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Autore: Eliot Nightray    10/09/2012    3 recensioni
La pelle dura che scivola sui polpastrelli, l'odore di adrenalina, il sorriso amaro della sconfitta e quello gioioso della vittoria, questo è ciò che voglio. Voglio la gloria, ma più di ogni altra cosa voglio giocare, scivolare fra gli avversari come un soffio di vento per poi sparire davanti ai loro sguardi furiosi. Voglio questo, ma voglio che sia solo un gioco, voglio una squadra , voglio degli amici, individui con cui condividere ognuna di queste sensazioni. Sono un'ombra, ma forse la luce può esaudire il mio desiderio.
Questa ff è un crossover degli HTF con Kuroko no basket dove i nostri friends vestiranno i panni di giocatori di basket. FlakyxFlippy e LammyxSplendid
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornando a casa Flippy si era domando a chi stesse facendo riferimento quell’idiota di uno Splendid. Si rilassò camminando di fretta, voleva tornare dal suo stupido gatto per sfamarlo. Salì le scale strette che quasi sempre lo facevano scivolare di prima mattina ed entrò in casa. Il grasso gatto era già lì con la pancia in alto e le zampette tirate. Lo salutò con un cenno della mano e quello lo seguì scodinzolando. Perché si conoscevano così bene? Beh erano andati nella stessa scuola, forse la stessa classe. Mentre il gatto ingurgitava trionfalmente la cena Flippy già si stava spogliando lasciando abiti in punti indistinti della casa. Non gli andava giù che quel tipo conoscesse così bene una sua compagnai di squadra, dopotutto adesso era lui il suo compagno, forse non era il termine più appropriato. Se il basket gli aveva insegnato qualcosa era che solo conoscendo i propri compagni nel profondo, ricreando una nuova famiglia si può giocare in perfetto equilibrio. Si sdraiò sul letto giocherellando con la piccola carota. Fliqpy nello specchio continuava ad ammiccare indicando il piccolo tubero. Non gli piaceva Flaky se era questo ciò che pensavo il suo alter ego , voleva solo conoscerla un poco. L’indomani mattina corse in strada con un nuovo desiderio, conoscere Flaky. Dopotutto gli aveva detto che sarebbe stato la sua ombra e non voleva essere come Peter Pan, in continua caccia del suo oscuro io, del suo amico volteggiante dai suoi stessi lineamenti. Chiaramente lei non lo avrebbe mai scoperto, sarebbe stato troppo imbarazzante. Strinse il pugno con un mezzo sorriso stampato sul volto e subito sentì quell’indistinguibile suono di cannuccia. Saltò sul posto e Flaky accanto a lui risucchiò nuovamente il liquido nel bicchiere, perché era così brava ad apparire da niente? Flippy aprì bocca, ma subito Flaky le ficcò la cannuccia in gola facendolo tossire. Sembrava che lo stesse invitando a bere assieme a lei, ma il suo cervello non resistette a quell’improvvisa punta di ghiaccio. L’altra lo fissò incurvando le spalle e si apprestò a continuare a bere, ma Flippy la spinse leggermente lasciando che il bicchiere cadesse a terra. Flaky lo fissò furiosa, o così almeno pensò Flippy notando le guance gonfie, senza capire il perché di quel gesto.  Il ragazzo sbarrò gli occhi rosso in volto, come non poter capire che quello sarebbe stato un bacio indiretto? In realtà lo era già stato, non appena aveva appoggiato le labbra sulla cannuccia.

-          Kagami –kun sei strano oggi..
-          Perché… mi chiami per cognome?
-          Sono molto arrabbiata..
-          Mi spiace , ma sarebbe stato un bacio indiretto.. e poi non hai risposto alla mia domanda
-          Eh? Io e Splendid  bevevamo sempre dalla stessa bottiglia.
-          A… perché non Kise?
-          Perché hai detto che ti dava fastidio essere chiamato per cognome , o almeno mi è sembrato di capire questo
-          Parlavo per me… non per lui..
-          Mm… hai buttato via il mio frappè..
-          Te ne ricompro uno dopo..

