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Autore: alessia21685    13/09/2012    2 recensioni
Sono passati più di centoventi anni dall'ultima guerra globale, da quando gli uomini, con il loro odio e la loro sete di conquista, hanno quasi portato la terra alla distruzione. Allo stremo delle forze, esasperate dalla violenza che minacciava di estinguere la razza umana,le donne decisero di coalizzarsi contro gli uomini. Dopo una guerra sanguinosa le donne riuscirono ad eliminare il genere maschile dalla terra, relegando i pochi superstiti in strutture protette per consentire la riproduzione artificiale.
In un centinaio di anni, le donne sono riuscite a ricostruire una società unisex priva di violenza e di odio, portando la pace sul pianeta.
Jessi è nata in una delle città ricostruite, e in vita sua non ha mai visto un uomo vero, fortunatamente. La sua vita è perfettamente tranquilla e sicura.
Ma quando un giovane Donatore Genetico scappa dal centro di Procreazione e la prende come ostaggio tutto crolla. Costretta a seguire il fuggiasco nei boschi si ritroverà a vivere a stretto contatto con il suo aguzzino, che tuttavia si mostrerà completamente diverso da quello che Jessie si aspettava. E scoprirà la verità. Il governo nasconde qualcosa,un segreto oscuro e imperdonabile.
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi avvolgo stretta nella mia coperta patchwork preferita mentre il vento autunnale strappa via dai rami scheletrici le ultime foglie ingiallite, pallidi ricordi dell’estate.

Seduta accanto a me, accoccolata sul dondolo color confetto della mia veranda,  la mia migliore amica, Julia.

“Sta per piovere.” Mi dice in mezzo ad uno sbadiglio. “Dovremmo rientrare.”

Raccoglie dal tavolino di ferro battuto i libri di scuola e si alza bruscamente dal dondolo, facendolo sobbalzare scricchiolando. Io rimango ancora un istante ad annusare l’aria frizzante, che profuma di pioggia.

Il vento si alza minaccioso scuotendo furiosamente le cime degli alberi del vialetto del mio quartiere, di solito così quieto e ordinato.

A malincuore abbandono quello spettacolo insolito e seguo Julia in casa, perché altrimenti non riusciremo mai a finire il nostro compito sull’Iliade.

Appena entriamo in cucina mia madre ci accoglie con in mano un vassoio  fumante di biscotti appena sfornati. L’odore di vaniglia a cioccolato sciolto mi fa venire l’acquolina in bocca.

“Ecco qui ragazze….servitevi pure!” ci dice con una voce tutta zucchero. Noi non ce lo facciamo ripetere due volte.Nel giro di una decina di minuti riusciamo da sole a far fuori una dozzina di biscotti.

 D’altra parte, come ho letto da qualche parte, lo zucchero è il principale carburante per il cervello.

O era l’ossigeno? No. Senz’altro era lo zucchero. Almeno credo.

Litighiamo per l’ultimo biscotto, ma Julia è più svelta di me.

“Non vale! Traditrice!” la accuso con un buffetto sulla spalla.

 “Ragazze, che maniere! E poi non dovreste studiare?” Si intromette sospirando mia madre che sta strofinando con energia una teglia nel lavandino.

“Certamente signora Clare!” risponde subito la mia amica pulendosi la bocca con un tovagliolo.

“Allora Jessie, cosa credi che potremmo dedurre sul carattere di Achille?” Mi domanda subito dopo facendo con le mani un gesto che somiglia ad una persona che si sta impiccando da sola. Quasi quasi mi scappa una risatina, ma non voglio far perdere la pazienza alla mamma.

Rispondo con voce monocorde la risposta che ormai ho imparato a memoria.

“Che come tutti gli uomini, era irascibile e violento.”

“Puoi dirlo forte” Commenta mia madre mentre fa scorrere l’acqua nel lavello.

“Trascinare in quel modo il cadavere di Ettore fino a sfigurarne il volto… questo  svela molto, della natura maschile!”.

Per un attimo nella mia mente immagino la scena, il viso di Ettore trascinato per miglia e miglia sulla terra arida piena di pietre aguzze, con i lembi di carne che si staccano dalle ossa confondendosi in un grumo di terra e sangue. Un brivido mi corre lungo la schiena.

