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Autore: The S    29/03/2007    4 recensioni
("Qualcuno che ti ama") "La mamma una volta mi ha detto che c’è una stella nel cielo per ogni persona che ti ama. Ha detto che loro ci sono, anche se non lo sai. Forse non le hai ancora incontrate, forse le hai già dimenticate, ma le stelle sono sempre lì per ricordartelo.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dareka ga Kimi wo Ai suru
Di The S
Tradotto da CaskaLangley



L’isola dei bambini era deserta, fatta eccezione per due di loro. Erano sdraiati insieme sulla spiaggia, con le mani incrociate dietro la testa, con le gambe aperte, facendo gli angeli di neve nella sabbia. Per i ragazzi che erano cresciuti con l’oceano, il suono della risacca delle onde era come una musica, come il battito del cuore di una madre che si sente nell’utero. In quel suono, Sora sentiva una dolce ninna nanna, come un campo di lucciole in agosto. Per Riku era sempre il richiamo di quello che c’era dietro, "Seguimi, seguimi, vieni a cercarmi". Ma quella notte, come molte altre notti prima di quella, era contento di restare lì. Con Sora.

Sopra di loro, le stelle brillavano come diamanti rovesciati sulla distesa vellutata del cielo notturno. Gli occhi di Sora non ne avevano mai abbastanza. Non sarebbero mai stati grandi a sufficienza da coglierne tutta la meraviglia e la magia. Così tante stelle. Ognuna di loro sarebbe caduta, brillando, su una spiaggia come quella?

Che potesse esserci un mondo per ogni stella sembrava un concetto troppo grande perché il suo cervello potesse maneggiarlo, così lasciò perdere. A lui non importava essere nato lì. A lui piaceva stare lì. Solo che a Riku non poteva dirlo. Riku se ne sarebbe andato, un giorno. C’era qualcosa di intangibile, in lui, che convinceva Sora di questo. Come l’odore della pioggia prima di un temporale estivo. Sora non era sicuro di poter lasciar andare il suo migliore amico, quando quel momento sarebbe arrivato. Magari sarebbe potuto andare con lui. Forse, anche Kairi li avrebbe seguiti!

Mentre lui ponderava le possibilità, al suo fianco Riku lo guardava- la sua espressione era diversa da quella del più piccolo, anche se tentava di tenerla rivolta al cielo. Un tempo le loro menti funzionavano armonia, i loro pensieri scorrevano nella stessa direzione, anime gemelle che volevano le stesse cose. Ma molto, molto di recente, le cose andavano in quel modo: un ragazzo guardava lontano mentre l’altro guardava lì vicino. Riku era rimasto tranquillo mentre questo succedeva, come aveva sempre fatto. Ma c’era qualcosa che probabilmente avrebbe dovuto dire presto al suo migliore amico. Qualcosa che parlava di un mare di stelle riflesso in grandi occhi blu, e del suono delle onde in quella notte sulla spiaggia, una musica privata che suonava solo per le loro orecchie.

Sora sentiva i pensieri del suo migliore amico crescere e crescere sempre più lontani da lui ogni giorno. Era certo che le silenziosi contemplazioni di Riku lo portassero tanto lontano quanto lui desiderava andare, e spesso si rivolgeva al suo amico come se lo stesse chiamando da una grande distanza. Non aveva idea di come riuscire a far concentrare quegli occhi color acquamarina più vicini a casa.

"Ano sa," disse, per attirare l’attenzione di Riku, "kaasan una volta mi ha detto che c’è una stella nel cielo per ogni persona che ti ama." Si era fermato e ci aveva pensato per un attimo, cercando di ricordare le parole esattamente come le aveva sentite "Ha detto che loro ci sono, anche se non lo sai. Forse non le hai ancora incontrate, forse le hai già dimenticate, ma le stelle sono sempre lì per ricordartelo."

