Libri > Le Cronache di Narnia
Segui la storia  |       
Autore: Daughter of the Lake    16/09/2012    0 recensioni
Susan, derelitta, sola, ma determinata a sopravvivere, deve adesso fare i conti con la perdita di tutta la sua famiglia. Che cosa ha in serbo il destino per lei? Riuscirà a permettere al suo cuore di riaprirsi a nuove possibilità?
E in più, perché smise di credere in Narnia?
Lo scoprirete solo leggendo...
Dal Prologo
Doveva provarci, doveva riuscire a tornare indietro.
Fece qualche passo, fino a ritrovarsi di fronte ad esso, quel portale per un altro mondo.
Ci entrò, stando attenta a non chiudersi a chiave. Con lo sguardo fisso sulle porte, indietreggiò, come, ricordò, aveva fatto Lucy la prima volta.
Sbatté contro la parete di fondo.
Ci sbatté di nuovo.
E di nuovo.
Poi si girò e ci ribatté ancora, con la fronte.
Poi la prese a pugni.
Picchiò, picchiò e picchiò, ma la parete era sempre lì.
Infine si lasciò cadere a terra, sul pavimento dell'armadio, con la testa appoggiata alla maledetta parete che non voleva sparire. Sentì qualcosa scivolarle da sotto il pullover, che ancora non si era tolta da quando erano tornati indietro, tutte quelle ore fa.
[...] facendo luce sul foglietto di carta che le era caduto per terra.
[...] Sembrava pergamena di Narnia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Susan Pevensie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 8

 

Risveglio

o

Nel cuore della notte

 

(Amici con formalità)

A circa metà del terzo giorno di viaggio, si arrivò a Cair Paravel.

Le genti di Narnia e quelle di Archenland si erano separate direttamente dal Grande Bosco; il Re Lune e la sua corte per dirigersi nel loro regno a sud, i Narniani per il castello reale a est.

I saluti sembrarono cordiali e amichevoli come sempre, ma in realtà erano impregnati di una sfumatura di amarezza; nonostante il Re Lune non desse la colpa dell'accaduto ai sovrani di Narnia, si era però pentito di aver accettato di partecipare a tale "festeggiamento", avendo perso alcuni dei suoi uomini nell'attacco. Peter, Edmund e Lucy avevano colto tutto ciò e se ne rammaricavano; contavano, però, sulla buona natura del loro alleato e amico, pronta sempre a perdonare.

Una volta che i loro vecchi compagni di viaggio furono scomparsi oltre l'orizzonte, si partì.

Susan fu trasportata su una lettiga. I suoi fratelli erano preoccupati del fatto che ancora non si svegliasse, ma il dottore li aveva rassicurati – prima o poi ella si sarebbe risvegliata e loro in nessun caso avrebbero dovuto forzare il corso della sua guarigione; l'aria pura e magica di Narnia l'avrebbe guarita.

Ciò non impedì comunque loro di passare molto tempo al suo fianco, parlandole, nella speranza che sentendo la loro voce sarebbe stata più propenza ad uscire dal suo sonno. Ma non accadde nulla, lei era sempre immobile: era Lucy a farla bere e a farle ingoiare dei decotti nutrienti a base di erbe preparati da Lord Ber.

Sir Richard, il Cavaliere del Drago, cavalcò insieme ai due re – su un cavallo, il suo drago volava alto sopra di loro – per la maggior parte del viaggio, quando essi non erano al fianco della sorella; in questo modo Peter e Edmund poterono confermare la loro simpatia nei suoi confronti e porre le basi per un'amicizia che si sarebbe protratta per molti anni a venire.

Egli raccontava loro molte storie sulle sue precedenti avventure insieme al padre o ai suoi amici anch'essi Cavalieri dei Draghi, e in cambio i due fratelli lo istruivano su tutto ciò che veniva loro in mente sulle tradizioni e la storia di Narnia: discussero anche ampiamente di tutte quelle attività di cui i giovani sono appassionati, come le armi, i combattimenti e le strategie di guerra e così il cavaliere, avendo molta più esperienza di loro, essendo stato preparato all'arte del combattimento sin da bambino, si offrì di aiutarli ad addestrarsi e di dar loro anche alcune dritte che si sarebbero potute rivelar loro utili.

