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Autore: Little Fanny    12/09/2012    4 recensioni
Arthur e Merlin la notte prima dell’incoronazione.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Titolo: L’ultima notte
Fandom: Merlin
Personaggi: Arthur, Merlin
Rating: G
Genere: malinconico, introspettivo
Conteggio parole: 1751
Avvertimenti: one-shot
Riassunto: La notte prima dell’incoronazione.
Note: partecipante alla missione dell’ottava settimana del Cow-T @maridichallenge, con il prompt Notteper il Vampire!Team.
1. non è stata betata per cui ogni errore è mio e mio soltanto. Se li trovate segnalatemeli.
2. non tiene conto degli avvenimenti della quarta stagione
- anche perché non ho ancora visto la quarta stagione! -, ogni riferimento è puramente casuale. 
3. ambientata sul finire della terza stagione.

Disclaimer: La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.




L’ultima notte



“… ‘lin. Merlin!”
“Eh? Chi? Come? Cosa?” urlò Merlin, svegliandosi di soprassalto. 
Arthur gli mise subito una mano sulla bocca, per impedire a quello sciocco del suo servitore di svegliare tutto il castello con le sue urla. 
“Vuoi stare zitto?” gli intimò, premendo più forte la sua mano per bloccare qualsiasi altro suono. 
Merlin si mosse indispettito, scostandosi bruscamente di dosso il braccio del proprio padrone. 
“Arthur! Ma che vi salta in mente?” sibilò il servitore, mettendosi a sedere sul letto. 
Era ancora notte fonda, non c’era una luce che filtrava dalla finestra. 
Il principe si lasciò cadere sul letto del proprio servitore, incurvando appena le spalle. 
Sbuffò, senza degnare Merlin di una risposta. 
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, sconfitto. 
“Vi va una cavalcata?” gli domandò cortese, posandogli una mano sulla spalla. 
Arthur si voltò a guardarlo, con un’espressione sorpresa sul volto. 
“Vi ha sempre aiutato a distendere i nervi.” Spiegò veloce Merlin, mettendosi dietro le spalle del proprio padrone e iniziando a massaggiargliele leggermente. 
“Siete teso come una corda. Non vi fa sicuramente bene.” 
Arthur si irrigidì appena sotto al primo tocco delle piccole mani di Merlin, ma piano piano che il calore iniziava a diffondersi tra i suoi muscoli iniziava a sentire tutto il suo corpo cominciare a rilassarsi. 
“Datemi un attimo per vestirmi. Non ero pronto a una cavalcata notturna.” Gli disse Merlin, con un velo di rimprovero nella voce. 
Arthur gli fece un sorriso grato, uscendo, silenzioso com’era entrato, dalla sua stanza. 
Il servo infilò la prima casacca che trovò adagiata sulla sedia e indossò saltellando un paio di calzoni logori. Si allacciò le scarpe mentre buttava giù una piccola nota per Gaius: non voleva che il cerusico si preoccupasse inutilmente, non trovandolo nella sua stanza il mattino dopo. 
Aggiunse uno stupido Asino in fondo al biglietto. 
Era solo colpa sua se lui si trovava costretto ad uscire nel buio della notte. 
Colpa sua e della sua ansia, che non voleva mostrare a tutti i costi. 
Borbottando tra sé e sé Merlin sgusciò fuori dalla propria stanza, raggiungendo un’impaziente principe nelle scuderie. Aveva già sistemato i cavalli e lo stava attendendo in sella al proprio stallone, con uno sguardo di annoiata attesa sul volto. 
“Buongiorno Merlin.” Lo salutò ironico. “Ti manca la tua farinata d’avena di inizio giornata?”
“Sono stato buttato giù dal letto meno di un minuto fa.” Si difese Merlin in uno sbadiglio. “Faccio ancora in tempo a tornarmene sotto le coperte e lasciarvi andare a rompervi l’osso del collo in solitaria.” 
Arthur gli lanciò addosso le redini del suo cavallo, lanciando il proprio stallone al galoppo nel buio della notte. 
Merlin gli inveì dietro, salendo veloce sul proprio destriero e inseguendolo di gran carriera. 
Doveva diventare proprio la balia di un Asino? 
Perché non poteva essere il servitore di qualcuno con più senno?
Sir Leon, ad esempio. 
Oppure Lancelot o Gwaine. Con loro si sarebbe divertito e l’avrebbero trattato sicuramente con più rispetto. 
