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Autore: Vans    14/09/2012    1 recensioni
Ho anestetizzato i miei sentimenti talmente a lungo che ora ho davvero il desiderio di provare qualcosa e non ci riesco. E sai perchè? Perché dovunque vada, qualsiasi cosa mi inventi, gira e rigira è sempre con te che mi trovo a fare i conti.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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‘Dove sei?’

Messaggio di Federico, il mio migliore amico. Ci eravamo conosciuti all’inizio del liceo, eravamo finiti nella stessa classe al ginnasio. Poi lui è stato bocciato ed ha cambiato scuola, lasciandomi sola nelle grinfie di quel maledetto liceo classico. Okay, maledetto è un po’ esagerato dal momento che ho adorato quella scuola: materie, insegnanti e compagni. L’unico problema era la mole di studio: passavo tutti i pomeriggi e alcune notti sui libri, mantenendo sempre intatta la mia bella media del nove. Ne ero così fiera, e così anche i miei genitori. Adoravo eccellere, adoravo la soddisfazione derivante dai bei voti stampati sui compiti in classe e nel registro delle interrogazioni. Questo però mi costava molte notti insonni e una perenne ansia che gravitava attorno al mio corpo. E va bè, così è la vita, direte voi! E avete ragione.

Quel giorno ero in un fottuto ritardo, come sempre. Dovevo essere a casa sua alle nove e mezza, ma erano già le dieci. Maledizione, odiavo far aspettare la gente.  Mi aveva scritto quel pomeriggio, un sms breve ma conciso, un sms da far venire i brividi: dobbiamo parlare. Queste sono le tipiche parole che fanno venire la tachicardia, che ti fanno fare dei giri mortali nella mente, che mettono in discussione ogni tua certezza e ti fanno ripensare a tutte le parole e le azioni della giornata. Non riuscivo però minimamente ad immaginare cosa gli avessi fatto, o cosa dovesse dirmi di così importante, quindi potevo stare tranquilla. Nonostante ciò non riuscivo ad esserlo totalmente, avevo sempre quella mosca nella testa che non mi lasciava in pace.

Arrivai davanti al portone di casa sua che erano le dieci passate, e Federico se ne stava seduto sul marciapiede a fumarsi una sigaretta mentre smanettava furiosamente al cellulare. Mi avvicinai e mi sedetti accanto a lui, rubandogli un tiro fugace. Mi sorrise per poi darmi un debole pizzicotto sulla guancia. Tutte le mie amiche sostenevano che Federico fosse un bel ragazzo; io sinceramente non riuscivo a capire se fosse bello o brutto: ormai era come un fratello, pertanto totalmente asessuato per me, non riuscivo a fare commenti estetici su di lui e mai mi ero posta quel problema.

Federico era il tipico latin lover che cambiava ragazza una volta a settimana, per non dire di più, e non aveva mai avuto una storia fissa in tutta la sua vita. A lui stava bene così. ‘Niente ragazze, niente problemi’ era solito dire, e alla fine aveva anche ragione. Nessuna storia fissa, ergo nessun legame, di conseguenza nessun litigio o pretesa o attaccamento morboso; si limitava al piacere di qualche notte o due senza porsi la fatidica questione del ‘dopo’. Molte volte gli avevo chiesto come facesse a viversela così tranquillamente, a non legarsi a nessuna ragazza; insomma, per me era strano il concetto di finire a letto con qualcuno e il giorno seguente ‘ciao ciao e arrivederci’ senza nessuna conseguenza. O almeno non era nel mio carattere. Lui era solito dire ‘sai, voi ragazze siete così: se il sesso non implica anche sentimento per voi non va bene,  non accettate l’idea del sesso gratuito, ogni volta vi impuntate e vi prendete inesorabilmente per il tal ragazzo’. Io concludevo dicendo che erano solo stronzate, poi la discussione finiva lì.

-          ‘Allora, cosa dovevi dirmi di così importante?’ chiesi io con tono falsamente tranquillo.

-          ‘Sai che giorno è il 18?’ domandò lui aspirando dalla sigaretta.

-          ‘Mm, non ne ho idea. Ora guardo sul calendario del cellulare.. Forse mercoledì’ risposi io, estraendo il cellulare dalla tasca dei jeans.

-          ‘No, è giovedì. Ma cosa succede il 18 settembre?’ chiese strizzando gli occhi con smorfia di disappunto.

-          ‘Il tuo compleanno!!’ sbraitai io, felice di essermi ricordata quella data, evento epocale dal momento che non ricordavo mai alcun compleanno. Ogni volta ringraziavo le indicazioni di face book per farmi evitare potenziali e numerose figure di merda.

-          ‘Esatto!’ rispose Fede schioccando le dita davanti al mio naso ‘e ho intenzione di organizzare una festa.’

-          ‘Fantastico! Dove, quando?’ feci io tutta emozionata. Adoravo, letteralmente adoravo, le feste.

-          ‘Pensavo sabato prossimo, che ne dici?’

-          ‘Si, è perfetto. Inizia a spargere la voce e scegli la location’ esclamai ormai in fibrillazione.

-          ‘Casa mia. I miei se ne vanno al Mar Rosso per due settimane, ergo disponibilità assoluta. Almeno non devo cercare posti, chiedere permessi e pagare eventuali assicurazioni eccetera eccetera’ rispose lui muovendo la mano libera per aria, disegnando circoli rapidi con le dita.