Per quando arrivarono al castello i nostri sovrani si ritrovarono, nonostante tutto, lieti di aver prolungato quella battuta di caccia, visto ciò che aveva loro portato – un cavaliere esperto, della loro età, che poteva esser loro amico nel vero senso della parola (sempre mantenendo comunque certe formalità, loro, dopotutto, erano pur sempre dei re) e che in più veniva da un altro mondo, come loro! Egli era anche carismatico, una compagnia interessante, con sempre qualche cosa da dire, spesso divertente - ne erano positivamente entusiasti.

Entrati nel parco del castello venne loro incontro un comitato di benvenuto, molto preoccupato per la prolungata assenza dei loro sovrani.

(Risveglio)

Fu durante la seconda notte da che erano ritornati, che Susan si risvegliò.

Aprì gli occhi in un'oscurità soffusa, accogliente, e con grande piacere si rese conto di essere sdraiata sul un letto e non più sulla dura terra.

La testa ancora vagamente le girava e, per quanto si sforzasse, proprio non riusciva a ricordare cosa le fosse successo; si mise lentamente a sedere e si beò della vista del camino accesso, che riscaldava l'aria frizzante della notte e diffondeva una lieve luce sul mobilio familiare della sua stanza a Cair Paravel.

Dopo qualche minuto in cui rimase appoggiata ai cuscini, cercando di ricordare quando e come fosse ritornata lì, capì che non poteva più stare sdraiata; anche se era molto tardi - così almeno sembrava - la sua mente era ormai sveglia e nel pieno delle sue facoltà, se pur ancora un pò confusa e pulsante, e i suoi dubbi richiedevano di essere colmati necessariamente. Scostò, quindi, le coperte e poggiò i piedi nudi sul pavimento ormai tiepido, restando in quella posizione fin quando la stanza smise di girare.

Andò poi ad affacciarsi alla finestra: si sorprese, che la luna fosse quasi piena; era stata una sottile falce quella notte nel bosco...

Le tornarono così, di colpo, in mente i tre giorni di caccia, del tè che aveva preso insieme a Lucy con le creature dei boschi, del banchetto a base di cervo, delle danze e dei canti e dei giacigli sotto le stelle...ma poi era successo qualcos'altro riguardo al quale aveva un grande vuoto.

Pensava, le sembrava, di essere svenuta, ma non ne capiva il perchè; ricordava bene, invece, di essersi svegliata da qualche parte, giacente in terra, di aver avuto un bernoccolo in testa – che, constatò, tastandosi il retro del capo, esisteva ancora – di essere stata quasi soffocata da un fuoco, di essere stata afferrata da qualcuno e poi che qualcun'altro aveva gridato, e infine...un viso. Aveva l'immagine di qualcosa che poteva essere il viso di un uomo, ma era più una macchia di colore indistinta, che una vera forma...era sicura che lo fosse soltanto per quegli occhi, di luce azzurrina - l'unica cosa, in mezzo a tutta quella confusione, di cui avesse un chiaro ricordo.

Ma magari se l'era solo sognato; sembrava tutto irreale.

Però il dolore alla testa...e la luna che non era più solo una falce...si era persa dei giorni? Come? Perchè?

Doveva trovare immediatamente i suoi fratelli; loro avrebbero saputo rispondere a tutte le sue domande.

Non riflettè sul fatto che era notte fonda e che loro molto probabilmente erano addormentati: prese direttamente un mantello e uscì dalla sua camera.

(Lei e lui)

I corridoi, durante la notte, erano sempre deserti.

Quella notte, non del tutto.

Lei li conosceva a memoria.

Lui voleva conoscerli.

