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Autore: Raffa Kiryu    11/09/2012    0 recensioni
Lockville; Naomi, la sua migliore amica, il suo migliore amico ed i Dirty Flames, un gruppo emergente e promettente. Una storia tormentata da vari sentimenti.
Capitolo nove; - Ciao, Miku. – Disse Lyam, alzando una mano. Miku ricambiò il saluto col cenno del capo. I due si scambiarono uno sguardo intenso. Uno sguardo del tutto simile, uno sguardo ostile. Entrambi volevano la stessa cosa, entrambi lottavano per la stessa cosa. Naomi si sentì mortificata.
Questa è la mia prima storia, mi auguro vi piaccia. Recensite, per dare consigli, non mi farebbe altro che piacere. :)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20.
-          Mi scusi, - disse Naomi rivolgendosi alla donna che stava dietro al bancone dei dolciumi, - sto cercando Miku. – Era passata più di una settimana dall’ ultima volta che si erano visti. La sua assenza era riuscita a coprire la presenza delle persone a lei più care. Vomitava le più brutte emozioni quasi ogni notte, dentro di lei c’era qualcosa che la divorava e la svuotava del tutto. A volte scappare dai problemi non bastava. Non bastava per sentirsi meglio, per dimenticare. Anche perché i ricordi erano sempre lì, pronti ad attaccare, ad uccidere, e non potevano essere cancellati dalla sua mente. Erano dei tatuaggi invisibili, qualcosa che macchiava il suo corpo e lo avrebbe macchiato per sempre. Quel giorno Miku non c’era e Naomi si sentì sopraffatta da sensazioni negative.
-          Mi spiace, signorina. Ma non ho la minima idea di dove possa essere in questo momento. – Rispose la donna.
-          Saprebbe almeno dir… -
-          E’ stato licenziato, signorina, - disse sommessamente, - ora, se non le dispiace. – Fece un cenno col capo, per farle notare che c’erano dei clienti dietro di lei, in fila per il proprio turno.
Uscì fuori a testa bassa, cercando di pensare a cosa avrebbe potuto fare per finire col licenziamento. Si alzò in punta di piedi per scovare qualche capo simile a quello di Miku, poi cominciò a girovagare per i dintorni.
-          Miku! – Disse, afferrando per il braccio un ragazzo biondo.
-          Mi scusi? – Chiese il ragazzo, voltandosi. Non era lui. Era completamente diverso da lui.
Confuse altri sette volti per quelli di Miku. La giornata era tremendamente calda ed afosa e cominciò a girarle la testa. Vide un ragazzo seduto su di una panchina, teneva la testa bassa ed i gomiti poggiati sulle ginocchia. Volle sperare in un ultimo tentativo, e Naomi, cautamente, si avvicinò a lui.
-          Miku. – Mormorò, con aria di sconfitta, picchiettandogli la spalla. Sapeva che si era sbagliata per l’ennesima volta. Il ragazzo si voltò e Naomi spalancò gli occhi, sorpresa ed agitata. Era lui, finalmente lo aveva ritrovato. Cercò di nascondere l’entusiasmo e la felicità e fissò le lancette del suo orologio da polso.
-          Ti sto cercando da mezz’ora. – Disse per rimproverarlo, poi si sedette vicino a lui. – Come stai? – Mormorò.
-          Me la cavo. – Rispose Miku, tenendo lo sguardo perso nel vuoto.
-          Te la cavi? E’ per questo che sei stato licenziato?
-          E’ stato un incidente di percorso.
-          Fammi sentire. Cos’hai combinato questa volta?
-          Nulla, Naomi. Ritardi continui.
-          Oh. – La ragazza si sentì quasi sollevata, non aveva combinato nulla di male. Non aveva spaccato la faccia a nessuno o distrutto un ufficio. – Sono venuta a portarti questo. – Disse, rovistando nella sua borsa. Miku si voltò a guardarla. – Ecco, prendi. – Concluse, porgendogli uno scatolino contenente un cellulare.
Miku piegò le labbra in un sorriso.
-          Il tuo vecchio cellulare. – Mormorò.
-          Sì. Ti ho anche portato la mia vecchia scheda telefonica, è ancora attiva. – Commentò.
