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Autore: Sarasvathi    11/09/2012    3 recensioni
Come dice il titolo l'amore è acqua e muta facilmente...non è possibile dire di amare una persona davvero se prima non si capisce chi si è veramente e chi ti sta davanti...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jongup non si mosse: continuò a fissare Himchan.
Ti amo. Gli aveva davvero detto quelle parole?
Himchan non avvertì nessuna reazione da parte di Jongup e si chiese perché non avesse detto niente; si spaventò. Se non gli piacessi? Impossibile.
Alla paura si sostituì l’imbarazzo. Dovevo tenermelo per me?
Era la prima volta che si sentiva così ferito: perché Jongup continuava a fissarlo con freddezza?
Jongup si accorse che Himchan era teso come un arco, ma non riusciva a rispondergli: era troppo felice e triste allo stesso tempo.
Sono le parole più belle che le mie orecchie abbiano mai udito, tanto belle che quando le ha pronunciate ho pensato che il mio cuore si fosse fermato; ma volevo essere io a dirgliele…non pensavo che lui sarebbe mai riuscito a dirmelo…ho sbagliato i miei calcoli…mi sento…perso.
Himchan sentì la necessità di respirare.
Jongup aprì la bocca: “Come?”  No. No, no! Non volevo dirti questo!
Kim sgranò gli occhi: cosa significava quel ‘come’? Sentì gli occhi pizzicare.
 
No, Himchan…ho sbagliato…non volevo chiederti di ripeterlo…
 
Perché Jongup gli aveva fatto quella domanda? Non si aspettava un ‘ti amo’? O semplicemente non lo amava?
Si alzò dal letto.
 
No, Channie.Non andartene…mi piaci…mi piaci…tantissimo…MI PIACI…MI PIACI…
 
Moon cercò di raggiungere il braccio di Himchan, ma il più grande era troppo lontano.
Himchan…non uscire dalla stanza…ti prego…ti…“Sa…”
A Himchan sembrò di sentire la voce di Jongup. Si girò, trovò il braccio teso di Jongup che lo cercava e i suoi occhi rossi.
Jongup riprovò, voleva dirgli che provava lo stesso per lui: “Sa…sa…sa…” ma la sua voce si spense e, dopo tanto tempo che non succedeva, il suo viso fu investito da lacrime amare.
Non ce la faccio…perché non ce la faccio?
Jongup si abbandonò sul letto, una mano stringeva forte le coperte; il labbro inferiore di Himchan tremò violentemente come la porta che fece poi sbattere, lasciando Moon solo, con le sue lacrime.
 
Il rumore della porta che sbatteva, riportò a Jongup un solo ricordo, un nome che aveva cominciato a ghiacciarsi nel suo cuore, un nome che aveva smesso di scorrere (così pensava Jongup) nelle sue vene: Yongguk.
 
Daehyun si svegliò e decise di provarci un’ultima volta: questo è il mio ultimo, penoso tentativo.
Ci mise un po’ a prepararsi: oltre alla solita indecisione sul cosa mettersi, doveva mantenere la mente lucida ed essere sicuro di potercela fare, di non fallire.
Doveva affrontare Youngjae un’ultima volta e doveva essere pronto all’eventualità che lui non gli rispondesse.
Quando scese in cucina trovò solo Zelo e Bang che si fissavano…sembrano due bambini che non si conoscono ma sono troppo timidi per fare amicizia…chissà se avranno finalmente risolto…
“Buongiorno!” li salutò.
I due lo guardarono e lo salutarono con un cenno della testa.
Sorrise: sembrava che avessero risolto: le loro facce erano rilassate; ma allo stesso tempo era invidioso di Zelo, perché a lui non era costata troppa fatica ritrovare le attenzioni di Bang.
Non aveva fame, ma si sedette comunque in tavola, in attesa di Youngjae.
Aspettò qualche minuto, poi si stancò “Youngjae è già sveglio?” chiese.
Zelo alzò le spalle e Bang lo imitò.
Daehyun sbuffò e si alzò: non riusciva a stare fermo.
Entrò in salotto e trovò Himchan sul divano, gli occhi opachi, che fissava lo schermo della TV; era semi-sdraiato e occupava più della metà del divano.
“Buongiorno” lo salutò Daehyun.
Himchan mosse velocemente gli occhi dalla TV a Daehyun, fece una piccola smorfia e ritornò a guardare lo schermo che proiettava diverse luci sul suo viso.
Chissà che gli è preso…
Daehyun si sedette nel misero spazio che Kim aveva lasciato libero e si concentrò sulla TV: Himchan stava guardando uno di quei suoi soliti film tristi.
L’umore di Daehyun cominciò a ingrigirsi; ritornò in cucina e mentre entrava vide Youngjae; fece un respiro profondo e si avvicinò al più piccolo con passo deciso.
 