Lui odiava pensare che un giorno le stesse sarebbero state l’unica cosa a ricordargli Riku, quando sarebbe stato lontano. Sora avrebbe guardato il cielo notturno e si sarebbe sentito solo anche se Kairi fosse stata al suo fianco.

"Hm," aveva considerato Riku. "Sono un sacco di persone, Sora."

Per qualcuno che desiderava salpare all’avventura, poteva avere una mente davvero prosaica. Sora mosse i piedi nella sabbia, sbattendo insieme le suole delle sue scarpe. "Sì, lo penso anch’io."

"Ma credo che possa essere vero."

"Sì?" Sora girò la testa così da poter vedere l’espressione del suo amico. Forse lo stava solo scherzando di nuovo. Era difficile parlare con Riku, a volte.

"Certo." Le sue labbra si erano curvate in un piccolo sorriso che Sora non riusciva a capire "Se si tratta di te, credo che sia possibile."

Incuriosito, e sospettoso del fatto che Riku lo stesse prendendo in giro, Sora si appoggiò su un gomito. "Perché io?"

Un angolo della bocca di Riku si tirò ancora un po’, come faceva sempre quando faceva scherzi che solo lui riusciva a capire. "Perché tu sei molto facile da amare, Sora."

"Che cosa vorrebbe dire?!" Sora provava una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Ultimamente Riku diceva diverse cose strane. Forse era già in pubertà. Il padre di Sora gli aveva detto che i ragazzi cominciano a comportarsi in modo strano, in quel momento. Avrebbe voluto che lui fosse già in pubertà…

"Smettila di fare lo strano!" colpì Riku su una spalla e tornò a sdraiarsi e guardare le stelle.


"L’hai chiesto tu" rispose tranquillo il suo amico.

"Comunque" Sora cambiò discorso. Si sentiva il viso bruciare. "Scommetto che anche tu hai un sacco di stelle. Come tutte le ragazze a scuola che ti vogliono baciare."

La risposta di Riku arrivò così velocemente che lui quasi non la sentì: "Quello non è amore, Sora."

"Non lo è?" girò la testa verso il ragazzo più grande, alzando le sopracciglia, incredulo. "Allora che cos’è?"

Riku alzò le spalle, che fecero nuove onde nella sabbia. "A loro piaccio perché sono il ragazzo più alto della scuola. Perché vinco sempre le gare in educazione fisica. Cose così. Nemmeno mi conoscono. Non puoi amare qualcuno senza conoscerlo."

A Sora sembrò una dichiarazione davvero profonda, e rimase in silenzio, a considerarla. "Ma nessuno a scuola ti conosce. A parte me e Kairi. Non parli mai molto con nessun altro."

"Allora credo di essere semplicemente sfortunato," rispose il suo amico in tono frivolo, giocoso. "Il mio cielo notturno sarà vuoto. Solo oscurità." A Sora non piacque il modo in cui suonava. Lo guardò bruscamente e vide Riku con gli occhi chiusi. Sembrava…in pace, in qualche modo.

Questo a Sora diede fastidio. Molto. Doveva dire qualcosa. Un cielo senza stelle, una persona senza qualcuno che la amasse, era troppo terribile per pensarci. "No, non lo sarebbe," bisbigliò. "Ci sono comunque persone che ti vogliono bene…come me e Kairi!"

Riku aprì gli occhi e un sorriso furbo sbocciò lentamente sul suo viso. "Stai dicendo che dovrei baciare Kairi, allora?"

"Cosa?!" Sora sentì come se i capelli gli si fossero drizzati. "No!" Il sorriso di Riku si allargò, così lui capì che il suo amico lo stava prendendo in giro, e cercò di agire con noncuranza. "Intendo. Non lo so!" Sora si lasciò cadere sulla sabbia con un tonfo e guardò le stelle.

Dopo un lungo silenzio riempito da una sequenza mentale di tutte le parolacce che Sora conosceva, si spinse a chiedere, "…vuoi farlo?"