Merlin scosse la testa, focalizzando l’attenzione sul sentiero buio. Non c’era una luce in cielo. Era una notte fosca, con le nuvole che coprivano completamente la volta stellata. La luna ogni tanto faceva timidamente capolino, ma spariva velocemente, inghiottita dal cielo che minacciava tempesta. 
Non era una notte da cavalcata, quella. 
Era una notte da passare al caldo, sotto le proprie coperte in attesa che arrivasse l’alba e i raggi luminosi del sole. 
Lo stregone stava meditando di farsi luce con l’ausilio della propria magia, quando il suo stallone si fermò improvvisamente. Merlin alzò di scatto la testa, colto da un irrazionale panico. 
Lì, a poca distanza da lui, c’era Arthur in sella al suo destriero che lo attendeva con un sorriso sulle labbra. 
Il principe smontò con grazia dal cavallo e lo legò con gesti automatici a un albero, facendo cenno a Merlin di fare altrettanto. 
I due ragazzi erano arrivati nei pressi di un piccolo lago, rischiarato appena dalla luna che aveva deciso in quel momento di fare capolino. L’acqua era increspata dalla brezza primaverile che muoveva i capelli del principe, mostrando il suo volto squadrato e deciso. 
“Come vi sentite? State un po’ meglio?” domandò Merlin avvicinandosi al suo padrone. 
Arthur annuì con la testa, liberandosi velocemente delle scarpe e immergendo i piedi nel freddo dell’acqua. 
“Molto meglio. Grazie Merlin.” Disse il principe in un sussurro appena udibile. 
Il servitore sorrise internamente. Era raro che Arthur lo ringraziasse con quella particolare intonazione nella voce. 
“I preparativi della vostra incoronazione stanno sfiancando tutti.” Commentò Merlin comprensivo, sedendosi su un masso al suo fianco. 
Il principe annuì grave. 
Erano mesi ormai che stava mandando avanti il regno da solo. Suo padre si era rinchiuso in uno stato di profonda apatia. Non c’era nulla che riuscisse a smuoverlo. Sembrava essersi definitivamente spento. Morgana lo aveva ucciso in una maniera molto più subdola e crudele della morte. Gli aveva strappato via l’anima, lasciandolo come un guscio vuoto incapace di reagire. 
Per lui era stato tremendo vedere suo padre inerte di fronte a chi tentava di usurpare il suo regno. 
Suo padre era un uomo combattivo, disposto a tutto pur di difendere gli ideali in cui credeva. 
E Arthur non era ancora pronto a vederlo cedere. 
Non lo credeva possibile. 
Era suo padre, per amor di Dio! 
Arthur si asciugò rabbiosamente le lacrime che non si era accorto di star versando. 
“Sono sicuro che sarete un ottimo re. Lo avete dimostrato più e più volte.” Gli disse Merlin con sincerità, stringendogli una spalla per dimostrargli tutta la sua vicinanza. 
“Anche se continuerete a comportarvi come un Asino e io vi sgriderò per questo!” aggiunse, tentando di stemperare un po’ la tensione. 
Il principe gli fece una smorfia che assomigliava a un sorriso alla lontana, mentre un rimprovero scherzoso si andava a delineare sul suo volto. 
“E io continuerò a mandarti alla gogna. Non credere che per il fatto che tu diventerai servitore personale del re di Camelot sarai esentato da quella vivace tortura!”
Merlin guardò l’altro indispettito e gli tirò un pugno sul braccio. 
Una volta Arthur gli aveva detto che quello era un gesto da cavalieri che serviva per sentirsi meglio. 
Non poteva sapere se funzionasse davvero, ma lui si sentiva decisamente più in pace con se stesso. 
Il principe si massaggiò la parte colpita, ridendo appena sotto ai baffi. 
Sì. Decisamente anche a lui aveva fatto bene. 
Merlin ne ebbe un’ulteriore conferma, quando un secondo pugno gli fu assestato sulla testa. 
“Asino!” borbottò, massaggiandosi la parte lesa. 
“Idiota!” rispose l’altro con il sorriso che piano piano raggiungeva anche i suoi occhi. 
Rimasero in silenzio ancora un po’, lasciando che il buio della notte nascondesse le loro espressioni sempre più serene e l’acqua scacciasse via le preoccupazioni del giorno. 
“Grazie Merlin.” Disse nuovamente Arthur, spezzando la bolla di silenzio che li circondava. 