“Buongiorno, Youngjae!”
 
La voce che Youngjae sentì, parve provenire da un’altra dimensione: non aveva dormito quella notte e la testa gli faceva un gran male.
Dopo aver registrato la frase, il suo cervello gli ricordò che quella era la voce di Daehyun; si girò di scatto verso l’origine di quella voce: il ragazzo che lo aveva tenuto sveglio tutta la notte gli stava sorridendo come aveva fatto quelle mattine che si erano svegliati insieme, nello stesso letto.
Sentì il proprio respiro arrancare e il sorriso di Daehyun afferrare tutte le sue certezze.
 
Non mi sta rispondendo…
 
Youngjae provò a salutarlo, ma riuscì solo ad aprire le labbra ed emettere un sospiro rumoroso, quasi di disappunto.
 
È l’ultima volta che mi tratti così, Yoo Youngjae.
 
Daehyun rientrò in salotto: la compagnia silenziosa e assente di Himchan era proprio quello che gli serviva.
 
Youngjae vide Daehyun allontanarsi; entrò in cucina e salutò Zelo e Bang, come se nulla fosse successo.
 
Himchan vide Daehyun rientrare, occupare di nuovo il poco spazio disponibile del divano; eppure non sembrava lo stesso di pochi minuti fa.
Questo Daehyun sembrava arrabbiato.
Ritornò a guardare il film e, dopo pochi secondi si mise a sedere e cominciò a parlare: “Che è successo?”
Sapeva che Daehyun non gli avrebbe risposto, ma sperava che se avesse insistito avrebbe sputato il rospo; inoltre, così facendo, Kim si sarebbe concentrato solo sul compagno e non avrebbe dovuto pensare a Jongup.
Daehyun continuò a fissare lo schermo.
“Hai litigato con qualcuno?” continuò Himchan.
Nessuna risposta.
Kim continuò a fargli diverse domande, ma Daehyun non voleva saperne, così il più grande lo lasciò in pace.
 
È inutile che mi chiedi cos’ho…tu sei il primo che è arrabbiato; forse è per questo che ti accanisci su di me.
Ora ho solo bisogno di essere lasciato in pace…di dimenticare Youngjae…di ritornare a considerarlo un amico…no, un compagno di lavoro. Tutto qui…
 
Jongup si alzò dal letto, le lacrime che si erano asciugate sul suo viso facevano più male di quando erano scese.
Uscì dalla propria stanza e si diresse in bagno, gli occhi che ancora dolevano.
Entrato in quella piccola stanza, si chiuse la porta alle spalle con movimenti meccanici, poi restò immobile, la mano che ancora stringeva la maniglia.
Ripensò a quello che era successo con Himchan e altre lacrime cominciarono a scendere. Certo che non finiscono mai…
Le asciugò, ma più le asciugava, più numerose scendevano le seguenti.
Non capì il motivo di quel pianto: solo perché Himchan se n’era andato? No, quelle erano anche lacrime di rabbia.
Gli venne in mente che quando era piccolo e non riusciva a raggiungere uno dei suo tanti obiettivi, si chiudeva in una stanza e piangeva tutta la sua frustrazione, poi usciva come se nulla fosse successo. Era stato in quelle occasioni che aveva imparato a sorridere: sorridere per non far capire agli altri quello che si prova dentro.
Il sorriso è lo scudo più potente.
Rimase chiuso in bagno finché non sentì bussare con insistenza.
 
Fu una giornata come le altre, grigia, piena di lavoro; quando rientrarono a casa, Jongup e Himchan non si preoccuparono di rendere la serata più allegra: si erano evitati tutto il giorno, ma Jongup voleva chiarire il malinteso il prima possibile.
 
