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Autore: TonyCocchi    12/09/2012    8 recensioni
Non sarà impresa facile riuscire a sposare Ucraina. La strada per la sua mano passa attraverso il suo enorme e minaccioso fratellino, e Canada lo sa bene, ma malgrado questo non si tirerà assolutamente indietro! Cosa escogiterà l’invisibile ma coraggioso Matthew per regalare un bel lieto fine alla propria amata? (CANADA X UCRAINA)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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hetalia - CANUKR

Ciao a tutti, cari lettori! ^__^

Rieccomi ancora una volta ad allietarvi! L’estate ormai è quasi finita, e chissà che oltre al caldo non vada via anche la mia pigrizia: il fatto che io abbia scritto questa storia è un segnale incoraggiante! XD Forse vedrete più storie in questo periodo, chissà ^_^

TonyCocchi (il mio nuovo nick su EFP, per chi non lo sapesse ancora sono sempre NaruHina91) torna in scena sempre con Hetalia, e lo fa scrivendo stavolta di una delle sue coppie preferite in assoluto: Canada x Ucraina!

Sappiate, prima di storcere il naso, che si tratta di un pairing storicamente molto valido: i due sono paesi amici, e moltissimi ucraini in passato sono emigrati proprio in Canada in cerca di una vita migliore.

Potete trovare molte belle fanart su questo pairing a questo indirizzo di Deviantart >>> http://nanihoo.deviantart.com/gallery/

Senza ulteriori indugi, buona lettura a tutti!


PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!

 

 

 

Quel giorno, al gran tavolo circolare dove le nazioni del mondo si erano riunite come di consueto, Canada ed Ucraina si erano seduti vicini.

Non era mai successo prima, e, proprio per questo, tutti avevano sempre visto quei due, che pure di tanto in tanto li si vedeva in compagnia fuori dalle riunioni, come nient’altro che una coppia di buoni amici.

Ma le cose non stavano esattamente così, e quel giorno tutti se ne sarebbero accorti. Già a quelli seduti più vicino ai due non erano sfuggite le varie volte in cui, senza incrociare gli sguardi, avevano stretto forte le mani sotto il tavolo, del tutto assenti dal resto del mondo che discuteva indaffarato tutto intorno.

Ma le cose non stavano esattamente così neanche in quel caso: era stata Ucraina, ogni volta, a raggiungere la mano di lui, come le avesse chiesto quella tiepida stretta anche senza aver detto una parola, bisognoso della sicurezza che solo una tipa tanto insicura ma anche tanto dolce come lei poteva dare a un altro timidone come lui.

“Canada” –disse, girandosi un pochino- “Non devi farlo per forza.”

“Ormai ho deciso, Ucraina: non cambio idea.” –ribadì tremando.

Ucraina allontanò gli occhi da lui, ma non la mano.

“Dai, non preoccuparti.” –tentò con un sorriso di essere rincuorante per lei come lei lo era per lui.

“Mi preoccupo invece! Questa è solo una grossa sciocchezza!”
“Ucraina, è la tua famiglia: le persone che sono importanti per te lo sono anche per me. Voglio che mi accettino, altrimenti chi ne soffrirà di più sarai proprio tu.”

“Oh, Canada…”

Ad ogni stretta Matthew era sempre più intestardito, e lei sempre più terrorizzata per quello che sarebbe successo quando Germania avrebbe dichiarato conclusa la riunione.

Questa trascorse per loro come un silenzioso evitarsi con lo sguardo e cercarsi di nascosto con le mani, mentre il resto del pianeta non si curava in alcun modo di loro (se non ci era abituato lui…)

<< Anche stavolta si sono dimenticati il mio turno di parola… Sigh! Oh, beh… Tanto oggi non ho nulla di importante da dire… Almeno per il momento… >>

 

“Molto bene.” –Germania rassettò una risma di fogli battendola sul tavolo prima di riporla nella valigetta- “Direi che per oggi abbiamo finito.”
“Coff! Coff coff!” -nemmeno il tempo per gli altri di alzarsi che Grecia prese subito a tossire, una brutta tosse davvero la sua.

“Tieni Grecia, prendi una caramella per il mal di gola: accidenti, hai sempre più una brutta cera.”
“Grazie, coff… Però, forse qualcos’altro mi aiuterebbe di più… coff… di una caramella…”
“E cioè?”

Grecia guardò altrove… e tese la mano.”
“Sigh…” –fece Germania tirando fuori il portafogli- “Ecco qua.

“COFF! COFF!” –tossì più forte la malandata nazione.
“E va bene! Eccotene un altro po’! Ma non ti ci abituare!”

