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Autore: Rakistars    15/09/2012    2 recensioni
“Noi siamo qui per addestrarvi all’arte della sopravvivenza e prepararvi a combattere fino alla morte. Se vi nascondete, noi vi snidiamo. Se provate a ingannarci, noi ve la facciamo pagare. Voi siete stati scelti per l’intrattenimento di Capitol City. Noi per far sì che lo show non duri meno di un’ora”
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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What do I stand for?
I sold my soul for this?
 
 

Prologo

 
«Le regole! Ah, le regole.
Vi svelo un segreto… le regole sono ciò che ci protegge di più. È grazie a loro se potete vivere tranquilli fra i muri delle vostre case. Se potete crescere sentendovi fieri, potete divertirvi e andare alle feste, potete vivere nella più totale e giusta libertà.
 Riuscite ad immaginarvi un luogo non dettato da leggi e dalla giustizia? No? No, certo, neanche noi ci riuscivamo! Eppure era così, e stava proprio succedendo… be’, mi dispiace ammetterlo, proprio sotto il nostro naso.
Durante i Giorni Bui non esistevano regole. Oh no, le regole erano state date in pasto all’ignoranza, alla violenza e all’ingratitudine. Vedete, ogni cosa era stata gettata nel caos più totale. Ogni parvenza di umanità che noi avevamo dimostrato, rendendo i distretti nostri alleati, dandogli cibo e un posto dove vivere, tutto era andato distrutto per colpa di qualche piccolo gruppo di ribellione.
Ribellione… Ribellione da cosa? Da noi! Si ribellarono a noi, a Capitol! Incredibile. Allora si credevano degli eroi, credevano di poterci vincere con qualche sciopero, senza aspettarsi un nostro contrattacco, senza aspettarsi che noi che gli avevamo dato vita potevamo togliergliela quando ci pareva! E cosa hanno ottenuto? Feriti. Povertà. Isolamento. E molta, tanta fame.
 La lezione parla chiaro… un errore così madornale… viene punito. Non esiste perdono.
Signori e signorine, così si sono creati i Giochi della Fame. Non trovate che sia un nome molto… indovinato?
 A proposito, come sapete fra due mesi ci saranno…»
 Lo squillo acuto del campanello suonò, facendo sobbalzare l’uomo seduto sulla lussuosa poltrona di pelle.
 Gli occhietti colorati dei bambini guizzarono alla porta dietro Silas, che si grattò annoiato la nuca. Aveva il fiatone. Un così gran bel discorso… rovinato da un perfetto imbecille.
 Perché solo un imbecille poteva permettersi di interrompere una delle sue tanto amate lezioni virtuali… cosa avrebbero pensato quei bambini… nemmeno sette… o otto anni…
Silas Haywood sospirò, rivolgendo un sorriso esasperato al sottilissimo schermo, agli scolari seduti perfettamente in ordine sui cuscini di cashmere. Lo avevano guardato con così tanta stima…
« Un piccolo break, signori, a quanto pare il dovere chiama. Essere Presidente… non è mica una pacchia come può sembrare »
 I bambini ridacchiarono timidi, sussurrando fra di loro. L’insegnante li riportò all’ordine.
Ordine
Ma che bellissimo concetto.
 Cliccò il pulsante di standby, lo schermo si spense, e la stanza fu inondata dalla luce del lampadario. Momentaneamente accecato –la fantastica tecnologia automatica lo prendeva spesso in giro- si avviò alla porta scorrevole. L’aprì, ritrovandosi davanti un ufficiale proveniente quasi sicuramente dai confini. Lo riconobbe dalla divisa, verde scuro.
« Signore… c’è un grave problema »
Silas lo fissò, credendo che stesse scherzando. Alzò gli occhi al cielo.
« E da quando Capitol City ha un problema? » -da quando un semplice ufficiale delle dogane lo andava ad importunare? Dove erano finiti i messaggi recapitati via telefono? Erano già dieci anni che governava, e il mondo gli doveva tutto il divertimento dei Giochi. Un po’ di rispetto non avrebbe guastato.
« Signore… infatti, no, non si tratta di Capitol, signore, ma del distretto numero quattro… »
Silas sbatté le palpebre qualche attimo, confuso.
« Ehm, quattro… »
« Pesce, signore »