Quella notte Bang chiamò Zelo nella sua stanza.
Quando il maknae entrò, Bang si diresse subito verso la scrivania, prese un foglio e glielo porse, senza aggiungere niente.
Zelo cominciò a leggere il foglio che Bang gli aveva dato. Oh, è il testo a cui sta lavorando. Era felicissimo di avere quel testo tra le mani, tanto che non si concentrò molto sul suo contenuto e quando il leader gli chiese cosa ne pensasse, non sapendo cosa rispondere, sussurrò un “Mi piace” e consegnò il foglio a Yongguk.
Junhong rimase qualche minuto in piedi, davanti a Bang, senza dire una parola: sembravano entrambi nervosi e se mai i loro occhi si incrociavano, distoglievano subito lo sguardo.
“Allora…” mormorò Zelo “Io…io vado, hyung
Yongguk annuì e Zelo gli voltò le spalle, dirigendosi con passo leggero verso la porta.
“Zel…ehm, Junhong!”
Il piccolo si fermò, senza girarsi.
“Scusami se ti ho fatto stare male in questi giorni…”
Zelo scosse la testa e si girò verso Bang. “Stamattina non dovevo urlarti co…”
“No…io…anch’io ho paura” lo interruppe Bang
 
Anche lui ha paura? Di cosa?
 
“Ho paura di poterti ferire” continuò Yongguk. “Di procurarti ferite incurabili…ho paura di averti, perché se ti avessi e un giorno ci separassimo non saprei più come fare…”
 
Sono…così importante per te?
 
“…quindi va bene se anche tu hai paura…va bene se tutt’e due abbiamo paura…un po’ di tempo fa mi hai detto che volevi provare ad amarmi…so che la ragione mi dice di no, ma c’è una forza maggiore che mi spinge a voler ricominciare…sempre se la tua proposta è ancora valida…”
Detto ciò alzò lo sguardo e vide che Zelo lo stava ascoltando attentamente.
Continuò: “Ti amo e vorrei che anche tu un giorno riuscissi ad amarmi”
Il cuore del maknae cominciò ad accelerare e le sue gambe avanzarono verso Bang.
“Quindi…” concluse Yongguk “Vuoi…vogliamo provarci insieme? Vogliamo far sparire le nostre paure?”
Zelo era davanti al leader; abbassò lo sguardo perché sentì la faccia bruciare e tirò a sé un lembo della t-shirt di Yongguk.
Bang gli alzò il viso e lo guardò per alcuni secondi, prima di appoggiare la propria fronte contro quella del più piccolo; poi anche i loro nasi si incontrarono e Zelo, gli occhi aperti, riuscì a vedere la bocca di Bang aprirsi in un radioso sorriso.
Poi, Bang prese la mano libera di Jun e la portò sul suo petto. “E ho paura anche di questo” bisbigliò “Ho paura che il mio cuore possa scoppiare, quando sto così vicino a te”
Infine si staccò da Zelo, ma lui stringeva ancora la t-shirt del più grande.
Guardò Yongguk negli occhi, prese la sua mano e fece quello che aveva fatto lui prima.
Certo, il cuore di Zelo non batteva forte quando quello di Bang, ma solo poche volte Jun aveva sentito il proprio cuore battere così velocemente.
Bang abbracciò Zelo, sperando che lui non lo allontanasse, che quel rifiuto fosse una storia passata, una cosa superata e che il loro nuovo inizio fosse meno turbolento.
Zelo si sentì piccolo e al sicuro dentro quell’abbraccio e appoggiò la testa sulla spalla di Bang: no, questa volta non l’avrebbe allontanato. Non sarebbe più successo; poi, alzata un po’ la testa, lasciò un bacio rapido sulla guancia di Yongguk.
 
Himchan sentì bussare alla porta “Che c’è?” domandò lamentandosi, ma nessuno rispose.
“C’è qualcuno?” chiese. Ancora nessuna risposta.
Alzò le spalle e ritornò al suo cellulare. Eppure sono sicuro di aver sentito bussare.
Si concentrò sulla porta, si alzò e la aprì: non c’era nessuno. Me lo sarò immaginato.
 