Riku ridacchiò. "No."

"Allora perché l’hai detto?!" Sora afferrò un pugno di sabbia e glielo lanciò.

Riku rise scioccamente, girando la faccia da un’altra parte al momento giusto. "Perché sapevo che avresti dato di matto."

"Non ho dato di matto!" disse Sora, di cattivo umore.

"Comunque." Riku sorrise e si sedette "Ne faccio un altro l’ultima volta prima di andare a casa. Devo lavarmi di dosso la sabbia, grazie a te."

Sora guardò sconvolto quando Riku si tolse la t-shirt e sbottonò le sospensioni che tenevano le gambe dei suoi pantaloni. "Aspetta!" chiamò, quando l’amico si allontanò dalla spiaggia. Riku si fermò e si girò verso di lui –la forma del suo corpo davanti all’orizzonte, non ancora quella di un uomo, ma nemmeno più quella di un ragazzino. Yup. Pubertà. Per un ragazzo dell’età di Sora, era sia diabolico che divino.

Sora cercò di non pensarci, saltando in piedi e correndo da lui. "Non devi nuotare al buio" lo rimproverò "E’ pericoloso!"

Riku rise e ricominciò ad andare verso l’acqua. "Di che cosa hai paura, Sora?"

Sora si affrettò a seguirlo, cercando di pensare a che cosa gli dicevano i suoi genitori da piccolo a proposito del nuotare di notte. Con le onde che gli lambivano le caviglie, Riku si fermò e si girò verso di lui, in attesa. "Perché!" Sora sapeva di dover dire qualcosa. "Se ci fosse uno squalo?"

Riku ghignò. "Gli stessi identici pesci che ci sono adesso ci sono anche di giorno." Scosse le spalle "E di solito nuotiamo, no?"

Sora si sentiva frustrato. Sembrava che Riku dovesse dimostrare qualcosa. Qualche anno prima non avrebbero litigato per una cosa simile. A tutti i bambini dell’isola erano state fatte le stesse raccomandazioni sul dove e quando non nuotare da soli. Da soli…

"Allora vengo con te!" gli disse Sora, uscendo dalla sua felpa e togliendosi i guanti senza dita.

"Non devi farlo per forza, Sora" gli rispose Riku. La sua voce suonava diffidente, come se non credesse che Sora l’avrebbe fatto davvero, il che lo fece svestire ancora più velocemente. Uscì dalla tuta e la lanciò sulla sabbia per sfida.

"Nemmeno tu devi."

Riku scosse la testa, suonando ragionevole come al solito: "Ma io voglio farlo. Tu no."

Sora spinse in fuori il mento, determinato: "Se stai per essere mangiato da uno squalo, allora mangerà anche me."

Riku rise e si curvò verso il basso per guardarlo negli occhi. "Bene, bene. Suppongo che ci sia almeno una stella nel mio cielo, dopotutto."

Sora si sentiva agitato. Cosa? Non era quello il punto a cui voleva arrivare. Ma almeno Riku non parlava più di cieli oscuri e vuoti.

Poi la voce del suo amico divenne soffice, e suonava…strana. Lui guardò in basso, come se stesse parlando con l’acqua che si increspava attorno i loro piedi. "Un vero peccato per me che le uniche persone che vogliono baciarmi siano quelle che non mi amano."

"Vuoi baciare Kairi?" domandò Sora troppo forte, scrutandolo ancora con un occhiata sospettosa e un po’ gelosa.

"Non voglio baciare Kairi, Sora!" Riku sembrava arrabbiato. Perché? "Sei tu!"

Sora balzò indietro, spalancando scioccato gli occhi. "Vuoi baciare…me?"

Riku si girò e guardò l’acqua. "Non è quello che ho detto." La sua voce suonava piatta, atona.

"Ma se non vuoi baciare Kairi, allora chi altro c’è?"

