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Autore: lafilledeEris    15/09/2012    3 recensioni
Gli altri lo chiamavano “Secchia”, lui preferiva definirsi un nerd.
Vita sociale ridotta al minimo, capacità innate verso i videogiochi e uno spiccato interesse verso ciò che poteva accrescere la sua conoscenza.
Mai si sarebbe lamentato di tutti quei luoghi comuni. Ma ora capiva che doveva deporre le armi e piegarsi a quello che gli veniva chiesto- ordinato.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4
Ma tu non sai ballare! – Ovvero quando Mylo mise le sue scarpette da ballo
 

“Lascia che ti dica una cosa: tu per me stai facendo una fesseria”.
Morgan e Mylo erano seduti su una panchina accanto alla fontana, proprio al centro della piazza antistante alla scuola.
Mylo aveva raccontato all’amico ciò che era successo con Ryder e, dopo che Morgan aveva espresso il suo illuminante parere, aveva iniziato a sbuffare, nascondendo il viso fra le mani, esausto di tutta quella situazione.
“Ma…”
“Non c’è niente che tu possa dire per giustificarti!” sbottò Morgan. “Ti se giocato la possibilità di stare con l’unica ragazza che ti sia mai piaciuta perché sei troppo ottuso!”
“E mi spieghi perché dovrei espormi?” urlò Mylo. “Per vedere gli altri ridere di me? Dell’anonimo ragazzo inglese che avrà una storia con il vice capitano delle cheerleaders e che verrà lasciato dopo appena due giorni, non appena lei si sarà stancata di lui?”
“Sai cosa? Ha ragione Ryder! Lei ha capito cosa vuole, tu invece non riesci ad andare oltre te stesso. Te ne stai chiuso a riccio fra quattro pareti a vivere di razionalità, perché ciò che non puoi spiegare ti spaventa. Mylo, stai lasciando che la tua vita scorra piatta e ordinaria, quando dovresti essere tu a deciderne il corso e a viverla”.
A quelle parole Mylo crollò sullo schienale della panchina.
“Resta il fatto che ormai è troppo tardi! Lei di sicuro avrà già il cavaliere. E, mentre io me ne starò a casa a studiare per quello stupido test, si divertirà al ballo dell’ultimo anno, sarà eletta reginetta e vivrà la sua serata perfetta”.
“E tu rimarrai col dubbio di come sarebbe potuta essere questa serata passata con lei. Senti Mylo, sai che ti voglio bene ma questo è troppo. Ti stai facendo del male con le tue stesse mani ed io non riesco a starti accanto”.
Detto questo, Morgan si alzò e lasciò Mylo da solo.
 
 
****
   
 
 