Chissà se gli avrebbero prestato un po’ più di attenzione se anche lui si fosse buscato un bel malanno, si chiese Canada, prima di tornare con la mente al suo obiettivo.

Diverse nazioni avevano già lasciato la sala, ma per fortuna lui era ancora al suo posto.

Canada fissò Ucraina. Lei abbassò il capo: avrebbe voluto fermarlo dal commettere quella pazzia, dirgli che non era necessario, che magari c’erano altri modi. Ma non poteva resistere al bisogno di offrirgli ancora una volta la sua morbida mano: era fatta così, se qualcuno le chiedeva aiuto, lei semplicemente non riusciva a far finta di niente.

Anche grazie a questa sua dote l’aveva fatto innamorare: non l’avrebbe abbandonato proprio ora, anche per un’impresa tanto folle.

 

“Signor Russia!”

Sentitosi chiamare mentre era sul punto di alzarsi, Ivan vide sua sorella tenersi per mano a un tipo sconosciuto, così palliduccio da sembrare trasparente, e restò parecchio confuso.

Canada gonfiò il petto, senza per questo risultare più grande o più visibile…

“Signor Russia…” –ripeté colmo d’emozione- “Io e sua sorella desideriamo sposarci!”

“……”
“E… vorremmo la sua benedizione!”

Russia si guardò intorno, come per cercare di capire da dove provenisse quella voce così sottile; poi tornò a fissare il tizio, rassegnandosi all’idea fosse stato proprio lui a parlare. Aveva vagamente l’impressione di averlo già visto da qualche parte…

Canada era spaccato in due: aveva sempre detestato quella sua dote dell’invisibilità, ma ora come ora gli avrebbe fatto veramente comodo per scampare a quell’imbarazzante quadretto.

A salvarlo però non fu la sua evanescenza, ma il rumore di una corsa!

“CANADAAAAAAA!”

“AMERICA?!”

Alfred lo afferrò, abbracciò, stritolò, schiacciò e gli scompigliò i capelli con brutale e fraterno amore.

“Fratellino mio! Ho sentito bene? Ti sposi? Ma è fantastico!”

“Qualcuno mi aiuti!” –pregò Matthew che si sentiva l’anima venirgli spremuta dal corpo!

“Ah ah ah, finalmente! Era ora che ti dessi da fare per essere all’altezza del tuo mirabolante fratello! Finalmente anche tu diventi uomo!”

“G-grazie…”
America guardò Ucraina con un lampo perverso negli occhiali: “Uh uh uh, lasciami fare un bel complimento: te la sei scelta con una carrozzeria da paura!”

Le tette di Ucraina balzarono per la sorpresa e per l’imbarazzo, e la loro padrona, rossissima, si affrettò a voltarsi per nasconderle con aria pucciosa.

“Piantala!” –sbraitò Canada in risposta ai suoi ripetuti occhiolini- “Che modi sono?”

“Eh eh eh, scusa! Geloso? Fai bene ad esserlo! Congratulazioni!”

Si come no, storse la bocca l’altro: non era ancora il momento di festeggiare.

“Signor Russia… Che cosa ne dice? Mi concede… la mano di sua sorella?”

Russia sorrise.

Canada aprì la bocca colmo di speranza.

(^___^) “Assolutamente no!”

<< SDONG! >>

“Sigh! Lo sapevo!”

Ucraina gli poggiò una mano sulla spalla, mentre America pensò di essere maggiormente d’aiuto urlandogli nell’orecchio: “CHE COOOOOSA?! Come sarebbe a dire?!”

“Sarebbe a dire che non voglio che uno sconosciuto qualsiasi sposi mia sorella, ovvio.”
“Non sono uno sconosciuto! Sono Canada! Ci vediamo ad ogni riunione!”
“Mai sentito prima… O forse si… Mhmm…”

America, non ancora abbattuto, fece ai due tristi innamorati il segno del pollice in su: “Tranquilli piccioncini, ci pensa l’eroe!”

Presa la sedia accanto quella del grande rivale, gli mise amichevolmente un braccio intorno le spalle: “Andiamo, non fare il comunista come tuo solito! Garantisco io per lui!”

“Umpf!”

“Andiamo Russia! Se mio fratello sposa tua sorella io e te diventeremo cognati! Ci pensi? Cognati! Due superpotenze, due amiconi e anche imparentati! Mitico! Che cosa ne dici… cognatino? Eh? Non suona magnificamente, cognatino?”

“……”

Russia sorrise.

