Fanfic su attori > Josh Hutcherson
Segui la storia  |       
Autore: Teikci Ni Kare Suh    16/09/2012    2 recensioni
Me ne stavo seduta su quella scomoda panchina con le gambe incrociate e il nasp nel libro.
Poi un imprecazione volò nell'aria e io alzai gli occhi.
Lui era lì, il volto contratto in una smorfia, gli occhiali da sole sui capelli arruffati e gli occhi pieni di disappunto.
Stava osservando qualcosa, ma io avevo occhi solo per lui...Josh Hutcherson.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A little surprise

 
  Salimmo per il treno diretto a Los Angeles e ci stendemmo sulle nostre rispettive cuccette.
Non riuscivo a dormire.
Il pensiero di lui mi trafiggeva e non potevo toglierlo dalla mia mente.
Dal mio cuore.
Forse lo avrei visto o forse no.
Negli ultimi due giorni avevamo visitato San Francisco con molto entusiasmo e c’eravamo divertiti molto ma…io ero sempre assorta nei miei pensieri e non credevo di aver assaporato fino in fondo la visita alla città.
Cercai alla ceca il mio MP4, lo accesi e iniziai ad ascoltare un po’ di musica e tentai di svuotare la mente.
Dopo poco mi addormentai.
 ***
 
“Ehi, piccola”
Aprii gli occhi a fatica e vidi mio padre vicino a me.
Mi strofinai gli occhi e mi accorsi di avere il viso bagnato, dovevo aver pianto mentre dormivo.
“Dev’essere un po’ di stress pa, niente di che” dissi mentre cercavo di rassicurarlo sorridendo.
Probabilmente però feci più una smorfia che un sorriso, perché lui non sembrò convinto.
“Cerca di dormire ancora un po’. Non manca molto” mi baciò sulla fronte e scese la scaletta, ritornando alla sua cuccetta.
Ovviamente non riuscii a dormire e aprii il finestrino vicino a me.
L’aria mi svegliò completamente e dopo qualche ora eravamo arrivati a Los Angeles.
Partimmo come previsto per il nostro hotel, le case sfilavano in gran ordine e i quartieri si susseguivano infiniti.
Arrivati salimmo nelle rispettive camere, e mi affacciai al balcone della mia.
Passarono pochi minuti quando sentii il mio cellulare vibrare.
Mi avvicinai al comodino controvoglia e presi il cell.
I messaggio era di io padre che si trovava con mia madre nella stanza accanto alla quella mia e di mio fratello.
Papà: Avete la mattinata libera. Vi vogliamo all’entrata dell’hotel alle 13.0 in punto. Papà
Sorrisi. Avevo tutta la mattina per me, avrei solo dovuto convincere mio fratello a lasciarmi girovagare da sola.
“Chi è?”
“Era papà. Abbiamo del tempo libero fino all’una” gli risposi.
“Benissimo” si alzò dal letto sfregandosi le mani “Immaginò che  però non dovrò perderti di vista un solo secondo” aggiunse sbuffando.
“A proposito di questo, non è che potrei farmi un giretto per conto mio?” gli chiesi speranzosa.
Lui mi fissò
“E me lo chiedi anche? Basta che ogni tanto mi mandi un messaggio per dirmi dove sei, e anche per accertarmi che respiri ancora, chiaro? Se no i vecchi mi uccidono veramente sta volta, e non è uno scherzo” mi rispose, anche lui in parte sollevato.
“Perfetto, grazie fratellone” gli stampai un bacio sulla guancia e mi preparai la roba da portare con me durante la visita della città.
Poi controllai che i miei non fossero nel corridoio e mi fiondai giù per le scale dell’hotel, rischiando di andare a sbattere contro una coppia di vecchietti che imprecarono contro di me.
Uscita dall’hotel svoltai a caso in qualche strada tanto per allontanarmi, poi mi fermai e tirai fuori dalla borsa una mappa.
Avevo visto un piccolo parco da qualche parte a nord della città.
Poi ripensandoci, rimisi nella borsa la mappa e decisi che avrei prima girovagato un po’ per la centro a casaccio, per dirigermi dopo un po’ al parco.
La città brulicava di vita, e la sentivo scorrere in me, mentre percorrevo le grandi vie piene di gente indaffarata.
L’aria non era certo delle migliori, visto il grande numero di veicoli, ma non potevo lamentarmi.
Mi fermai a comprare degli Yakitori, spiedini di pollo tipici giapponesi, e chiesi informazioni a una ragazza, per chiedere di quel parco.
Lei mi guardò stupita e disse che non sapeva di cosa stessi parlando, poi tirò dritto senza più darmi retta.
Risentita verso la ragazza, camminai ancora un po’ e trovai un anziano seduto su una panchina e gli posi la stessa domanda.
Lui mi sorrise benevole e mi chiese di dove fossi.
“Sono italiana, signore” gli risposi
“Bel posto l’Italia. Sai, non si direbbe che sei di lì, hai un ottimo accento inglese. Ma c’è qualcosa nel tuo viso e nei tuoi occhi che dici che non sei di qui e che sei speciale”
Io sorrisi un po’ imbarazzata e lo ringrazia, poi mi indicò dove fosse il parco.
Mi disse che era poco conosciuto e perciò non avrei trovato molta gente, era un posto tranquillo.
Lo ringraziai ancora e mi diressi spedita verso il parco.
Arrivai a un piccolo muretto mal messo che separava una strada di periferia da una distesa d’erba.
Lo oltrepassai e mi diressi verso il centro.
Non c’era nessuno e regnava il silenzio più assoluto.
Sgranocchiai il mio ultimo yakitori, alla ricerca di una panchina.
Ne trovai una all’ombra di un albero, che doveva essere una quercia vista la forma delle foglie.
Mi sedetti e cercai di fare il punto della situazione: erano le 10 e io avevo ancora tre ore di tempo.
Bene.
Tirai fuori il libro che alla fine avevo deciso di portare con me Mockinjiay.
Lo strinsi forte al petto.
Mi dava un senso di pace averlo con me, come se qualcosa di casa mi avesse seguito e mi proteggesse dal mondo che non conoscevo.
Lo aprii al punto in cui ero arrivata e mi immersi nella lettura.
Dopo circa mezz’oretta accadde qualcosa.
Me ne stavo seduta su quella scomoda panchina con le gambe incrociate e il naso nel libro.
Poi un imprecazione volò nell'aria e io alzai gli occhi.
Lui era lì, il volto contratto in una smorfia, gli occhiali da sole sui capelli arruffati e gli occhi pieni di disappunto.
Stava osservando qualcosa, ma io avevo occhi solo per lui...Josh Hutcherson.
Chiusi il libro piano e lo riposi nella borsa.
Mi alzai lentamente, quasi avessi paura di cadere o fare rumore.
Continuai a guardarlo sbalordita.
Lui stava guardando il suo cellulare.
L’espressione sul suo volto era piuttosto infastidita.
Feci un passo avanti e accidentalmente spezzai un rametto, che si ruppe in due con un rumore secco.
Lui si voltò sorpreso e mi fissò.
“Who are you?” mi chiese
Poi io caddi.
  
 
 

Angolo autrice
 
Contrariamente a quanto avevo preannunciato ecco Josh!!! Lo so che il capitolo non è lunghissimo, e a ciò rimedierò, ma sono soddisfatta di averne scritto uno abbastanza in fretta rispetto agli altri.
Spero che questo vi sia piaciuto, alla prossima.
E mi raccomando, recensite!
Teikci
 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Josh Hutcherson / Vai alla pagina dell'autore: Teikci Ni Kare Suh