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Autore: Jules_Black    13/09/2012    4 recensioni
Chris/Courtney| One-Shot| Future!fic| Romantico, Sentimentale.
Una crociera, un incontro, una sfida, un filo rosso.
"Courtney si alzò, avendo ascoltato numerosi frammenti di conversazione. Con un rapido gesto posò il tovagliolo, guardò in tralice Chris e uscì, ancheggiando, dal salone. Era lontana diverse decine di miglia dalla costa e aveva solo due possibilità:
a) gettarsi in mare, sperare di non morire per assideramento e aspettare che un’anima pia la salvasse;
b) sopportare le maldicenze per tutta la durata della crociera senza uccidere nessuno.
Avrebbe optato per la seconda opzione, sebbene non fosse sicura che alla fine non avrebbero ritrovato qualche cadavere nella stiva."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Chris McLean, Courtney
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Il filo rosso

 
 L’unico, solitario, motivo per cui Courtney aveva deciso di fare i bagagli e partire per una lunga crociera, stava nel collasso nervoso che certamente l’avrebbe colpita se non avesse deciso di disseppellirsi da quello studio ingombro di carte polverose e clienti scomodi.
Non aveva mai creduto che le crociere potessero essere rilassanti così come si diceva in giro: le aveva sempre ritenute un posto per pervertiti in vacanza. Immaginava le signore cariche di gioielli in cerca di giovani fidanzati aitanti e i vecchi pronti ad approfittare di qualche fanciulla di rara bellezza. Era destinata a ricredersi.
***
Era partita da Vancouver con una grande valigia rossa piena di vestiti eleganti, con l’intenzione di cercare di distinguersi dalla massa di villeggianti. La traversata aerea da Ottawa a Vancouver era stata la solita baraonda: avevano persino iniziato a vendere biglietti della lotteria per soli cinque dollari. Innervosita, aveva cercato consolazione in un caffè lungo all’americana, sperando che il mal di testa lancinante la lasciasse libera. Tuttavia, quando il “vicino di viaggio” aveva iniziato a fare yoga a piedi nudi sul sedile, aveva cominciato a covare strani istinti omicidi. Solo quando una lieve turbolenza aveva ristabilito l’ordine in cabina, era riuscita a rilassarsi. Aveva aspettato pazientemente l’atterraggio per poi recuperare il suo bagaglio a mano, scendendo la scaletta con un nervosismo ormai domato. Aveva ripreso il suo bagaglio, la valigia rossa, con una calma serafica, poi esplosa in taxi, dato che il guidatore portoghese non sembrava aver capito di doverla portare al porto di Vancouver e non in ospedale, per un parto. Era riuscita a imbarcarsi appena in tempo.
- Madame, voulez-vous trouver… Un, une chambre with…
Mentre si allontanava per lo stretto corridoio, un tipo falsamente francese l’aveva tampinata. Ora stentava nel trovare le parole giuste per invitarla a passare una serata romantica nella cabina 703.
- Mi perdoni, pervetit que tu es, ma ho la mia camera, la mia tendenza a non relazionarmi con gli sconosciuti e la voglia insana di appenderti a questo lampadario- sibilò la donna, sdegnata. Il tizio, calvo e con dei grossi occhiali cerchiati di corno, rimase basito. Courtney, impettita, proseguì, sperando vivamente che quella crociera nelle acque dell’Alaska raffreddasse i bollenti spiriti dei suoi compagni di viaggio. Proposito del tutto impossibile, dato che ben presto si diffuse la notizia che un autentico VIP era a bordo.
- Si dice sia qui per una missione segreta…- aveva mormorato durante la cena al buffet una signora sulla cinquantina con più anelli che capelli. Courtney aveva subito pensato di essere stata riconosciuta; insomma, in Canada il reality era stato seguito da un bel po’ di persone e sebbene fossero passati un po’ di anni, ancora qualcuno le chiedeva un autografo. Senza contare il fatto che, tra i partecipanti, c’era chi ancora cantava, sfilava, ballava, interloquiva, davanti alle telecamere della TV nazionale. “Un po’ come se il reality non fosse mai finito”, si ritrovò a pensare Courtney, con un sospiro.