Il viso di Canada riprese colore!
“Grazie America: dinanzi la possibilità di averti come parenti ora sono ancora più sicuro di non volere che quella schiappa sposi Ucraina.”
“……”

America, voltandosi, si trovò davanti gli occhi le vene pulsanti di Canada, che intanto l’aveva afferrato per la giacca!
“Ehm…”
“Grrrrr! Hai solo peggiorato la situazione!”
“Ehi, non è colpa mia! Purtroppo Russia ha questa cosa che deve sempre fare il “freddino”… Eh eh, l’hai capita?”

Canada: -___-“

“Tranquillo, ora riprovo e…”
“NO! STANNO FUORI TI SUPPLICO! SIGH!”

Russia intanto continuava a ridacchiare, allegro quanto sadico come solo lui riusciva ad essere: “E io dovrei permettere al fratello sconosciuto di questo cretino di sposare la mia sorellona? Non scherziamo. Non darò mai la mia benedizione: lei merita di più.”

“Beh, si, Canada non è il massimo ma…”
“AMERICA, MA TI VUOI STARE ZITTO?!?!?” –gli urlò addosso, mettendogli in piega i capelli.

Ucraina si precipitò a tirarlo via: “Canada, vieni via, non devi preoccuparti per Russia! Dei due la più grande sono io, non devi chiedere la mia mano a lui; possiamo sposarci qualunque cosa dica!”

A Canada bastò guardare la faccia di Russia per cambiare idea. E non per paura di lui.

Che vita avrebbe potuto darle in quel modo? Una vita in cui suo fratello avrebbe guardato storto entrambi per il resto dei suoi giorni? Giammai.

Stavolta fu lui a prenderle la mano: “Ucraina… Lascia fare a me!”

“Ma… Canada…”

Fece ancora un passo, ma Russia ancora non si smosse dalla sedia, continuando a guardarlo come tutti erano soliti guardarlo: da parte a parte…

Ma lui non era venuto lì impreparato: sapeva benissimo come fare perchè anche una glaciale montagna come lui la smettesse di ignorarlo.

“Molto bene… Sapevo che sarebbe stato reticente ad accettarci…”
“Reti-che?” –chiese America.

Fissò Ivan con aria di sfida, e sfida fu!

 

“Signor Russia! Competerò con lei per la mano di Ucraina in una gara a chi beve più vodka! Se ne berrò più di lei dovrà accordarci la sua benedizione, è chiaro?”

 

“………”

Il mondo intero, letteralmente, si era voltato a guardarlo.

Certo, non era mai stato tanto “visibile” come in quel momento, ma quegli sguardi non erano certo cosa di cui andare fiero…

Germania si era fermato sulla porta della sala con gli occhiali tutti storti.

Grecia si era fatto scappare di bocca il termometro che era finito per terra.

Francia e Inghilterra avevano smesso di tirarsi il naso e le orecchie a vicenda.

Ungheria aveva smesso di leggere il suo yaoi.

Romano aveva lasciato la forchetta a mezz’aria con gli spaghetti che lentamente scivolavano di nuovo giù nel piatto.

Emblematico fu in quel frangente il magnifico Prussia, che riunì gli stati d’animo di tutti in una sola frase.

“È la più grossa cazzata che abbia mai sentito in vita mia.”

Ed essendo lui una nazione, come tutti lì presenti, aveva pure avuto una vita bella lunga!

America, che aveva passato quel lungo momento di stasi a stirarsi la faccia con le mani, rinforcò gli occhiali e si lasciò scappare una risata imbarazzata.

“Eh eh… Eh… Eh…” –diede una pacca sulla spalla al fratellino- “È stato bello conoscerti!”

Dileguatosi il suo eroico fratellone, Canada restò solo ad ammirare le conseguenze del proprio gesto: Russia si era finalmente alzato in piedi.
Rise, ancora una volta, ancora più cattivo: “Interessante. Va bene ometto: accetto.”

Ucraina si strinse al braccio di Canada: “Te l’avevo detto che era una stupidata.”
“Credi che non lo sapessi già?”

Katyusha si strinse a lui ancora di più: “Ti prego Canada, lascia perdere! Non puoi fare una sfida del genere con lui!”
“Almeno sono riuscito a fargli accettare la possibilità che io e te potremo stare insieme, è già qualcosa!” –disse lui incoraggiante- “Siamo passati da un “no” categorico a una piccola possibilità, piccolissima, ma è pur sempre una possibilità.

Si girò e vide gli ultimi sorsi di una bottiglia di vodka sparire giù nella gola di Ivan.

“……”

“Scusa, non ti dispiace se faccio un po’ di riscaldamento, vero?”

“Piccolissima?” –fece Ucraina in un orecchio.
“Io direi microscopica.” –fece America, tornato chissà perché, all’altro orecchio.

“Beh… si può sempre tentare…”

 

“Sbrigatevi voi tre!”

