Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: Lady A    12/09/2012    6 recensioni
[…] La parte più razionale di Chichi, molto spesso in momenti come quelli, con prepotenza e spietata malvagità, le facevano porre quelle dolorose domande che spesso avrebbe preferito mettere a tacere; in momenti come quelli… l’attanagliante tarlo del dubbio che forse i sentimenti del suo promesso sposo non combaciassero perfettamente con i suoi […]
Prendendo un profondo respiro, tentando di scarica la tensione che inesorabilmente in situazioni come quelle l’attanagliava, lo raggiunse.
Era indescrivibile l’emozione che percepiva, trovandosi davanti l’unico uomo che era certa di amare con tutta se stessa.
Era indescrivibile e smisurato l’amore che sentiva di provare per lui, solo per lui.
Ed era indescrivibile quel senso di vuoto, rabbia e frustrazione che provava, non riuscendo a scorgere in lui lo stesso folle amore, talmente folle da sovrastare tutto e tutti.
Dentro di lei, solo un desiderio ardeva in quel momento, era un qualcosa che desiderava con tutta se stessa, ma che le sembrava quasi irrealizzabile, voleva sentirsi amata… Amata da lui, tutto ciò che chiedeva era solo l’amore di Son Goku.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Goku, Nuovo personaggio | Coppie: Chichi/Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Perché loro erano
Goku e 
C
hichi...





 
{Spesso, le cose più straordinarie e speciali della vita di ognuno, accadono quando meno ce l’ aspettiamo… e fu proprio così che l’amore, aprì le sue porte nel puro cuore di un ingenuo ragazzo di nome Son Goku… e fu così che la parte più importante della vita dell’impavido eroe, ebbe inizio.}

Era una soleggiata e leggiadra mattinata di metà maggio, le rondini svolazzavano e si preludevano sporadicamente nel cerulo e infinito cielo, confondendosi tra le marmoree e soffici nubi, la primavera e i suoi soavi profumi, ammantavano interamente le rigogliose valli e le vaste vegetazioni circostanti, mischiandosi con gli aromi silvestri del Monte Friggi Friggi, ove ormai, si respirava un’armoniosa e inconfondibile aria di festa. 
Tra meno di due settimane infatti, la figlia appena diciannovenne dello Stregone Del Toro, sarebbe convolata a nozze con uno strano ragazzo dall’aria simpatica e ingenua, ma dalla scarsa intelligenza e raffinatezza… difetti, che secondo le congetture della servitù più minuziosa, si adattavano ben poco ad una ragazza di alta classe come lei che per il forte e immenso amore che fin da bambina covava nei confronti del giovane, sembrava sorvolare completamente sui quei particolari e su quelle dicerie, occupandosi personalmente dei preparativi dell’imminente matrimonio e dell’allestimento del palazzo, da poco ricostruito dopo il devastante incendio di alcuni mesi prima, che quella sera stessa in onore della sua ricostruzione, vi si sarebbe svolta una gran festa.
Ai suoi occhi perennemente innamorati, si presentava tutto costantemente magico e romantico, le sembrava di vivere un sogno nella quale dopo quella famosa promessa strappata anni or sono, aveva sperato fin da bambina e che tra breve si sarebbe finalmente tramutato in realtà, trasmettendole una smisurata sensazione di profonda gioia.
 

La coincidenza ci farà incontrare
e chiamalo destino quel percorso naturale …



{Una promessa, una semplice e infantile promessa, stipulata seppur inconsciamente da bambini, aveva avuto il potere di far vivere la piccola principessina quasi sospesa ad un filo; né la distanza e né l’attesa erano stati in grado di affievolire i sentimenti che Chichi aveva per molti anni custodito gelosamente in sé.  Una promessa… una semplice e infantile promessa e quell’amore che mai avrebbe avuto fine, ebbe inizio.}

I dorati raggi solari di quella calda mattina, entrarono palesemente attraverso le ampie finestre lasciate aperte, sferzando e irradiando il suo candido volto, ove si scorgeva ancora quell’innocente aria da bambina e mettendone in risalto le fini fattezze e i scuri e immensi occhi, pregni di tutti i sentimenti che con insistenza pulsavano nel suo animo puro e da sempre innamorato.
Un radioso sorriso repentinamente le si increspò sulle soffici labbra colorite di una tonalità vermiglia, nel dolce ricordo di essere stata  il giorno prima con il suo amato sul Monte Paoz per arredare la loro futura casetta tondeggiante  ove con tutta se stessa, sperava di poter condividere con lui tanti bei momenti. Istintivamente, respirando a pieni polmoni l’aromatica brezza silvestre che entrava sporadicamente dalla finestra, sferzandole il volto visibilmente purpureo, poggiò una mano all’altezza del suo cuore, avvertendolo scalpitarle sempre con maggior insistenza.