Jongup rientrò nella propria stanza senza fiato. Ce l’avevo quasi fatta…
Aveva deciso di andare da Himchan e risolvere l’equivoco di quella mattina, scusarsi e dirgli che gli piaceva.
Con la forza dell’autoconvinzione era arrivato davanti alla porta della stanza di Kim e si era fermato davanti, la mano sul pomello. Non posso entrare come se niente fosse…dovrei bussare, no?
Bussò.
E sentì la voce di Himchan, un po’ distorta ‘Che c’è?’
Moon chiuse gli occhi e cercò di trovare la risposta migliore. Non è difficile…basta che dica ‘sono Jongup’ e mi farà entrare…o non mi vuole parlare?
‘c’è qualcuno?’ aveva richiesto Himchan e Jongup aveva provato a pronunciare il proprio nome.
Quando poi aveva sentito Himchan muoversi nella stanza si era agitato ed era ritornato di corsa nella propria. Aish…
 
Bang si stupì del gesto di Zelo, ma ne fu estremamente felice.
Zelo, invece, si agitò, lasciò la t-shirt di Yongguk, si staccò da lui e si portò una mano dietro la nuca.
Yongguk gli prese il viso e gli riconsegnò il bacio, sulle labbra.
Questa volta faremo un passo alla volta, Junhong…
Prese la mano di Zelo “Vuoi…vuoi fare qualcosa insieme?” chiese senza guardare negli occhi il ragazzo, senza pretese.
Jun si fermò a pensare: quando era piccolo sua mamma usava cantargli una canzone prima di addormentarsi e a Zelo piaceva tanto addormentarsi con quel sottofondo; quando però aveva compiuto i sei anni, sua madre aveva smesso di farlo. Da quel momento in poi, gli attimi prima di addormentarsi non erano più stati caldi come una volta.
Voleva risentire quel calore. “Hyung…puoi cantarmi una canzone?”
Si sentiva terribilmente in imbarazzo a chiedere una cosa simile, ma era l’unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento.
“Una…canzone hai detto?” chiese perplesso Bang.
Zelo si limitò ad annuire.
“Ok” sorrise Bang “Allora fammi una base lenta. Sei bravo col beatboxing, no?”
 
Beatbox? Che c’entra? Gli ho chiesto di cantarmi una canzone…
 
“Allora, facciamo una canzone in particolare o improvviso qualche verso?”
 
Ah…mi sa che non ha capito…non volevo che si trasformasse in un’esibizione di un duo rap…però potrebbe comunque funzionare…no?
 
Il maknae gonfiò le guance “Improvvisiamo”
Il leader annuì e Zelo cominciò a muovere le labbra.
Yongguk improvvisò alcuni versi in rima.
Ma finirono col ridere per alcune parole che il leader si era inventato e il beatboxing di Zelo, dopo un po’, cominciò a infrangersi contro quel
le risate.
“Non mi è piaciuto” annunciò Zelo, quando finirono di ridere.
Bang gli tirò una guancia e lo stese sul suo letto, dominandolo “Cos’hai detto?”
“Aaah…” si lamentò Jun “Mi fai male alla guancia!” biascicò.
“Questa è la punizione che si meritano i bambini che si comportano male” disse Yongguk con tono fiero e cominciò a fare il solletico al più piccolo, che scoppiò in una sonora risata.
“Pie…pietà!” urlò Zelo, tra una risata e l’altra, cercando di allontanare il più grande; il respiro corto “Sto…sto per…morire!”
Cercò di nuovo di spostare il corpo del più grande, senza riuscirci. Provò a fargli il solletico, ma aveva le lacrime agli occhi per quanto aveva riso, e non riusciva a inquadrare bene il suo bersaglio.
 
Jongup uscì dalla propria stanza e si ritrovò di nuovo davanti alla porta di Himchan.
Bussò con maggiore forza della volta precedente.
 
Himchan sentì bussare, ma si chiese se anche questa volta quel rumore non fosse stato frutto della sua fantasia.
 
Jongup non sentì la voce di Himchan, ma si fece coraggio “Himchannie, sono Jongup…” le ultime parole, quasi un soffio.
 
Jongup? Mi vorrà dire che non gli piaccio? Devo farlo entrare? Sì. Prima me lo dice, meglio è…
Aprì la porta.
 