Con un rapido passaparola, tutte le nazioni che avevano già lasciato la sala al momento del lancio della sfida o che già avevano preso la via di casa erano state richiamate indietro per quello che si prospettava come il match più assurdo e a senso unico della storia!

Francia tenne aperta la porta ai tre fratelli baltici mentre rientravano sul luogo dello scontro.

“Chi è che hai detto che ha sfidato Russia a una gara di bevute?” –chiese Lituania.

“Oh, il mio vecchio pupillo Canada, chi l’avrebbe mai detto, eh?”

“… Chi è Canada?” –domandò Estonia.

Lettonia fece spallucce.

Chiunque fosse doveva avere un gran fegato per rischiarlo in una disfida alcolica con nientemeno che Ivan Braginski!

Matthew e Ivan presero posto ciascuno su una sedia. Su un’altra sedia ancora presero posto le tre bottiglie di vodka che il secondo si era sgolato nel suo riscaldamento…

Canada, come un pugile all’angolo, aveva alle sue spalle Ucraina e America a fargli da seguito…

“Canada, ti scongiuro! Non farlo! Sigh! Non devi farti male per colpa mia! Sigh!”
“Fratellino, sei già morto! Oh, se sei morto… Stramorto!”

Uno più incoraggiante dell’altro.

Canada sospirò. Mollare a quel punto però avrebbe significato tornare a sparire, proprio ora che il “fratellone” gli aveva dato un briciolo di riconoscimento.

L’arbitro, il neutrale Inghilterra, portò una bottiglia di vodka purissima e due bicchierini.
“Ecco le regole: a turno vi riempirete il bicchierino e manderete giù. Chi riuscirà a bere un bicchierino più dell’altro sarà il vincitore.”

“Signor Russia, allora conferma? Se la batto darà la sua benedizione al matrimonio mio e di Ucraina, vero?”
“Certo, io sono di parola.”

“Bene, mi fido!”

America gli si avvicinò: “Scusa Canada, non ti ho mai visto bere alcol in vita tua, credi sul serio di avere speranze?”

“Io… non ho mai bevuto nulla di più alcolico dello sciroppo d’acero.”

“… Ma lo sciroppo d’acero non è alcolico.”

“……”

America, resosi conto di essersi risposto da solo, sbatté la testa contro il muro, e copertasi la faccia con le mani ricominciò a sacramentare di tutti i colori, come fanno i duri dei suoi migliori film d’azione quando tutto va storto.

Ucraina afferrò la mano di Canada: “Ti prego! Non sei abituato all’alcol e la vodka è molto forte: il tuo corpo non reggerà!”

“Reggerà! Lo sciroppo d’acero rende belli tosti, sai?”

Le sorrise, e lasciò scivolare via la mano: “Cominciamo!”

Ivan annuì, riempì il proprio bicchierino fino all’orlo e buttò giù di un fiato.

“Uffa… Era un po’ pochino… Non posso avere un bicchiere più grande?”

“Ok, campione!” –fece America tornandogli all’orecchio- “Fa così solo per spaventarti, non lasciarti intimidire e tracanna! Tracanna come non hai mai tracannato in vita tua!”

“Si!”

America si voltò: “Si, come no… Partirà di testa al primo bicchierino…

“EHI! MA CHE MI INCORAGGI A FARE SE POI TI FAI SENTIRE?!?!?”

Deglutì e, come prendendo la rincorsa prima di un tuffo, agguantò la bottiglia e si riempì il bicchierino.

Bevve, con l’obbiettivo di fare anch’egli un fiato, e invece il fiato gli fu mozzato a metà da un colpo di tosse. Un altro paio di colpi, finì il bicchierino e poi ne tirò altri tre.

“Stai bene?” chiese con finta premura Russia.

“S-s-si!” –dissero i denti stretti di un Canada rosso come i pomodori di Spagna e anche più…

“Ehm, Canada?”
“Fiuuuu… COFF! COFF COFF!”

“Canada!” –gridò Katyusha, già spaventata.

<< Meglio fare attenzione, quando si tratta di tosse… >> pensò Germania nascondendosi il portafogli…

“Che ti prende? Ti vedo già bello sfatto.”
“Macché! Coff! Sto benissimo, signor Russia! Acqua fresca! Hic!”

“Oh, bene! Allora procediamo!”
“S-subito?” –domandò Canada, mandando a quel paese tutta la sua finta baldanza…

In due secondi, Russia trangugiò anche il secondo bicchierino, dopodiché si mostrò tanto premuroso da servire il suo avversario.

“Prego!”