Lei era stata spinta a percorrerli da un profondo desiderio di sapere.

Lui dalla curiosità.

Lei aveva una precisa meta in mente.

Lui, invece, no.

Lei era sovrappensiero, fissava il pavimento quasi che potesse aiutarla a concentrarsi meglio, che non si accorse della persona che stava camminando nel verso opposto al suo per il corridoio in cui lei stava passando per arrivare alla stanza del fratello: ci andò a finire proprio addosso.

Lui, non appena se la ritrovò davanti, intenta a percorre lo stesso suo corridoio, con lo sguardo basso, all'apparenza senza un meta, pallida e con la veste bianca, pensò fosse un fantasma - anche se indubbiamente un bellissimo fantasma: ma questo fu prima che le venisse addosso.

(Nel cuore della notte)

Susan si ritrovò a finire, nel bel mezzo di un corridoio, contro qualcosa di duro, che non poteva essere un muro; ma fu solo quando due forti braccia le impedirono di cadere all'indietro che si accorse fosse il petto di un uomo. Alzò lo sguardo e incontrò quegli stessi occhi azzurri di cui aveva un'immagine così vivida nella sua memoria. Disse allora di getto le prime parole che le passarono per la testa, senza rifletterci, cosa che le causò, poi, grande imbarazzo: << Ma allora non sei un sogno. >>

Richard si accorse, quando afferrò quella donna per le spalle per impedirle di cadere, che era la regina che aveva salvato giorni prima. Deglutì.

E' davvero la donna più bella che abbia mai visto, pensò.

Era solo una fanciulla, la regina - il re Peter aveva detto avesse un anno in meno di lui, che ne aveva diciassette – aveva una pelle bianca e delicata, lunghi capelli nero corvino, labbra carnose e occhi del colore del cielo quando è sereno...aveva già notato tutto questo, nonostante ella, allora, fosse stata coperta di polvere e fuliggine, quando l'aveva presa tra le braccia e poi deposta a terra, dopo averla salvata dalle grinfie di quei nani: era stata leggera come un giunco e aveva avuto uno sguardo così intenso, seppur pieno di smarrimento e confusione, e dolore, che non pensava l'avrebbe mai dimenticato. Anche se...

<< Ma allora non sei un sogno. >>

Ella profferì all'improvviso, spalancando gli occhi, sembrando sorpresa, non appena i loro sguardi si incontrarono.

<< Ehm...io... >> luì non riuscì a mascherare un mezzo sorriso divertito << ...in realtà no, Vostra Maestà, io sono... >>

Susan si rese conto di colpo, con orrore, di ciò che aveva detto e tornò alla realtà; si coprì la bocca con le manì e attraverso di esse esclamò:

<< Per Aslan! NO!! Non volevo dire questo... >> e cominciò a balbettare frasi incoerenti. Come aveva potuto esternare così i suoi dubbi? Aveva adesso rivelato a quello sconosciuto che egli era stato parte dei suoi pensieri, dei suoi sogni, ponendolo in una posizione di vantaggio nei suoi confronti!

Sarebbe potuta morire di vergogna: desiderò che la terra sotto di lei la inghiottisse.

Ella era così buffa, con gli occhi sgranati, il viso tutto rosso che cercava di coprire con le mani, balbettante in cerca di rimediare al suo errore, che Richard non riuscì proprio ad impedirsi di ridere apertamente – non che ridesse di lei, ma proprio che trovava la situazione estremamente divertente.

Lei invece lo intrepretò proprio in quel modo.

Quelle risate la fecero infiammare; l'imbarazzo si trasformò in furore.

Come osava quell'uomo prendersi gioco di lei, la sua Regina?

Susan agrottò di scatto le sopracciglia, lo fissò intensamente e parlò, in modo molto freddo e composto. Più o meno.