{Nonostante la giovane età, l’amore, quello vero, quello in grado di stravolgere la vita, di forgiarla di rosei sogni e speranze, aveva fin da subito bussato alla sua porta e da quel momento in poi per la piccola Chichi, l’amore aveva avuto sempre e solo un nome… Goku, l’uomo più adorabile che avesse mai conosciuto e che per sempre avrebbe amato con tutta se stessa. Quel per sempre che nonostante tutto non avrebbe mai conosciuto limiti, un amore che sarebbe durato oltre la vita, oltre la morte, oltre l’infinito, oltre l’impossibile. Un amore che solo Goku e Chichi avrebbero conosciuto.}
 
Repentinamente, quasi l’avesse letta nel pensiero, lo vide scendere dalla scale; aveva un’aria ancora palesemente assonnata e i capelli completamente scarmigliati che gli ricadeva scomposti sul quel dolce e simpatico viso, che aveva amato fin dal primo giorno.
Non appena lo sguardo rasserenante, intriso di quella mera ingenuità e innocenza che da sempre lo distingueva dagli altri, di Goku andò ad incrociarsi con quello vivamente innamorato della fanciulla, sul suo volto da eterno bambinone si fece immediatamente strada un sorriso più che gioioso; la convivenza di diversi mesi sotto lo stesso tetto, aveva in qualche modo permesso di forgiare -se nonché ispessire – il loro rapporto, tanto che ormai il giovane saiyan, era più che abituato alla sua assidua presenza, alla sua voce, a quel buono odore di caramello che tanto gli piaceva. e perfino ai suoi sporadici e materni rimproveri.

{In una mattinata d’estate, una freccia di Cupido colpì in pieno il cuore di una candida bambina, ballò invece, intorno al cuore di un buffo ragazzino provvisto di coda e dall’animo estremamente ingenuo e avventuriero…  da quel giorno i loro destini vennero scritti, anche se nessuno sapeva e mai avrebbe potuto immaginare che quello sarebbe stato l’inizio di un grande amore.}

Istintivamente, sorridendole nella sua consueta maniera ingenua, agitò con fare puramente infantile la mano destra in segno di saluto… non aveva ancora capito con esattezza cosa provasse esattamente per lei, ma era ben consapevole di volerle davvero un gran bene, che però andava ben oltre il semplice affetto, era un qualcosa che con il passar dei mesi si era infoltito, tramutandosi in un sentimento maggiormente profondo che mai prima d’ora aveva sentito di provare verso qualcuno… ad eccezione del cibo, ovviamente!
Dentro di sé, seppur non rendendosene spesso conto, avvertiva di ricambiare pienamente i sentimenti che la fidanzata da sempre nutriva nei suoi confronti, anche se ogni talvolta che lei  - in cerca di coccole e abbracci - si gettava tra le sue braccia, proprio non poteva evitare di  imbarazzarsi e di arrossire quasi fosse un pomodoro pronto alla maturazione. Eppure, duranti i loro viaggi nel tentativo di disinnescare le ardue fiamme che pericolosamente avevano ammantato il palazzo e messo in serio pericolo la vita di Giuma, con disinvoltura l’aveva stretta tranquillamente a sé sulla Nuvola Speedy e protetta dai vari rischi che incontrarono senza provare alcun disagio, tutt’altro quella vicinanza aveva in qualche modo finito per piacergli.
Ma anche lei le piaceva… e anche molto. Forse glielo avrebbe dovuto dire, ma era troppo impacciato e bambinone per farlo e data la sua risaputa goffaggine nel conciliare certi discorsi  completamenti arcani fino a pochi mesi or sono, che proprio non erano il suo forte  - se nonché fonte di mero  imbarazzo- temeva di non riuscir ad esprimersi bene, rischiando in qualche modo di scaturire l’arrabbiatura funesta di quella moretta piuttosto vulcanica e irascibile.
 
{Son Goku malgrado la sua mera ingenuità, nel profondo del suo cuore sentiva già di amarla, anche se da buon sprovveduto qual era, credeva di non conoscere ancora il significato di quella parola...}
 
Nel rimuginare tutti quegli inconsueti nonché altamente imbarazzanti pensieri e nell’osservarla sorridendole come un emerito ebete, agitando ancora la mano, non prestando attenzione all’ultima tesa dei scalini, accidentalmente, inciampò su un gradino, finendo nel percorrere l’ultima tesa di scale ruzzolando dolorosamente e ritrovandosi disteso supino sul lustre e gelido pavimento del vasto e lussuoso salone.
«Urca, che botta!» , si ritrovò a mugolare, strofinandosi con fare puerile la nuca e gonfiando repentinamente le guance che nel rimuginare quelle perspicaci congetture gli si tinsero di un delizioso colorito purpureo.
Dal gran tonfo che provocò la sua caduta, inevitabilmente tutti gli sguardi allibiti e palesemente pregni di dissenso della servitù – che data la sua goffaggine non avevano buon occhi a riguardo- si posarono su di lui che nel frattempo, venne inebriato da quel dolce  e intenso odore di caramello e avvertì della esili braccia circondargli il collo e delle mani affusolate carezzargli amorevolmente il viso…
«Oh, tesoro mio, ti senti bene? » , gli chiese la fanciulla, stringendosi a lui, affondando il viso su quel petto muscoloso, venendo ninnata dall’intenso calore che emanava quel corpo vigoroso e atletico, respirando a pieni polmoni quell’aroma pungente che sapeva di boschereccio.
Goku, sbattuto le palpebre a più riprese e resosi conto della gran vicinanza con la quale si trovava con Chichi, arrossì violentemente, rialzandosi e affrettandosi a scostarla imbarazzato da sé.
«Urca! Sto bene!! », la rassicurò con quella sua consueta voce da bambinone, sorridendole e grattandosi goffamente il capo ancora indolenzito per via della craniata. «… vado a fare colazione! Ci vediamo dopo! » , aggiunse con tono pacato, intriso di mero disagio nel percepire gli sguardi quasi accusatori dei servitori puntati su di lui, agitando nuovamente la mano per salutarla, inoltrandosi  con un’ espressione esageratamente gioiosa che a discapito della ragazza, sfoggiava solo in occasioni che riguardavano il cibo, nel corridoio, sparendo verso le cucine.
 