- Signora, sta complottando perché io non raggiunga le cipolle? In caso contrario, si sposti.
Courtney sobbalzò e si guardò intorno; un vecchietto dalla pelle raggrinzita la stava osservando stizzito.
- Signore, stavo facendo riflessioni esistenziali sulla mia insalata. Ne ho tutto il diritto- sbottò, mentre il vecchio ripiegava sulle carote à la julienne. Courtney, sempre più inviperita, si rifugiò presso un tavolino solitario, apparecchiato per due; la sala brulicava di gente, accanitasi contro il buffet. La donna spiluccava il pollo fritto con evidente disgusto, senza avere realmente fame. Innervosita, si stava chiedendo da ore perché, pur essendo lei la VIP, nessuno la acclamasse. A circa metà della sua sbocconcellata cena, si dovette ricredere. Accecata dai flash, notò con estremo stupore che qualcuno, seguito da imponenti guardie del corpo, era entrato nella sala. “Un cafone ripulito”, pensò con astio, dato che la sua entrata era stata preceduta da fuochi artificiali sparati dal ponte della nave. Decisamente nervosa, non badò nemmeno al fatto che tale star, dopo l’ingresso trionfale, aveva deciso di trovare sistemazione su un trono dorato a qualche passo dal suo tavolino. E tale star la stava guardando con insistenza da qualche secondo ormai, quando Courtney alzò gli occhi. Rimase di sasso.
- Chris?
Lasciò andare la forchetta, che cadde, ondeggiando, sul parquet. Erano passati nove anni dall’ultima volta che aveva visto quell’uomo; nove anni in cui aveva ricordato il suo sadismo e scordato il resto. E ora quell’uomo ricompariva dal suo passato, quando era sicura che non l’avrebbe rivisto mai più.
- Tu sei…
Anche Chris l’aveva riconosciuta e la stava osservando con un cipiglio stupito: si era completamente dimenticato di lei, la pazza isterica in fissa con gli avvocati. Chris, con qualche ruga in più, raggiunse la giovane donna e le sorrise falsamente.
- Courtey- concluse, dopo aver ricordato il nome della donna. Lei annuì rigidamente.
- Mister Egocentrismo- rispose di rimando, facendo un piccolo cenno con il capo.
- Sei venuta qui sapendo di incontrare il tuo meraviglioso mentore?
La giovane sbuffò e incrociò le braccia davanti al petto.
- In realtà volevo rilassarmi, ma, a quanto pare, Mr. Sadismo è tornato in città e…
Non aveva nemmeno finito di parlare che un flash troppo vicino la accecò. La gente aveva iniziato a mormorare, provocatoria.
- E’ la sua ex-fiamma…
- Si conoscevano, lui è venuto qui per lei…
- Sono anni che non si vedono; sono così dolci…
Courtney si alzò, avendo ascoltato numerosi frammenti di conversazione. Con un rapido gesto posò il tovagliolo, guardò in tralice Chris e uscì, ancheggiando, dal salone. Era lontana diverse decine di miglia dalla costa e aveva solo due possibilità:
a)     gettarsi in mare, sperare di non morire per assideramento e aspettare che un’anima pia la salvasse;
b)    sopportare le maldicenze per tutta la durata della crociera senza uccidere nessuno.
Avrebbe optato per la seconda opzione, sebbene non fosse sicura che alla fine non avrebbero ritrovato qualche cadavere nella stiva.
***
Non aveva visto Chris per tutta la durata del giorno successivo; aveva avuto esclusivamente l’onore di conoscere un paio dei suoi scagnozzi mentre cercava di recuperare una bistecca dal buffet. Evidentemente il Sommo Presentatore compariva tra i comuni mortali solamente per la cena. Stava entrando nel salone con una certa alterigia, quando un bambino abbastanza grasso la fermò. Stava mangiando una quantità abnorme di caramelle.