<< Mi sembra di aver capito che lei sappia che io sono la regina, qui! >> il suo scatto fece morire di colpo le risate dell'uomo, che sgranò gli occhi, sorpreso, e anche un pò spaventato << E non credo che sia quindi accettabile che voi possiate prendervi gioco della vostra reg... >>

<< No! >> la interruppe lui << Vostra Maestà, non mi prendevo gioc... >>

<< E non mi sembra che si possa interromperla mentre lei parla!! >>

I suoi occhi di ghiaccio mandavano scintille; lo congelarono.

Come poteva essere stato così stupido da ridere in faccia a una regina, a provocarla in quel modo?

Si fissarono - lei torva, ribollendo internamente, lui ad occhi sgranati, temendo una nuova sfuriata - per alcuni infiniti istanti.

Dopo un pò lui cercò di parlare di nuovo, con un tono più umile e sommesso, stavolta, per calmare le acque...si inchinò anche.

<< Vostra Maestà, vogliate perdonarmi...non era mia intenzione... >>

<< Se perdonarvi o no >> ella lo interruppe gelida << sarà mia decisione farlo; ma intanto è assolutamente inaccettabile che voi approfittiate così del... >> egli rispalancò gli occhi e stava per protestare, ma un dito e uno sguardo minacciosi lo fermarono << ...della mia confusione in merito agli ultimi eventi... >>

A questo punto Susan si fermò, stette in silenzio mentre valutava l'uomo di fronte a sè, riflettè sul da farsi, poi fece per andarsene, superandolo.

Egli non valeva il suo tempo.

<< Aspettate! Aspettate, Vostra Maestà! >> lui cercò di fermarla - lei si girò di scatto verso la sua direzione << Maestà, vi assicuro che io... >>

<< Non c'è bisogno di aggiungere altro. >> lo fermò << Chiunque voi siate, andrò adesso a parlarne con mio fratello il re, in modo tale da riferirgli la vostra insolenza... >>

Richard si sentì invadere dal panico. Poteva, lei, inimicargli i fratelli, nonostante loro l'avessero preso in simpatia? Se ciò fosse accaduto, avrebbero potuto rendere la sua permanenza un inferno!

<< Vostra Maestà, vi prego!, se vogliate ascoltarmi per un solo minuto... >>

<< Non ho intenzione di farlo. >> Lei gli diede le spalle e si incamminò lungo il corridoio, decisa a non voltarsi più indietro.

<< Non mi prendevo gioco di voi, Maestà! >> le corse dietro << ...ridevo soltanto, soltanto perchè la situazione mi sembrava divertente, ma non volevo offenderla!, mi avete colto di sorpresa e non stavo pensando... >>

<< Già, non pensavate, pensa un pò che scoperta! >> disse lei, acidamente.

Susan non sapeva cosa le stava succedendo; lei non era così, solitamente, era sempre gentile - anche quando i suoi fratelli la prendevano in giro, si limitava prima a sorridere e poi a ricambiare loro il favore... - ma quell'uomo, chiunque egli fosse, quell'uomo non si era limitato a prenderla in giro, no! L'aveva umiliata. Questo non poteva accettarlo; lei era una regina, le si doveva portare del rispetto, ne andava della sua integrità!

<< Maestà! >> egli continuò << ve lo giuro, non mi stavo approfittando di voi in nessun modo, non me lo sognerei mai, ho soltanto... >>

<< Basta! >> scattò alla fine lei, esasperata << Lasciatemi in pace, adesso! E smettetela di seguirmi o chiamerò le guardie! >>

<< Io sono una guardia, Altezza. >>

Ciò riuscì finalmente a catturare la sua attenzione. Lei si voltò indietro, sorpresa - ma soprattutto scettica.

Lui si inchinò di nuovo.

<< Sir Richard, Cavaliere del Drago, nuovo membro della Guardia Reale e fedele servitore vostro, Vostra Maestà. >> si presentò; alzò poi il capo in modo esitante, adocchiando la reazione della sua interlocutrice.