-          ‘Sicuro che non ti devastino la casa?’ chiesi io guardandolo storto. Si sapeva come andava a finire a quel genere di feste.

-          ‘No tranquilla, la zona delle camere da letto e soggiorno è off-limits per tutti, rendo disponibile la taverna, la mansarda e la cucina per i drink. Verrà una meraviglia!’ esclamò anche lui ormai in preda all’agitazione. ‘Abbiamo solo una settimana per preparare tutto, ma ce la faremo.’

-          ‘Abbiamo?’ chiesi io, guardandolo storto. ‘Sai benissimo che io adoro partecipare alle feste, e non organizzarle, troppi casini e responsabilità. Non ho organizzato neanche quella del mio di compleanno, figurati la tua!’ esclamai dandogli una pacca amichevole sulla spalla.

-          ‘Ah, ecco.. Bè..’ iniziò a farfugliare lui, evidentemente in crisi con le parole.

-          ‘Sputa il rospo’ dissi io con tono falsamente autoritario.

-          ‘No niente, avevo intenzione di farlo con un altro mio amico, tutto qui.’ rispose lui iniziando a guardarsi le punte dei piedi.

-          ‘Mh, quale amico? Dei tuoi amici che compiono gli anni a settembre non ne conosco nessuno’ aggiunsi io con aria indifferente. Piccola bugia, grande bugia. Ce n’era uno, uno in particolare, un bastardo di prima categoria che odiavo a morte e che compiva gli anni il 20 settembre. Da qualche settimana avevo smesso di dire il suo nome, me l’ero imposto. In realtà avevo smesso di piangere per lui proprio qualche giorno prima, promettendo a me stessa che avrei ripreso in mano le redini della mia dignità e persona. E smettere di pronunciare il suo nome era un buonissimo inizio.

-          ‘Bè, uno ci sarebbe..’ disse lui con un filo di voce, cercando di mascherare un lieve imbarazzo.

-          ‘Si, ma se è lui quello con cui vuoi fare la festa allora io non vengo’ dissi io offesa, ma quello che gli avevo detto era la verità: non avevo intenzione di vedere quel lurido verme, figuriamoci di starci in una stanza assieme, alla stessa festa, per di più anche per il suo compleanno. Ma figuriamoci.

-          Emma senti è il mio migliore amico. Non posso dirgli di no.’ Disse lui sempre a bassa voce, ma questa volta guardandomi in faccia.

-          ‘E io chi sono? No te lo dico, io non ci vengo. Poi fai come ti pare’ risposi esasperata. Possibile che non capiva? Dopo quello che era successo? Dopo che anche lui aveva assistito a tutto quello che mi aveva fatto quel verme lurido schifoso? Non riuscivo a concepirlo. Okay, era il suo migliore amico e blablabla. Ma io chi ero allora? Anche io ero la sua migliore amica.

-          ‘Mi stai mettendo davanti a una scelta Emma: o te o lui. E io voglio bene ad entrambi, senza differenze, lo sai benissimo. Non ho intenzione di fare preferenze, e sono d’accordo con lui di fare questa festa. Tanto anche se non la stessimo organizzando insieme l’avrei invitato comunque e lui sarebbe venuto quindi la storia sarebbe sempre la stessa! Non puoi fare un sacrificio e cercare di venirmi incontro?’ chiese lui fissandomi dritto negli occhi, occhi che imploravano pietà.

-          ‘Non posso crederci che tu sia dalla sua parte. Sai quanto ho sofferto per lui, sai cosa mi ha fatto. E tu ti ostini a difenderlo; fai quello che ti pare, organizza questa cazzo di festa con quell’invertebrato e ti auguro che sia fantastica. Ora scusa ma devo andare’ risposi io cercando di essere più calma e tranquilla possibile, anche se dentro stavo esplodendo di rabbia e indignazione: mi sentivo l’ultima ruota del carro, quella che se c’è o non c’è è lo stesso.

 Mi alzai di scatto e iniziai a camminare a passo deciso verso la macchina che avevo parcheggiato poco distante, mentre le guance non smettevano un attimo di scaldarsi. Salii nell’automobile e con violenza infilai la cintura di sicurezza, beccando dopo alcuni tentativi l’aggancio, cosa che mi fece innervosire ancora di più. Prima che riuscissi a far manovra mi squillò il cellulare, un sms da un numero sconosciuto.

Sei proprio una bambina, lo sei sempre stata.’

Federico aveva superato il limite. Chi si credeva di essere? Poi questi messaggi stile dodicenne incazzato non mi erano mai andati giù. Se hai qualcosa da dirmi me lo dici in faccia, grazie.

Dentro di me sapevo che non sarebbe di certo finita così.


 

Heeey! Questa è la mia prima fan fiction originale, quindi siate clementi :) 
Vi dico subito che questa storia è
molto autobiografica.
I personaggi esistono veramente, e parzialmente anche i dialoghi! Ovviamente 
non tutto, molto è anche merito della mia fantasia, se così possiamo definirla!
Ora lascio a voi il compito di dirmi cosa ve ne pare come inizio, se vi incuriosisce e 
se vi piacerebbe che andassi avanti e aggiungessi un nuovo capitolo!

Fatemi sapere, tanti cuori a tutte <3

E se volete seguirmi su twitter questo è il mio profilo:
@heysparkling 
Mi farebbe piacere :)

  
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