Il servitore gli sorrise. In fondo non aveva fatto nulla di particolare. 
I due ragazzi rimasero il resto della notte lì, sulla sponda del lago a parlare di tutto e di niente. Scherzarono e si presero in giro fino a quando le corde vocali non urlarono pietà e le prime luci dell’alba iniziarono a rischiarare la vallata. 
“Dobbiamo andare.” Gli ricordò Merlin, alzandosi in piedi e dirigendosi verso i loro cavalli. 
Non era il caso che il principe ereditario arrivasse in ritardo alla cerimonia della propria incoronazione. 
E Merlin non aveva intenzione di passare quel giorno alla gogna per colpa di quell’Asino ansioso! 
“È stata la mia ultima notte di libertà.” Mormorò Arthur, osservando con sguardo malinconico il piccolo lago. “Finita questa notte sarà tutto diverso.”
“Non vi preoccupate. Non credo che basterà una mattina per mettere un po’ di sale in quella zucca.” Lo prese in giro Merlin, lanciandogli le redini del proprio stallone. 
“Avrò impegni da rispettare, affari da sbrigare.” 
“Sono mesi che mandate avanti il regno da solo. Siete capace di farlo. Quella corona sulla testa sarà solo una sciocca formalità.” Tentò di farlo ragionare Merlin. 
Lui sapeva che Arthur sarebbe stato un ottimo re. 
Aveva lottato perché lo diventasse. 
Lo aveva aiutato e protetto nel silenzio perché lui credeva in Arthur. 
“Io…” 
“Vi prometto che potrete svegliarmi quando vorrete per una cavalcata. Ogni notte che vorrete.” Gli disse Merlin incoraggiante. 
“Così poi avrai la giusta scusa per non svolgere bene i tuoi lavori.” Lo rimproverò Arthur con tono leggero. 
“Avete scoperto il mio diabolico piano.” Rispose Merlin sullo stesso tono. 
Arthur scoppiò a ridere di gusto e, in un moto che poi avrebbe imputato solo alla pazzia, lo abbracciò di slancio. 
Era notte e nessuno poteva vederli. 
Merlin lo abbracciò a sua volta, un po’ titubante e impacciato. Lo strinse con tutta la forza che aveva nelle sue gracili braccia, mentre sentiva la presa del proprio principe farsi più serrata attorno a sé. 
Rimasero lì abbracciati fino a quando Arthur non si tirò indietro in un borbottio imbarazzato. 
Tutta quella storia dell’incoronazione lo stava facendo diventare tremendamente emotivo. 
Tirò un pugno sulla spalla del proprio servitore per riequilibrare l’orgoglio del cavaliere indistruttibile. 
“Andiamo?” offrì Merlin salendo a cavallo e guardando con aspettativa Arthur. 
La notte ormai stava volgendo al termine. 
Di lì a poco il sole sarebbe sorto, rischiarando le bianche mura di Camelot mentre le campane avrebbero suonato a festa per annunciare l’incoronazione del nuovo sovrano. 
Arthur non sarebbe più stato il principe di Camelot, sarebbe diventato il re. 
L’erede al trono si guardò attorno un’ultima volta, respirando a pieni polmoni l’aria di libertà che ancora aveva. 
“Quando vorrete torneremo qui. Ogni notte che avrete bisogno di scappare da tutto e da tutti io sarò pronto ad aspettarvi.” Gli disse Merlin con determinazione. 
Arthur montò in sella al proprio destriero, voltandosi veloce verso le mura della sua cittadina. 
Aveva desiderato che quella notte non passasse mai. 
Aveva contato le veglie una dopo l’altra, pregando affinché il tempo si allungasse e ritardasse il più possibile il sorgere del sole. 
“Sarai profondamente addormentato e borbotterai tutto il tempo.” disse Arthur, facendo partire il suo cavallo al passo. 
“Assolutamente.” Gli assicurò il servitore. “Mi lamenterò tutto il viaggio, così poi, al mattino dopo, avrete un ulteriore motivo per tornare ai vostri doveri.” 
“Sei davvero incredibile, lo sai?” gli disse il principe sconcertato. 
“E voi siete in incredibile ritardo!” esclamò Merlin vedendo i primi raggi del sole fare capolino sulle torri più alte del castello. 
Arthur accelerò il passo, lanciando il suo cavallo al galoppo, le ansie della notte che volavano via dalle sue spalle in quella folle corsa verso il suo futuro. 
“Sarete un ottimo re.” Sussurrò Merlin con affetto. 

Fine
   
 
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