- Chomp… Signora, è lei che, crunch, è fidanzata con Chris?- le chiese, sputacchiando pezzetti di liquirizia a destra e a manca. Court assunse un’espressione schifata. Il bambino la osservava, ingurgitando altre caramelle, questa volta alla fragola, prese direttamente dal sacchetto. Sembrava il remake di Tom Lovett (*) e dei suoi lecca-lecca. Tossicchiò per evitare di strangolarsi con un orsetto gommoso.
- No- rispose la donna, mentre il bambino le faceva l’occhiolino e riprendeva a sputacchiare pezzi di gelatina in giro. Le sue mascelle producevano un rumore infernale. Ben decisa a evitare strani incontri, proseguì verso il solito tavolo. Solito tavolo già occupato. Un baldanzoso Chris, accerchiato da posate presumibilmente in argento, mangiava aragosta lì dove avrebbe dovuto mangiarla lei.
- Buonasera, Courtney-  l’aveva salutata educatamente, mentre lei bolliva di rabbia e di nervosismo. Chris aveva conservato un posto accanto a quello dove sedeva lui e lo stava indicando con la forchetta
- Perché dovrei sedermi qui, idiota?- replicò, stizzita, la ragazza. Chris fece spallucce.
- Perché puoi mangiare aragosta e caviale, mentre il buffet passa arrosto di pecora- spiegò lui, come se stesse dando informazioni sul tempo. Court fu presa per la gola. Scaraventò la borsetta sul tavolo e si accomodò. La cena proseguì in maniera alquanto silenziosa. Courtney rispondeva in maniera abbastanza laconica alle domande del suo interlocutore. Aveva iniziato a osservarlo per bene quando era stata servita loro l’insalata mista. Chris non aveva perso nemmeno una parte dei suo fascino, nonostante i nove anni trascorsi in cui Court non aveva accesso più di tanto la TV.
- E quindi sei qui in vacanza?
- Qualcosa del genere.
La loro conversazione non era poi così vivace. Lui sembrava solo un quarantenne allupato in cerca di una bella ragazza, lei una frigida vacanziera senza grilli per la testa.
- Ladies and gentlemen, señoras y señores, doamnelor și domnilor, signore e signori… Benvenuti alla nuova “Caccia al tesoro tra le onde”!
Un urlo acuto aveva interrotto il loro parlare. L’animatore era entrato nella sala trasportando grosse scatole di cartone e lanciando sorrisi ammiccanti alle ragazze presenti in sala. Sistemato l’armamentario su un tavolino vuoto, si era apprestato a raccogliere i nomi dei partecipanti.
- Madame, lei partecipa?- domandò a Courtney, sicuro della sua risposta ovviamente positiva. La donna sembrò sul punto di maledirlo, ma Chris la precedette.
- Partecipiamo entrambi! Scriva… Chris e Courtney!
La castana rimase di sasso: partecipare a uno stupido gioco da animatori depressi con Chris?
- Perfetto, iniziamo tra cinque minuti!- rispose il tipo, che indossava una maglietta arancione evidenziatore. Chris gli sorrise, amabile.
- Fuoi vetere ke kvesti amerikani vinkevanno tutto?
Un tedesco pelato e pieno di grinze già si stava lamentando circa il risultato della caccia al tesoro.
- Gentile signore, vorrei ricordarle che siete voi tedeschi i ladroni di sempre. La metà delle guerre sono iniziate per il vostro desiderio di avarizia- rispose imperturbabile Chris. Il tedesco lo fulminò con lo sguardo.
- La foztva nazione ha solo avuto fovtuna- replicò il tizio, gelido. Chris non smetteva di sorridergli.
- Signori, possiamo cominciare!
L’animatore interruppe la discussione. Fece alzare gli aderenti al gioco e li fece sistemare intorno al tavolo ingombro. Li divise in coppie.
- La madame francese insieme al signor tedesco… Lì, il signore con la maglia a righe con la ragazza inglese… Madame, dove va? Venga qui, si sistemi accanto al giovane dai capelli rossi! E lì… Il VIP con la giovane donzella ovviamente!