“Che schifo!” Esclama Julia storcendo il naso. “Non  capisco perché ci obblighino a studiare questa roba!”.

“Per non dimenticare.” rispondo subito io in automatico. È quello che ci hanno sempre ripetuto a scuola. Di non dimenticare il passato, prima della Guerra, quando il mondo era ancora governato dagli uomini.

Fortunatamente, quell’epoca di terrore fa parte del passato.

“Si,si...lo sappiamo. Gli uomini,con la loro sete di potere e con la loro naturale indole violenta hanno portato la terra ad un passo dalla distruzione…” Ripetè a macchinetta la mia amica, imitando la voce stridula della signora Miller,la nostra insegnante di Storia.

L’imitazione è così buffa che non posso evitare di scoppiare a ridere.

Ma mia madre se ne accorge e si gira verso di me come una furia.

“Non c’è niente da ridere Jessie. Migliaia di donne hanno perso la loro vita per ribellarsi all’oppressione maschile e per permettere a voi, signorine, di vivere in un mondo civile, pacifico e in cui ogni donna è padrona si sé stessa e del proprio destino!”

Sbuffo di nascosto, lanciando un’occhiata a Julia.

A volte mia madre è davvero uno strazio.

Potrebbe benissimo presentare l’annuale programma televisivo dedicato al ricordo del Giorno della Liberazione, che tra l’altro si celebrerà fra un paio di giorni.

“Andiamo di sopra July?” Domando alla mia amica, ansiosa di sfuggire al malumore di mia madre.

La mamma ci guarda storto da sotto gli occhiali e ci ammonisce con l’indice puntato verso di noi. “Avete già finito il compito?”

“Non si preoccupi signora Clare, la verifica è tra tre giorni. E Abbiamo quasi finito, siamo a tre quarti.”

Mia madre alza gli occhi al cielo, ma alla fine cede, a patto che domani terminiamo l’ultima parte.

Noi ne approfittiamo per andare a rintanarci in camera mia.

Mentre impilo ordinatamente i libri sulla scrivania, Julia si butta sul mio letto e si mette a giocare con le frange del cuscino rosa confetto.

È stranamente silenziosa oggi.

“Beh, che c’è? Ti ha mangiato la lingua il gatto?” le domando sinceramente curiosa mentre mi siedo di fianco a lei.

Stranamente, la mia migliore amica arrosisce come un peperone. Poi solleva lo sguardo e noto nei suoi occhi uno strano luccichio.

“Oh Jess…è da due giorni che non penso ad altro! Ma non so se posso dirtelo…”

“Dirmi cosa?”

Inizia a torturarsi un ciuffo di capelli biondi, un vizio infantile che a quanto pare non è mai riuscita a sconfiggere del tutto.

“Ecco, ho fatto un sogno. Ma sembrava così reale! Lui era così reale!E poi…”

La blocco all’istante spalancando gli occhi incredula.

Lui?” esclamo con la voce rauca e la bocca asciutta.

“Ecco lo sapevo.Sapevo che non avresti capito.” Reclama delusa.

La luce che prima vibrava nei suoi occhi si offusca mentre fa per alzarsi dal letto, ma io la trattengo.

“No! Non te ne andare!Scusa… non volevo interromperti. Continua.”

Lei mi fissa con sguardo serio e dopo un attimo di silenzio si porta un ciuffo di capelli dietro le orecchie e trae un grande respiro.

“L’ho sognato due notti fa. C’era questo giovane uomo…ma non era cattivo! Non sembrava neanche un uomo! Era così giovane, gentile…non come quelli delle foto sui libri di scuola, o come quelli dei documentari della guerra! E io mi sono avvicinata…”

Le sue ciglia dorate sfiorano le sue guancie arrossite mentre socchiude gli occhi con fare sognante.

Il suo comportamento mi spiazza completamente e mi fa nascere una strana angoscia nello stomaco. Anzi, non angoscia… più un senso di colpa.

Restiamo in silenzio per un tempo che pare interminabile. Non so proprio cosa dire, anche se so benissimo cosa dovrei dirle. Poi Julia con voce bassa mi chiede :“Come credi che fosse baciare un uomo Jess?”