Flaky lo fissò storcendo il naso, con quei suoi occhi così profondi che a Flippy sembrava di sprofondare ogni qual volta incrociava il loro sguardo. Quando guardava Flippy Flaky rivedeva la stessa grinta, la stessa rabbia e ferocia che aveva visto anni prima negli occhi della sua prima luce.  Abbassò lo sguardo persa in quei pensieri tristi mentre Flippy tornava a guardare la strada. La campanella suonò, Flaky spari e Flippy non poté che correre per le scale per raggiungere la classe 1 C. Piantato sulla sedia il ragazzo tentava di prendere fiato e capire cosa stesse succedendo dentro di lui, ma la campanella gli impedì di continuare a pensare. Ficcò la mano nella borsa ricercando il pranzo, ma subito lo lasciò cadere quando davanti a lui vide Flaky già seduta con tanto di succhino alla pesca fra le dita. La ragazza lo fissò senza pensare a niente se non all’allenamento prossimo e alla grossa busta della spesa che si sarebbe dovuta trascinare dietro. Flippy la fissò di rimando ricordandosi di quel celebre e stupido frappè. Glielo avrebbe ricomprato all’uscita dalla scuola.

-          Come ci riesci?
-          Eh?
-          Ad apparire così?
-          Sono sempre stata qui… è la mia classe questa
-          No Flaky, questa è la 1D
-          A... credo di essermi persa..
-          Come ci riesci comunque?
-          La gente non mi nota.. ecco tutto..
-          Non mi sembra una grande spiegazione questa sai?
-          Beh… devo andare..
-          Senti… aspetta.. dopo vorrei rimediare per il frappè , ma non prenderlo per un appuntamento
-          Non posso
-          Mi rigetti così?
-          Non è un appuntamento hai detto.
-          Ho capito.. ma..
-          Devo fare la spesa..
-          Ti darò una mano…
-          A…  non so, sarò fuori dal cortile

Non ebbe il tempo di dirle niente che già lo fola stava sciamando fuori dalla scuola. Seguì il flusso caotico di braccia e strepitii fino ad arrivare al cortile. si Guardò intorno confuso e nel non vedere Flaky si sentì ferito. Aspettò qualche minuto prima di marciare verso casa. Un bambino si scontrò contro di lui e gli dette di gigante, ma che senso aveva? Qualche passo e notò una piccola gelateria, probabilmente era il posto in cui Flaky si ostinava ad attentare all’incolumità del suo cervello. Si allungò dentro il piccolo locale e nel non vedervi nessuno entrò senza farsi problemi. Il gestore era una ragazza sulla trentina , ma non si porse molto nell’osservarla. Le chiese un frappè alla vaniglia e quella sorrise mentre andava a preparare il tutto.

-          Kagami kun
-          Eh? Lammy?
-          Qualche problema?
-          Tsk e chi ne ha? Non voglio mica ritrovarmi con l’allenamento raddoppiato o peggio.. odio il fatto che voi giapponesi usiate il cognome 
-          Che ci fai qui?
-          Sto comprando qualcosa da mangiare… mi sembrava scontato..
-          Che cosa in particolare?
-          Un frappè alla vaniglia per lei signore..
-          Uh.. grazie – Flippy sgattaiolò via prima che il volto inquisitore di Lammy lo fissasse scandagliandolo dalla testa ai piedi.

Corse di nuovo in strada con il bicchiere tremanti fra le mani. Flaky si sarebbe arrabbiata, non le aveva dato una mano a portare la spesa dopotutto no? Si incamminò spedito, fingendo di non notare un sovraeccitato Splendid entrare nella gelateria da cui era appena uscito. Un’onda di ragazzini lo travolse ancora una volta mentre tentava di raggiungere la fermata del bus. Fu allora che notò la testolina arrufata di Flaky gironzolare con un grosso sacco in mano. Si alzò frettolosamente spingendo a terra un ragazzo dai capelli rossi. La chiamò per nome , ma l’altra finse o non lo sentì perché continuò a camminare. Non impiegò molto tempo a raggiungerla, dopotutto camminava al passo di una lumaca stecchita. Si voltò verso di lui con un’espressione sorpresa e lo salutò con un lieve cenno del capo. Le afferrò il sacchetto e lo sostituì con il bicchiere mentre Flaky lo osservava confusa da quel gesto. Il sacchetto non era
pesante, o almeno a lui non lo sembrava affatto, si calzò nel migliore dei modi il berretto in testa cercando di nascondere il rossore e tornò a fissare la strada.