Courtney digrignò i denti: doveva fare qualcosa.
- Senta, animatore da due soldi, io e il signore non siam-…
- Scegliete pure il vostro pacco, contiene tutte le indicazioni per il passo successivo! Buona fortuna!
L’animatore, un tale Carlos, non le aveva dato nemmeno il tempo di finire la frase. Rassegnata, Courtney scelse il pacco numero 12, senza nemmeno consultare Chris. I partecipanti al gioco si sparpagliarono per la sala, onde evitare che gli avversarsi ascoltassero le loro mosse. Courtney aprì il pacco e… Bleah. Era pieno di prosciutto puzzolente.
- Dovete immergere le mani nel pacco e trovare il biglietto plastificato con l’indizio per proseguire- spiegò l’animatore, dato che nessuno aveva ben capito cosa fare. Chris si rimboccò le maniche della camicia e infilò il braccio in quell’orrore. Dopo qualche secondo recuperò un tesserino bianco. Lo lesse, stupito.
- Ehm, Courtney, vedi tu se riesci a capire…
Lo passò alla ragazza, in imbarazzo.
- We are “the burnt-out ends of smoky days (**)”… - sussurrò Courtney, rileggendo ciò che era scritto sul biglietto. “Siamo le fini bruciate di giorni fumosi”.
- Che vuol dire?- le domandò Chris, sperando nell’intelligenza della ragazza.
- Vuol dire che questa caccia al tesoro non è adeguata alle tue conoscenze- sibilò.
- Un indizio? Ogni biglietto indica un luogo particolare della nave. Una volta raggiunto questo luogo, saprete come continuare- spiegò il ragazzo, in risposta alle numerose espressione perplesse.
- Kafolo fuol tire kveusto piglietto…- si stava innervosendo il tedesco; aveva la sudorazione a mille e non degnava di uno sguardo la compagna di squadra francese.
- Vuol dire che dovrebbe imparare un po’ più di letteratura straniera, caro il mio tedesco- ridacchiò Chris.
- Mi kiamo Hans, prutto amerikano ta ztrapazzo- rispose quello, rabbioso. Courtney scuoteva la testa, disperata. Non aveva la minima idea di cosa il biglietto volesse significare. Anche perché non c’era niente su una nave che bruciasse o facesse fum-…
- Ho capito!- esclamò, trionfante, dopo che il suo ragionamento sembrava aver preso la piega giusta. L’animatore le fece l’occhiolino, mentre Chris fece una smorfia in direzione di Hans, sempre più rosso per la rabbia.
- Ebbene, madamigella, dove ci dirigiamo?- chiese, all’indirizzo di Court. Lei si chinò per sussurrargli nell’orecchio il nome del luogo. Lui si illuminò.
- Ah, cara Courtney, fossi stata così intelligente anche durante il reality…-  la prese in giro. Lei non rispose e, a passo di marcia, si diresse fuori dal salone.
***
- Complimenti, è stata l’idea più geniale del secolo!- la lodò Chris, mentre scendevano le scalette che portavano alla sala motori.
- Il mio intuito è superiore, capisci?
Chris ridacchiò, senza controbattere.
- Meriteresti un regalo per questa intuizione- proseguì, infilando una mano nella tasca dei pantaloni. Qualche secondo dopo le stava offrendo una carta plastificata.
- Una Platinum illimitata?- domandò, stupita, lei. Aveva tra le mani una carta di credito che valeva milioni di dollari. Chris annuì.
- E’ tutta tua se vorrai…- iniziò, senza un minimo di imbarazzo, l’uomo. Courtney gliela restituì senza una parola.
- A conti fatti, tra quindici anni, nove mesi e centocinquanta giorni, potrò averla anche io. Aspetterò- decretò, molto sicura di sé. Chris alzò le spalle in segno di resa. Proseguirono fino alla sala motori nel più assoluto silenzio. Era stato facile per Court capire a quale parte della nave da crociera si riferisse il verso della poesia di Eliot: “le fini bruciate” non potevano essere altro che gli scarti del carburante utilizzato dai “giorni fumosi”, ovvero i pinnacoli di fumo che si alzavano dalle alte ciminiere. Qualche gradino dopo, si aprì davanti a loro la pancia della nave: lì, tra fumi tossici e rumore assordante, un uomo li stava aspettando con una busta tra le mani.