Lei non cambiò espressione, si limitò soltanto ad agrottare di più le sopracciglia – che titolo era mai, Cavaliere del Drago? - dicendo:

<< E ditemi, Sir Richard, chi è che vi ha nominato? >>

<< Vostro fratello il Re Peter, Maestà, cinque giorni fa. >>

Cinque giorni...e dove era lei, in tutto questo tempo? Possibile, che avesse dormito per tutti quei giorni?

<< Maestà, intuisco la vostra confusione >> alzò lo sguardo su di lui << ma se mi lasciaste spiegare per qualche minuto, potrei alleviarvela..da quanto ho capito, ricordate vagamente il nostro primo incontro? >>

Quegli occhi...Susan non sapeva che pensare, i suoi ricordi erano troppo confusi...

Prima che iniziasse a ridere di lei, era in una buona predisposizione verso quello sconosciuto, perchè aveva come l'impressione che egli l'avesse salvata in qualche modo; ma dalla sua umiliazione aveva cominciato a pensare che magari era andata in modo diverso, che tutto quello che le era successo – la botta in testa, un presunto svenimento, qualcuno che l'afferrava ecc. - fosse in realtà accaduto per opera sua, e non altrimenti.

Aveva molti più dubbi di quanti egli poteva credere; c'era da fidarsi, di quell'uomo, o no? Era una minaccia?

Richard, invece, non sapeva che pensare del suo silenzio, ma considerò il fatto che l'espressione di lei si fece, anche se solo leggermente, un pò incerta, come un buon segno per continuare.

Ma prima che potesse dire alcunchè, ella parlò di nuovo.

<< E perchè dovrei fidarmi di voi? Non vi conosco, anche se affermate ci siamo già incontrati, cosa riguardo alle quali circostanze ho molti dubbi, e potreste benissimo non dirmi la verità, a vostro favore. Potreste essere una minaccia. >>

Lui la guardò, agrottando le sopracciglia, quasi sconfitto.

Come poteva provarle la sua buona fede, se lei avrebbe preso ogni sua affermazione come una bugia o un tentativo di ingannarla?

Ma non poteva arrendersi: non poteva permettere che lei pensasse di lui in quel modo.

Anche se con lui era stata diversa, aveva sentito di come tutti parlavano di lei, al castello: la Regina Gentile, la chiamavano; la descrivevano come bellissima, intelligente e determinata, cose che lui poteva testimoniare, ma anche , e soprattutto, di gran cuore; lei era una madre per i suoi fratelli ed era la vera forza del regno che, dicevano, era ancora in piedi solo grazie alla sua supervisione. Ma la sua, continuavano, non era una forza fisica, ma del tipo che hanno le donne; un'autorità in campo organizzativo, sempre espressa con gentilezza e bontà, ma indiscussa.

Richard la vedeva, tale forza, e intuiva che lei era buona e gentile – ma non con i suoi nemici: in quel caso diventava gelida e molto intimidante; per nulla al mondo avrebbe mai voluto essere dalla parte opposta alla sua.

Ma lui c'era, da quella parte, in quel momento: ella era adirata con lui e lo vedeva come una minaccia.

Non che avesse tutti i torti; lui l'aveva umiliata e ferita nell'orgoglio.

Ma avrebbe rimediato, doveva rimediare, perchè, oltre al fatto che avendola come nemica ella avrebbe potuto rovinargli la vita, lui voleva stare dall'altra parte, quella al suo fianco, ed essere trattato da lei nello stesso modo in cui trattava tutti gli altri.

Ne era stato affascinato fin da quando l'aveva salvata.

<< Se non siete sicura della mia lealtà, Maestà, vi consiglio di ascoltarmi lo stesso, per poi domani mattina chiedere ai vostri fratelli di darvi la loro versione: se combaciano, dovreste assicurarvi sul mio conto. >>
<< E perchè dovrei andare da loro domattina, e non stasera? >> lei ribattè.