Il ragazzo la ringraziò.
-          Scusami, Naomi, per ciò che ti ho detto la scorsa volta. Non volevo ferirti e… non è per niente vero. E’ solo colpa mia. – Disse poi. Naomi non rispose a quanto le è stato appena detto, cercò solamente di cambiare discorso.
-          Dove te ne stai di notte? – Chiese freddamente.
-          Beh, dipende. Cambio casa ogni giorno.
-          Cosa? – Naomi aggrottò la fronte. Voleva capire.
-          Ogni notte me ne sto a casa di una donna diversa, Naomi.
Naomi aprì la bocca come per dire qualcosa, ma non ci riuscì. Miku lo fece prima di lei, e disse tutto ciò che doveva dire.
-          Ho cominciato a prostituirmi. Devo farlo per sopravvivere. Devo farlo per avere un tetto sotto cui dormire. La paga che ricevevo prima non mi bastava per comprare una casa, neanche per pagarmi un affitto. Ed ora che non ho manco più il lavoro…
Non c’erano parole per descrivere lo stato d’animo di Naomi in quel momento. Aveva un nodo alla gola, le lacrime bloccate nello sbocco della ghiandola lacrimale, il respiro sospeso. Il suo petto si stava facendo fin troppo piccolo per un cuore che sarebbe esploso da un momento all’altro. Miku era un coglione, un ingenuo che agiva sperando di fare la cosa giusta, quando già sapeva che quella, invece, era solamente la cosa sbagliata. Ma a volte le cose sbagliate possono salvarti, e in quel momento la prostituzione stava salvando la sua vita.
-          Puoi venire a stare da me! – Esclamò Naomi, in preda alla disperazione. La sua era stata un’idea assurda, e Miku l’aveva capito.
-          Naomi, Lyam sa che sei qui? – Disse con amarezza.
-          Sì. – Rispose la ragazza. Miku le sollevò il mento per guardarla bene nei suoi occhi scuri e profondi. Un pozzo senza fondo. Ma Naomi distolse lo sguardo, gli stava mentendo. Non solo a lui, a tutti. Perfino a se stessa. – Cioè, no. – Disse infine.
-          Non puoi mentire a lui. E’ una cosa sbagliata. Sbagliatissima. – Il suo tono si fece severo e freddo. I capelli biondi che ricadevano sul suo viso gli delineavano il viso, talvolta gli coprivano gli occhi, come per nascondere quello sguardo deluso, triste e perso. Naomi non rispose, aveva così tante cose da dire che non riuscì a dirne nemmeno una. Sapeva che quel che stava facendo era qualcosa di sbagliato. Sapeva che un rapporto era basato principalmente sulla fiducia, e lei non stava facendo nulla per rendere Lyam fiducioso. Anzi. Gli stava mentendo, gli mentiva ogni giorno, in un modo o nell’altro, ma gli mentiva.
-          Naomi… vorrei non rivederti per del tempo. – Disse Miku, accendendosi una sigaretta. Se la portò alla bocca. – Vorrei non rivederti più. – Concluse poi, il fumo fuoriusciva dalla sua bocca creando delle piccole nuvolette. Quello fu il colpo di grazia, la pugnalata al petto di Naomi, dritta al cuore. Stava morendo. Si stava svuotando di ogni minima emozione. Dentro di lei v’era il vuoto e frammenti di cuore che si posavano come polvere sulle vene. Naomi cercò di elaborare il tutto, quella fu una scelta presa all’istante, una scelta di cui se ne sarebbe pentito il giorno seguente. Ma Naomi, sconfitta, accettò. Non vedersi più era la scelta migliore, ed era anche la migliore ad uccidere le persone.
-          Va… va bene. – Sussurrò Naomi.
-          Naomi… - Miku pronunciò il suo nome, immobilizzandola. La ragazza si voltò e notò l’alone di un sorriso cancellarsi dal viso del ragazzo, dando posto ad un’espressione triste. Ti amo, avrebbe voluto dire. – Sta’ attenta. –
La ragazza annuì in silenzio, poi proseguì il suo tragitto. Lacrime. Lacrime amare bagnavano il suo viso. Lacrime celesti e pungenti.
Dentro sé, però, sapeva che quello non era un addio.
  
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