- Per il corpo di mille balene, siete già qui!- gridò, non appena li vide sbucare dal fondo della scala. Era sporco di fuliggine ed era completamente sudato.
- Buonasera Mr. Boodman (***)! Quella busta è per noi?- domandò galantemente all’uomo Chris. Il tipo, che non aveva colto l’allusione letteraria e cinematografica, si presentò e porse loro la busta.
- Buona fortuna!- disse solo, mentre la coppia faceva dietro-front e lasciava il cuore della nave.
- Di bene in meglio…- sbuffò Courney, che aveva appena aperto la busta. Un’unica parola spiccava in nero sul foglio bianco: “Caronte”.
- Caronte?- ripetè Chris con un certo disappunto, non appena ebbe letto il foglio. Poi diede un’occhiata al costoso orologio da polso che indossava.
- Sono già le ventidue passate. A che ora finirà questo scempio?- sbuffò, passandosi una mano tra i capelli. Courtney sembrava essere particolarmente d’accordo con lui. Tuttavia le aveva servito del sarcasmo sul piatto d’argento.
- Quando deciderai di mettere in moto il cervello bacato che ti ritrovi- sibilò, e svoltò a sinistra.
- Hai già qualche idea, saputella?- chiese, ironico, lui. Courtney si fermò di scatto e assunse una posa particolarmente imbronciata.
- No. Nessuna idea. Anzi, sai che ti dico? Questa farsa può benissimo finire qui: me ne vado a letto e tanti saluti alla caccia al tesoro- decise, istantaneamente. Chris non riuscì a trattenere un’espressione di rammarico.
- E se ti dicessi di aver capito a cosa si riferisce “Caronte”?- bluffò lui, con un largo sorriso. Courtney sembrava sinceramente stupita, mentre Chris cercava disperatamente di pensare.
- Esplicati- proferì, gelida, lei.
- Hai presente Caronte, no? Chi è Caronte?
Chris si stava arrampicando sugli specchi.
- Il traghettatore dell’Ade- rispose prontamente la giovane donna, nemmeno fosse davanti a un professore.
- Ecco… Quindi…- temporeggiò lui, mentre cercava una scappatoia di qualunque tipo.
- Quindi dobbiamo andare dal nostro “traghettatore”, il capitano!- rispose, esultante, Court. Nella foga della rivelazione, abbracciò di slancio Chris. Resasi conto della gaffe, subito si ricompose.
- Andiamo, su- esalò, rossa come un peperone, mentre l’uomo sorrideva sotto i baffi. Si incamminarono nella fitta rete di corridoi, sperando di trovare la cabina di comando il prima possibile.
- Amerikani tel kafolo. E kvesti itofinelli ta ztrapazzo, ja. Incontrarono il tedesco Hans circa a metà percorso.
- Ehilà, Gustavo! Come procede? Noi siamo già al secondo indovinello risolto- lo prese in girò Chris.
- Hans! Mi kiamo Hans! E komunkue a me non intevezzave foztva finta pravuva.
Courtney gli scoccò uno sguardo disgustato.
- A parte il fatto che “pravuva” non è un termine accettato dal nostro dizionario, che ne dice di abbassare un po’ i toni? Anzi, “appazzave un po’ i foni”- replicò, stizzita, Courtney, procedendo verso sinistra.
- Tofe ztate antanto?- domandò Hans, indispettito.
- Nella cabina di comando, vecchio mio. La vittoria sarà nostra- proclamò Chris, che già stava seguendo Courtney.
- Ziete pvopvio amerikani. La kapina è tall’altva pavte.
***
- Idiota che non è altro! Idiota! Idiota!
Courtney stava sacramentando contro il tedesco da circa dieci minuti ormai, quando Chris le fece notare che, in effetti, loro si erano fidati ciecamente della sua parola.