Susan non voleva davvero sospettare di lui, ma tutto quello che egli faceva o diceva la portava a farlo! Da quella notte al giorno dopo avrebbe potuto egli convincere i suoi fratelli, magari ingannandoli in qualche modo, a intercedere per lui o qualcosa del genere?!

<< Rendetevene conto voi stessa, Vostra Maestà, è notte fonda e loro dormono profondamente...perchè svegliarli per chiedere loro qualcosa che potreste benissimo domandar domani? >>

La sua spiegazione poteva risultare logica e convincente, ma lei non si sarebbe lasciata convincere, o raggirare, così facilmente.

<< E io dovrei restare con voi, a sentire la vostra "storia", per non so quanto tempo, nel cuore della notte, senza sapere se posso fidarmi di voi? >> sorrise, trionfante << Non credo proprio. >>

Avrebbe potuto approfittarsi di lei!

Ma neanche lui era ancora pronto a cedere.

<< Se non mi ascoltate adesso, non ci sarebbe nessun motivo domani di ascoltare prima me che i vostri fratelli, visto che loro sarebbero svegli! >>

<< Cercate di convincermi con tanta tenacia, perchè?? Se parlerò direttamente con i miei fratelli domani mattina, saranno loro a spiegarmi e ad assicurarmi, nel caso, nei vostri confronti, e voi penso lo sappiate bene! Che bisogno c'è, allora, di una vostra spiegazione? A meno che voi non mi stiate nascondendo qualcosa o abbiate strane idee in mente... >> e lo fulminò con gli occhi.

Richard ammirava la sua tenacia, ma lo stesso cominciava ad esasperarsi; gli venne il desiderio di sbuffare e alzare gli occhi al cielo, ma si trattenne.

Perchè le donne dovevano essere così maledettamente difficili?

Ma non poteva perdere la calma, o sarebbe stato tutto vano.

<< Maestà, voi mi sembrate un tipo molto intelligente...davvero vi fidereste di me solo ascoltando l'opinione di altri, seppur vostri fratelli? Io credo di no. Credo invece che ci riuscireste solo capendolo da voi! >>

<< E così adesso credete di sapere tutto su di me?? >>

Chi si credeva di essere?

La rabbia che l'aveva animata sin dall'inizio della conversazione, sembrò raggiungere un picco massimo.

<< Non era quello che intendev... >>

<< E poi perchè vi importa tanto che io mi faccia una buona opinione su di voi? Pensate di potermi raggirare in qualche modo, facendomi credere di essere chi non siete? >>

<< No! >>

<< E allora cosa? >>

<< Voi siete la mia regina!!! >> cominciava a perdere la calma << e per niente al mondo vorrei che pensaste male di me più di quanto già non pensate, o che non vi fidiate di me, io che sono vostro suddito. >>

Susan lo scrutò attentamente. Era sorpresa di questa sua uscita improvvisa. Sembrava sincero.

Che cosa doveva pensare di lui?

Si sentiva frustrata - lei non era abituata a non avere il controllo sulla situazione o a non sapere le cose! - e anche stanca.

Susan sospirò, socchiuse un attimo gli occhi e respirò profondamente; si massaggiò anche un pò la testa, che le doleva immensamente.

Non sapeva cosa fare, che pensare!

Chi era quell'uomo?

In fondo non lo sapeva affatto e magari poteva sbagliarsi sul suo conto – quasi sicuramente, data la scarsità di chiarezza in cui versava – e magari avrebbe fatto meglio ad arrendersi, ad ascoltare quella dannata storia e solo poi giudicare...Ma, e se le avesse fatto del male, nel frattempo? Se avesse avuto cattive intenzioni? Però, riflettè, erano lì, l'una di fronte all'altro, da un bel pò e lui non aveva cercato di fare nulla, apparte scusarsi e convincerla della sua buona fede...

Sospirò di nuovo.

Richard rimase in silenzio per tutto il tempo in cui ci rimase lei, per paura di irritarla ancora.

