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Autore: _wallflower13    10/09/2012    4 recensioni
Inutile dire che le somiglianze con il primo di Hunger Games sono moltissime, sia a volte per situazioni, dialoghi, ecc.
La protagonista è Eloise, distretto 12 , che si trova a dover partecipare alla quarta edizione della memoria, sono passati 100 anni dai primi giochi.
Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore. O almeno si spera.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gale Hawthorne, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13

Sono rimasta tutta la notte sveglia a sentire i rumori della foresta, ogni tanto Louis si è svegliato per tentare di convincermi a dargli il cambio, ma ho rifiutato e l’ho costretto a dormire. Aver fatto saltare in aria l’accampamento dei favoriti ci ha permesso di passare una nottata tranquilla, la temperatura però si era abbassata moltissimo, tanto che Louis aveva cominciato a tremare nel sacco a pelo, e pur di non sentirgli sbattere i denti ho tolto la mia giacca e gliel’ho data. La fame continua a farsi sentire, ho cercato di attenuarla sorseggiando dell’acqua ogni tanto, ma come risultato ho solo svuotato metà della borraccia. Mentre Louis dorme ancora riempio le due boracce, tornando al nostro rifugio raccolgo qualche erba, resto un po’ a ciondolarmi nell’erba, mi butto letteralmente a terra con le braccia aperte, quel profumo mi ricorda le mattinate con mio padre, mi mancano terribilmente, la vicinanza di Louis, il suo aspetto che ricorda tanto i ragazzi del mio distretto mi riporta a casa ogni volta che lo guardo a fondo. Quei suoi occhi azzurri mi ricordano il lago, se ci penso un brivido mi pervade, quell’acqua che è sempre fredda e chiara. L’unica cosa che non mi spiego è il perché Louis non abbia una ragazza, dopotutto è un bel ragazzo, non ho mai fatto caso a lui, non abbiamo mai parlato, l’unica volta che abbiamo interagito è stato quando a scuola ci hanno chiesto di cantare, era una canzone particolare, e la conoscevo solo io, così hanno allestito una specie di teatrino, io ho cantato e Louis ha suonato la chitarra, è l’unico ad averla e saperla suonare in paese. Eravamo molto piccoli, ma ricordo di essermi soffermata a lungo sui suoi occhi mentre cantavo. Sono così affollata di pensieri che non ascolto il fruscio nell’erba, qualcuno è intorno a me. Metto le erbe in tasca e le borracce a tracolla. Non ho portato armi con me, se non il coltello, ma è piccolo e non ci ucciderei nessuno. Mi guardo intorno e prima  che possa completare il giro mi ritrovo un coltello puntato nella schiena.

-Non muoverti.- una voce maschile scandisce bene le due parole-Ora andiamo a prendere il tuo amichetto, dov’è?-

-E’..è lì- mento indicando la parte opposta al nostro rifugio, devo trovare un modo per sfuggirgli prima che possa accorgersi che gli ho mentito. Emette un grido soffocato e mi ricade addosso. Mi giro e Louis ha l’arco in mano.

-Questo, non lasciarlo mai.- dice lanciandomi l’arco, lo prendo e lo imbraccio. Il cannone spara qualche secondo dopo e prima che arrivi l’hovercraft io e Louis torniamo al rifugio.

-Grazie.- mormoro prendendo le nostre cose, lui scuote la testa.

-Senza di te non vado da nessuna parte.- dice, mi prende il viso tra le mani, resta a fissarmi, sono io ad alzarmi verso di lui e baciarlo. Ne sono certa, provo davvero qualcosa per lui, e devo fare di tutto per riportarci a casa, lo devo fare per me, per lui, ma anche per Katniss, voglio che mantenga la sua promessa e torni a casa.

Siamo indecisi se aspettare che ci trovino e cercarli, siamo rimasti in quattro, due coppie. Passiamo tutta la giornata al nostro rifugio, ho cacciato per qualche ora e sono riuscita a prendere un coniglio, almeno oggi il nostro stomaco la smetterà di brontolare. Controllo la ferita di Louis, è molto migliorata da quando ho messo quella specie di crema, ne metto dell’altra e cambio le bende. La notte arriva in fretta e la temperatura scende, Louis ricomincia a tremare e gli porgo la mia giacca. Mi metto a canticchiare la canzone che cantai insieme a Louis a scuola. Il motivo è molto semplice e quando ho finito lo sento ancora, non sono io a cantarlo, è qualcosa in cielo. Alzo gli occhi, mi chiedo se sia un brutto scherzo degli strateghi, ma poi la vedo, guardo la mia spilla per esserne ancora più sicura, ma non mi sono sbagliata, è una ghiandaia imitatrice. È appollaiata sull’albero a ripetere le note, mi lascio scappare un sorriso.

