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Autore: Diamante Scintillante    14/09/2012    2 recensioni
"Sono Freya" la voce continuò a parlarmi soavemente. "La dama che dimora in questo lago. Offro un rifugio a chi non ha un riparo e dono cure a chi ne ha bisogno. Non avere paura e lasciati cullare dalle mie dolci acque. Sei fortunata piccolo drago, il fato ha deciso di darti una seconda occasione. Il tuo destino è stato scritto fin dall’alba dei tempi ed esso sarà compiuto sotto altre spoglie. Il tuo cuore continuerà a battere ma muterà insieme al tuo corpo. Diverrai una creatura diversa. Sarai in grado di provare più emozioni alla volta e contribuirai a scrivere la storia della terra che un giorno tutti chiameranno Albion".
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Drago, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Salve a tutti belli e brutti.
Avevo in mente questa storia da parecchio tempo, così oggi ho deciso di dare forme a quelle vecchie bozze e di pubblicarla. A convincermi è stato la puntata di oggi doppiata in italiano. Quando ho visto quell’uovo schiudersi, non sono riuscita a resistere alla tentazione di dar vita alle mie idee e così eccomi qua a rompervi le scatole xD
Dunque, la fiction inizia dal quarto episodio della quarta stagione e non si atterrà alla trama successiva.
Non voglio anticiparvi nulla, ma solo augurarvi una piacevole lettura. Ci risentiamo alla fine del capitolo.
 
 
 
 
 
