Capitolo uno
Quando Jack arrivò a Burbank senza sapere quasi niente

Ero seduto sul sedile davanti della Ford dell'agenzia, so che non si chiama in questo modo, ma mi piace chiamarla così.
Avevo preso l'aereo per l'aereoporto di Los Angeles insieme a quella dell'agenzia, mi sembra che abbia detto di chiamarsi Rita, ed ora le mi sta portando a Burbank dai miei cugini.
Non mi ricordo come sono, l'unica volta che li ho visti avevo 5 anni ed eravamo ancora una famiglia felice, mamma, papà, Luca (mio fratello grande) e Lorenzo (il mio fratellino) che doveva ancora nascere. 
Ma non voglio ripensare a quei tempi, fa ancora troppo male.
Luca quando era arrabbiato diceva che tutto ciò che ci era successo era colpa di Lollo, ma non è vero, nessun bambino ha colpa di nascere.
-Tra non molto saremo a Burbank, tutto bene?- mi chiede quella. Annuisco senza guardarla, è da più di mezz'ora che dice cose senza senso e io sono troppo occupato a ricordare la voce di mio fratello, missione che sta diventando impossibile, visto che la voce di questa è così acuta che sta facendo tremare il parabrezza, per poterla ascoltare seriamente.
Quando si accorge che sto solo facendo finta di ascoltarla comincia a sbraitarmi contro, allora io rinuncio a tutto e attacco a palla l'mp3. Fortunatamente arriviamo a destinazione dopo non molto. Siamo vicino a una specie di piccolo isolato "recintato" da un muro con dentro tre o quattro case e un cortile nel mezzo.
-Siamo arrivati, ecco, tieni- mi porge una lettera -in questa lettera ci sono tutti i documenti che ti serviranno e altre informazioni per i tuoi cugini, il resto dovrebbero averlo già saputo. Ora io devo scappare via perchè devo riprendere l'aereo. Fai il bravo Filippo!-
Se ne va via insieme a una nube di gas di scarico, comincio a tossire come un vecchio asmatico.
Maledetta allergia.
Quella ha detto che i miei cugini dovrebbero aver ricevuto il resto delle informazioni. Dovrebbero. Quanto odio quel verbo, il 90% delle volte ciò che sarebbe dovuto succedere, non succede.
Parto alla grande!
Mi guardo meglio attorno e noto che le case sono solo tre, e io non so a quale bussare.
Sono già due minuti che guardo le porte come un beota quando da una dielle tre vedo uscire la mia salvezza, un tipo alto e palestrato che mi guarda e comincia a fissarmi. Io mi avvicino e fisso ostinatamente il suo collo. 
-Ciao! Mi chiamo Jack e devo trasfermi da mio cugino Charles Bartowski, sai per casa qual'è casa sua?- gli chiedo cercando di mantenere un tono di voce perfettamente normale, d'altronde trasfersi da un continente all'altro per andare a vivere coi propri cugini mai visti dopo la morte del proprio fratello-tutore è una cosa che succede quotidianamente!
Il tipo sgrana gli occhi e dice -Io sono Devon- mi guarda per quache altro secondo e poi aggiunge -seguimi-.
Ficco la lettera sotto la maglietta e mi metto dietro di lui.


Ok, grazie per aver letto innanzitutto, volevo dire qualche cosina-ina-ina
☻Questa è la mia prima fan-fic, quindi siate clementi!
☻Ho solo 13 anni, quindi siate ancora più clementi, per favore!
☻Ho scritto questa fan-fic alle 3 di notte mentre ascoltavo Bob Marley (magari qualche suo fan si commuoverà e sarà ancora più clemente)
☻Ho attinto anche dalla mia storia personale per scrivere questa storia
☻Spero che questa storia non vi abbia fatto completamente schifo e che non vi siate fermati al primo rigo per vomitare, in questo caso vi consiglio della biochetasi

Arrivederci al prossimo capitolo
Jack