La parte più razionale di Chichi, molto spesso in momenti come quelli, con prepotenza e spietata malvagità, le facevano porre quelle dolorose domande che spesso avrebbe preferito mettere a tacere; in momenti come quelli… l’attanagliante  tarlo del dubbio che forse i sentimenti del suo promesso sposo non combaciassero perfettamente con i suoi, con un’insistenza quasi asfissiante si impadronivano di lei, facendole avvertire una sensazione di vuoto e di gelo proveniente dal profondo di quell’animo che con il passar degli anni si era alimentato della vana speranza che un giorno, lui stesso, sarebbe venuta a reclamarla, offuscandole inesorabilmente la mente, facendo assaporare sul palato un’amara sensazione.
A quei cupi pensieri, i suoi occhi colore cenere, dapprima brillanti  per la mera felicità, repentinamente si adombrarono, mentre delle stille racchiudenti un senso smisurato e attanagliante di desolazione, minacciarono di irrorare il suo delicato viso d’avorio. Sospirò impercettibile e cercando di eludere lo sguardo altrui, prendendo ad annaspare con dei cataloghi  riguardanti i vari menù del banchetto di nozze, con un movimento deciso delle dita, bloccò sul nascere un rivolo di lacrime che quasi per dispetto o per umiliazione stava per sgorgarle da un occhio. 
 

 
    Se solo io potessi inventarti un giorno
se solo tu potessi innamorarti di me
è il tuo cammino a volte che ti viene incontro
in quelle cose già decise dove io mi aspetto te …

 



{Il suo in realtà non era altro che un animo fragile, quasi come le ali di una farfalla, ma che per orgoglio e amor proprio, voleva nascondere, indossando una maschera… quella maschera che successivamente per costrizione avrebbe dovuto mostrare al mondo intero… quella maschera che per sempre avrebbe custodito la vera Chichi. }

«Buongiorno mia cara Chichi… », la voce sensuale e familiare di un attraente ragazzo dai capelli color oro messi in risalto da una vistosa  se nonché insolita ciocca rossa, la riscosse momentaneamente dalle sue cupe e attanaglianti congetture, portando il suo viso messo in risalto da un evidente e ostile pallore, a tingersi di un colorito rosa tenue, e un sorriso a incresparle le soffici labbra; standogli ancora di spalle, prese un profondo respiro, cercando in quel modo di scacciare dalla sua mente quelle maligne e dolorose conclusione che seppur di malavoglia si erano impadronite della sua mente. A stento trattenne un verso gutturale scaturito da quelle dolorose lacrime che con tutta se stessa, nel profondo del suo animo cercava di reprimere, si voltò poi lentamente, specchiandosi negli occhi color pece del suo amico di studi, Mirko.
«Ciao… », lo salutò con voce vagamente flebile, puntando gli occhi ancora lucidi verso il soffitto, stringendosi quasi con disperazione – quasi cercasse con quel gesto di reprimere un pianto liberatorio, che come un macigno soccombeva sul suo cuore - al tavolo di legno, che le era di fianco. «Sono contenta di rivederti… », aggiunse, riacquistando lucidità e  contegno, sorridendogli nuovamente mentre il suo cuore e la sua mente si inoltrarono in una perenne battaglia senza esclusione di colpi.
« A chi lo dici! Ho saputo che stai per sposarti… congratulazioni! », si sentì dire, vedendo il ragazzo sorriderle e avvicinarsi, accogliendola in un caldo e amichevole  abbraccio.
 