A quei tempi volavo spensieratamente per i boschi. Dopo tante preghiere finalmente ero riuscita a convincere Kilgharrah a farmi girovagare per le terre da sola.
Ormai mi avviavo verso l’età adulta e dovevo imparare a cavarmela da sola.
Il drago mi aveva insegnato tutto ciò che bisognava sapere sulla vita e ora spettava a me metterlo in pratica. Desideravo ardentemente renderlo fiero di me, ma un po’ temevo la cosa poiché non sarebbe stata un’impresa da poco eguagliarlo.
Lui, oltre ad essere il più potente di tutta la nostra specie, era stato una delle guide che aveva contribuito a rendere il giovane Emrys un potente mago.
A proposito di quel ragazzo. Era da parecchio tempo che non lo vedevo.
Kilgharrah non mi permetteva mai di andare con lui quando il nostro signore dei draghi ci appellava. Riteneva che fosse ancora troppo pericoloso per me, poiché ogni volta che sentivamo il suo richiamo, significava che aveva bisogno d’aiuto ed era sottointeso che la situazione sarebbe brulicata di pericoli. E poi il re ancora non vedeva le creature magiche di buon occhio e pertanto non avrebbe impiegato nulla a uccidermi, se mi avesse solo visto.
Sospirai e sentii un certo brusio provenire dallo stomaco.
Dopo un’ora di volo, i morsi della fame iniziavano a sentirsi. Avrei fatto volentieri uno spuntino prima di cena, così scesi in picchiata verso la foresta alla ricerca di qualche lepre.
I miei sensi erano molto più sviluppati rispetto a quelli degli altri animali e con ciò ero di gran lunga più avvantaggiata.
Stavo per iniziare a fiutare qualcosa, quando l’urlo di un uomo mi distrasse dal mio intento.
Kilgharrah mi aveva severamente ordinato di fuggire via se mai avessi rilevato presenze umane, poiché avrei potuto cacciarmi in guai più enormi di me.
Un drago più saggio di me avrebbe ascoltato gli insegnamenti del proprio maestro e sarebbe fuggito via, ma io sentii nascere in me un nuovo sentimento, anzi un impulso. Era come una voce che mi diceva che forse quell’uomo aveva bisogno d’aiuto e che io in quanto creatura protettrice dovevo verificare se ciò fosse vero e poi intervenire se necessario.
Avevo il presentimento che i ringhi di Kilgharrah li avrebbero sentiti anche i draghi defunti, se avesse appreso ciò che stavo per fare, ma ormai avevo preso la mia decisione e non potevo sottrarmi a tale compito.
Mi diressi velocemente verso il luogo da dov’erano provenute le urla. Atterrai tra gli alberi, il che non mi fu difficile grazie alla mia piccola statura, e realizzai che i miei sospetti erano vani.
Davanti a me vi erano due uomini: uno era steso per terra grondante di sangue, l’altro invece era in piedi e puntava una spada al petto del precedente.
<< Maledetto >>, mormorò l’atterrato, stringendo nei pugni l’erba su cui era steso.
In tutta risposta il guerriero scoppiò a ridere malignamente. Indossava un’armatura e un mantello rosso, dove vi era impresso un drago dorato. Conoscevo quel simbolo. Kilgharrah me ne aveva parlato. Era lo stemma del casato dei Pendragon. La dinastia che regnava su quelle terre da generazioni.
Stavo per commtteree un grave errore nell’intervenire poiché mi era sempre stato detto che i cavalieri di Camelot erano degli uomini giusti e che combattevano solo contro bruti e malvagi.
Io scioccamente avevo confuso i ruoli, pensando che fosse il giacente quello buono e viceversa.
Ora che avevo compreso tutto e mi ero assicurata che tutto fosse regolare, avrei potuto andare via, però volevo assistere a ciò che sarebbe accaduto e comprendere quale crimine avesse commesso quell’uomo.
Ero ignara che questo avrebbe cambiato la mia esistenza per sempre.
<< Non vi è nessuna pietà per chi tradisce la mia lealtà >>, sentenziò il cavaliere.
Dalle sue parole ipotizzai che quello fosse il re. La lealtà verso il proprio sovrano era il primo sentimento che un suddito doveva manifestare nei confronti del proprio sovrano. Chissà cosa aveva fatto quell’uomo per meritare una simile fine.
Scrutai attentamente l’uomo che ritenevo fosse il regnante. Dalle descrizioni del mio maestro, lo avevo immaginato diverso e molto più giovane d’età. Quest’uomo aveva dei lineamenti marcati e doveva avere alle spalle almeno quaranta primavere. Era alto e bruno. E i suoi occhi erano così scuri da incutere paura. Non avrei mai creduto che il grande re fosse tanto minaccioso d’aspetto.
<< Ma quale lealtà?? >>, urlò l’uomo, accigliandosi. << L’unica lealtà che ho giurato è stato al mio re, non a voi >>.
<< Arthur ha i giorni contati >>, sibilò il cavaliere. << Se avessi capito fin dal principio chi sarebbe stato il vero sovrano, in futuro saresti stato ricompensato con i dovuti onori >>.
<< Preferisco perire per mano vostra, che vedere quella bastarda sul trono >>, affermò con fierezza l’uomo, guardando negli occhi il cavaliere.
Non riuscii a credere alle parole che avevo appena udito. Quello non era il re, né tanto meno un cavaliere di Camelot. Era un traditore che voleva usurpare il re.
