aspettando che gli porgessi il mio nuovo acquisto. Gli porsi la busta incredula, sussultando lievemente quando le sue dita sfiorarono involontariamente le mie. Lo osservai mentre apriva il sacchetto per estrarne il libro “ Bianca come il latte rossa come il sangue ” e se lo rigirava tra le mani per studiarlo con attenzione, mentre trattenevo il fiato neanche stesse per decidere se dovevo vivere o morire.
Aprì il libro e lo vidi scorgere brevemente la trama, per poi richiuderlo e ridarmelo accennando un sorriso, facendomi quasi sospirare di sollievo nel vedere che non lo trovava orribile. Che stupida…
“ Sembra carino, anche se non è il mio genere ”.
Sorrisi e mi ripresi il sacchetto, stando attenta stavolta a non toccare la sua mano, mentre gli rispondevo che la trama mi aveva colpita subito, ed essendo il primo libro di quell’autore ero curiosa di vedere come fossero il suo stile e il suo modo di scrivere.
“ A te invece che generi di libri ti piacciono? ” lo interrogai curiosa.
“ Mi piacciono gli horror e i gialli, e ultimamente mi sto appassionando molto ad uno scrittore spagnolo che scrive di storie di misteri e delitti irrisolti che si intrecciano a storie d’amore non troppo sdolcinate, anche se purtroppo sono troppo pigro per leggere ”.
Guardavo il suo profilo incantata, era uno dei discorsi più lunghi che gli avessi mai sentito fare su se stesso, anche se non è che avessimo mai parlato così tanto.
“ Beh, magari con un po’ di buona volontà li trovi il tempo e la pazienza di leggere, se ti piace almeno un po’ ” sorrisi.
“ Sì, forse… ” ridacchiò a bassa voce, più a se stesso che a me, che stavo inevitabilmente arrossendo al suono della sua mezza risata che mi contagiò all’istante.
Continuammo a camminare in un silenzio più rilassato e meno imbarazzato di prima, e mentre respiravo l’aria fresca di quella sera di metà Luglio, alzai gli occhi per contemplare una meravigliosa luna piena che sormontava un cielo trapunto di miliardi di stelle che sembravano più luminose del solito.
“ Bellissima ” sussurrò, facendomi girare di scatto pensando in un attimo di follia che si stesse riferendo a me, per poi scoprire che anche lui stava ammirando la luna.
“ Già, è a dir poco stupenda ” sospirai tornando a guardarla. E non solo lei, pensai sbirciando il mio insolito accompagnatore con la coda dell’occhio.
Improvvisamente, immersa in pensieri tristi e malinconici, feci uno dei miei sospiri spezzati simili a quelli che si fanno quando si piange o si smette di piangere, e quando mi girai verso di lui scoprii che mi guardava… interrogativo? Preoccupato? No, penso fosse uno sguardo interrogativo.
“ Tutto a posto? ” O forse no…
“ Si tranquillo, io sospiro spesso così ” cercai di rassicurarlo.
“ Che strano… come mai? ” Lui che era curioso di sapere qualcosa su di me? Ok, forse stavo sognando.
“ Non lo so… a volte mi dimentico di respirare. ”
Cosa cavolo mi aveva spinta a fare quella confessione? Inutile illudersi, i suoi occhi che mi scrutavano così intensamente non mi aiutavano a rimanere lucida.
“ Ti dimentichi… di respirare? ” Sembrava perplesso. Beh, non potevo biasimare che si sentisse confuso di fronte ad una delle mie tante stranezze.
“ Si… se penso a qualcosa molto intensamente, a volte dimentico di fare qualunque altra cosa ” biascicai senza fiato distogliendo lo sguardo per puntarlo sulla strada.
“ E a cosa stavi pensando così intensamente? ” sussurrò lui facendomi voltare e trovandolo più vicino di quanto mi aspettassi, tanto che riuscivo ad avvertire il calore del suo corpo affianco al mio e il profumo della sua pelle.
“ A… a tante cose… ” risposi, ormai totalmente incapace di distogliere lo sguardo, ipnotizzato dai suoi occhi così scuri e profondi.
Subito dopo svoltò e si fermò, girandosi inaspettatamente e completamente verso di me, i miei occhi ancora incatenati ai suoi in uno sguardo che mi disarmava per la sua intensità, come se stesse cercando di leggere la risposta alla sua domanda direttamente dentro la mia anima. Quel ragazzo era un mistero, un attimo prima ti parlava con leggerezza e facendoti domande di cortesia e quello dopo ti guardava come se fossi la cosa più importante del mondo.
Rimanemmo così per un momento che sembrò eterno ma al contempo troppo breve, che fu purtroppo interrotto dalla vibrazione del mio cellulare che mi fece tornare alla realtà. Sobbalzai sorpresa arrossendo imbarazzata e iniziai a cercare il cellulare nella borsa, sospirando nel vedere che mia madre mi avesse mandato due messaggi e avesse chiamato ben quattro volte.
Stavo per sussurrare un “ Devo andare… ” quando lui m'interruppe dicendo: “ Sei già arrivata, non occorre che tu risponda ”
Arrivata? Quando, come?
Vedendo la mia espressione confusa si scostò alzando un sopracciglio e mostrandomi il portone di casa mia. E lui come faceva a sapere dove abitavo??
“ Ah… ” Fantastico, non potevo trovare uscita più stupida.
“ Beh… grazie per… la compagnia ” lo salutai imbarazzata, non sapendo bene cosa dire.
“ Figurati, è stato un piacere ”, disse con il suo sorriso sghembo. “ Buona notte ”. E così dicendo si chinò verso di me mettendomi una mano su una guancia in una sorta di carezza e dandomi un delicato bacio sull’altra guancia, per poi voltarsi e lasciarmi imbambolata sul posto, mentre con le mani in tasca s'incamminava verso casa.
“ Notte ”, sussurrai tra me quand’era ormai lontano, entrando in casa e accasciandomi contro la porta chiusa, una mano sul mio povero cuore che sembrava volesse uscirmi dal petto.





 

*******
 

Beh, che dire grazie per essere arrivati fin qui xD non ho molto da dire su questo capitolo, i personaggi sono ancora incerti e non ben delineati, per cui vi prego di avere un po' di pazienza, perché nei prossimi capitoli la storia comincerà ad avere un po' più di spessore ( spero xD )
Beh, fatemi sapere cosa ne pensate! Se non vi è piaciuta, siete liberi di lanciarmi contro qualcosa, non mi offenderò, ma accetterò con piacere le vostre critiche e i vostri consigli, se ne avrete :)
Lilly

  
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