Vide come si massaggiava la testa e si sentì un'idiota totale - la regina si risvegliava dopo cinque giorni di preoccupazioni e ansie da parte dei suoi fratelli e di tutta la corte, doveva ancora non essere del tutto guarita, e lui la umiliava e la impegnava in una discussione di tale portata, che di sicuro non l'aveva affatto aiutata nella sua guarigione, e solo perchè doveva, o voleva, fare il testardo e riuscire ad entrare nelle sue grazie!

Si vergognava profondamente di se stesso.

<< Vostra Maestà, mi scuso infinitamente per il mio comportamento >> disse infine, chinando la testa, non guardandola negli occhi, che si erano fissati su di lui << Sono stato un vero maleducato, irrispettoso, l'ho umiliata e non ho tenuto in nessun modo in considerazione la sua malattia... >>

<< La mia malattia? >> chiese, stranita, lei.

In fondo, perchè incamponirsi?, si disse a quel punto lei.

Lui avrebbe potuto rispondere a tutte le sue domande, e in quel preciso momento, anche, senza che lei avesse dovuto aspettare la mattina dopo...

Richard la guardò, ricordandosi d'un tratto del vuoto di memoria che aveva già capito ella avesse all'inizio della loro conversazione e disse:

<< Si, Maestà, anche se non è proprio una malattia...è che avete sbatutto forte la testa e siete stata inconsciente per molti giorni; tutti erano preoccupati... >>

<< Ah. >>

Era così, quindi: era stata afferrata per i piedi da qualcuno, poi sarà caduta in qualche modo, sbattendo la testa...per questo era svenuta e adesso non ricordava quasi nulla...

<< Come è successo? > continuò lei.

La sua rabbia, alla fine, era scemata, sostituita dallo stesso desiderio pungente di sapere che l'aveva spinta fuori dal letto, e anche da un pò di vergogna per come l'aveva trattato – troppo duramente e in modo pregiudicato.

Non era decisamente ancora pronta a scusarsi per questo, però aveva deciso avrebbe ascoltato la sua versione dei fatti, restando obiettiva e attenta ad ogni sua espressione o minimo gesto, per capire se mentiva o se si preparava a qualche passo falso - anche se si era ormai convinta che non le avrebbe fatto del male – e in questo modo si saebbe creata una sua impressione su di lui non influenzata da quella di qualcun'altro e assente di ogni pregiudizio. Avrebbe anche provato a dimenticare tutto il loro alterco e lo sgarbo che le aveva fatto. Avrebbe provato.

E sarebbe stata gentile, come suo solito.

<< Mi ascolterete, quindi, Maestà? >> le chiese lui, sembrando profondamente sorpreso.

E lui lo era, infatti; l'avrebbe ascoltato davvero, adesso?, pensava.

Non gli sembrava vero di averla convinta a dargli una possibilità.

Per qualche tempo non era riuscito a dire nulla, quasi sotto shock; alla fine si era deciso a esternare la sua incredulità.

<< Si, vi ascolterò. >> lei confermò - lui quasi sorrise << Ma prima datemi la vostra spada. >>

Quasi. << Pardon, Vostra Grazia? >>

<< La vostra spada, Sir >> e allungò una mano << credete davvero che vi permetterei di tenerla durante il nostro colloquio? Sono già stata molto sconsiderata a lasciarvela fino a questo momento. >> e sotto i suoi occhi increduli, lei sorrise. Gli sorrise!

Lui non sapeva se poteva permettersi di ricambiare, ma internamente si sentì molto sollevato.

<< Non vi farei mai del male, Altezza... >> le disse, incerto.

<< Lasciate giudicare me >> e gli tese di più il braccio, in attesa.

Ella sembrava quasi ironica e continuava ad avere quel sorriso che poteva essere considerato scherzoso, e anche un pò gentile...

Lui cominciò a sganciarsi la cintura a cui era appesa la sua spada, lentamente, tenendo gli occhi fissi su di lei, quasi si trovasse di fronte ad una bestia feroce che avrebbe potuto attaccarlo da un momento all'altro; infine gliela porse. Ella la prese e se la posizionò intorno ai fianchi, sopra il mantello in cui era ben avvolto il suo corpo, a coprire la leggera veste da camera che indossava.