Riku era tranquillo. Le sue braccia erano incrociate sul suo petto, e Sora sapeva che non avrebbe risposto.

"S-se ti bacio," cominciò, "allora dopo andiamo a casa. Non a nuotare nel buio. Okay?"

Riku si girò per vederlo in faccia, la sua bocca si aprì e guardava Sora come se non riuscisse a credere che il suo amico fosse serio, probabilmente pensava che fosse diventato pazzo. Se era così, tutto quello che Riku doveva dire era ‘no’. Ma se era serio…nessuno dei due sarebbe stato mangiato da uno squalo.

Infondo, non era una gran cosa. Si erano baciati qualche volta, quando erano piccoli. Per fare pratica. O quando giocavano a marito e moglie. Va bene baciare il tuo migliore amico. Tutti sanno che non conta niente.

"Sora…" non era sicuro di che cosa Riku stava per dire, sapeva solo che sembrava abbattuto. Veramente sembrava…triste.

"Era solo--" cominciò a spiegare, ma Riku lo fermò.

"Okay."

"Okay?" improvvisamente, Sora si sentiva nervoso. Andava davvero bene, giusto? Anche se avevano dodici anni? Anche se Riku ne aveva tredici…

Il ragazzo più grande annuì. "Se lasci che ti baci, non andrò a nuotare al buio."

A Sora non piacque il modo in cui era suonato: ‘lasciarlo’. Non intendeva sedersi e lasciare che Riku facesse qualcosa. Lo faceva suonare sporco. E come se Riku volesse davvero farlo, ma Sora no. Era stato lui a proporlo!

Sora non aveva pensato a baciare il suo amico per molto tempo. Beh. Fino a quella notte, comunque. Sarebbe stato giusto un esperimento, così potevano vedere com’era.

Sora cercò di ricordare come doveva essere. Non ricordava niente di spiacevole…pensava che forse non gli sarebbe dispiaciuto provare ancora. Era solo un bacio, infondo. Nessuno lo avrebbe saputo.

"Promessa dei mignoli," disse, tendendo il dito in questione. Riku si avvicinò e fecero il giuramento infantile, ma la mente di Sora stava vagando. Cominciava a sentirsi un po’ sciocco. Avrebbe voluto che Riku avesse ancora addosso la sua maglietta. Così vicino, sembrava ancora più cresciuto.

Un attimo. Quelli erano…peli sul petto?

Sora realizzò che i loro mignoli erano ancora allacciati e li lasciò andare velocemente, guardando altrove, come se all’improvviso avesse trovato qualcosa di estremamente interessanti sulla propria spalla sinistra.

"Dunque…" cominciò Riku, con inconsueta goffaggine, "come vuoi farlo?"

"Non so," disse Sora, sulla difensiva. "Perché non come facevamo sempre?"

"No," disse Riku in tono definitivo, scuotendo la testa "Quando lo facevamo, uno dei due faceva la femmina." Diede un’occhiata piena di significato a Sora "Vuoi fare tu la femmina?"

"No!" rispose Sora senza neanche pensarci.

Riku scosse le spalle. "Beh, io non faccio la femmina."

Rimasero entrambi in silenzio, pensandoci sopra.

"E se semplicemente…contassimo fino a tre?"

Riku sembrava nervoso. Sora non riusciva a ricordare l’ultima volta in cui aveva visto il suo migliore amico nervoso. Lui si leccò le labbra, come in preparazione, cosa che rese nervoso anche Sora. "O-okay."

Rimasero fermi a fissarsi l’un l’altro come avevano fatto molte volte prima, gli occhi immobili, per una sfida a chi rideva per primo. Sentendo il calore crescergli nella pancia come succedeva sempre quando facevano qualche gara, si sentì un po’ meglio. Era un’altra sfida. Magari avrebbe potuto bruciare il via e baciare Riku per primo, per fargliela vedere.

"Tu conti," disse Riku.

