Buon pomeriggio,

nell'attesa di postare il fatidico ottavo capitolo di “Vermillion” ecco a voi una specie di capitolo extra. È una cosuccia che ho scritto qualche tempo fa e riguarda l'incontro tra Karhak e Zarbon il pomeriggio dopo che lei ha subito le attenzioni di Dodoria, punizione che Zarbon le aveva inflitto per ave ucciso il medico, quello finito scuoiato e appeso al soffitto dell'infermeria, tanto per intenderci (così sapete dove collocare la storia).

So che non è un gran che ma già che l'avevo scritta... Per ciò ve la beccate, spiacente per voi!

Grazie a chi la leggerà, a chi segue “Vermillion”, a chi mi recensisce e a chi mi supporta. In particolare: bluemary, per le correzioni e l'aiuto preziosissimo; Vegeta_Sutcliffe e ErinThe per il supporto morale e la sopportazione dei miei strafalcioni.

Buona lettura^^

Baci,

Sophya.

(Vermillion) La cupola nell'ala Nord.

L'intero universo sembrava ai suoi piedi in quel luogo, il buio si fondeva con la luce di ogni singola stella come un morbido manto avvolgente. I toni del nero infinito andavano a mescolarsi con quelli del blu più intenso e con i colori caldi del brillare degli astri, nonché con i vortici viola e verdi delle galassie. Da lì, da quella cupola di vetro, Lord Zarbon poteva ammirare lo spettacolo di ogni galassia conquistata e di ogni sasso in loro possesso, solo lì si sentiva in pace.

Un flebile rumore di stoffa trascinata, ad un tratto, lo fece voltare.

Ora la sua visione della bellezza era completa.

Karhak indossava l'abito che lui le aveva dato quella mattina, bianco, lungo e molto stretto, le fasciava il seno e i morbidi fianchi fino a cadere con un elegante strascico sul pavimento alle sue spalle.

La ragazza era una visone, i capelli lunghi disciolti come una nera cascata le nascondevano i lati del volto, gli occhi erano completamente neri e profondi, un po' inquietanti a ben vedere ma le labbra chiuse nascondevano le fauci da predatore così da lasciar credere a chiunque guardasse che si trattasse di un'innocente concubina e non della spietata bestia che in realtà era.

Si era avvicinata silenziosamente anche se, fasciata in quell'abito, nonostante i piedi scalzi, aveva davvero difficoltà a muoversi e risultava esitante in ogni gesto.

-Mi hai fatta chiamare?-

Lo aveva chiesto quasi sussurrando come incantata dalla volta celeste sopra di se e intimorita da quella quiete inusuale, non sapeva di morte né di desolazione, erano solo pace e bellezza, concetti a lei quasi del tutto estranei.

Con un cenno della mano allora Zarbon la invitò ad avvicinarsi ulteriormente e, una volta raggiunta l'estremità della cupola, si mise alle sue spalle per circondarla in un freddo abbraccio.

-Volevo sapere come stai bambolina...-

Lei aveva, a quel punto, inspirato aria con violenza per trattenere la rabbia e cercare di non lasciar trasparire il suo disagio.

-Phm... Disgustata a dire il vero...-

A quelle parole un lieve sorriso compiaciuto si dipinse sulle labbra del braccio destro del signore dell'universo mentre il suo sguardo di ghiaccio si fece più tagliente.

-Era necessario che tu capissi, mia cara, che devi aver rispetto per ciò che è proprietà di Freezer... Altrimenti nessuno avrà rispetto per te. Hai imparato la lezione?-

Nel dirlo era sceso sul suo orecchio sinistro e aveva preso ad elargire piccoli baci.

-Sì, mio signore, ho ben compreso. Non si ripeterà....-

Aveva esitato quando la bocca di lui era giunta sul suo collo ed aveva preso a succhiarlo flebilmente.

-Non darmi più a lui però, per favore Lord Zarbon... Dodoria è...-

-Disgustoso, lo so bene, mia cara. L'ho scelto apposta... Mi sarai fedele? Eseguirai i miei ordini? Obbedirai ai miei moniti?-

La ragazza allora si era voltata lentamente per guardarlo negli occhi e aveva annuito mollemente con la testa, rassegnata. Non era ancora abbastanza potente per avere a che fare con Lord Zarbon, tanto meno avrebbe potuto affrontare Dodoria...

L'unica opzione che le restava era di assecondare il suo padrone così come lui voleva: non avrebbe più giocato con gli scienziati del Grande Freezer o, almeno, non lo avrebbe più fatto intenzionalmente, si sa', gli incidenti capitano.

Dopo essersi perso per un istante nei pozzi neri della ragazza tra le sue braccia, Zarbon aveva preso allora a baciarla con la solita freddezza e lei glie l'aveva lasciato fare.

Le mani dell'alieno, allora, erano corse velocemente alle spalline dell'abito della Spliktin per farlo scorrere lungo il suo corpo e lasciarla così nuda ed inerme nella sua stretta. Senza opporre resistenza la ragazza lo aveva lasciato percorrere con le dita ogni tratto di pelle fino a posarsi sui suoi glutei e stringersi pacatamente.

Insieme, quindi, erano finiti distesi sul freddo pavimento della cupola e, sotto la volta oscura dello spazio aperto con solo le stelle da testimoni, avevano consumato un rapporto controllato e meccanico che era culminato con il solo piacere di lui e la fredda indifferenza di lei.

Negli occhi il buio più profondo, nella mente sogni di libertà e vendetta, la realtà contava davvero poco per Karhak, l'unica alternativa era lasciarsi trasportare dalle sfocate immagini che scorrevano nel suo cervello e... Aspettare.