Credeva di essersi preparato per ciò che lo aspettava, ma era tutto più sgradevole del previsto: il fuoco in corpo, la bocca impastata, le palpebre già un po’ cadenti, la testa vuota e che gira, ed era solo il primo bicchierino! Chi si immaginava che la vodka fosse così pesante? Ma se avesse commesso l’errore di berla a piccoli sorsi, il disgusto avrebbe preso il sopravvento e sarebbe stato battuto. Prese un altro bel respiro, chiuse gli occhi e mandò giù.

Si sentì come colpito da un pugno in testa ed ebbe un sobbalzo che per poco non lo fece cascare dalla sedia!

“Ehm, stai bene, fratellino?”
“Benissimo!” –rispose passando dallo stordimento all’euforia in un lampo, per poi ricascare nello stordimento appena un attimo dopo.

“Uuuhhh… Ma con che la fanno sta roba? Eh eh eh! Oh, cielo, mi viene da ridere senza motivo!”

“Si, ma di questo passo vomiterai, e ci sarà ben poco da ridere!”

“Ma quale vomitare?! Io sto……”

“……”

“… Benissimo.” –finì come dopo essersi ricordato la parola.

“Ucraina, fermalo prima che questo si ammazzi!”
“Non posso, America! Ci ho già provato!”

Canada sbatté il pugno sul tavolo facendoli sobbalzare: “Molto bene! Ed ora tocca a lei trincare! Ecco a lei, ora glielo riempio io! Umpf! Ih ih!”

“Oh, grazie!”

“Avanti! Eh eh eh! Beva! È impossibile che una simile roba non abbia alcun effetto su di lei! Avanti, beva se ne ha il coraggio.”

<< GLU >>

“………”
“Fatto!”

Non era rosso, né euforico, né intorpidito, né nulla, perennemente uguale a sé stesso dopo tre bicchieri, senza contare il riscaldamento.

“Ma di che è fatto?” –chiese Canada sbattendo la testa sul tavolo.

Nel frattempo, tutto intorno non si accettavano scommesse: sul due a tre la vittoria di Russia non appariva minimamente in discussione.

“Come ti senti? Ti fa male la testa, vero?”

“Ecco, un massaggino aiuterebbe…”

Mentre la premurosa Katyusha provvedeva a dare un po’ di sollievo alle sue tempie, la nuova dose di trasparente e bruciante veleno era già pronta davanti a lui.

“Sigh!”
“Ehi, tu.”

“Uh?”

Girandosi con la testa tutta dondolante, vide Bielorussia squadrarlo con le mani sui fianchi. Strano non si fosse ancora vista: ora il quadretto di famiglia era al completo. Ma perché ora lo fissava in quel modo? Non è che per assicurarsi anche la sua approvazione doveva sfidare anche lei, vero?

“Francamente, quattrocchi, che tu sposi o non sposi Ucraina non mi fa né caldo né freddo. Se lei ha deciso che sei tu il suo uomo avrà avuto i suoi motivi e io non mi ci immischio. Ad ogni modo, sappi che faccio il tifo per te.”

Canada basito, la ringraziò con uno sguardo puccioso: “Oh, Bielorussia… Grazie di cuore!”

“Ah ah, grande, hai un’altra tifosa, visto?” –lo incoraggiò America.

“Certo…” –proseguì lei- “Ci terrei che tu resistessi un altro po’…”
“Uh?”

Bielorussia aveva ora il suo sguardo malvagio: “Nell’improbabile eventualità che tu riesca a far ubriacare il mio fratellone lui opporrebbe meno resistenza e sarebbe più facile per me portarlo via e sposarlo una volta per tutte! Uh uh uh! UH UH UH! Sposarlo! Sposarlo! Sposarlo!”

Ucraina, America e Canada, con estrema cautela, risero insieme a lei, sperando si calmasse in fretta!

“Quindi bevi e soprattutto fallo bere, muoviti!”
“O-o-ok… Lo stavo giusto facendo… Hic!”

Il secondo bicchiere gli aveva fatto venire la nausea e un forte bruciore allo stomaco, e una gran sete di qualcosa che non gli desse l’impressione di ficcarsi carboni ardenti giù per la gola. Si tappò il naso e bevve, stavolta in tre sorsi.

Tutti si spaventarlo vedendolo strabuzzare gli occhi e soprattutto gonfiarsi: le guance sembravano sul punto di esplodere, dandogli l’aspetto di un rossissimo palloncino al limite della sopportazione.

“Canada!”

“Cazzo, ecco che vomita!”

E invece alla fine schiuse appena le labbra e una lunga fiatata alcolica lo sgonfiò del tutto.

“Eh eh! Sto… bene!”

“Grande!”

