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Autore: ClaryMorgenstern    16/09/2012    4 recensioni
Clary la ignorò e guardò meglio la statua. Non potè che concordare con Jace su quell'obbrobrio. Le ispirava un disgusto immenso, come d'altronde i demoni che voleva rappresentare. Le unghie sembravano scintillare di sangue fresco, e gli occhi erano vacui, scolpiti senza pupilla e..
Si mossero.
[Crossover The mortal instruments   /   The infernal devices]
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Author's corner: Buongiorno a tutti! Allora, ho aggiornato prima questa volta per fare una specie di regalo (Che regalo del cavolo, lo ammetto) per chi (Come me T.T) domani tornerà tra i banchi di scuola e chi c'è già tornato. Quindi. Buona Fortuna! A chi comincia l'ennesimo anno al liceo - Scientifico (come la sottoscritta), classico, magistrale, o industriale che sia -, a chi comincia l'anno alle medie, o la sessione di esami all'università. Buona fortuna in particolare a questi ultimi e a chi quest'anno dovrà affrontare la maturità.  Va bene, la smetto di annoiarvi e deprimervi con le mie ciancie scolastiche. Sopravvivete a quest'anno. è tutto ciò che vi serve.
A presto, se sopravvivo.
ClaryMorgenstern



Gaily bedight, A gallant knight,
In sunshine and in shadow

E.A. Poe

XII
In Sunshine and in shadow



Le carrozze avevano un pessimo odore.
Clary scostò leggermente le tendine di seta nera, per far si che un po' d'aria le arrivasse fresca sul viso. Da piccola aveva sempre voluto salire su una carrozza quelle volte che sua madre l'aveva portata a Central Park e lei aveva guardato affascinata dai magnifici cavalli che portavano in giro i turisti per il parco. Sua madre, però, non glielo aveva mai permesso.  Adesso si chiedeva se dipendesse dal fatto che le guidassero delle fate senza licenza.
Si sistemò i guanti di seta, mordendosi il labbro inferiore per la tensione. Si stava già pentendo amaramente di aver accettato di partecipare a quello stupido piano. Gettò un occhiata a Jace silenzioso al suo fianco. A degli occhi inesperti avrebbe potuto apparire rilassato, quasi annoiato, accasciato alla parete della carrozza con nonchalance, mentre si sistemava i guanti anche lui, ma Clary lo vedeva dalle sue mani incapaci di stare ferme e dai suoi occhi freddi quanto fosse nervoso mentre teneva sott'occhio Will, rigido al suo posto nell'altro sedile di seta nera. Lui stava guardando fuori dal piccolo finestrino con la testa persa chissà dove. Più di una volta Simon le aveva fatto notare quanto tempo passasse a fantasticare, senza spiccicare parola e ignorando il mondo intorno a lei. Clary non aveva mai pensato a come potesse  sembrare in quei momenti. Aveva la stessa espressione di Will? Con gli occhi vivi e brillanti e la bocca semidischiusa per lo stupore di qualcosa che vedeva solo lui?
Simon, nell'altro sedile accanto a Will, si tormentava le mani nervoso, ignorato dalle altre persone presenti nell'abitacolo. Né lui né Clary avrebbero dovuto essere lì, ma era stata un'idea di Camille, ovviamente.
 
Camille aveva chiesto un'udienza nell'esatto momento in cui era venuta a conoscenza della presenza di un figlio della notte proveniente dal futuro. Charlotte le aveva chiesto il suo consenso, prima di prendere una decisione e Clary in quel momento pensò che non fosse un'idea così malvagia se a muovere Camille era, come lei aveva detto, solo curiosità. Lei era una vampira e, come le aveva detto Jace, anche molto potente e sapeva della seconda natura di Simon molto più di quanto sapesse lei.
Se ne era pentita amaramente quando poi aveva visto la potente vampira entrare nel rifugio attrezzato per essere l'alloggio di Simon. Aveva guardato il ragazzo con una luce ardente negli occhi, nascosta da un' innocua e solo apparente curiosità.
Avevano parlato a lungo, quei due mentre gli altri Shadowhunters e Magnus restavano in silenzio. Gabriel e Luigi attendevano fuori dalla porta non avendo il permesso di essere a conoscenza della situazione.