 
~

Goku, una volta terminata la gustosa  nonché mastodontica e prelibata colazione che consumò in compagnia di Giuma – anche esso un grande e indiscutibile intenditore di buon cibo –  salterellando quasi fosse un canguro, con la sua consueta indole briosa e infantile, con un volto ove si scorgeva un raggiante sorriso da trentadue denti pregno di un nuovo sentimento che come un caldo raggio solare aveva ammantato il suo puro e ingenuo cuore, si inoltrò nelle infinite e sfarzose stanze della reggia, osservando con un’aria mista tra curiosità e mera perplessità delle imponenti statue  poste ai lati del salone, ove vi erano raffigurati persone prive di vestiario, alla ricerca della sua ragazza. Girovagò per svariati e imprecisi minuti tra quelle infinite mura, avendo quasi l’impressione di perdersi, finché un intenso e suadente aroma di caramello che riconobbe con un’ indubbia facilità, lo condusse in procinto dell’ immenso terrazzo. Avanzò a passi lenti, con un sorriso ingenuo a solcargli quel virile taglio di labbra, rimirando quasi con stupore lo scenario mattutino che offriva quel luogo, finché delle risate cristalline lo destarono da quella contemplazione e con un moto di curiosità e ingenuità, nascondendosi dietro un’imponente colonna in stile dorico, si accinse ad osservare di chi effettivamente fossero, e nello scorgere da dietro la figura di un ragazzo dalla capigliatura piuttosto insolita, scoppiò in una fragoroso nonché genuina risata –messa immediatamente a tacere dallo sguardo accusatorio, pregno di dissenso di una cameriera che si accingeva a portare all’esterno un’enorme cesta di candido bucato – salvo poi, sporgersi meglio e nel notare l’esile e familiare figura di Chichi avvolta tra quelle braccia, istintivamente assumendo un’espressione ebete mista a mera e autentica perplessità, le sue iridi scure si dilatarono, le sopracciglia si inarcarono e le labbra quasi con fare automatico si schiusero. Con fare meccanico, sbatté innumerevoli volte le palpebre a più riprese – quasi volesse in quel modo, destarsi da un insolito sogno – ma nel constatare che ciò a era la pura realtà, con fare puramente infantile, contrasse le labbra in una smorfia di palese disappunto.
 
{Il Destino - lo stesso  che decise la loro sorte, lo stesso che volle che le loro strade inesorabilmente si incrociassero  – decise di mettere il giovane Son alla prova, ma quella, non era una prova come tutte le altre… o forse sì, vi si richiedeva un certo coraggio, cosa che all’impavido guerriero, nonché futuro eroe della Terra, non mancava; ma se si trattava di ammettere a se stesso, ma soprattutto a Chichi, i sentimenti che aveva capito di provare -  quasi fosse una delle imprese più azzardate e difficili che avesse dovuto affrontare - sembrava quasi che un’insolita codardia lo attanagliasse, costringendolo a tirarsi palesemente indietro… }

 Con un’aria piuttosto attonita e la fronte lievemente aggrottata, non volendo farsi notare dai due, rimase fermo ad osservarli nascosto dietro l’imponente colonna, mentre una strana nonché insolita sensazione di fastidio  o meglio di gelosia, cominciò a serpeggiare nel profondo di quell’animo ancora infantile ma soprattutto inesperto, portandolo a gonfiare ripetutamente le guance intrise di una tonalità vermiglia, quando dalla balaustra del terrazzo, un simpatico scoiattolo – quasi volesse spronarlo e  invogliarlo ad agire – finì per infilarsi nei pantaloni della sua amata tuta arancione e nel percorrere quel corpo visibilmente atletico e scolpito - strusciandovi la lunga coda pelosa -  inevitabilmente, finì per procurargli un’attanagliante e asfissiante solletico alla quale Goku, colto di sorpresa, proprio non riuscì a sfuggire; in breve, la sua espressione corrucciata lasciò posto ad una esageratamente ebete, mentre  con frenesia ridendo e contorcendosi come un bambino, attirò su di sé l’attenzione di Chichi e di Mirko che si apprestarono ad osservarlo con dei volti ove si scorgeva una palese perplessità.
L’animaletto, successivamente, riscendendo lungo le gambe, trovò finalmente un’uscita e s’affrettò a divincolarsi, lasciando il giovane saiyan in una situazione a dir poco inquietante! Con fare puramente ingenuo, ritrovandosi sotto gli sguardi allibiti dei presenti, si grattò imbarazzato il capo e si accinse a sorridere goffamente.
«He, he, he, hem… si era infilato uno scoiattolo nella tuta! », si giustificò con fare impacciato, ridacchiando con la sua consueta indole ingenua; dopodiché, vi seguirono degli imprecisi momenti, ove si preluse una logorante e un’imbarazzante silenziosità, finché la corvina, quasi con apprensione, riponendo una ciocca dei lunghi capelli dietro l’orecchio ruppe l’ostile silenzio.

Ostile… proprio come le domande che crudelmente e perennemente le balenavano nella mente, affiggendo quel cuore stracolmo di maturi e sinceri sentimenti .
Ostile… come quelle lacrime alla quale, come una bambina, avrebbe voluto dar sfogo.