Ucraina lo abbracciò: “Mi hai fatto prendere una paura!”

“Però… hai visto? Me la sto cavando!”

Voleva dirgli basta, basta e ancora basta; voleva che smettesse di torturarsi in quel modo. Ma lei, dandosi della stupida per essersi arresa ai suoi occhi socchiusi e al suo sorriso fiero, ricacciò tutto dentro.

“… Si… Stai andando benissimo, Canada!”
“Eh eh!”
“Già tre bicchieri e sei ancora qui, fratellino! Insomma, io ti avrei dato spacciato al primo!”
“Anche io!” –ridacchiò Inghilterra.
“Vai così!” –si sentì gridare dal pubblico.

Forse oltre a sottovalutare gli effetti dell’alcol aveva sottovalutato anche sé stesso? Resistendo fino a quel punto aveva stupito tutti, e di certo neppure Russia sarebbe rimasto indifferente!

“Anf… Anf… Visto, signor Russia? La sfida conti…”

<< Tac >>

Al terzo bicchiere d’alcol che avesse le traveggole poteva anche starci; ma anche con tutto quell’alcol a giocare a palla con il suo cervello era difficile credere che Russia stesse immediatamente riempiendosi un secondo bicchierino, svuotandolo nell’arco di un attimo.

<< Tac >>

L’enorme nazione sospirò e gli sorrise affabile: “Scusa! È che ci metti così tanto tempo a bere il tuo bicchierino che pensavo di portarmi avanti col mio turno, spero non ci sia nulla di male.”

Lo sfidante guardò l’arbitro che, suo malgrado testimone, gli confermò il punteggio: “Siete cinque a tre ora.”

Due punti in un niente, mentre per lui ogni singolo punto era una specie di massacro. Gli effetti dell’alcol, che in quell’istante di illusione si erano tanto alleggeriti, si ripresentarono col doppio del peso.

A malapena riusciva a stare dritto sulla sedia, doveva tenersi al tavolo con le mani per non precipitarci sopra con la faccia, e gli era pure tornata la tosse.

Russia gli porse il suo bicchierino ricolmo, per la prima volta con un sorriso apertamente cattivo.

“Tocca a te. Su, sei indietro.”

“Io…”

“Che cosa c’è? Che fine ha fatto la tua spavalderia, piccoletto?” –iniziò a giocherellare distrattamente con l’orlo della bottiglia- “Dimmi, che cos’è tutto questo? Il patetico tentativo di un emerito anonimo di farsi finalmente notare? Pensavi che lanciarti in una sfida ridicola e impossibile da vincere ti rendesse qualcosa in più di quello che sei? Beh, in effetti ora la gente qui intorno sa che esisti, ma l’unica cosa che hai dimostrato è che non reggi minimamente l’alcol. Nullità eri, nullità sei rimasto.”

“……”

“Io non lascio che mia sorella si metta con un niente come te, uno di cui tutti scordano persino il nome.” –si sporse verso di lui, ridendogli in faccia- “Io non sarò mai favorevole a questo matrimonio. Intesi?”

America fece una smorfia: “Che bisogno c’è di essere così bastardi?”

Suo fratello aveva la testa china e il respiro pesante. Non aveva nessuna speranza di colmare quel divario, e se anche per miracolo lo colmava, ci sarebbe rimasto subito dopo; ma lui era America, era stupido, credeva a cose come i miracoli e gli eroi, e non voleva che il momento di gloria del fratellino si trasformasse in una totale umiliazione.

“Non ascoltarlo, Canada! Ti sei già sgolato tre bicchieri, che vuoi che siano uno o due in più?”

Canada per riprendersi scosse forte la testa, nel fitto di un banco di nebbia alcolica.

“Non farti mettere i piedi in testa! Fagliela vedere a questo bestione! Bevi!”

“Ben detto! Non è ancora finita!” –fece Inghilterra.

“Avanti, Mathieu!” –urlò Francia- “Fatti forza, in nome dell’amour!”

“Forza!”
“Dai, Canada!”

“Ce la puoi fare!”

“Non mollare!”

Addirittura un intero coro di tifosi ora.

Con l’emicrania che aveva era proprio l’ideale.

“Forza, ragazzi, incoraggiamolo!”
“Non mollare!”

Canada strinse i denti: “Urgh…”

“Tutti fanno pazzie per amore!”

“Sii pazzo fino in fondo!”
“Sei grande, Canada!”

“Trinca!”

“BASTA! ZITTI!”

Con un improvviso sbattere di pugni si diede la spinta per rialzarsi in piedi. Provò subito un terribile giramento e si affrettò ad appoggiarsi alla sedia; si risistemò gli occhiali che stavano per cadergli e quando Ucraina provò a toccargli la mano la tirò subito via.