Dopo un po', Camille voltò il viso verso Magnus che annuì, senza sorridere. Successivamente, la vampira si rivolse a Charlotte.  «Sono dell'idea che Simon debba partecipare alla festa del Pandemonium»
Clary scattò in piedi all'istante, percorsa da un moto di rabbia. «Assolutamente no.» aveva strillato.
Camille non rispose con lo stesso ardore, ma piegò la testa gentilmente di lato. «Mi dica, signorina, vuole tornare nel suo tempo?»
La ragazza fu presa alla sprovvista da quella domanda, tanto che perse l'ardore che l'aveva spinta a urlare contro una potente vampira vittoriana. «Mi pare ovvio» disse.
Gli occhi verdi di Camille si strinsero. «Allora deve esserci. E' ancora un uccellino.E' pressoché innocente e sono pronta a scommettere che non ha mai tolto la vita a nessuno»
Clary impallidì leggermente. «A nessuno di vivo, no.» ammise, un po' risentita. «Ma non vedo come questo possa essere utile in qualche modo» disse Jace, alzandosi in piedi e mettendosi al suo fianco. Alec stava seduto, crogiolandosi in un silenzio imbarazzato come ogni volta che aveva visto Magnus nel 1892. Simon intanto fissava Clary, silenzioso e inebetito da quella conversazione senza prenderne minimamente parte.
Fu Magnus a rispondere. «Parleranno con lui più facilmente, se lo vedono così innocuo.»  disse. «Potrebbero confidargli dei pettegolezzi e delle dicerie di cui non parlerebbero ad una vampira potente come Camille. In fondo, come potrebbe nuocergli? È solo un uccellino che ha appena imparato a volare.»
Prima che Clary potesse obbiettare che Simon non era un diavolo di uccellino, ma una persona che non doveva essere usata come capro espiatorio, Simon si alzò in piedi, con le mani infilate nei jeans - Henry gli aveva offerto dei vestiti di quando lui era più giovane, ma Simon aveva rifiutato gentilmente, sostenendo che tenere i suoi abiti poteva aiutarlo a capire chi fosse- e si rivolse a Camille. «Va bene. Verrò..»
Camille sorrise entusiasta, come se avesse appena ricevuto il giocattolo che tanto bramava. «Saggio ragazzo»
«..ad una condizione.»
Clary si morse le labbra. Conosceva troppo bene Simon, per non sapere quale sarebbero state le sue prossime parole. Quindi si lasciò cadere di nuovo sulla poltrona, sospirando con malinconia. Simon si voltò verso di lei, prima di cominciare a parlare. «Clary deve venire con noi.»
Camille arcuò le sopracciglia e a Clary venne voglia di darle un pugno. «E perché, di grazia?» chiese. Jace si era ammutolito, guardando Simon. Leggermente pallido e con le nocche sbiancate dalla stretta in cui le teneva, guardava Simon alternando occhiate di rabbia e rispetto. Era ovvio che Jace non la voleva a quella festa. Come al solito voleva lasciarla a casa ad aspettare nel timore che si facesse del male. A suo eterno merito c'era che non lo disse mai ad alta voce.
«Lei mi conosce» disse Simon, guardandola negli occhi per la prima volta da quando era entrata nel rifugio. «Sa chi sono io, molto meglio di quanto possa averlo mai saputo io stesso.»

 
«Raphael»
Clary alzò lo sguardo su Simon. Il ragazzo si stava guardando le mani, come alla ricerca di qualcosa che sperava di trovare lì ma non c'era.
Will distolse lo sguardo dal finestrino e lanciò un'occhiata di traverso al vampiro. «Che nome da pezzente»
Simon lo ignorò e si rivolse a Clary, con la perplessità negli occhi. «Ricordo questo nome. Non ricordavo il tuo, ma ricordo questo.»
Clary sospirò, guardando anche lei le mani del ragazzo. Non erano sottili come quelle di Jace, proprio no. Erano mani grandi, con dita forti e nocche nodose come quelle di un ragazzino non ancora cresciuto del tutto.
E che non sarebbe cresciuto mai. «Raphael è il nome dell'idiota che ti ha trasformato»  disse Jace, spostando lo sguardo da Will a lui. «Come te lo sei ricordato?»
Simon alzò le mani davanti al viso. «E' scritto qui, in qualche maniera. Lo riesco a sentire.»
Will fece un sorriso sottile. «Questa è la cosa più omosessuale che abbia mai sentito.»