Jongup vide Himchan volgergli un piccolo sorriso “Entra”
Entrò e cominciò subito a parlare.
“Stamattina…ho sbagliato: non volevo dirti quello che ho detto. Io…io volevo dirti che…” non ci riesco…le parole non mi escono…se ci giro intorno per un po’…forse troverò il coraggio.
“Io…ero felicissimo quando ho trovato quei fiori sul mio cuscino…anche quando mi hai regalato i fiori di the” respirò “E non pensavo che fossi stato tu…è stato un po’ strano e in quel momento stavamo entrambi male per la storia di Bang…allora ho pensato che tu mi volessi solo come suo sostituto, ma col passare dei giorni sentivo che c’era qualcosa di più”
 
Dove vuole arrivare? Cosa mi vuole dire? Vuole trovare un modo carino di scaricarmi?
 
“Poi negli ultimi giorni mi era sembrato che tu avessi la testa da un’altra parte…e stamattina mi hai detto quelle parole e…non me lo aspettavo…io…”
“Basta” lo interruppe Himchan “Se stai cercando un modo ‘gentile’ per rifiutare i miei sentimenti, non funziona: non esiste un modo ‘gentile’ per rifiutare il cuore di qualcuno. Se sei stato con me perché mi volevi come sostituto, ti capisco. All’inizio pensavo sarebbe stato così anche per me, che sarebbe stata una cosa passeggera…” si passò una mano sul viso “Ma più i giorni passavano e più cominciavo a provare qualcosa di profondo”
Jongup si avvicinò a Himchan.
“Senti…” cercò di concludere Himchan “Non ti preoccupare per me. Grazie comunque di tutto…come ho dimenticato Bang, dimenticherò anche di aver am…”
Venne interrotto dalle labbra di Jongup che, fulminee, lo travolsero.
Si baciarono a lungo.
È questo il tuo modo di dirmi addio, Jongup?
 
Zelo si sentiva esausto: era da molto tempo ce non gli capitava di ridere così tanto; girò la testa a destra: studiò il profilo di Yongguk, poi si fermò sul suo ventre che si alzava, si abbassava e si rialzava, in un ciclo continuo.
Ritornò a guardare il suo viso.
“Yongguk” pronunciò soffusamente.
Bang si girò lentamente: gli faceva sempre uno strano effetto essere chiamato da Junhong col suo nome. Gli sorrise.
Zelo gli prese una mano e la strinse forte, poi, seguendo il respiro del ragazzo sdraiato accanto a lui, chiuse gli occhi.
Anche se non gli aveva cantato una canzone per farlo addormentare, il calore che provava stringendogli la mano era più che sufficiente.
 
Jongup si staccò dalle labbra di Himchan e con espressione sconsolata lo guardò negli occhi “Himchan…non voglio lasciarti”
Himchan aspettò che Jongup aggiungesse altre parole.
Moon concentrò tutte le sue forze, arrossì violentemente “Mi piaci, Himchan…io…di più…io ti…ti”
“Va…va bene così” arrossì Himchan, il viso ancora vicino a quello di Jongup.
Il più piccolo scosse la testa “Ti amo” traboccò.
E si sentì perso dietro quelle parole.
Dietro la gioia di Himchan che aveva invaso ogni angolo della stanza.
Dietro il sorriso che ancora una volta, lo aveva salvato nascondendo la sua insicurezza.
 
Anche Bang si era addormentato poco dopo, la mano sinistra che stringeva quella destra di Zelo, il cuore in subbuglio e in pace allo stesso tempo: stava con Junhong, nello stesso letto e prima il maknae non l’aveva allontanato, quando era stato abbracciato.
Dopo tante notti infaticabili, Yongguk si addormentò profondamente, il sorriso sulle labbra, la mano che stringeva un nuovo calore.
 