Sora annuì, determinato, i pugni stretti ai suoi fianchi. "Okay.Uuuuuuuuuuuno…dueeee---mghmmmph!" Riku aveva rubatola sua idea e lo aveva baciato prima del conto del tre. Sora sarebbe stato più arrabbiato se non fosse stato così sorpreso. Perché Riku non si era solo piegato per premere brevemente insieme le loro labbra, come facevano da piccoli. Aveva afferrato Sora da dietro il collo e lo aveva spinto contro la sua bocca. Peggio ancora, le sue labbra si erano aperte e mosse contro quelle di Sora. Poteva sentire il respiro caldo di Riku sul viso, e lo stava facendo uscire di testa. Aveva i brividi! Sora portò i pugni tra di loro e spinse via il suo amico, rudemente. "Hey!" stava respirando affannosamente, anche se erano rimasti solo fermi lì. "Non è questo che intendevo!"

"Hai detto che potevo baciarti."

"No, non l’ho fatto!" Sora calpestò arrabbiato la sabbia. "Ho detto che io avrei baciato te!"

"Oh." aveva ridacchiato Riku, la punta della sua lingua fece capolino a leccare un angolo della bocca. "Scusa. Vuoi provare di nuovo?"

Sora era stato sul punto di pretendere la sua parte, prima che fosse Riku a suggerirlo. "No!" calciò la sabbia in direzione dell’altro ragazzo e si girò per cercare i suoi vestiti. "Hai barato!"

Riku gironzolò, raggruppando senza curarsene i suoi indumenti. "Perché, perché non ho aspettato il conto del tre?" Sora stava per rispondere quando Riku lo interruppe. "So che non lo avresti fatto nemmeno tu. Potevo leggertelo in faccia. Non puoi fregarmi, Sora. Ti conosco meglio di chiunque altro."

L’espressione di Sora oscillava tra il muso e un cipiglio quando si girò, indossando con rabbia la propria t-shirt. "Hai comunque barato," disse, arcigno.

"Bene. Ti do un vantaggio per tornare a casa." Sora si girò per vedere che Riku si era rimesso i pantaloni. In qualche modo, era quasi contento che non avesse ancora trovato la sua maglia.

"Non ho bisogno di un vantaggio!" gridò, provocatorio, rispondendo alla sfida. "Posso batterti comunque!"

Riku ghignò. "Oh, sì?" si acquattò, pronto a scattare verso il molo.

"Sì!" rispose Sora, partendo in mezzo alla sabbia, le sue scarpe e la sua giacca abbandonati, altre due vittime della loro infinita sfilza di competizioni.

A metà strada per il molo, Riku lo raggiunse. "Hai dimenticato i tuoi vestiti." Sora si girò abbastanza per vedere che lui aveva raccolto gli scarti di Sora e che si era rimesso la maglietta.

"Sta zitto!" gridò aumentando la velocità. Dietro di lui, Riku rise e cominciò a recuperare la distanza.

"Se vinco, ti bacio di nuovo."

"Per niente!" urlò Sora, ansimando "Se tu vinci, io bacio te!"

La risata di Riku suonò selvatica ed entusiasta. "E se vinci tu?" chiese, bazzicando attorno al suo migliore amico, tenendogli ancora davanti i suoi vestiti. Lui era davvero senza fiato.

"Se io vinco, non parleremo mai più di questa storia!" Sora sentiva come se le vene nel collo gli stessero per prendere fuoco. Come poteva Riku parlare e correre e ridere allo stesso tempo? A volte non sembrava affatto umano.

"Oh. Beh, in questo caso…" improvvisamente fu diversi metri avanti a Sora.

Sora lasciò andare un furioso pianto di frustrazione. "Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaargh!"

Nel tempo di raggiungere il molo era dolorante, sudato e vicino ad avere un attacco d’asma.