- Dovevamo sapere che era un inganno! Questa nave è enorme, cavolo! E qui vedo solo camere e camere e camere. Non so nemmeno a che piano ci troviamo!- sbottò lei; Hans aveva giocato loro un brutto tiro portandoli letteralmente fuori strada.
- Sai, siamo davanti alle camere che vanno dalla 200 alla 299… Credo che sia il secondo piano- ridacchiò Chris, con malcelato sarcasmo. Courtney lo incenerì con lo sguardo.
- Chiedo venia, Einstein.
Erano giunti a un incrocio: a destra e sinistra altre file ininterrotte di cabine.
- Complimenti, complimenti vivissimi. Guarda dove ci ha portato il tuo intuito superiore- sbottò Chris, davvero annoiato. Si accasciò lungo il rivestimento in stoffa della parete e chiuse gli occhi.
- Scenata patetica non necessaria, caro. Alzati, so perfettamente dove andare- replicò lei. Mentiva chiaramente, ma Chris si alzò lo stesso. La donna si guardò intorno con aria spaesata prima di dirigersi, a caso, verso quello che presumibilmente era il sud. Qualche altro minuto di cammino dopo, non avevano fatto altro che sprofondare di un piano.
- Mi fanno male i piedi- si lagnò lei, costretta in un paio di scarpe dal tacco vertiginoso. Chris alzò gli occhi al cielo.
- E’ la terza volta che lo ripeti. Potresti anche camminare scalza, no?
L’occhiata incendiaria di Court fece desistere Chris dal proposito di insistere.
- Dove andiamo?- ripetè di nuovo lei, irritata. Erano le ventitré passate e, per quanto ne sapevano, Hans poteva già aver vinto.
- Che ne dici di seguire questa maledetta indicazione per l’uscita di emergenza?- domandò lui, indicando il led verde che brillava sopra di loro. Courtney si dichiarò immediatamente d’accordo. Al massimo sarebbero finiti presso le scialuppe di salvataggio, ma sarebbe stato comunque un passo avanti: avrebbero avuto uno straccio di posizione nella nave.
- Senti Court- iniziò a parlare Chris mentre procedevano lentamente – come mai sei in vacanza proprio qui?
- Per il motivo più semplice del mondo: avevo bisogno di staccare- rispose lei, senza dilungarsi più di tanto in risposte arzigogolate o complesse o troppo da psicopatica.
- Qui in Alaska?- ridacchiò Chris, scuotendo la testa. Lei annuì imbarazzata, dato che la meta del viaggio non era certo delle migliori.
- Potrei farti la stessa domanda- ribatté, improvvisamente inaciditasi.
- Tesoro, sono una star. Non posso certo andare a Miami e rischiare di essere seguito da orde di paparazzi- spiegò, come se stesse ribadendo l’ovvietà del secolo. Lei annuì, poco convinta. Chris che non amava stare sotto ai riflettori?
- Uhm, spiegazione poco ragionevole- sbuffò lei; l’uscita di emergenza sembrava non essere ancora prossim-…
- Signore e signori, abbiamo due vincitori! Prego le coppie ancora in giro per la nave di raggiungere il ponte sul lato ovest. Alla cerimonia di premiazione, seguiranno fuochi d’artificio.
Uno degli altoparlanti usati per le emergenze aveva diffuso la voce soddisfatta dell’animatore. Chris, alla parola “vincitori”, era sbiancato; Courtney imprecava.
- Tutta questa fatica per nulla… Il tedesco! Il maledetto tedesco!
- Courtney non urlar-…
- Maledetto! Hanno rubato la Polonia, l’Olanda… Ora anche questa caccia al tesoro!
- Courtney, è solo una caccia al tes-…
- Stai zitto! Ladri, sono dei ladri!
Chris la lasciò sfogare, mentre – finalmente – trovava da solo la strada per raggiungere il ponte. Lei non si era nemmeno accorta del fatto che il senso dell’orientamento dell’uomo era molto più sviluppato del suo.