Si amarono e si cercarono tutta la notte.
Una ricerca quasi angosciosa, quella di Himchan: voleva nuovi odori, nuove immagini da fissare nella sua mente; le voleva perché ora sapeva che anche Jongup lo amava.
Per la prima volta, dedicò l’atto sessuale più a se stesso che al compagno, per goderne al massimo, senza sapere che ciò, aveva riportato a Jongup l’immagine di Bang sopra di sé.
Per la prima volta Himchan si era lasciato andare del tutto e si sa: quando si fa l’amore, l’uomo s’imbestialisce, perde ogni capacità razionale, si fa trascinare nel mondo del piacere da pelle, odori e gemiti e Himchan era molto sensibile a questi.
Nonostante ciò, fu qualcosa di nuovo per Jongup, che per la prima volta si sentì messo in disparte da Kim, trattato con giusto un po’ di prepotenza da colui che aveva il controllo sopra il suo corpo.
E gli piacque.
Forse più delle ultime volte.
Ma si sentì ancora perso: aveva detto parole che mai si sarebbe sognato di pronunciare.
Consumò il rapporto con un’attività parziale e quando i loro corpi si liberarono, Jongup cercò subito il petto di Himchan e vi ci conficcò il viso e così si addormentò, sperando che quella piccola confusione potesse sparire al sorgere del sole.
L’ultima cosa che sentì fu “Ti amo, Jongup” e le ultime parole che farfugliò prima si sprofondare nel sonno: “Anch’io, ti amo…”
Il nome che voleva pronunciare sfumò nei suoi pensieri e lo ritrovò nei suoi sogni: Himchan.
 
Yongguk si rigirò nel letto e urtò contro qualcosa…no, è qualcuno. Zelo? Non ho sognato tutto?
Aprì gli occhi.
Sorrise. Allora è tutto vero…
Accarezzò la testa di Zelo e il piccolo si mosse.
Oh, no. l’avrò svegliato?
Hyung…?” chiese Junhong confuso.
Poi si alzò a sedere all’improvviso “Hyung?” chiese con tono deciso, poi si mise una mano sulla fronte: si era alzato di colpo e ogni volta che succedeva, gli veniva un gran male alla testa.
“Calmo…” lo tranquillizzò Bang, accarezzandogli una guancia.
Zelo toccò il proprio corpo: aveva tutti i vestiti addosso.
 
Ma noi due non avevamo…?
 
Guardò con sospetto Yongguk. Anche lui era vestito.
 
Omo, era un sogno? Ma era così…
 
Studiò attentamente il leader che sembrava non capire la sua agitazione.
Si portò le mani davanti al viso, che cominciava a bruciare. Come ho potuto fare un sogno del genere?
 
“Che cos’hai?” chiese preoccupato Bang.
 
Zelo scosse la testa, l’immagine delle labbra di Bang che lo baciavano sparì dai suoi pensieri. “Niente…”
Yongguk non era convinto “Sei sicuro?”
Junhong annuì.
 
Eppure sono sicuro: quello era il suo respiro sulla mia pelle…
 
Bang arruffò i capelli a Zelo.
Lui, infastidito, regalò una smorfia al più grande, poi, mentre Bang sembrava cercasse qualcosa nel comodino accanto al letto “Hyung…ma…ieri notte…”
“Cosa?” chiese Bang, giratosi verso il più piccolo.
 
La sua lingua…
 
“…ecco…non è…insomma…” fu travolto da immagini che sembravano troppo reali e troppo impossibili da poter sognare.
Ma Bang sembrava non capirci niente.
Possibile che io abbia fatto un sogno simile?
 
“Se hai qualcosa da dirmi dimmelo dopo” sorrise il leader “Ora, alziamoci!” e, dopo essere uscito dalle coperte tirò Zelo per un braccio.
 
Oh, no…dopo aver pensato al sogno…abbassò lo sguardo e in un momento in cui Bang sembrò distratto, alzò un attimo le coperte.
Ecco…lo sapevo…ottohke?
 
“Dai, alzati” cominciò a spazientirsi il leader.
“No…io resto qui ancora un po’ “
“Come mai tutti questi capricci?”
Bang fece un lungo sospiro “OK. Conto fino a tre e devi essere sceso dal mio letto. Uno” cominciò a contare
 
No, ti prego…
 
“Du…e”
 
“Tre!”
 
Ma Zelo non si era alzato.
“Mi dici cosa ti prende?” chiese Bang sconfitto.
“Ho detto niente”
“Allora alzati”
OK…
Si alzò in tutta fretta e fece per correre fuori dalla stanza, ma Bang lo fermò “Perché fai così? Ieri abbiamo detto che avremmo ricominciato…che avremmo affrontato insieme le nostre insicurezze…no?”
Zelo si liberò dalla presa di Bang “Scusa…”
Yongguk sospirò, poi, avvicinatosi a Junhong, gli morse il lobo dell’orecchio sinistro.
Zelo si morse il labbro per evitare il più piccolo suono, ma giù le cose stavano solo ‘peggiorando’.
“Allora, andiamo?”
Zelo si abbassò di colpo la t-shirt, sperando inutilmente che potesse coprire il suo imbarazzo.
Yongguk seguì con gli occhi le mani del più piccolo.
 