«Per quanto mi duole ammetterlo» disse Jace. «Concordo con lui»
Clary diede un leggero schiaffo alla nuca bionda al suo fianco. «Lascia perdere questi idioti» sibilò, rivolta a Simon «Cos'altro ricordi?»
Lo sguardo di Simon era limpido come uno specchio d'acqua. Ma non mostrava nulla di nulla del vecchio Simon se non il solito calore di quegli occhi scuri che Clary aveva imparato a conoscere nel corso di quegli anni. «Niente»
Eppure, lei sapeva che non era vero. Ma sapeva anche che glielo avrebbe detto a tempo debito.
Fuori dal finestrino, nel frattempo, Londra scorreva veloce sotto il loro sguardo come milioni di macchie di diverse tonalità di grigio, che lasciò il posto al verde quando arrivarono nella campagna in cui si trovava la tenuta invernale di Ragnor Fell.
La carrozza si fermò con un sussultò. Jace e Will si scapicollarono per scendere per primi. Simon e Clary rimasero ancora qualche istante nell'abitacolo, osservandoli confusi. «Ma perché fanno così?» chiese lui, fissando i due ragazzi, eleganti e bellissimi sotto la luce della luna, a mangiarsi di insulti che l'avrebbero fatta rabbrividire anche con quaranta gradi all'ombra.
«Sono maschi» disse Clary come se quelle due laconiche parole potessero spiegare ogni cosa.
«Lo sono anch' io» Simon non la guardava. Aveva lo sguardo perso oltre il cielo pieno di stelle. La luna era appena a un quarto della sua forma e brillava come un sorriso di sfida dall'alto.
Clary fu inondata da una tenerezza fuori luogo. «Tu sei Simon» gli disse. «Chissà per quale ragione, sei un maschio evoluto rispetto a quei cavernicoli»
Con lentezza, Simon spostò lo sguardo su di lei. «Ricordo un'altra cosa» le disse.
La ragazza annuì piano. «Si, lo so.»
Lui la guardò confuso. «davvero?»
Avrebbe voluto non dover mai ricordarglielo. Che almeno in quel periodo potesse  dimenticare tutto il dolore che lei gli aveva procurato. Tutte le volte che l'aveva ferito e lasciato sanguinante. Ma lei non comandava i suoi sentimenti, per sfortuna, e mai avrebbe potuto. «Si, eri innamorato di me»
Lui la fissò a lungo. «E adesso?»
Lei scosse le spalle. «Stai frequentando Maia. Non sono sicura che tu ne sia innamorato, ma ti piace molto.» disse. «E, a proposito, si incavolerà parecchio se non torniamo presto a casa»
Simon sorrise. «Dev'essere una tosta.»
In quel momento, Jace aprì la portiera dal suo lato della carrozza. «Avete intenzione di fare la muffa lì?»
Clary sospirò, e le venne in mente quella volta da Madame Dorothea, quando lei aveva letto a Jace le foglie del thè. «Ti innamorerai della persona sbagliata» gli aveva detto. E, chissà come, era successo davvero. Lei non avrebbe potuto essere che la persona più sbagliata per Jace. La figlia naturale dell'uomo che lo aveva cresciuto. C'era una così tale ironia in questo che ogni volta che ci pensava a lungo le veniva da ridere. Ma poi, guardando il viso di Jace mentre le porgeva una mano per aiutarla a scendere pensò che non ci si poteva davvero innamorare della persona sbagliata per un semplice motivo: Perché, quando ci si innamora, ci si innamora davvero, non c'era mai niente di sbagliato.
 
«Signorina, gradisce qualcosa da bere?» un pixie dall'aria allegra le stava porgendo un vassoio d'argento con sopra dei meravigliosi calici di vetro dal lungo stelo a forma di viticci di rosa, colmi di vari liquidi dai diversi colori scintillanti.
Clary era ancora scottata, così come Simon, dall'ultima volta che le sue labbra avevano toccato qualcosa di oscura provenienza per accettare. Quindi scosse il capo, silenziosa. Rivolse uno sguardo al suo signore - faticava da morire solo a pensarla quella parola associata a Simon, figurarsi pronunciarla -  e lo vide a cercare con gli occhi Camille che si trovava appena davanti a loro, insieme a Magnus, a chiacchierare sulla festa insieme a quelli che sembravano stregoni. Jace e Will erano dietro di lei, silenziosi e rigidi come delle eleganti guardie del corpo. Jace guardava Camille, ovviamente, come un perfetto succube dovrebbe fare. Ma Clary sapeva che con i suoi affilatissimi sensi da cacciatore non la perdeva d'occhio nemmeno un istante. Lei e Simon erano appena un po' distanti, in attesa di essere presentati al padrone di casa dalla vampira.