Annuii con determinazione, giungendo alla conclusione che era mio dovere intervenire in difesa del malcapitato.
Sbattei le ali e ruggii così da segnalare la mia presenza. Entrambi si girarono e mi videro. Si mostrarono impauriti e difatti il traditore si allontanò dall’uomo e puntò la sua spada contro di me. Gli ruggii ancora una volta contro e sputai delle fiammelle. Ero un drago giovane e non avevo ancora imparato a padroneggiare il potere del fuoco.
Nonostante il fuoco non fosse come quello di Kilgharrah riuscii a far fuggire il traditore, che corse via verso nord. Io fui soddisfatta di ciò e mi rammaricai di non poterlo dire al mio precettore, altrimenti mi avrebbe punito severamente.
Mi voltai verso l’uomo, cui avevo appena salvato la vita, e mi aspettai un sorriso riconoscente, ma con mia grande delusione scorsi solo terrore nel suo volto.
Avrei dovuto prevederlo. Gli umani che non avevano potenzialità magiche ci temevano poiché ignoravano che noi fossimo nati proprio con lo scopo di proteggere la loro specie.
Non sapevo come rassicurarlo giacché ancora non ero in grado di parlare la loro lingua, così ritenni più saggio volare via in modo da fargli credere che non volessi fargli alcun male.
Spalancai le mie ali per spiccare il volo e fissai l’uomo, che aveva iniziato ad agitarsi. Forse pensava che lo stessi per attaccare.
Dispiaciuta di ciò mi diressi verso il cielo ma mentre ero in salita sentii un dolore lancinante invadermi il corpo. Chinai lo sguardo e vidi una lancia conficcata nel mio petto. Doveva essere stato quell’uomo. Aveva creduto che gli stessi per fare del male.
Mi sforzai di riuscire a continuare a salire ma non ci riuscii così dovetti volare basso, ma dopo pochi metri tutte le mie forze mi abbandonarono. Iniziai a perdere quota e le mie ali smisero di muoversi, così da farmi precipitare.
Attesi la caduta, che arrivò ben presto, però non fu così violenta come avevo immaginato poiché atterrai sul lago di Camelot. Sarebbe stato un bel luogo dove riposare in eterno.
Sentendo le acque spingermi nelle profondità, pensai che fosse accaduto tutto talmente veloce da non rendermene conto e che mi dispiaceva non aver salutato Kilgharrah prima di perire.
Avrei voluto ringraziarlo di avere sopportato le mie paturnie e i miei capricci e confidargli che, nonostante gli dicessi che fosse un vecchio borioso, gli volevo bene, e inoltre avrei voluto rivedere Emrys. Volevo ringraziare anche lui. Infondo era merito suo se ero venuta al mondo.
Il dolore al petto aumentò e questo mi portò a sperare che tutto finisse presto.
Non avevo paura di morire. Noi draghi, a differenza degli umani sapevamo che dopo questa vita ci attendeva una nuova rinascita, pertanto era da stolti temere la morte.
Stavo per chiudere le palpebre, quando sentii un calore avvolgermi. Non pensavo che morire fosse così caldo. Immaginavo la morte come qualcosa di freddo. Una sensazione sgradevole che ti avvolgeva e poi ti conduceva al percorso per la tua vita successiva. Ma non fu così.
Ad un tratto udii una dolce voce che mi sussurrò: << non aver paura Aithusa, non stai morendo >>.
Sobbalzai e mi sentii avvolta da una miriade di emozioni, il che mi stupì non avendo mai provato tanti sentimenti tutti in una volta.  
<< Sono Freya >>, la voce continuò a parlarmi soavemente. << La dama che dimora in questo lago. Offro un rifugio a chi non ha un riparo e dono cure a chi ne ha bisogno. Non avere paura e lasciati cullare dalle mie dolci acque. Sei fortunata piccolo drago, il fato ha deciso di darti una seconda occasione. Il tuo destino è stato scritto fin dall’alba dei tempi ed esso sarà compiuto sotto altre spoglie. Il tuo cuore continuerà a battere ma muterà insieme al tuo corpo. Diverrai una creatura diversa. Sarai in grado di provare più emozioni alla volta e contribuirai a scrivere la storia della terra che un giorno tutti chiameranno Albion >>.
Le sue parole si allontanarono gradualmente finché non riuscii più a comprendere ciò che mi stesse dicendo. Sentivo il mio corpo alleggerirsi e i miei sensi annebbiarsi, finalmente la morte stava giungendo.
Vidi una luce accecante abbagliarmi gli occhi e poi vi fu il buio totale.
 
 
 
 
Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
 
 
 
Ed eccoci di nuovo qua. Cosa mai accadrà alla piccola Aithusa? Gli indizi per capirlo ci sono e mi piacerebbe se voi ipotizzaste ciò che potrebbe accadere.
Quel che posso anticiparvi è che le vite dei nostri beniamini cambieranno e che nulla in cui avevamo tutti creduto sarà come prima.
Spero che lo scritto sia stato di vostro gradimento e, se vi va, v’invito a lasciarmi il vostro parere su cosa ne pensate e se debba continuare questo piccolo progetto.
Un bacino a tutti belli e brutti.
  
Diamante Scintillante

 
 
  
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