un tunnel buio come il peggiore degli incubi per poi sbucare in un passaggio sterrato e finalmente c'eravamo. Il fiume. Enorme, rivestito di paillettes di luci e colori, rumoroso come un'instancabile lavoratore col compito di levigare gli angoli delle anime. Esploravamo, ogni pietra ed ogni fiore era magia. Ci levammo le scarpe per lasciarle abbandonate su un sasso, i timidi piedi s'immersero nell'acqua e camminarono tra muschio e promesse. Ci sedemmo vicino alla cascata, delle brezza ci inumidivano il viso, il cuore e le labbra. Guardava l'orizzonte, il sole gli dava delle particolari sfumature agli occhi blu, io, non riuscivo a staccare lo sguardo dalle sue mani, così perfette, possenti, capaci d'imprese incredibili. Non feci in tempo a farmi prendere dalla paura che glie la presi fra le mie. "Non abbandonarmi, ti voglio bene." Gli dissi con le lacrime salate che andavano a mescolarsi col dolce fiume. "Come potrei? Io ti amo tesoro mio." Rispose infilando un bacio segreto. Non lo rividi più, non c'era più, avrei potuto girare città per città ma non lo avrei mai trovato. Aveva detto che non se ne sarebbe mai andato e così fu: le persone che ami, se non le puoi tenere per mano, le tieni nel cuore.