Camille si voltò verso di loro con un bellissimo sorriso sul volto candido.  «Oiseau» chiamò con voce allegra. «Avvicinati»
Simon si irrigidì accanto a Clary. «Sta parlando con me?» le chiese in un sussurro.
Gli si avvicinò per abbassare il tono di voce. «penso di si.»
Lo sguardo che Camille rivolse loro non sembrava più così allegro. Simon si incamminò verso la vampira e Clary si tenne a debita distanza da brava soggiogata quale doveva fingere di essere.
Camille passò il ventaglio sotto il mento di Simon per alzargli il viso. «Voglio presentarvi il mio nuovo uccellino» disse. Clary potè giurare di sentire una nota di vibrante orgoglio nella voce della vampira. «Simon Lewis»
Gli occhi di uno dei due stregoni scintillarono quando si posarono su di Simon che, intanto, si era irrigidito al suo fianco. «Un americano» dichiarò. «Affascinante» aveva i capelli biondi, tanto chiari da sembrare bianchi alla luce delle candele, e lisci, legati all'indietro con un cordino di pelle marrone scuro, con occhi castani e la pelle verde, come la schiuma del mare. Labbra piene e morbide e mani dalle dita sottili che le ricordavano delle penne stilografiche. Tutto in lui, dalla pelle verde alle scintille di magia che emanava, e le piccole corna che gli si attorcigliavano sul capo urlavano a gran voce la parola stregone.
Simon rimase in un ostinato silenzio. Lo stregone rise. «Non sembra una persona loquace.»
Camille rise di rimando, con una risata cristallina. «Ormai dovresti conoscermi, Ragnor. L'ho scelto per questo.»
Clary frenò all'ultimo secondo l'impulso di sbarrare gli occhi. Ragnor Fell. Quell'uomo che le stava davanti, quello stregone con un bicchiere cristallino tra le lunghe dita mentre sorseggiava solo l'angelo sapeva che cosa, era lo stesso uomo che avrebbe aiutato sua madre a fuggire da Valentine, lo stesso che le avrebbe fornito la pozione che l'aveva mandata in coma. Lo stesso che dopo più di cento venti anni di vita sarebbe stato ucciso da suo fratello.
Obbiettivamente, Clary non capì perché si fosse stupita tanto. Sapeva che lo stregone avrebbe partecipato alla festa.
Dopotutto, erano in casa sua.
Non osò alzare gli occhi per incontrare quelli di Jace, così come il ragazzo non spostò lo sguardo da Camille.
Allora Simon fece qualcosa che la sorprese. Un inchino, leggermente accennato, col capo. «E' un piacere conoscerla, Mister Fell.» disse, con una voce che Clary gli aveva sentito usare spesso con i loro professori. Un falsissimo rispetto di facciata.
«Lady Belcourt mi ha parlato così tanto di voi che mi sembra conoscervi già.» spostò il braccio e porse la mano a Clary, che pose la propria sulla sua. «Lei è Clarissa, una mia amica»  pronunciò l'ultima parola con ironia, cosicché  Ragnor fece un aperto sorriso. «Oh si, lo immagino.»Si rivolse a Clary in una piccola riverenza. «Avete un'amica bellissima, non c'è che dire.»
«Lo so, grazie.»
Clary arrossì leggermente e non disse nulla. Ma non arrossì per Ragnor Fell, né per Simon. Del primo non le importava assolutamente nulla, e del secondo sapeva già tutto ciò che c'era da sapere. Arrossì perché sentì Jace, al suo fianco, pianissimo per non farsi sentire da nessuno, emettere un leggero ringhio. Lo sapeva che Jace fosse geloso di lei. Glielo aveva dimostrato tante e tante volte. Ma saperlo e vederlo erano due cose completamente diverse.
L'altro stregone che era con Ragnor Fell, che secondo Clary aveva bisogno di perdere una tonnellata o due, batté la mano pesantemente sulla spalla di Simon, ridendo appena. «Vieni con me, ragazzo» gli disse con la sua voce cavernosa. «Mi è venuta una certa sete»
Simon le lanciò un'occhiata che sarebbe potuta apparire impaurita. E difatti era proprio così. Ringraziò il cielo per aver insistito per portare delle armi con sé. Sentì il freddo del metallo sulla coscia dove  un pugnale d'argento era infilato in una giarrettiera, così come la spada angelica non evocata nello stivale destro e lo stilo in quello sinistro.
