Non ci potevo credere, ormai erano giorni che facevo sempre lo stesso e identico sogno. Quel ragazzo rossiccio che mi sorride seduto davanti a me. Ad un certo punto mi mima con le labbra ''Seguimi''. Mi prende per mano e ci ritroviamo in un altro luogo. All'aperto. Adesso lui mi fissa. Sul suo volto non c'è più quel suo magnifico sorriso che mi mozza il fiato. Vedo una strana ombra nei suoi occhi, come se volesse dirmi qualcosa ma non potesse. Ad un certo punto, scoppia in lacrime ma io rimango impassibile, non capisco. Sembra distrutto dal dolore. Mi cerca con le sue braccia ma io sembro distante. Un suono, impercettibile. -Ti-tiriti-ti-tiriti- Adesso non vedo più il suo corpo, lo cerco disperata ma davanti a me si figura una sveglia...
Ok. Ho capito tutto. Dovevo alzarmi. Scaraventai come ogni mattina la sveglia dall'altra parte della camera. La guardai suonare con aria da ''quanto ti odio''. Già, era l'ennesima volta che mi interrompeva il sogno, per giunta sempre nello stesso istante! I raggi del sole invadevano la mia stanza. Come un bradipo ultrasessantenne mi stiracchiai e mi rotolai giù dal letto. Mi guardai di sfuggita allo specchio: avevo quel poco di matita nera –che mettevo di solito per far contenta mia cugina Tayra, che mi diceva spesso che sembro un maschiaccio se non mi trucco almeno un po’- tutta sbavata, sembravo un panda risvegliatosi da un coma. Avevo i capelli arruffati e in testa spuntava un ciuffetto di capelli che aveva l’aria di rimanere alzato in quel modo per tutta la giornata. Ehy! Che vi aspettavate? Una ragazza che si alza tutta bella truccata, con i capelli sistemati dopo una messa in piega dal parrucchiere? Bhe, forse avete sbagliato ragazza. Non mi sono mai sentita come una di loro. La mattina, già è tanto se riesco a capire cosa mi dicono gli altri!
Dopo un bel bagno ed aver trovato dei vestiti decenti da indossare, mi scaraventai in cucina per dei pancakes al volo. Come al solito me la ero presa comoda ed ero ancora una volta in ritardo. Presi le mie cuffie ormai a pezzi e, dopo aver salutato Alex e Ben, uscii di corsa per raggiungere la fermata dell'autobus. Se l'avessi perso non me lo sarei mai perdonata. Ormai era cosa abituale perdere l'autobus almeno 2 o 3 volte a settimana. Mi infilai le cuffie e lasciai scorrere la playlist. Quella mattina non avevo voglia di scegliere della musica. Tutto mi andava bene, purchè avesse il volume abbastanza alto da coprire gli stupidi versi balordi dei mocciosi dell'autobus.
Ero ancora stordita per il sogno; perchè continuavo a fare lo stesso identico sogno ogni notte? Per giunta mi aveva messa abbastanza sotto stress, mi sentivo mancare l'aria, come se avessi un peso.
Quella mattina, a scuola, mia cugina Tayra mi era corsa in contro tutta raggiante come suo solito. Mi tolse dalle orecchie le cuffie malandate e le dissi <
col suo sorriso da maestrina, inarcando un sopracciglio mi rispose <
<
Accennò un sorriso dei suoi e continuò << Senti, signorina ''bel-paio-di-cuffie-oggi-sono-permalosa'', sono venuta qui per invitarti ad una cosa a cui non potrai di certo rifiutare.>> Tirò fuori dal libro che teneva in mano due biglietti, con aria trionfante <
Quella sera si presentò alle sette e mezza in punto, spaccò il minuto. Era venuta con una trousse –o come caspita si chiama- stracolma di creme e phard per aggiustarmi e tirarmi a lucido. Alla fine mi fece svestire perché i miei pantaloni a fantasia militare larghi non le piacevano, e scavando nel mio armadio trovò una gonna che mi regalò lei qualche anno fa per il mio compleanno. Era fin troppo mini come gonna. Riluttante la indossai e appena uscii dal bagno mi spinse sul petto un paio di stivaletti e aggiunse <
Una mezzora dopo ci ritrovammo al concerto, mia cugina si stava divertendo come non mai e aveva conosciuto un ragazzo che le si strusciava contro come se di lì a poco avessero dovuto.. bhè avete capito.
Finito il concerto, ancora stordita dal forte suono, mia cugina mi prese per mano e mi portò fuori da quel fracasso. Il ragazzo ci seguiva ancora. Ma forse non si erano conosciuti al concerto. Lui si avvicinò ad un bodyguard e gli disse qualcosa indicandoci, e subito la guardia ci fece passare. Il ragazzo di mia cugina ci ammiccò un sorriso e ci fece cenno di seguirlo. Andò in contro ad un ragazzo con addosso una felpa, per i miei gusti un po’ troppo pesante per quella stagione. Parlottava con lui. Il ragazzo non si era ancora voltato a guardarci quindi non sapevo ancora che aspetto avesse. Sentii solo le parole ‘’festa,ragazza, fallo per me’’. Non avevano senso. O forse no? Comunque fosse, poco dopo mia cugina mi fece salire in macchina ad aspettarla, e subito dopo partimmo per una meta ancora sconosciuta. La guardai con aria interrogativa e lei mi disse ridacchiando << Tranquilla, stasera andremo ad una festa per farti divertire, e Jim ti farà conoscere un suo amico, sai, uno di quelli che ha cantato stasera>> <
Fu così che cominciò la mia ‘’amicizia’’ col ragazzo dei miei <
TO BE CONTINUED…