« Certo, ma certo. Pesce » -ora anche i pescivendoli lo venivano ad importunare- « Cosa succede da loro? Non si tratterà… »
« No! Signore, un terremoto. Ed anche forte. Sei punto cinque sulla scala Richter. Parecchie fabbriche distrutte »
 Il Presidente si irrigidì. Il pesce tutto sommato gli piaceva, soprattutto il salmone. La Capitale di certo aveva qualche scorta, ma ogni mercoledì non sarebbe stato lo stesso senza il suo amato caviale, per non parlare delle ostriche. Ma non era il caso di disperarsi.
« Sono sicuro che se stimolati come si deve riusciranno a ricostruirle in men che non si dica. Ora, mi spieghi perché questo messaggio non mi è stato recapitato via mail? Ero in riunione! »
« Mi dispiace, signore! » l’ufficiale si inchinò goffamente per via dell’uniforme ingombrante. « Ma sono dovuto venire io di persona, signore, perché il terremoto si è portato via un membro del distretto importante… »
Sial agitò una mano, scuotendo la testa. « Quisquilie. Se dovessi piangere ogni misero uomo che muore lì non avrei neanche il tempo di andare in bagno»
« Signore… si tratta del vincitore dell’ultimo Hunger Games. Markel Luthien è morto. Lei voleva avviare da quest’anno il programma dei Mentori essendo…»
« …arrivati ad otto vincitori esatti » il Presidente si sentì sbiancare. Otto edizioni dei Giochi, otto distretti vincitori. Sembrava un miracolo, per lui che amava la perfezione anche nei granuli di polvere. Otto… il numero perfetto. Non gli interessava se solo quattro distretti non avrebbero avuto un Mentore, avrebbero usato come sempre fino ad allora un gruppo di trainer. Ed ora…
« Va bene. Vi farò sapere. Ora vai »
L’ufficiale in verde se ne andò inchinandosi.
 Silas si chiuse la porta alle spalle. Come un fantasma – cadeva in quello stato ogni qualvolta un suo piano non andava a buon fine- attraversò la meravigliosa stanza, e si lasciò cadere sulla poltrona.
Otto… la perfezione…
Avevano appena avuto otto vincitori, e adesso uno di loro gli moriva fra le mani. E l’ultima squadra di persone che avevamo assoldato erano stati degli incapaci.
La fortuna di quel ragazzo, Merkel Liethon o come diavolo si chiamava, era stata richiamata dai suoi ricci rossi e il sorriso interrotto da un unico dentino mancante.
Dodici anni.
 Ventimila sponsor!
Mai vista una cosa del genere! E quindi? Dannazione, che fare? Usare ancora dei comuni cittadini come “trainer” per ogni coppia di tributi si era rivelata l’unica piccola macchiolina di errore sul suo curriculum altrimenti immacolato. La normale popolazione di Capitol non sapeva creare l’intrattenimento! Non sapevano far vivere dei tributi neanche qualche giorno! Preferivano laccarsi le unghie e parlare piuttosto che allenarli. E come biasimarli, da una parte? Toccare quei lerci traditori non andava neanche a lui.
 Silas batté un pugno sul bracciolo. Si morse l’interno della guancia, frustato.
Poi, una strana luce gli attraversò gli occhi pallidi.
 A tentoni cercò il pulsante della comunicazione fra la sua stanza e la Sala Strateghi.
Ma sì… ma … poteva essere un buon piano… un ottimo piano… erano preparati… c’erano sicuramente… d’altronde la nona edizione stavano per avere inizio…
 Con un dito sfiorò un bottone sottile e liscio. Con furia lo premette, mentre un viscido sorriso scivolava sul suo volto.
« Salve, Presidente. Qui Deinon, Capo Stratega, posso fare qualcosa per lei? » strascicò una voce.
« Deinon… proprio te cercavo. Ascolta. Prepara trentasei dei tuoi migliori Strateghi. Lascia perdere quelli che lavorano in Sala. Domani vi voglio incontrare»
« Ehm… va bene… ma perché? »
« Perché… » Silas inspirò fra i denti. « I distretti sanno ancora come seccarci »



———
Angolo delle autrici:
Saalve ~
Noi siamo le Rakistars, due ragazze con la passione per la scrittura e i libri!
Abbiamo scritto questa storia a quattro mani, dividendoci i compiti e discutendo  i vari punti.
Speriamo vi piaccia e vi emozioni come il libro originale ha fatto con noi!
May the odds be ever in your favor!

  
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