Riku era piegato indietro su entrambe i gomiti con noncuranza, e si godeva la vista. La maglia di Sora era ordinatamente piegata sopra le sue scarpe, infondo alla sua barca.

"Che cosa ti ha trattenuto?" lo provocò Riku.

Sora si riposò con le mani sulle ginocchia. "Fot…titi…!" ansimò.

"Wow. E io che pensavo volessi solo baciarmi. Fortunello!"

"Eugh!" Sora avrebbe voluto avere qualcosa da lanciargli contro.

Riku rise. "Non ti preoccupare, Sora, non ti farò mantenere la tua promessa." Piegò indietro la testa e chiuse comodamente gli occhi. "So che non vuoi. Ti stavo solo prendendo in giro."

"Cosa?" chiese Sora, immensamente perplesso.

"Sì, sai" Riku si alzò e si stirò. "Non è che volessi davvero baciarti o qualcosa del genere."

Sora rise, in qualche modo sollevato. Il suo amico lo aveva fatto un po’ preoccupare. Ma aveva comunque una strana e incomprensibile sensazione nel petto, e i suoi occhi pungevano un po’. Quel bacio di sicuro non era sembrato uno scherzo…

Ma comunque. Era bello sapere che era stato solo un altro degli scherzi di Riku. Giusto? Mentre i pensieri di Sora starnazzavano attorno alla sua testa come pipistrelli impazziti, la punta delle sue dita andò involontariamente alle labbra.

"Sora?" Riku si avvicinò, sembrava pensieroso.

Fu abbastanza per riportarlo indietro da…qualsiasi cosa fosse. Sora sorrise. "Cretino!" Di colpo, i suoi occhi caddero sulla palla di blitzball solitaria che Wakka doveva aver dimenticato sulla banchina. Lui la prese e la lanciò al suo migliore amico.

Riku la prese, esperto, e la appoggiò nella sua barca. "Un cretino che sta per batterti nella corsa verso casa!"

"Hey" Sora si sporse verso la propria barca e quasi la mancò. "Dammi un attimo!" guaì, allungandosi per prendere le proprie scarpe, così non sarebbe arrivato a casa con le schegge su tutta la pianta dei piedi.

"Bene." Riku si sdraiò di nuovo, lasciando che il ritmo gentile delle onde lo scuotesse lentamente, mentre ascoltava i borbottii e le imprecazioni di Sora. Sorrise e chiuse gli occhi. Quella singola stella era lì, nell’oscurità dietro le sue ciglia, brillando lontana, facendo promesse che solo un dodicenne poteva fare.

Non gli importava di dover aspettare, per riprendersi Sora. Aveva aspettato così a lungo per un solo bacio, in fin dei conti.

***

Note di traduzione

So di essere ripetitiva, ma…aaaaaawhn ;_____; Quanto sono tatini, quanto T_T?!
Questa è la prima storia di The S che ho letto <3 Ed è la mia preferita <3 Loro sono così…ragazzini <3
Riku andrebbe preso a schiaffi, comunque…xD Ma noi tutti lo amiamo, quindi ci sforziamo di apprezzare il lato di lui che non ci permette di prenderci le nostre (sacrosante) soddisfazioni u_u
Amo profondamente questa storia, e anche se a tratti la traduzione è stata un po’ complessa spero di averla resa abbastanza bene da farla amare anche a voi.
Tra parentesi, 'ano sa...' è il tema della storia (è stata scritta per una writing community), e significa "Ehy, sai che...", mentre 'kaasan' è 'mamma'. Non chiedetemi il perché di questi inserti in giapponese, non ne ho idea "XD
Il titolo significa "Qualcuno che ti ama".

Se non sapete cosa fare e volete vedere che cosa sto traducendo in questo momento e quanto ci vorrà perché sia pronto >.< c’è il mio useless ficblog <3 che mentre pubblico questa storia si visualizza male, ma vabbé, prima o poi riuscirò a sistemarlo X°D

  
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