Fuori piovigginava. Piccole gocce d’acqua leggere segnavano il loro percorso sulla finestra quasi aperta; si diffondeva nell’aria l’odore intenso dell’asfalto bagnato.
Mylo continuava ad agitarsi sulla sedia nell’intento di trovare la concentrazione per studiare. Stava sul serio iniziando ad odiare quel dannato libro di ginnastica.
Non usava quello che gli aveva dato Ryder: era rimasto a casa sua nel momento in cui era fuggito.
Iniziava ad odiare tutta quella situazione. Era diventata ingestibile e lui odiava perdere il controllo di ciò che gli capitava intorno. Lui era un perfezionista e doveva riuscire a controllare ogni cosa.
Ma stavolta non riusciva a tenere tutto  a bada. Per la prima volta si trovava di fronte a qualcosa più grande di lui: i suoi sentimenti.
Guardò l’orologio che aveva al polso: erano le otto. Ryder doveva già essere sulla limousine col suo cavaliere. Se la immaginava bellissima, con addosso il suo abito da sera.
Perfetta, con i capelli sistemati a regola d’arte.
Ad un trattò squillò il telefono di casa.
La madre di Mylo si affacciò in camera e gli porse il cordless.
“Mylo, è Morgan”.
Mylo guardò diffidente l’apparecchio, poi lo prese e se lo portò all’orecchio.
“Pronto?” Sospirò rumorosamente.
“Hai un’ultima occasione. Puoi andare al ballo e recuperare il tempo perso, oppure puoi stare in camera tua con la consapevolezza che passerai i prossimi vent’anni della tua vita a rimuginare su questa serata”.
Mylo sentì un senso di spossatezza invaderlo. Si sentiva così impotente. Per la prima volta in vita sua, non avrebbe trovato la risposta che cercava in nessun libro. Non c’era niente di razionale.
“Lascia perdere, Morgan”. Chiuse il telefono in faccia all’amico senza dargli il tempo di replicare.
Tutte queste complicazioni non facevano per lui. Lui preferiva starsene in un angolo, mentre il mondo scorreva. Lui non era parte di quell’universo variopinto e movimentato.
Ma Ryder sì. Lei era così perfetta, così radiosa. Lei, col suo sorriso brillante, i suoi occhi vispi, con i suoi modi di fare.  Mylo avrebbe tanto voluto far parte di tutto questo. Ma poteva? Lui che non aveva mai trovato un posto nel mondo e che fingeva di averlo, avrebbe trovato almeno uno spazio nel cuore di Ryder?
E poi la spossatezza venne sostituita dalla frenesia. Un’energia che si spandeva dalla punta dei capelli a quella della dita.
“Mamma, esco!” aveva urlato in direzione della cucina, ma in realtà non gli importava sapere se l’avesse sentito o meno.
Uscì di corsa in strada; la pioggia era diventata più insistente. Sentiva le piccole goccioline bagnargli i vestiti, ed era come se gli entrassero sottopelle.
Per la prima volta in vita sua, percepì una scarica di adrenalina. Quella che ti fa sentire i brividi, quella che si smuove, quella che ti fa tremare.
Arrivò a casa di Morgan, ormai fradicio. Alzò lo sguardo e vide che la finestra della camera dell’amico era aperta e la luce era accesa.
“Morgan!” chiamò a gran voce.
Nessuna risposta.
“Morgan!” riprovò.
Dopo poco comparve il ragazzo chiamato in causa. Aveva il volto scuro. Mylo sapeva che era arrabbiato con lui.
“Vado al ballo! Vado da Ryder!”
Morgan spalancò gli occhi.
“Che diavolo dici?”
“Accompagnami al ballo!”
Morgan scese di corsa, con in mano il casco e le chiavi del motorino.
“Ti sei completamente ammattito?” Squadrava Mylo con fare sospettoso.
“Sei stato tu a dirmi di buttarmi ed è quello che farò!”
Salirono in motorino e partirono in direzione della scuola.
 
                                                                    ****
                     
 
Quando arrivarono a destinazione, Mylo incrociò lo sguardo serio di Morgan.
“Andiamo, sputa il rospo!”
Morgan si appoggiò al sedile del motorino, incrociando le braccia al petto.
Erano entrambi fradici e poco importava se si sarebbero beccati un malanno.
Morgan sospirò e poi tutto d’un fiato disse: “Lei è venuta da sola al ballo”.
Mylo strabuzzò gli occhi.
“Come scusa?”
“Lei non ha un cavaliere per questo ballo” spiegò sbrigativo.
“E perché non me lo hai detto prima? Oh, di questo parleremo poi. Adesso è meglio che vada da lei!”
“Tu non sai ballare!” gli urlò dietro l’altro.
Mylo fuggì, lasciandolo solo sotto la pioggia.
Spinse il maniglione antipanico. Ormai era dentro.
 