-          Che fai?
-          Mi sembra ovvio porto il tuo celebre sacco pesante…
-          A… davvero?
-          … dio mio certe volte sei così assurda…
-          Non saprei, comunque grazie questo è per me? – domandò indicando il bicchiere
-          A… s.. si..
-          Perché arrossisci?
-          Il caldo.. mi da fastidio..
-          Caldo?
-          OVVIO
-          A… ok…
-          Dove stiamo andando ? – domandò Flippy tentando di aggirare il problema. L’altra lo guardò con uno sguardo apatico prima di tornare alla sua vaniglia, sembrava più interessata dal cibo che da lui. Si sistemò il cappello un’ennesima volta cercando di non sembrare agitato
-          A casa mia… è lì – fece Flaky con un lieve sussurro indicando una casetta di colore giallo.

Flippy non si immaginava che la casa di Flaky fosse così, pensava piuttosto ad un appartamento piccolo e solitario, qualcosa di privo di emozione come lei continuava a dimostrare di essere. La ragazza dondolò sulle gambe a tempo di qualche musica mentale e fece un piccolo salto che lasciò Flippy completamente basito. Che stava facendo? Flaky annaspò nella borsa alla ricerca delle chiavi e dopo poco se ne uscì con un blocco di peluche ed oggetti vari. Dov’era la chiave? In quell’ammasso di pelo e ferro Flippy non riusciva a distinguere niente se non il profilo di una piccola carota. La chiave ruotò nella serratura , ma prima che potesse completare il giro la porta si spalancò lasciando uscire un ragazzo poco più alto di Flaky con i capelli azzurri. Flippy lo osservò confuso e ancora una volta percepì un forte rossore sulle guance, forse era il suo ragazzo o Flaky aveva sbagliato casa. Il nuovo arrivato si sporse verso di lei e la abbracciò, bene si conoscevano, per poi assaggiare il frappè del bicchiere, DALLA SUA STESSA CANNUCCIA. Flippy lo spinse via con forza facendolo dondolare e Flaky spalancò i grandi occhi rossi sconvolta.

-          Flaky chi è questo?
-          QUESTO? IO HO UN NOME
-          Mi è difficile capire il nome di una persona da un semplice sguardo..
-          Tu.. piccolo..
-          Questo è Flippy, un ragazzo della mia scuola, invece questo è Tetsu mio fratello..
-          Fra..te..llo?
-          Si…
-          A… ciao…

Flippy si coprì nuovamente le guance con la mano libera conficcando il cappello sulla fronte, si sarebbe voluto sotterrare. Tutto , ma quello proprio no, ora il fratello dal nome impronunciabile di Flaky lo avrebbe odiato per sempre. Guardandolo meglio Flippy non poté che notare lo stesso paio di occhi che ti perforavano quasi per la loro intensità. Occhi azzurri, profondi come il mare di colore opposto a quelli della sorella, rossi come il fuoco o una colata di viva lava. Il ragazzo gli fece cenno di entrare e Flippy si accomodò appoggiando la borsa di plastica in cucina. La casa di Flaky era piccola , semplice , ma in qualche modo raffinata, di certo ordinata, diversamente dalla sua dove era impossibile aprire un armadio senza essere sommerso dai vestiti. Si accomodò sul divano e subito accanto a lui apparvero i due coinquilini.