“Anf… Anf…”
“……”
“Chiudete… il… becco!” –gridò di nuovo, prendendo un respiro ad ogni parola, per poi tossire forte- “Ora che sono lo spettacolo del giorno fate tutti il tifo per me, eh? Adesso che sono l’imbecille che per amore ha fatto la più grossa cazzata della sua vita vi ricordate tutti il mio nome, eh? State qui a guardarmi e a fare il tifo per me… Ma che tifate! Che tifate se sapete già che non vincerò?! Lo so persino io!!!”

“Cavolo, Canada, sei ubriaco fradicio! Stai sbroccando di brutto!”
“Chiudi il becco, America!”
“Scusa…”

Provò a staccarsi un attimo dalla sedia e subito si sentì cadere: meglio tornare ad afferarcisi! In quello stato non poteva fare affidamento sulla saldezza dei propri piedi!

Anche arrossito per l’imbarazzo del non reggersi in piedi, continuò a zittire la sua stessa platea: “Magari volete farmi credere che d’ora in avanti, per questa cosa, per questa cazzata, vi ricorderete che esisto? Beh, no grazie!”

Tossì.

Si tenne la testa dolorante: “Sapete che vi dico? Non devo dimostrarvi nulla, brutti marmittoni!!!”

“Marmittoni?” –si chiese Spagna.
“È ubriaco…” –gli fece segno di lasciar perdere Francia…

“Io…” –barcollò un attimo, mentre sembrava già più calmo- “Io non devo dimostrarvi nulla. Io non devo dimostrare nulla a voi… Né a me stesso… E nemmeno a lei, signor Russia!”

Ivan inarcò un sopracciglio.

Canada si risedette e si girò verso Ucraina. Stava piangendo: figurarsi se non le sarebbe venuto da piangere in quella tragicommedia che aveva messo su, era impossibile non finisse così, come era impossibile che un astemio battesse Russia a chi beve più vodka.

Le asciugò le lacrime con un intenso e prolungato sguardo, proseguendo a parlare, ansante.

“Ucraina è l’unica che mi riconosce sempre…”

Fece una pausa per stringere le dita insicure attorno al bicchiere pieno.

“Lei è l’unica da cui mi importi davvero essere visto…”

“Sniff… Canada!”

“Lei è l’unica che conti qui… Tutto questo è tutto per lei, signor Russia.” –finì, rispondendo alla domanda postagli molto prima.

“……”

Portò il bicchiere alle labbra.

“Come si fa ad essere tanto idioti?” –si domandò Bielorussia, mentre, anche lei con un nodo alla gola, osservava quel malefico superalcolico martoriare ancora una volta la gola di Matthew.

“COFF! COFF COFF!”

“Canada!”
“Fratellino!”

Strinse denti e pugni, mentre i muscoli gli scattavano da soli, scuotendolo tutto.

“Cazzo, ora vomita! Ora vomita!” –imprecò America cercando di tirarlo su.

“Ancora uno… e siamo pari, no?”

“Smettila! Se lo bevi ci resti!”

“Ti prego!” –tornò a dire la sua terrorizzata fidanzata- “È sufficiente così! Lo so già che mi ami tantissimo! Basta!”

No, non finché quel dannato gigante non sarebbe stato d’accordo su loro due: spiacente Ucraina, si disse, ma come ho detto, lo faccio per te.

Lo sfidò ancora con occhi di fuoco, ma era rimasto e restava lì, ad aspettarlo a braccia incrociate.

Riempi il bicchierino e cercò di afferrarlo, ma la mano gli scappò, o forse già vedeva doppio, e al primo tentativo non beccò altro che l’aria. Si passò una mano in faccia e scosse di nuovo forte la testa, riuscendo infine ad afferrarlo.

Il bruciore era insopportabile, il corpo non sembrava rispondergli più, per ripicca a quello che gli stava facendo; l’odore della vodka raggiunse suo malgrado le narici aumentandogli la nausea; non c’era più l’euforia dei primi bicchierini, c’era solo il sentirsi uno schifo, e tutto prima ancora del bicchierino del pari. Solo del pari.

Ansante e madido di tutto il sudore che quel fuoco che gli bruciava le budella gli aveva fatto versare, si preparò con un bel respiro.

“No, fratellino! No! Cazzo, no!”

Per Ucraina questo ed altro.


Nelle sue labbra aperte non entrò altro che aria quella volta. Strinse le dita della mano destra e tutto quello che afferrò fu altra aria. Confuso, riaprì gli occhi, chiedendosi se avesse davvero afferrato il quinto bicchierino o avesse solo sognato di farlo; magari aveva sognato tutto già a partire dal primo, svenuto subito dopo di esso.