Jongup aprì gli occhi. Vide una finestra. Dove sono? Si chiese intontito.
Restò immobile e il suo orecchio captò un rumore: tum-tum che si ripeteva regolarmente; un rumore sommesso.
Si alzò giusto per non stiracchiarsi sul corpo sotto di lui, poi riappoggiò la testa sul petto di Himchan.
 
Si era promesso che questa volta sarebbe andato piano, che avrebbe fatto le cose per bene, un passo alla volta, ma vedere il viso di Zelo arrossire violentemente e il suo corpo incurvarsi come se fosse stato un ladro colto in flagrante, fece subito emergere l’istinto di Yongguk.
Perdonami, Jun…
Spinse Zelo fino a schiacciarlo contro la porta e lo baciò ardentemente e il maknae non sembrò infastidito, anzi, cercava in tutti i modi di seguire Bang.
Il leader aveva accostato il suo corpo a quello di Zelo, abbastanza da poter sentirne il più piccolo respiro; poi lo tirò a sé e, con un bacio sconnesso arrivarono fino al letto.
Zelo si ritrovò sdraiato, sopra di lui Yongguk. Sto di nuovo sognando?
Bang cominciò a baciare ogni parte del corpo di Junhong; quando gli tolse la maglia si fermò: non voleva che si ripetesse la scena di molte settimane prima, perciò aspettò in silenzio che Zelo gli lasciasse il permesso di controllare.
Eppure non c’era bisogno che Bang aspettasse ‘il via’ di Zelo, ma da quel momento in poi, da quell’attimo in cui era stato rifiutato, per Yongguk si era alzata una barriera invisibile che gli proibiva di proseguire, come se le mani di Zelo lo spingessero di continuo lontano.
“Sto sognando?”
La voce di Zelo gli giunse smorzata e si chiese perché mai Zelo avesse formulato quella domanda.
Senza volerlo rispose: “No, non stai sognando”
 
Voglio che la realtà sia ancora più bella del sogno…voglio che quelle sensazioni siano ancora più vive di quello che erano nel sogno…voglio…voglio stare con Yongguk.
 
Zelo guardò con occhi infuocati il più grande e, tutto tremante, gli sfilò la t-shirt.
Allora Yongguk chiuse gli occhi e scese sulle labbra di Jun, infrangendo per sempre quella barriera di nebbia che li separava.
 
Questo, è il Paradiso. 
 
Ringrazio ManuBlackVIP, RyuzakiUchiha, BlueDiamond ed Ele_vislove per le loro recensioni (perché mi spronate ad andare avanti); ringrazio anche tutti quelli che seguono, che hanno la storia tra i preferiti e quant’altro.
 
Ok, il capitolo questa volta era decisamente lungo…e chiedo scusa per i possibili errori.
Stranamente il titolo di questo capitolo è nato prima che lo concludessi e credo che tutto sommato, veste tutto il capitolo.
Di canzoni sulle incomprensioni ce ne sono diverse; le prime che sono giunte alle mie orecchie da fonti esterne erano ‘Incomprensioni’ di Fabri Fibra e Tiromancino; la seconda è stata “Misunderstood” di Robbie Williams. Ok, tutt’e due canzoni belle.
Eppure, c’è una canzone che quando l’ascolto mi regala tante emozioni, forse perché è Nina Simone a cantarla.
Comunque la canzone di questo capitolo è “Don’t let me be Misunderstood”.
Ovviamente l’originale di Nina è la migliore e nessuna cover può batterla (opinione personale).
Link:http://www.youtube.com/watch?v=PipX3l1tEeU&feature=fvwrel
La cover più conosciuta è quella di Santa Esmeralda (sfido chiunque a non averla mai sentita), usata dappertutto e chi ha visto il film ‘Kill Bill’ la ricorderà benissimo.
Link:http://www.youtube.com/watch?v=Rtk5C6XXKnw
L’ultima versione di questa canzone è quella degli Animals.
Link:http://www.youtube.com/watch?v=mfwN0X8YnWo
Dopo questa lunga parentesi…al prossimo capitolo!
  
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