Il mattino arriva molto presto e con Louis decidiamo di metterci in cammino e di tornare all’accampamento dei favoriti, non ci mettiamo molto e quando arriviamo ci spingiamo verso il centro della distesa di erba, ci sono ancora le tracce dello scoppio delle mine, ma sembra tutto tranquillo. Ci giriamo intorno e intanto mettiamo le armi in mano, non sia mai che abbiano voluto tenderci una trappola. Sentiamo una voce maschile parlare.

-Ehi Cissy, sono andato a caccia ma non ho trovato niente, tantomeno quei due.- lo riconosco, è la voce di Bart

-Non preoccuparti, vinceremo noi!.- dice fiera la ragazza, io e Louis ci guardiamo e andiamo a nasconderci dietro gli alberi, avvertiamo un fruscio nella direzione in cui abbiamo sentito le voci. Dopo qualche secondo dagli alberi spunta Bart, è disarmato. Prendo l’arco e metto la freccia, sarei pronta a colpire. Dico sarei perché la mia mente si riempie di pensieri, ucciderlo in questo modo è orribile, anzi il solo uccidere lo è. Questo gioco ci trasforma in degli assassini. Mi soffermo, non voglio tirare di nascosto ed esco allo scoperto. Bart si gira subito nella mia direzione e Louis è dietro di me.

-Cissy!- non perde tempo a chiamare la sua compagna, non posso più pensarci, tiro la freccia e lo colpisco. La ragazza spunta da dietro gli alberi correndo.

-Bart!- il suo grido invade l’arena, un urlo disperato. Si butta a terra e prende il viso del ragazzo tra le mani.-Non lasciarmi,no! Noi dobbiamo vincere!- le lacrime soffocano le sue parole

-Ti..ti amo.- mormora lui, dopo un paio di secondi il cannone spara. La ragazza gli chiude gli occhi e lo abbraccia piangendo. Un pianto isterico, continua a chiamare il suo nome. Resto immobile a guardare quella scena, cerco di scacciare le lacrime. Volevano vincere, erano innamorati anche loro, sventurati come me e Louis, come Katniss e Peeta, destinati a farci la guerra, ma ci hanno dato la possibilità di vincere in due, e ho appena portato via questa possibilità a Cissy e Bart, è questo il gioco, questi sono gli Hunger Games, non devi avere rimorsi per quello che fai, ma una cosa è certa, ad ogni modo, ti sarai macchiato del sangue di qualcuno.

La ragazza si alza e Louis va verso di lei per portarla via ma lei reagisce in un altro modo. Il cuore d’oro di Louis non serve, prende la lancia  e la punta verso di me. Io posiziono un’altra freccia. A dividerci c’è Louis.

-Scegli, se vuoi uccidere me, dovrai uccidere anche lui!- dice in modo rabbioso, con in mano la lancia puntata verso di me, Louis è a pochi passi da lei, è disarmato. Il rumore dell’hovercraft la distrae, prendo l’occasione per tirare la freccia. La freccia la colpisce, ma non prima che lei sia riuscita a tirare la lancia, colpendo la spalla di Louis. Sgrano gli occhi e corro verso di lui, il cannone spara, non so a chi sia rivolto il colpo. Louis è a terra con gli occhi chiusi, non riesco a sentire se il suo cuore batte o no. Comincio a piangere, strattono Louis, ma lui sembra inerme.

-No Louis, non lasciarmi!No!- dico con la voce rotta dalle lacrime, ho paura che siamo morto, ho paura di averlo perso, di non aver mantenuto la promessa di riportarci a casa. Perché senza di lui non sono niente adesso, preferirei morire piuttosto che restare viva, soffrirei più da viva che da morta. Altri due hovercraft vengono giù.

Ricordo solo di essere stata caricata su e di aver sentito Templesmith dire qualcosa.

 

   
 
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