«Goku, lui è Mirko… un mio amico. Mirko, lui è Goku… il mio… futuro marito», proruppe con voce altisonante, pronunciando quasi con tono afono le ultime quattro parole, rendendole appena percettibili.
«Piacere!! », aggiunse con tono amichevole il saiyan, ricevendo dal biondo per risposta, un accenno di saluto con il capo, il quale subito dopo, volse uno sguardo di mera complicità all’amica, afferrandole con grazia la mano.
«Sai, Chichi, prima della festa di questa sera, ho giusto voglia di andare a salutare tuo padre e da molto che non lo vedo, ti va di accompagnarmi?! », le propose ammiccandole con fare sbarazzino, scaturendole un lieve sorriso.
«Ma certo, sarà sicuramente felice di rivederti», gli rispose di rimando, guardando quasi con rimostranza il fidanzato che era impalato di fronte a loro, osservandoli quasi con fare atono, che venne male interpretato dalla ragazza, che indubbiamente con rammarico, si allontanò in compagnia l’amico.
Una brezza dispettosa repentinamente, si preluse in quella massa infinita e cerulea del cielo che sovrastava l’intero pianeta Terra, sferzando il volto del giovane Son, riscuotendolo da quello stato di insolito torpore.
«Chichi…? », pigolò con un tono di voce quasi flebile, tentando di richiamarla, ma la fidanzata ormai era troppo lontana per udire il suono di quella voce che quasi con malinconia aveva pronunciato il suo nome.
Assumendo un’aria infantilmente corrucciata e genuinamente dispiaciuta, si ritrovò a sbuffare quasi in segno di protesta, dopodiché gonfiando per l’ennesima volta le guance, fece spallucce e cercando di riacquistare quel suo consueto nonché famoso sorriso ingenuo, fece rientro nella sua stanza.

{In quel momento, per la prima volta in vita sua, quell’ingenuo nonché eterno bambinone, scavando nel profondo di se stesso, capì quanto davvero tenesse a lei… se ci si pensa, cosa ne sarebbe stata della vita del famoso saiyan senza Chichi ?Che vita sarebbe stata senza il profondo e devoto amore che solo quella donna sapeva e poteva offrirgli? Cosa sarebbe stato Goku senza Chichi ?}
 

~


Dopo aver rischiato più volte di rimanere strozzato nel difficoltoso e faticoso tentativo di sistemarsi la cravatta che si vide costretto ad indossare, data l’elegante festa che stava per avere inizio, con lo stomaco che con insistenza e persistenza reclamava i suoi diritti, si diresse verso l’ampio salone arredato accuratamente per l’occasione con numerosi tavoli imbanditi di gustose e prelibate cibarie, preparate dai migliori chef del paesino del Friggi Friggi, fiondandosi immediatamente con un palese entusiasmo su uno di essi, ingurgitando con foga – sotto gli sguardi pregni di mero disgusto e rimostranza, dei primi invitati – svariate tartine, commentandole con sporadici e genuini “Mmmmh, urrrca! Che buone!!”.
Un’ora dopo la sfarzosa stanza, cominciò a riempirsi degli ultimi invitati; Goku a stomaco ben pieno, dopo aver fatto un accurato assaggio di tutto, con la sua consueta goffaggine e infantilità, cercò di scorgere tra la gente, la sua ragazza -  ritrovandosi a ricevere continui ammiccamenti e sorrisi intrisi di malizia da signore di età piuttosto avanzata, munite di bastone e agghindate quasi fossero degli alberi di natale – vedendola poi finalmente scendere dalla scalinate.
Chichi, non appena notò tutti gli sguardi degli invitati – ma soprattutto quello ingenuo del suo fidanzato – puntati su di lei, istintivamente percependo le gote tingersi di una tonalità purpuree e il cuore scalpitare forte in petto, mantenendosi al corrimano in legno pregiato, scese la lunga tesa di scalini, stando bene attenta dato l’inesperienza nel camminare con scarpe munite di vertiginosi tacchi a spillo, a non inciampare; i lunghi  e setosi capelli lasciati per la prima volte sciolti e ricadenti lungo le spalle, ondeggiavano a ritmo dei suoi movimenti piuttosto lenti ma aggraziati, dato la rigidità del tessuto del magnifico abito blu cobalto che la fasciava, mettendone in risalto le curve appena accennate.
«Figliola, sei bellissima!», il vocione entusiasta del mastodontico Stregone Del Toro, echeggiò tra le pareti della stanza, attirando l’attenzione della ragazza che con il viso completamente scarlatto, accennò al genitore un dolce sorriso pregno di imbarazzo, puntando subito dopo uno sguardo quasi supplichevole in direzione di Goku che se ne stava ancora fermo vicino ai tavoli, fissandola con fare ingenuo al contempo stesso, però, dandole quasi l’impressione che la stesse studiando.
Prendendo un profondo respiro, tentando di scarica la tensione che inesorabilmente in situazioni come quelle l’attanagliava, lo raggiunse.
Era indescrivibile l’emozione che percepiva, trovandosi davanti l’unico uomo che era certa di amare con tutta se stessa…
Era indescrivibile e smisurato l’amore che sentiva di provare per lui, solo per lui
Ed era indescrivibile quel senso di vuoto, rabbia e frustrazione che provava, non riuscendo a scorgere in lui lo stesso folle amore, talmente folle da sovrastare tutto e tutti.
Dentro di lei, solo un desiderio ardeva in quel momento, era un qualcosa che desiderava con tutta se stessa, ma che le sembrava quasi irrealizzabile, voleva sentirsi amata… Amata da lui, tutto ciò che chiedeva era solo l’amore di Son Goku.