In realtà era solo successo che Russia si era alzato e glielo aveva strappato di mano, e se lo stava finendo proprio in quell’istante.

“……”

“Fiuuu…”

Posò il bicchiere.

“Oh, ma guarda: lo hai finito tutto. Complimenti, siamo di nuovo pari.” –portò le mani sopra gli occhi, massaggiandoseli- “A me però sta venendo un po’ di cerchio alla testa, meglio che mi fermi qui. Mi ritiro. Hai vinto tu. Avete la mia benedizione.”

America, patito dei finali a sorpresa, era rimasto troppo contento e sconvolto per urlare di gioia; Canada dal canto suo aveva capito poco e niente, ancora fermo a portarsi alla bocca un bicchierino che non c’era.

“Dichiaro vincitore Canada per abbandono!” –annunciò l’arbitro.

Ucraina guardò il fratello passarle accanto, ma non pensò a lui che per un secondo, perché quando Canada, nel tentativo di rialzarsi, ricascò giù come un pezzo di piombo, volle farsi trovare pronta, insieme col fratello di lui, a prenderlo al volo.

“Canada!”

America lo portò giù, lentamente, appoggiandogli la testa sulle gambe di Katyusha, che, sedutasi sulle ginocchia, si era trasformata in cuscino apposta per lui.

Russia intanto usciva dalla sala, tra gli spettatori che si facevano da parte al suo passaggio.

<< Dove lo trovi un idiota che promette la mano della sorella solo perché un tipo riesce a bere più di lui? Meno male che l’hai capito prima di collassare, Canada. Credo che sarai un bravo cognato! >>

Forse ci aveva un po’ rimesso la faccia con quel forfait, ma almeno la sua sete era stata ben più che appagata, e poteva dunque uscire di scena più che di buon umore!

“Ciao Lettonia!” –salutò prima di uscire, col salutato che subito balzò a nascondersi dietro i propri fratelli!

Nel frattempo, sulle ginocchia dell’amata che gli carezzava piano la guancia, Matthew tornava ad aprire gli occhi.

La voce gli si era ridotta a un roco filo: “… Ucraina…”
“Sono qui!” –dissero gli umidi occhioni azzurri lì in alto sopra di lui.

“Ha detto… che è d’accordo?”
“Si!” –annuì lei, con l’entusiasmo nascosto dietro la paura che pian piano spariva.

“… Eh eh eh! Magnifico… Brindiamo?”

Ucraina scosse il capo, ridendo con lui tra una lacrima e l’altra, continuando a carezzargli la guancia e la fronte, tutte rosse e bollenti.

America si rialzò, lasciandoli soli: “Bella prova, fratellino!”

Con un cenno del capo, invitò tutti gli altri ad uscire, senza inutili festeggiamenti, applausi o ovazioni per “l’impresa” compiuta.

La gente si sposa tutti i giorni in fondo: non era certo per quello che Canada voleva essere ricordato.

Anzi, era stato chiaro: non voleva essere ricordato affatto, come sempre. Non voleva essere speciale, non voleva essere colui che per amore aveva sfidato il mostro a una sfida impossibile: era solo un anonimo, insignificante, piccolo innamorato come tutti gli altri, uno spettacolo tutto per gli occhi della sua bella, e di nessun altro.

 

Intanto, un orsetto bianco di nome Kumajiro, attirato da tutta quella gente che usciva dalla sala riunioni, fece capolino sulla porta.

“Ehi, che mi sono perso?” –domandò a Francia, più vicino a lui.

“Oh, nulla di che: solo un’insignificante gara di bevute e quel tipo laggiù per terra che si sposa.”

“Chi?” –domandò l’orsetto.

“Canada!” –rispose subito Francia.

 

 

 

A quanto pare, non sarà poi così facile farsi dimenticare dopo una simile impresa! Ho sempre amato il personaggio di Canada e ho sempre avuto pietà di lui, in fondo non fa male a una mosca ed è un tipo a posto: sono dell’opinione che i tipi come lui sono quelli capaci di imprese veramente epiche, perché non le compiono per essere ammirati, rispettati da tutti o ricordati nei libri, eppure, nascosti nel loro ammirato, si danno da fare e ciò che portano a termine resta un tesoro per sé stessi e le persone realmente importanti.

Questo ha fatto Canada, e quindi facciamogli i nostri migliori auguri di matrimonio!

Viva i piccoli eroi (perché lo siamo un po’ tutti)!

Commentate! ^__°

 

PS: CANADA X UCRAINA ORA E SEMPRE!

  
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