 
****
 
 
E poi la vide. Bella come se l’era immaginata. Bella com’era sempre stata. Dentro un lungo abito color pesca; sembrava così a suo agio. Portava i capelli raccolti in uno chignon morbido. Parlava con tutti, sorrideva a chiunque. Mylo notò un particolare: Ryder non aveva nessun fiore al polso. Era davvero sola. Avrebbe dovuto ringraziare Morgan.
Sapeva bene di essere fuori posto, in mezzo a tutti quegli abiti perfettamente sistemati e a tutte quelle persone tirate a lucido. Lui era bagnato fradicio, con addosso una vecchia maglia dei Lakers e un paio di bermuda a righe.
 La verità era che gli importava ben poco. L’unico sguardo che voleva su di sé era quello della ragazza dai lunghi capelli biondi ramati.
Quasi come se l’avesse chiamata, lei girò lo sguardo verso di lui. E tutto in quel momento sembrava perfetto. Niente fuori posto, tutto in ordine.
In qualche modo, nella sala gremita di studenti, per un attimo – uno solo, ma lungo un’eternità – si erano trovati solo loro.
Ed entrambi, calamita l’uno dell’altra, avevano mosso i primi passi.
Poi era arrivato il primo contatto. Congiunzione di mani, intreccio di dita, sfregamento di epidermide.
“Eccoti” aveva sussurrato Ryder. E sorrideva, con uno dei suoi sorrisi più belli. Così radiosa, così raggiante. E sorrideva anche Mylo.
Lui aveva liberato una mano e l’aveva posta su un fianco di Ryder in modo da avvicinarla maggiormente a sé.
Non gli importava per niente di rovinare quel bellissimo abito. Perché lui sapeva bene che non era l’indumento ad essere bello. Era lei che rendeva ogni abito particolare. La ricordava perfetta anche in quella tuta, il giorno del loro primo bacio.
Mylo poggiò la sua fronte contro quella di Ryder.
“Signorina Thomas, mi concede questo ballo?”
La risata di Ryder arrivò nitida e cristallina alle sue orecchie: era la più bella melodia che avesse mai ascoltato.
Si trovò incantato a guardare le fossette adorabili che si formarono ai lati della bocca di Ryder quando lei gli sorrise.
A un tratto si sentì tirare – una sensazione di déjà vulo colpì -, ma non fece domande. Decise di fidarsi e si lasciò trascinare da Ryder.
Si fece condurre fuori dalla palestra, incrociò lo sguardo di Morgan, che gli sorrise; tutti gli altri, invece, assistevano allibiti alla scena.
Sì, Mylo Whellington è al ballo con Ryder Thomas.
Erano sotto la pioggia, che ormai si era fatta battente. Guardò Ryder, allontanatasi di poco, fare un buffo inchino e la imitò, mentre entrambi ridevano come bambini.
Quando la strinse a sé, capii che quella era la prima volta in cui si sentivadavvero felice, davvero completo.
Le prese il viso fra le mani, sentendo la pelle liscia completamente bagnata, e la baciò delicatamente. Temeva che tutto potesse sparire e non voleva che accadesse. Lui aveva trovato ciò che cercava da una vita. Non doveva sfuggirgli.
Fu Ryder ad approfondire il bacio. Niente era cambiato. Nessuno dei due aveva scordato la consistenza delle labbra dell’altro. Né il profumo della pelle, né la perfezione del momento che si creava ogni volta che erano da soli.
“Siamo fradici” sussurrò Mylo quando, dopo essersi allontanati impercettibilmente, poggiò la fronte contro quella di Ryder.
“Siamo soli” aveva detto Ryder “E sto bene anche qui. Anche se siamo bagnati come pulcini; anche se domani il mio abito sarà da buttare; anche se mi si rovinerà il trucco; anche se vorrei sedermi perché mi fanno male i piedi. E sai perché?”
Mylo scosse la testa.
“Perché siamo solo io e te. Solo questo conta. Abbiamo passato troppo tempo divisi” gli mise le braccia intorno al collo “Adesso dobbiamo pensare solo a noi”.
“Quindi domani potremo iniziare ad andare in giro per la scuola mano nella mano?” chiese Mylo ridacchiando. “Anche se sono stato un idiota, mi sono comportato da egoista, ho avuto una paura incredibile dei miei sentimenti e continuo a credere di non essere abbastanza per te?”
“Non voglio più sentirti dire queste fesserie!” lo riprese Ryder. Lo abbracciò più forte.
“Tu per me sei perfetto. Mi piace guardarti quando sei tutto concentrato mentre studi, oppure quando sei intento a prendere appunti durante le lezioni…”
“Ma avevi detto di non sapere nemmeno che fossimo in classe insieme!” Mylo la guardò con aria interrogativa.
“Ho mentito!” rise Ryder. “La prima stupida fra i due ero io! Perché mi piacevi, ma io ero la prima a voler sottostare a quelle stupide restrizioni. Poi mi hai baciata…”
Mylo interruppe quel discorso baciandola teneramente.
“E non mi stancherò mai di farlo” precisò lui.
“Mai?”
“Mai” Un piccolo bacio sul mento, per catturare una goccia di pioggia. “Mai” Un bacio sulla guancia destra, per fermare il percorso di una lacrima che si era mischiata all’acqua salata. “Mai” Un bacio sulla guancia sinistra, per evitare che questa potesse essere gelosa della compagna. “Mai” Un bacio sulla punta del naso, per esprimere tutta la tenerezza – e l’amore - che li univa.
   
 
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