-          Quindi siete fratelli?
-          Già… io ho la stessa età di Flaky… tu sei un suo compagno di classe?
-          No.. stessa scuola..
-          Pratichi qualche sport?
-          Basket..
-          Oh anche io giocavo, fino a due anni fa..
-           Capisco – Flaky gli tirò un calcetto che lo fece saltare indolenzito.
-          Tutto bene?
-          Il tavolo.. ci ho tirato una botta..
-          Forse è troppo basso per te… vado a prenderne uno più alto – Tetsu si allontanò lasciandoli soli e Flippy non poté che lanciare uno sguardo acido verso Flaky
-          Cosa diavolo c’è?
-          Non parlare di basket con lui…
-          Eh? Parla
-          Lunga storia…
-          Con la velocità di tuo fratello riusciamo anche a raccontare in dettaglio ogni guerra europea e basterebbe comunque a colmare tutto il tempo..
-          È una lunga storia – ripeté l’latra con calma
-          Spiegami!!
-          Dopo.. ora no…

Tetsu rientrò a mani vuote, forse non aveva trovato niente. Non capiva il perché di tutto quel mistero,  cosa c’era di male a parlare di sport, erano due uomini dopotutto. Forse non voleva che sapesse che Flaky giocava con una squadra di uomini, ma se le era già capitato alle medie quale poteva essere il problema. Flippy si stiracchiò allungandosi di poco mentre Flaky davanti a lui restava calma, quasi apatica. il silenzio che regnava nella stanza non faceva che agitare Flippy che aveva addosso contemporaneamente gli sguardi di quei due, sembravano così privi di emozioni , ma allo stesso tempo profondi tanto da rimanere imprigionati. La ragazza si alzò delicatamente ripulendosi la gonna di poco e scoccò un lieve bacio sulla guancia dl fratello che arrossì lievemente strusciandosi la pelle appena sfiorata dalle labbra dell’altra. Fliqpy dentro di se non poté che provare invidia verso l’altro , anche se lui non sarebbe di certo arrossito, persino la sua parte più pure provò invidia verso Tetsu.  Anche Flippy si alzò , ma Flaky gli fece cenno di aspettare. Tetsu sotto di lui lo fissò e Flippy non poté che voltarsi spaventato quasi da quegli abissi azzurri.

-          Chi sei?
-          Flippy te l’ho già detto
-          Intento dire chi sei per mia sorella?
-          Eh??? Ma che domande sono io sono – Flippy si bloccò prima di continuare, se non era un compagno di squadra che cos’era allora? – un amico…
-          Amico? A.. – flippy giurò di aver visto spuntare un sorriso sul viso dell’altro nel pronunciare quella parola – sei il benvenuto
-          Flippy – Flaky lo chiamò e lui salutò gentilmente Tetsu prima di seguirla. – fratellone accompagno Flippy a casa…
-          A ok.. non tornare tardi

Flippy cercò di cogliere un’emozione distinta sul viso di Flaky e la trovò, angoscia. Era la prima volta che vedeva qualcosa di diverso da pura apatia sul suo viso, nemmeno la gioia per la vittoria aveva fatto spuntare un sorriso sul viso serafino dell’altra. Doveva essere una storia decisamente brutta per causarle una reazione simile. Passeggiarono assieme e quando furono abbastanza lontani dalla casa Flaky pensò che fosse il caso di cominciare a parlare. Flippy attraversò la strada senza badare al semaforo rosso e subito lo afferrò per la mano per tirarlo indietro prima che una macchina lo colpisse. Il ragazzo si voltò verso di lei e nel vedere le loro dita incrociate si immobilizzò, senza badare alle urla dell’automobilista per strada.