La domanda mi travolge come un treno ai mille all’ora, lasciandomi senza fiato.

Non sono cose di qui abbiamo mai parlato, e non sono cose di cui dovremmo o potremmo  parlare.

Abbasso lo sguardo, mentre mi mordo nervosa le labbra.

“Non…ci ho mai pensato.” Mento arrossendo fino alla cima dei capelli.

In realtà è da qualche mese che anche a me capita di fare strani sogni.

Solo che a differenza di July mi vergogno troppo per confessarlo. Ma d’altronde, non si può controllare cosa si sogna, no? Non è colpa mia se la natura dopotutto cerca di seguire la legge dell’evoluzione. A scuola ci hanno messe in guardia riguardo agli strani sogni e desideri che accompagnano la pubertà, e so che è normale avere strane sensazioni a causa degli ormoni…ma mi sento in colpa comunque, sporca. Maledetti ormoni. Non vedo l’ora di compiere sedici anni per poter prendere la pillola rosa.

“Quindi nel tuo sogno…l’hai baciato? Hai davvero baciato quell’uomo?”

“Si.” Risponde lei di getto, elettrizzata.

La sua reazione mi spaventa, eppure nel contempo mi conforta.

Vuol dire che non sono poi così diversa. Che non sono disgustosa.

 “In verità anche io ci ho pensato”. Ammetto, incoraggiata dalla sua sincerità.

Ci guardiamo e mi scappa un risolino nervoso.

“Lo sapevo!Allora, come credi che fosse ?”Continua lei abbassando la voce e con gli occhi che le brillano.

La guardo, mentre mi mordicchio nervosamente le unghie, e vedo in lei la stessa brama e curiosità che mi sento ribollire dentro .

“Credo che fosse…umido.”

Scoppiamo entrambe a ridere, una risatina sottile, stupida, diversa dalle nostre solite risate.

“Nel sogno era caldo. E morbido…” bisbiglia Julia con lo sguardo perso nel vuoto.

È stupido ma quelle parole mi fanno venire degli strani brividi. Una sensazione di vulnerabilità che mi spaventa.

Improvvisamente non voglio più parlarne.

Mi alzo in piedi e faccio finta di sistemare i libri di scuola già disposti con cura sulla mensola in uno scrupoloso ordine alfabetico.

“Non lo so , Julia. Che importanza ha? Tanto non potremo mai scoprirlo. Non esistono più ragazzi da baciare. E dovremmo ringraziare il cielo per questo.”

Questo tecnicamente non è corretto.

Non la parte del ‘ringraziare il cielo’, ma la parte sulla assenza di maschi nel Paese.

Ci sono ancora uomini, un centinaio credo, negli Stati della Coalizione. È necessario che ci siano, per la riproduzione artificiale.

Nessuna li vede mai però. Sono rinchiusi in  speciali strutture del governo , dove vengono allevati e selezionati per diventare donatori genetici.

All’improvviso mia madre bussa alla porta della mia stanza facendoci sobbalzare.

“Ragazze io vado al lavoro.Fate le brave.”

“Ok ma!” grido attraverso la porta chiusa.

Mia madre lavora alla stazione di polizia e ogni mese deve fare almeno una settimana di turni notturni. Di solito mi pesa stare a casa da sola di notte, quindi qualche volta invito Julia a dormire da me.

“Ce n’è ancora di gelato alla soia in frigo?” mi chiede la mia amica speranzosa.

“Certo” le rispondo strizzandole l’occhio,davvero felice che mia madre abbia interrotto il nostro discorso sui baci e sui ragazzi. 

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Angolo autrice: 

Eccomi qui a cimentarmi nella mia prima storia "inedita"... è da un pò che mi frullava per il cervello!!

Siccome amo i romanzi young adult distopici... ho deciso di provare a scrivere qualcosa del genere!

Ho già scritto i primi capitoli, ma vi avviso già da ora che a causa di impegni lavorativi non potrò aggiornare con regolarità ...cercherò di fare il possibile!

Ditemi cosa ne pensate! :) baci

 

  
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