 Clary li seguì silenziosa verso il bancone dove diverse fate stavano mescolando cocktail dai colori scintillanti. Lo stregone si avvicinò al bancone e si rivolse ad una fata dai capelli verdi come le foglie, lunghi fino alla vita che li teneva fermi con una fascia di rami intrecciati. «Scotch per me e un Queen Elizabeth per il mio amico, splendore.» lei sorrise e cominciò ad armeggiare con le bottiglie dietro di sé.
Simon sogghignò. «Date i nomi di regine ai Cocktail?»
Lui rise forte. «Solo ai migliori»
La fata verde porse un bicchiere dal lungo stelo a Simon. Il cocktail era rosso e corposo e, chiaramente, odorava di sangue. Ma c'era una nota metallica che Clary non riuscì a capire. Elegante, come in molti drink, una fragola era infilzata nel bordo del bicchiere.
Simon, con più autocontrollo di quanto Clary credesse, ne prese appena un sorso e fece un'espressione strana, per poi sorridere. «La Regina Elisabetta. Anche nota come la Regina vergine
Clary represse a forza un conato di vomito. Sangue di vergine. Sangue di una ragazza... Beh, come lei. Strappato con chissà quali mezzi perché un vampiro potesse avere un cocktail migliore. Clary era dell'idea che solo questo fosse sufficiente per arrestarli tutti.
Lo stregone rise di gusto, ingoiando il contenuto del suo bicchiere in un sol sorso. «Hai gusto, ragazzo!» gli disse battendogli un'altra volta la mano sulla schiena. «Il sangue delle vergini ha sempre quel qualcosa in più, vero?»
Simon bevve ancora dal suo bicchiere. «Si, direi di si»
Clary si girò appena per vedere Will che li stava fissando. Un'espressione divertita sul bel volto. Si rigirò stizzita, ignorando lo sguardo puntato su di sé.
«Benjamin» disse una donna bellissima, con lunghi capelli corvini, in un abito rosso elegante appoggiandosi con disinvoltura alla spalla dello stregone che avevano davanti. «Non mi presenti ai tuoi amici?»
«Certo» stringendole la vita le fece un baciamano perfetto. «Questa è Lady Aimee.» disse. Poi si rivolse a lei  «Lui è il nuovo uccellino di Camille, insieme ad una sua amica»
Aimee guardò Simon con un distratto interesse. «Devo dire che Camille ha un certo gusto.» sorrise affabile. Simon non si smosse di un millimetro. «Non si può dire lo stesso di te, mio caro.»
Ahi.
Clary non si scompose . In quel momento avrebbe potuto stravincere a poker per la facciata perfetta che stava tenendo.
«Oh non dire così, Aimee.» la rimproverò Benjamin con una leggera pacca sulla mano. «Trovo che per essere un mezzo folletto sia adorabile. E totalmente adatta ad un uccellino.»
Ecco perché Camille non aveva obbiettato sulla sua presenza. Perché sapeva che lei non sarebbe mai sembrata una Shadowhunter là in mezzo. Senza farsi notare girò leggermente il viso verso Camille, e la vedeva esporre Jace e Will come fossero due manufatti antichi da museo che si portava in giro. Era strano sentirsi così infinitamente piccoli e invisibili, dopo che appena qualche momento prima si era sentita così bella sotto lo sguardo di Jace.
Ciononostante, in quel momento non era una ragazza. Era una Nephilim in missione che voleva solo tornare a casa. I problemi di autostima li doveva lasciare da un'altra parte.
Nel frattempo, Lady Aimee e Benjamin li avevano condotti ad una serie di divanetti posti in fondo alla sala, facendo accomodare Simon su un divano nero con rifiniture rosso scuro. Lei, come gli avevano fatto notare, poteva stare comodamente in piedi con gli altri succubi mentre gli altri due si sistemavano alla sua sinistra.
C'erano già diverse persone sedute sugli altri divani.  Una mescolanza di stregoni, vampiri e fate che conversavano amabilmente su vari argomenti che risvegliavano l'interesse generale. Ogni tanto persino Simon prendeva la parola, dimostrandosi un attore migliore di quanto Clary avrebbe mai potuto pensare.
