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Autore: trifoglio    29/03/2007    9 recensioni
Alla fermata di un autobus una ragazza e la sua timidezza in un piccola avventura dove le emozioni giocano brutti scherzi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bus Stop
"Ecco. Questa è l'ultima occasione." pensò Carla. Camminava per la strada guardando le sue Converse nere sull'asfalto. Ogni tanto alzava lo sguardo ma, quando questo incrociava quello dei passanti, lo volgeva subito da un'altra parte con estrema timidezza. Conosceva a memoria quel tratto di strada, la percorreva ogni mattina per andare da casa a scuola. Ancora pochi passi è sarebbe arrivata.
Parte della città dormiva ancora o faceva colazione nei bar della piazza da dove usciva un intenso profumo di caffe. Era una mattina di giugno, la mattina dell'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze estive.
Carla ripensò a cio che avrebbe detto. L'aveva provato mille volte davanti allo specchio e altre mille sdraiata sul letto quella notte, ma non si sentiva ancora del tutto sicura. Nella sua vita non era mai stata sicura di niente. Cercò in lei un pò di coraggio e non ne trovò molto. In fondo anche all'ultimo momento avrebbe potuto tirarsi indietro, ripensarci. No. Questa volta non sarebbe andata così, questa volta lo avrebbe fatto.
"Oggi o mai più." si disse.
Guardò a destra e a sinistra: nessuna macchina. Esitò un attimo, poi attraversò la strada. Fu in quel momento che lo vide alla fermata dell'autobus. Alto, moro, due occhi scuri e profondi. Bellissimo. Carla l'aveva notato dalla prima volta che l'aveva visto e da quel giorno, ogni mattina, non aveva più aspettato solo l'autobus ma anche che succedesse qualcosa, una qualsiasi cosa che li facesse conoscere. Ma non era mai successo niente.
Carla lo guardò. Aveva il cappuccio della felpa tirato su e l'aria assonnata. Lo trovò semplicemente irresistibile.
Ripensò a quante volte la mattina aveva giurato a se stessa di palargli e poi, arrivata alla fermata dell'autobus, si era tirata indietro. Odiava la sua insicurezza, la sua indecisione, che a volte era più forte di lei.
"Non sono il tipo." aveva concluso rinunciando come spesso faceva in molte altre cose.
Poi un giorno lo aveva visto sbadigliare vigorosamente, lui se ne era accorto e le aveva sorriso. Quel giorno Carla aveva deciso che ci avrebbe provato almeno un'altra volta. Una sola. E quella mattina sarebbe stata l'unica e l'ultima volta che avrebbe potuto farlo.
Si guardò intorno. Una ragazza bionda stava aspettando seduta che arrivasse l'autobus. Pensò che era troppo insonnolita per notarli.
Si avvicinò a lui. Si sistemò i ricci e prese fiato.
- Scusa?
Il ragazzo si girò lentamente, la squadrò e sorrise.
Anche la ragazza sorrise. Poi pronunciò un debole
- Ciao...
Ecco. Qui si trattava solo di fare un piccolo discorso. 
- Senti, è un pò che ti vedo alla fermata dell' autobus e ti ho notato da subito, pensavo che...
Carla aveva la mente vuota e bianca, le parole le uscivano da sole e sentiva che in quel momento avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. La ragazza timida era uscita da lei : Carla l'immaginava seduta vicino la ragazza bionda guardarla in silenzio.
Il ragazzo aveva girato di nuovo la testa e ora guardava fisso davanti a se. Carla pensò che stesse per arrivare l'autobus, guardò ma non vide niente. Allora continuò. 
- ...che...beh...che se ti va un giorno potremmo uscire...non so...andare da qualche parte...vederci non solo alla fermata di un'autobus. Ti andrebbe?
Lo aveva fatto.
Non poteva crederci
Il ragazzo tornò a guardarla.
La ragazza si sentì improvvisamente leggera e ebbe una strana sensazione. Pensò che qualsiasi cosa avesse risposto il ragazzo sarebbe stata comunque fiera di se stessa, di essere finalmente riuscita a sconfiggere la sua timidezza, di aver parlato ad un ragazzo sconosciuto alla fermata di un autobus solo perchè le andava.
Ora però aveva smesso di respirare: desiderava solo sentire la risposta del ragazzo, sentire un bel "SI" uscire dalla sua bocca.
Passo qualche secondo. Poi il ragazzo aggrottò le sopraccilia e tirò indietro il cappuccio della felpa. Si levò una cuffia da cui usciva della musica rock al massimo volume.
- Hai detto qualcosa?
Carla trasalì. La ragazza timida era tornata di botto in lei insieme ad una terribile certezza: il ragazzo non aveva sentito nulla. Le ginocchia le divennero molli, il volto bianco e sarebbe svenuta se non avesse saputo che il ragazzo la stava guardando fissa in attesa di una risposta.
- Emm...Io...emm...
Carla non riusciva più a parlare. Si, la ragazza timida era decisamente tornata in lei.
- Passa qui il 44?
Certo che passava li. Era l'autobus che prendeva ogni giorno per andare a scuola. Ma doveva pur dire qualcosa, una qualsiasi cosa per spezzare quel silenzio, per far si che quegli occhi neri non la fissassero più.
- Si.
Disse il ragazzo rivolgendole un grande sorriso. Poi si rimise la cuffia e tornò a guardare davanti a se perdendosi tra le note di una chitarra elettrica.

La ragazza bionda si alzò. L'autobus arrivò, si fermò e aprì le porte. Carla salì e si sedette vicino al finestrino. La ragazza, guardando la figura del ragazzo allontanarsi sempre di più e sparire dietro la curva, pensò che in fondo un "SI" l'aveva sentito e forse gli bastò così.
    
  
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