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Autore: cath_onthehills    11/09/2012    2 recensioni
Dopo la sconfitta di Freezer, Vegeta si era trasferito a vivere alla CC, da Bulma. Quelle poche settimane di convivenza, hanno cambiato i sentimenti della ragazza nei confronti dell'uomo. Ma lei sapeva bene che sarebbe partito. E nel momento in cui osserva quella navicella lasciare la CC, non può fermare i suoi pensieri, che corrono sempre a lui. Ma dire "Addio" non è facile nemmeno per l'orgoglioso Principe.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Se n'era andato. Bulma quasi non riusciva a crederci che fosse successo veramente. Rimase nel giardino, osservando quel puntino all'orizzonte. Quella capsula che lei stessa aveva progettato e costruito per permettergli di lasciare la Terra per sempre.
Inizialmente, la grande quantità di fumo che si era alzata attorno alla navicella non aveva permesso né a lei, né a tutti gli altri lì in giardino, di vedere il momento in cui questa aveva cominciato a salire, sempre più in alto, con un rumore fortissimo che aveva fatto tremare i vetri delle finestre. Ma questi non erano andati in frantumi; il cuore di Bulma, invece, sì.
Non poteva credere che dopo tutto quel tempo non l'avrebbe più rivisto. Fissò gli occhi sul puntino luminoso sempre più lontano, sempre più distante da lei. Persino la scia, una traccia così bianca e netta nell'azzurro piatto del cielo, stava accorciandosi, riducendosi ad una linea sottile e quasi impercettibile.
O forse, lei sola la vedeva così tremula a causa delle lacrime trattenute dietro alle palpebre. Non voleva che la vedessero piangere, non voleva che capissero i sentimenti che provava per quell'uomo.
Nemmeno lei si era resa conto di arrivare ad amarlo fino a quel punto. Al primo momento in cui l'aveva visto, non avrebbe mai pensato di riuscire a provare anche solo della simpatia per quell'essere arrogante che era giunto sulla Terra solo con la volontà di eliminare tutti gli esseri umani e rivendere il loro pianeta.
Quei capelli neri che si alzavano verso l'alto, fissandosi in una forma così curiosa, gli lasciavano l'alta fronte scoperta, in modo da sottolineare ancora di più quello sguardo freddo e il sorrisetto beffardo che l'avevano sempre contraddistinto. Bulma ne aveva provato paura, e l'aveva  quasi odiato, aveva odiato quella cattiveria gratuita che si portava nell'animo, aveva odiato la facilità con cui aveva eliminato il suo stesso compagno, aveva odiato quel suo fastidioso modo in cui chiamava Goku, aveva odiato il fatto che si credesse un guerriero invincibile quando era nettamente inferiore a lui, aveva odiato quando aveva ucciso i suoi amici. L'aveva odiato così tanto che la sua immagine non aveva mai abbandonato i suoi pensieri.
Poi, improvvisamente, se l'era ritrovato su Namek e la sorpresa più grande l'aveva avuta nel momento in cui aveva capito che stavano dalla stessa parte. Non capiva cosa stesse succedendo, dal momento che l'avevano abbandonata tra quelle rocce a proteggere una delle sfere del drago. Ma, nonostante tutto, in lei si era fatta largo l'idea che vi fosse del buono, in lui. E quando, una volta collezionate tutte le sfere, si erano ritrovati sulla Terra, non aveva esitato un attimo a chiedergli di andare a vivere da lei.
Sin dal momento in cui le sue parole erano state pronunciate, non sapeva se era pietà quella che provava, o qualcosa di più. In fondo, anche lui aveva perso tutto, e non aveva più nessuno con cui stare.
Era sottinteso che fosse una sistemazione momentanea, ma ben presto si era abituata a vederselo in giro per i corridoi, a tollerare sempre più pazientemente i suoi commenti arroganti, a migliorargli sempre di più la Gravity Room senza ricevere mai nemmeno un grazie.
Avrebbe dovuto pensare ad altro, lo sapeva bene. La sua storia con Yamcha, per esempio. Ma ormai le era diventata troppo stretta, non poteva quasi più sopportare di trovarselo davanti ogni giorno. Avrebbe preferito che la lasciasse in pace, che le permettesse di affrontare finalmente quell'ondata di pensieri che teneva nascosta tutto il giorno, per esserne poi invasa di notte.
I suoi occhi. Il suo sorrisetto. Il suo corpo. I primi, piccoli, segni di cedimento che aveva notato nei suoi confronti. L'impossibilità di rimanere nella stessa sua stanza senza sentire il suo cuore andare a mille.
Ora, tutto ciò era destinato a diventare un ricordo, sempre più vago, fino a sparire, un giorno, così come la navicella, ormai scomparsa del tutto nell'azzurro del cielo.
Tutti rientrarono e, improvvisamente, Bulma si ritrovò sola e non le fu più possibile trattenere le lacrime. Con la schiena scossa dai singhiozzi, si guardava intorno, come per verificare che nessuno la sorprendesse. Ciò che vide, tuttavia, non fu il giardino completamente deserto: dietro di lei, distante di pochi passi, la figura dell'uomo che credeva avesse appena lasciato la Terra a bordo della navicella, la osservava in silenzio, a braccia incrociate.
"Vegeta..", Bulma mormorò rapidamente il suo nome, mentre un piccolo sorriso si stava sostituendo alle lacrime. Improvvisamente, la sua espressione arrivò a formulare una domanda, ancora prima delle sue stesse parole. "Che ci fai qui? Dovresti essere sulla navicella."
L'uomo piegò appena un angolo della bocca verso l'alto, come se si stesse divertendo per quel suo atteggiamento. "Ti sarei mancato troppo.", rispose, calcando quel sorrisetto e avvicinandosi finché non si trovò a pochi centimetri dalla donna.
Bulma non ebbe bisogno di chiedergli altro. Sarebbe stato inutile, lo sapeva da sola che Vegeta non avrebbe risposto più chiaramente. Perciò, fece l'unica cosa che le passava in testa da settimane: si avvicinò ulteriormente a lui e, dopo avergli appoggiato leggermente una mano su una guancia, lasciò le sue labbra scivolare su quelle dell'uomo.
Dopo pochi secondi, le labbra di Vegeta cominciarono a intrecciarsi con le sue, mentre la sua mano, appoggiata sulla sua schiena, non permetteva ai loro corpi di allontanarsi.
Bulma sorrise, staccandosi appena per riprendere fiato e incrociando, in tal modo, lo sguardo del Principe. Non sapeva ancora come avrebbe giustificato la presenza di Vegeta, ma non le importava: in quel momento, aveva capito che non l'avrebbe più lasciata.
   
 
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