-          Perché non stai più attento? – domandò Flaky alzando di poco la voce
-          Sono vivo no? – Flippy non sembrava intenzionato a mollare la presa, il contatto con Flaky lo aveva stranito, ma era stato piacevole. L’altra lo fissò socchiudendo gli occhi e ritirò la mano furiosa. Flippy la seguì con lo sguardo prima di indicarle la via di casa. – allora questa storia lunga ?
-          Te dove abiti?
-          Maledizione siamo ancora lontani avanti racconta
-          Io e Tetsu giocavamo a basket insieme, stessa classe, stesso anno, stessa squadra di basket… diciamo pure che i fantasmi erano due
-          A… quindi c’erano due fantasmi
-          Più o meno si.. solo che l’ultimo anno ho avuto un problema con uno dei nostri compagni di squadra, da allora mio fratello mi ha ordinato di non giocare. Gli ho promesso che l’avrei fatto, ma io amo questo sport. Mi ha dato completa fiducia è addirittura andato in un’altra scuola, anche se ormai non gioca più a basket. Se lo scoprisse si arrabbierebbe.
-          Non credo che tu fratello sia capace di emozioni…
-          È solo inespressivo… come me.. – sembrava triste, lo notò da come si torturava un ciuffetto. Fece un passò in avanti e la bloccò prima che potesse camminare ancora.
-          Tu.. non sei inespressiva… gonfi le guance se sei arrabbiata..
-          Oh.. – si sfiorò le guance confusa- l’hai notato..
-          Comunque non capisco cosa ti ha fatto questo tizio…
-          È una lunga storia..
-          Rieccola.. Dio ti prego piantala…
-          Lui.. era la mia luce

Flippy si bloccò lasciando che l’altra gli passasse accanto, allora era vero che prima c’era stato un’altra luce. Flaky gli passò accanto, senza notare i pugni leggermente stretti dell’altro. quando si accorse di ciò che stava facendo Flippy tornò accanto a Flaky con le mani conficcate nelle tasche della giacca. Qualcuno lo chiamò ed alzando la testa Flippy vide la squadra di basket al completo appostata davanti al suo portone. Lammy lo spinse con forza contro di esso per aprirlo e tutti si autoinvitarono, sapendo che nessuno sarebbe stato lì a criticare. Flippy storse il naso, vivere da soli aveva i suoi lati positivi, ma l’idea di portarsi a traino una squadra non era fra questi. Flaky chiese dolcemente il permesso di entrare prima di fare un passo avanti ed eccoli tutti lì alcuni confusi altri imbarazzati, l’unica tranquilla sembrava Lammy. Cosa stava progettando in quel suo cervello bacato? Il grasso gatto riemerse da sotto il tavolo scodinzolando fino a saltare sulla testa di Flaky che non si fece alcun problema a tenerlo lì.

-          Bene dichiaro aperta la partita
-          Fermi tutti – proruppe Flippy irritato
-          Che c’è?
-          Uscite da casa mia..
-          Ma .. è la più grande di tutte…
-          Fuori!!!
-          Volevamo solo giocare a carte tutti insieme
-          Non è il momento adatto..

Lammy brontolò a bassa voce mentre usciva di casa con il resto della squadra a seguito. Non voleva che nessuno vedesse le pasticche, i coltelli, non voleva che nessuno restasse solo con lui in uno spazio chiuso. Flaky osservò la squadra uscire e lì seguì fino a quando Flippy non la afferrò per il braccio ricacciandola dentro per poi chiudere la porta.   Quando la ragazza si voltò verso di lui l’unica emozione che intravide fu paura. Spalancò anche lui gli occhi e la lasciò andare mentre Flaky si stringeva il polso.

-          Non volevo spaventarti..
-          Non ho paura..
-          Voglio.. solo che tu finisca.. di parlare.
-          Non posso aggiungere altro.. mi spiace…
-          S…scusami..

Flaky accenno un sorriso ed uscì, giusto il tempo per fare rientrare Lammy dalla porta con quel suo sorrisetto magnetico che si portava sempre dietro. In realtà avrebbe voluto riaccompagnare a casa Flaky, non sapeva quanto poteva essere tranquillo, era tipo da perdersi nella sua stessa casa. Forse la cosa migliore sarebbe stata seguirla.

-          Così tu e Flaky..
-          Cosa?
-          Beh vi frequentate?
-          Le ho dato una mano a portare la spesa…
-          Fino a casa sua? Hai visto il fratello?
-          Lo conosci?
-          Conosco la storia..
-          Tutta?
-          So solo che ha smesso di giocare per lei , centra uno dei miracoli… non Splendid e lui non sa niente..
-          Tsk.. e tu e Splendid?
-          COSA? – l’altra arrossì e Flippy ghignò mentre l’altra si avvicinava alla porta. – non so molto di quella storia.. ma appena trovo qualcosa ti farò sapere..
-          Uh.. grazie.. 
  
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