- E quindi, capisci? Lui ha fatto apposta quel gesto per deviarci e…
- Courtney, la smetti di blaterare?- sbuffò, scocciato, l’uomo, avvicinandosi al banchetto dei vincitori. Con grande sorpresa di entrambi Hans e la francese non avevano vinto: i veri campioni erano il sosia di Tom Lovett e sua madre. Courtney per poco non iniziò a parlare di “sabotaggio”.
- Quel bambino ha il quoziente intellettivo di un topo morto- dichiarò, sprezzante, la donna.
- Io tave vagione te, ja. Noi più intelligenti. Molto di più- rispose, pur non interpellato, Hans.
- Parlavo per me stessa, tedesco- sibilò, tagliente, Courtney; poi, come se niente fosse, prese sottobraccio Chris e con lui si avviò verso il parapetto della nave.
- Entro dieci minuti inizieranno i fuochi- proclamò entusiasta l’animatore, che nel frattempo aveva trovato pane per i suoi denti in una ragazza dai capelli rossicci che assomigliava particolarmente a Julia Roberts.
- La cafonata del secolo- mugugnò Courtney, ancora saldamente aggrappata al braccio di Chris.
- Amerikanate itiote- sbuffò Hans, ritirandosi nell’ombra.
- Vogliamo gustarci questi fuochi per benino?- mormorò Chris a una Court sempre più assonnata. Lei annuì.
- Ecco, magari potresti anche restituire la circolazione al mio braccio…- scherzò, facendo finta di tentare di spezzare la presa salda di Courtney. Lei ritirò subito la mano e assunse una posa composta.
- Scusami- mormorò, imbarazzatissima. Lui le sorrise di striscio per poi prenderla per mano. Si avvicinarono al parapetto e si voltarono verso il lato est del ponte della nave: da lì sarebbero partiti i fuochi.
- Non avrei mai creduto di incontrarti di nuovo- le spiegò lui, mentre alzavano gli occhi al cielo.
- Strano davvero- asserì lei, giocherellando con una ciocca di capelli.
- Sono passati ben nove anni- continuò lui, con un tono a metà tra il drammatico e il divertito. Lei, per tutta risposta, sbadigliò.
- E’ la solita questione del filo rosso- mugugnò, senza interesse alcuno.
- Filo rosso?
Chris sembrava spaesato. Courtney si affrettò a spiegare.
- E’ una mia teoria personale… Ogni persona è legata a un’altra con un filo rosso; prima o poi siamo destinati a incontrarci.
- Un po’ come se fossimo in rotta di collisione?
- Qualcosa del genere, sì- sorrise lei, aspettando il primo disegno nel cielo che non tardò ad arrivare.
- E tu credi che da te partano… Sei miliardi di fili rossi?
- Credo che esista il Destino, Chris, o come diavolo vuoi chiamarlo- rispose, semplicemente, stringendo più saldamente la mano dell’uomo nella sua.
- E’ la cosa più sensata che tu abbia mai detto.
Chris la baciò. I fuochi d’artificio coprirono tutti i rumori circostanti.
- Chomp, e poi voleva, crunch, farmi credere che non fossero fidanzati…
 
 
 
* Personaggio Disney, amico di Paperino Paperotto, fissato con i lecca-lecca.
** Tra virgolette un verso della poesia “Preludes” di T. S. Eliot. “We are” è un adattamento.
*** Riferimento a Danny Boodman, marinaio e padre adottivo di Novecento nel monologo teatrale “Novecento” di A. Baricco.
 
NdA:
Partiamo dal presupposto che amo i crack pairing di ogni genere. Aggiungiamoci il fatto che, dopo la seconda serie, ho iniziato a shippare pesantemente i due. Infiliamoci pure un viaggio in aereo in cui non trovavo nulla da fare… Ed ecco come nasce questa OS. Delirio puro? Mi rimetto al vostro giudizio.
Concedetemi due ringraziamenti.
Eimì e Amor31, grazie per il vostro aiuto: Hans e il sosia di Tom diventano completi solo e soltanto grazie a voi.
Jules 

   
 
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