{Una consapevolezza da sempre aveva ammantato il cuore della fanciulla…  la consapevolezza di appartenere a lui, di essere nata a posta per lui, di essere nata per amarlo, rimproverarlo, per stargli accanto, per costituire in qualche modo una parta della vita dell’invincibile guerriero più forte della galassia.}

 
«Urca! Sai, Chichi, mi piaci… anche con i capelli sciolti… », una voce amichevole e armoniosa, la stessa che bramava dalla tenera età di dodici anni, la distolse della sue congetture, portandola per lo stupore a sgranare lievemente le iridi color notte, riflettendole in quelle della stessa intensa tonalità del suo promesso sposo che la fissava nella sua consueta maniera gioviale, ridacchiando goffamente e grattandosi il capo.
«D-davvero ?», domandò con voce flebile, quasi temesse che quelle parole fossero solo frutto della sua immaginazione.
Questi, la guardò con fare leggermente perplesso, salvo poi ridacchiare divertito, annuendo convinto con il capo.
«Sì!», confermò schietto, allungando furtivamente le mani nel vassoio di un cameriere – facendolo trasalire – prendendo a mangiare subito dopo, dei golosi pasticcini alla crema.


 
La confidenza mischierà le carte
da non capire mai qual è il punto di confine
e non saper distinguere il tuo corpo
dove finisci tu comincio io …
 


Come una saetta, come un fulmine, come un arcobaleno dopo una tempesta, gli occhi della fanciulla nell’udire quelle parole riacquistarono vita, lucentezza, speranza, riaccendendo in lei quell’impulso di non mollare, di lottare per il loro amore che già da allora, era certa che avrebbe dovuto superare numerosi e infiniti ostacoli.

 
 {Il male, si sa, è sempre in agguato e quando prende di mira qualcuno è difficile sfuggirgli, un po’ come il destino, un po’ come la morte... che per sempre si sarebbe sovrapposte lungo il cammino di Son Goku.}

Improvvisamente, mentre era intenta a contemplarlo con occhi intrisi di puro amore, percependo il cuore scalpitarle furioso in petto e le guance andarle in fiamme, si sentì afferrare -seppur delicatamente- per un braccio, con curiosità, si voltò e incrociò l’attraente sguardo di Mirko, respirando a pieni polmoni quel suo profumo marino.
 «Ti va di ballare con me?», le propose questi, ammiccandole e senza darle neppure tempo di assentire, prendendola per mano, la condusse al centro della stanza e attirandola a sé, cingendola per i fianchi, guidati della musica, presero a ballare un passionale lento.
Goku, non accortosi di nulla, propenso a divorare gli ultimi e sublimi pasticcini, finendo per macchiarsi di crema l’elegante smoking, una volta voltatosi si ritrovò ad osservare nuovamente la sua ragazza stretta tra le braccia di quel damerino dalla capigliatura stravagante.  
 
Quasi per istinto, finendo di inghiottire gli ultimi residui di dolci, con un moto di mero e infantile fastidio, aggrottò la fronte, gonfiò le guance, prendendo a sbuffare sonoramente.
Incrociò le braccia al petto, guardando con fare accigliato Mirko che con una indubbia spavalderia, la stringeva maggiormente a sé, apprestandosi a sussurrarle qualcosa all’orecchio, scaturendole un sorriso.
Repentinamente, guardandoli in contemporanea con un appetitoso tacchino appena sistemato su un tavolo – cercando di tenere a fremo, l’impulso di fiondarsi immediatamente su di esso, per farne un accurato e goloso assaggio - li vide dirigersi nella direzione della terrazza; nonostante fosse palesemente incerto sul da farsi, assumendo un’espressione maggiormente e infantilmente corrucciata, afferrò un tramezzino e simulando disinteresse, fischiettando goffamente  – trovandosi a dover anche sfuggire dalla grinfie di un gruppo di donne ottantenni che in preda ad una tempesta ormonale proponevano sconci spogliarelli a giovani e attraenti ragazzi – li raggiunse.
Nascondendosi come ore prima, dietro la colonna in stile dorico –prendendo a divorare con foga il tramezzino - con un’espressione all’apparenza offesa e un palese broncio a solcargli quel niveo volto da ingenuo ed eterno bambinone, si accinge a spiarli.
Mai come in quel momento il suo cuore aveva scalpitato in quella maniera… quasi violenta, quasi furiosa… quasi gli stesse uscendo dal petto. Ed era certo che non avrebbe provato quella sensazione neppure al pensiero di dover rimanere a digiuno!