«..per non parlare degli accordi.» stava dicendo stizzita una vampira dall'aria esotica con una favolosa pelle color caramello. «Sono la più grande idiozia cui i Nephilim ci abbiano mai obbligato. Per carità.»
Simon corrucciò le sopracciglia. «Obbligato?» chiese, improvvisamente attento alle chiacchiere intorno a lui. «Credevo fosse un'alleanza.»
Benjamin rise di gusto ticchettando le dita sul bicchiere cristallino che teneva stretto fra le dita cicciottelle. «Oh, piccolo uccellino. Se l'ingenuità fosse una malattia, saresti morto da un pezzo.» prese un lungo sorso e fece schioccare la lingua prima di continuare. «Credi davvero che noi avessimo una qualche scelta? Che, dopo che i Nephilim ci hanno offerto un'alleanza, avessimo davvero la possibilità di rifiutare
A Clary venne in mente Il Padrino. Il console in nero, dietro una scrivania che diceva ai nascosti: Vi farò un'offerta che non potrete rifiutare. Si morse la lingua per non ridere.
«Continuo a non capire»
«Se avessimo rifiutato di stringere un'alleanza, saremmo sembrati ostili.» disse Lady Aimee, contemplando il suo vino rosso. «Sarebbe scoppiata una guerra tra Nascosti e Nephilim. Una guerra che, per quanto mi dolga ammetterlo, non avremmo mai potuto vincere.» prese un lungo sorso di vino. «Invece, accettando questa farsa, possiamo continuare a fare quel che vogliamo, finchè quei bastardi del cielo non lo scoprono»
Simon annuì sorridendo. «E se lo scoprissero?»
Metà di coloro che erano sui divanetti scoppiarono a ridere. «Ti prego, piccolo!» sospirò un uomo che sembrava sulla cinquantina. «Sono troppo impegnati a sentirsi importanti per dare conto a noi che infrangiamo quegli stupidi accordi.»
Clary accusò malamente il colpo. La conosceva bene l'opinione dei Nascosti sugli Shadowhunters. Magnus gliela aveva ribadita parecchio. E sottolineata. E mandato sms per ricordargliela. Non era bello essere lì, impotente, mentre quei deficienti deridevano lei e la razza a cui apparteneva. Per un momento gli ricordarono Valentine che disprezzava ciò che invidiava alla follia.
«A proposito di infrangere gli accordi» disse Benjamin asciugandosi gli occhi dalle lacrime. «Dov'è finito quel piccoletto di Cameron?»
La Shadowhunter tese bene le orecchie sull'argomento. «E chi lo sa?» fece una fata seduta accanto a Simon. «Magari sta ancora cercando di inventare l'incantesimo che lo farà diventare famoso come Merlino!» disse le ultime parole imitando una voce nasale, leggermente stridula da ragazzo non ancora cresciuto del tutto.
L'uomo sulla cinquantina sospirò. «Che bellezza. l'essere giovani e innamorati della fama e delle novità.» disse con aria malinconica. «Cameron potrebbe davvero farcela a compiere quell'incantesimo. È intelligente e decisamente testardo.»
Ditelo. Dite quale maledetto incantesimo sta cercando di fare.
Sarebbe bastata una sola parola e avrebbero finalmente saputo chi e cosa cercare.
«Bah» sbottò Benjamin. «A me sembra solo un ragazzino presuntuoso.»
Aimee fece un sorriso sottile. «E il fatto che sia l'allievo prediletto di Ragnor Fell non influisce minimamente sul tuo giudizio, immagino»
«Assolutamente» confermò Benjamin. «Anche io sono stato l'allievo prediletto di Ragnor. Non è una cosa così speciale.»
Dall'occhiata che molti gli rivolsero, Clary dubitò fortemente che fosse così.
Da quel momento cambiarono argomento di conversazione, passandolo a pettegolezzi amorosi di cui non le importava un fico secco. S'interruppero solamente quando sentirono un rumore stridente metallico per tutta la sala. All'improvviso delle spesse finestre di metallo lucido si sovrapposero a quelle delicate di vetro decorato. Con un sonoro Click anche le porte della sala si chiusero, bloccando tutti i partecipanti alla festa dentro.
«Nessuno uscirà da questa sala.» La voce di Ragnor Fell si sparse per tutta la sala, fredda e tagliente come la lama di un rasoio. «Fino a quando il Ladro non restituirà ciò che mi è stato sottratto.»
  
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