 
 {Proprio in quel momento, l’ardua battaglia del cuore ebbe inizio. L’impavido Son Goku, avrebbe dovuto spogliarsi di quegli inutili timori scaturiti dalla non conoscenza dell’amore e combattere per l’ennesima volta... contro se stesso, affrontando e vincendo il nemico…  ovvero l’incertezza, facendo trionfare il bene… ovvero i suoi veri e sinceri sentimenti, quelli che nonostante l’evidente immaturità avevano inevitabilmente ammantato il suo cuore.}

 Nel notare che Mirko non si apprestava a lasciarla, sbuffando sonoramente per l’ennesima volta, prese un profondo respiro e senza inutili indugi, lasciandosi guidare dall’impulsività e dalla gelosia che nonostante l’ingenuità e l’innocenza aveva capito di provare nei confronti della fanciulla, sbucando repentinamente dalla colonna quasi fosse un ladro, con il volto corrucciato e le ciglia inarcate, sbuffando e camminando in maniera goffa – data la strana apprensione che in quel momento aveva preso a serpeggiare spudoratamente in lui -  si avvicinò ai due, afferrando con molta cautela Chichi per un polso e avvicinandola a sé, respirando a pieni polmoni quel suo intenso odore di caramello, fissando poi con il broncio l’amico di quest’ultima.
«… lei è la mia ragazza!», borbottò infastidito -meravigliandosi lui stesso del tono palesemente innervosito con la quale aveva ben scandito le cinque parole-, guardandolo dritto negli occhi quasi si trovasse di fronte ad un nemico e detto ciò, sotto lo sguardo allibito di questi, deglutendo a fatica, si affrettò a grattarsi goffamente il capo –quasi volesse con quel semplice e frivolo gesto, darsi slancio - fissando con un’espressone altamente imbarazzata dapprima le sue scarpe e la macchia di crema sulla giacca, per poi sospirare e avvertendo un attanagliante calore proveniente dalle gote, scrutò quasi con aria da bambinone intimorito la sua fidanzata, prendendole inaspettatamente le mani, per condurla in un angolo più isolato, intenzionato a scusarsi ingenuamente con lei.


   
 E questo è il senso di un momento già perfetto
è questo il punto da cui inizia tutto quanto
Arrivi tu. 

[Alessandra Amoroso] 



La luna piena, lottava costantemente con le nubi grigie che cercavano sporadicamente di oscurarla, miriadi di stelle luminose la circondavano, mai come quella notte se ne erano viste tante , da sembrare che il cielo non bastasse per custodirle, e così brillanti, tanto da avere quasi l’impressione che cercassero di comunicare ai due giovani innamorati la loro tacita ma assidua presenza, la loro testimonianza allo sbocciare di quel puro ed eterno amore… a testimoniare il coronamento di quella piccola favola.

{I sogni, i desideri, da sempre alimentano una parte della vita di ognuno di noi, spronandoci a cercare la meta per realizzarli, ma spesso essa è lontana anni luce, a volte invece è più vicina e basta solo avere la pazienza di aspettare e sperare, lasciando che la vita faccia il suo corso, perché proprio quanto meno ce l’aspettiamo, guardandoci intorno, potremmo accorgerci che il nostro più grande desiderio dista pochi passi da noi e che per toccare il cielo con un dito, basta solo saltare più in alto.}

«Urca! Ahem… hum…  mi dispiace…», la voce quasi flebile e infantilmente pigolante di Goku che in preda ad un palese imbarazzo, prese a dondolarsi goffamente su se stesso, annaspando con il nodo della cravatta, riscosse Chichi da uno stato di mera incredulità e stupore; istintivamente nell’udire quel timbro vocale così familiare, sbatté innumerevoli volte le palpebre a più riprese e per sincerarsi che ciò che stesse repentinamente vivendo appartenesse alla realtà, senza remore con le unghie  ben affilate e laccate della stessa tonalità del vestito,  si graffiò una parte interna del braccio e nel percepire un lieve bruciore proveniente da esso, con una palese gioia a irraggiarle il viso, potette accertarsi della concretezza di quel magico e inaspettato momento che sapeva quasi di etereo.
Automaticamente, nello scorgere su quel volto da sempre bramato, un’espressione da cucciolo visibilmente corrucciato e accigliato, sulle sue soffici labbra tinte di una tonalità rosea, si abbozzò un sorriso divertito, il che indubbiamente, incuriosì il suo interlocutore, che con la sua consueta indole infantile e innocente, grattandosi e scrollando svariate volte il capo, aumentò senza neppure rendersene conto la presa sulla sua mano e avanzò di qualche passo, avvicinandosi maggiormente a lei…
Dei sporadici soffi del vento, dovuti ad una repentina tempesta che stava per preludersi sul Monte Friggi Friggi, avvolsero i corpi dei due giovani ragazzi, un lampo, squarciò il cielo e il flash provocato da esso, illuminò le loro sagome…
Quel bagliore di luce improvviso, permise ad entrambi di costatare la vicinanza dei loro visi e della loro labbra…
Goku in preda all’imbarazzo, gonfiò ripetutamente le guance ormai intrise di una tonalità purpurea e ne eluse lo sguardo, volgendolo alla luna in parte ammantata dalle nubi, quasi cercasse in essa un aiuto.
Si sistemò meglio la giacca, ridacchiando senza un logico motivo, quando finalmente, nel tentativo di alleviare la situazione, riprese a guardarla dritta negli occhi, sorridendole calorosamente e riprendendo a parlare.
«Humpf… sai, anche Crilin è un mio amico, però non mi è mai stato appiccicato come Mirko lo è con te!», costatò schietto, inarcando le sopracciglia e sbuffando con fare puramente infantile, il ciò scaturì una fragorosa risata mista di tenerezza e amore da parte della corvina che riponendosi una ciocca dei setosi capelli dietro l’orecchio, schiuse la bocca volendo replicare, ma Goku, prendendo un profondo respiro e volgendo lo sguardo in direzione di un’appetitosa torta sistemata su tavolo, ben visibile anche da una discreta lontananza, la precedette.
«Chichina… i-io… hem… », balbettò impacciato salvo sospirare e ridacchiare quasi come un buffone nel rimuginare il nomignolo con cui l’aveva chiamata. « Io… ecco… tengo davvero molto a te… », confessò con tono pacato, riacquistando quel famoso coraggio che nemmeno nelle occasioni più ardue lo aveva abbandonato, ma che quando si trovava in compagnia di Chichi, sembrava inesorabilmente abbandonarlo .
Gli occhi della ragazza nell’udire e assimilare le ultime cinque parole, prontamente - quasi stesse assistendo ad un avvenimento fuori dal comune - si sgranarono, le labbra si spalancarono del tutto, mentre il battito sordo e furente del suo cuore prese a rimbombarle con insistenza delle orecchie, della lacrime di mera felicità minacciarono di sgorgarle degli occhi, in quel momento le parse addirittura di udire la strana nenia di un carillon… era una musica dolce e rassicurante, da darle quasi l’impressione di non essere terrena.
Il saiyan osservò con attenzione e curiosità le varie espressioni della sua fidanzata, poggiandole repentinamente una mano sulla spalla, avvicinandosi ulteriormente a lei, quando improvvisamente uno strano chiacchiericcio proveniente dalla sua spalle, lo destò, portandolo a voltarsi, ritrovandosi ad essere osservato dagli sguardi incuriositi di Giuma e degli invitati.
Con fare goffo pregno di uno smisurato e logorante imbarazzo, fece un giro su se stesso, sorridendo nella sua consueta maniera ingenua, dopodiché, prendendo un profondo respiro, si riavvicinò a Chichi, poggiandole nuovamente una mano sulla spalla, volgendo poi lo sguardo in direzione degli ospiti.
«Ahem… per piacere, potreste voltarvi? », mormorò schietto, grattandosi il capo; le persone, dapprima esitati, sollecitati ulteriormente dallo Stregone Del Toro – già visibilmente emozionato -  si apprestarono seppur di malavoglia a seguire gli ordini.
Dopo essersi accertato numerose volte di non essere sbirciato da nessuno e ammonito una vecchietta ultra ottantenne  - che durante la festa non aveva fatto altro che lanciargli sporadiche occhiate maliziose - che aveva tentato di infrangere il comando, senza altri inutili indugi, cingendo repentinamente e goffamente la vita di Chichi, venendo inebriato da quell’inconfondibile profumo di caramello che emanava, le diede dapprima un bacio sulla fronte, scendendo poi a sfiorarle le labbra.
«Urca, mi piace!», sussurrò subito dopo, con fare da eterno bambinone, staccandosi dalle labbra, per riprendere subito dopo con un evidente entusiasmo il contatto.
 
{E fu in quel momento che Son Goku capì di provare per lei un sentimento indescrivibile, mai provato prima di allora, fu in quel momento che il suo cuore gli disse che Chichi era l’amore, l’unica donna che avrebbe amato per tutto il resto della sua vita.}
 
Per chissà quale arcano mistero, le nubi repentinamente scomparvero dal cielo, liberando  la luna e le stelle, che in quella magica notte sigillarono per sempre l’eterno e indissolubile amore di Goku e Chichi.
 
 
 
“ Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore,
in ricchezza e in povertà, nella salute e nella malattia
e di amarti e onorarti finché il destino, perché neppure la morte ne sarebbe stata capace… non ci separi .”
 
 
I due giovani fidanzati, inoltratosi in quel turbinio d’amore, continuarono a baciarsi con un’insolita e trasportante passione, incuranti ormai, di tutti e di tutto… venendo ninnati da quella melodia ultraterrena… la stessa che un giorno lontano avrebbe risuonato nelle mente di un’anziana Chichi pronta a volare in cielo, per ricongiungere definitivamente con lui… Goku, il suo teppista, la parte mancante di sé.

 
 Perché due anime che si appartengono non potranno mai dirsi addio.

E insieme avrebbe percorso l’infinito…
Insieme si sarebbero tramutati in cenere…
Solo cenere sparsa su un terreno e illuminata dalla luce solare …
Solo cenere spazzata via dal vento…
Solo cenere bagnata dalla spuma del mare ….
Solo cenere, ma con una grande storia alla spalle.  





 
The end.


 



La canzone “Arrivi tu” (come ho già riportato sopra ) è di Alessandra Amoroso.
Il personaggio di Mirko è invece, ispirato a quello dell’anime “Kiss me Licia”. 






 
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Lady A