<< Vi ringrazio... >> non suonava neanche, che fosse ancora arrabbiata...

<< Bene. >> disse Susan alla fine, guardandolo seriamente negli occhi << Adesso ditemi tutto. >>

(Pensieri)

<< Susan, sei sveglia! >> esclamò Lucy, non appena entrò nella camera della sorella e la vide seduta sul suo letto, appoggiata ai guanciali.

Colei a cui veniva rivolta tale esclamazione venne così distolta dai suoi pensieri.

Rifletteva sulla notte appena trascorsa.

Era rimasta in assoluto silenzio, mentre il cavaliere le raccontava di come lui e il suo drago avevano salvato tutti loro, e lei. Durante tutto il tempo aveva cercato di non mostrare nessuna delle emozioni che stava provando - come la sorpresa nello scoprire di una rivolta o la vergogna nell'apprendere che essa era stata sventrata solo grazie a quell'uomo nei cui confronti si era comportata in modo tutt'altro che riconoscente - sperava di esserci riuscita: era stata umiliata abbastanza, per quella sera.

Una volta che egli ebbe concluso, tutti i suoi dubbi, sia sull'accaduto che su di lui, si dileguardono; ma, nonostante fosse convinta che egli le avesse detto la verità, non gli avrebbe dato la soddisfazione di dirglielo: tenerlo un pò sulle spine non gli avrebbe fatto del male.

Si era limitata a ringraziarlo, ad informarlo che, se le aveva mentito, presto lei l'avrebbe saputo e a lui sarebbe convenuto prepararsi al peggio in quel caso, poi gli aveva fatto una riverenza e se ne era ritornata nella sua camera.

Non era riuscita a dormire. Aveva speso tutto il resto della notte a ripensare agli eventi di cui adesso era a conoscenza – come abbiamo potuto essere così sciocchi da sottovalutare quei Nani? - e a riflettere sul suo nuovo incontro. Nonostante adesso sapesse che, probabilmente, ci si poteva fidare di lui, sia il fatto che lui le avesse riso in faccia e che poi lei avrebbe dovuto ammettere di essere stata ingiusta nei suoi confronti e magari anche ringraziarlo, la rodevano dall'interno. Sola, nella sua stanza, alla sola luce del fuoco, la sua rabbia era ritornata. Quell'insolente!

Avere anche un debito con lui non faceva che peggiorare la situazione.

(Amore fraterno)

Senza che lei se ne accorgesse era arrivata la mattina e, insieme a lei, sua sorella.

Al suo richiamo fu distolta immediatamente da tali riflessioni; alzò di scatto lo sguardo verso la porta, e sorrise alla vista di Lucy.

I suoi precedenti pensieri svanirono e la sua irritazione insieme a loro.

Allargò le braccia e la sua sorellina vi ci si buttò dentro, arrampicandosi sul letto.

<< Ciao, piccola mia. >> le sussurò ad un orecchio.

<< Oh, Su! Credevo non ti saresti più svegliata! >>

Susan le accarezzò i capelli, mentre Lucy affondava il viso nell'incavo del suo collo e si lasciava andare a dei singhiozzi di sollievo.

<< Mi sono svegliata, invece, e adesso va tutto bene. >> la rassicurò.

Lucy annuì contro di lei.

Rimasero a coccolarsi per un pò, tra risate e lacrime, fin quando non si unì a loro Edmund, al quale seguì una scena come quella di quando era arrivata Lucy, e dopo un pò anche Peter.

Alla fine si ritrovarono tutti e quattro sdraiati sul letto di Susan, a godersi la buona notizia del suo risveglio.

<< Ricordi qualcosa, di quanto accaduto? >> le chiese a un certo punto, rompendo il silenzio, il maggiore.

Susan scosse la testa. << Molto poco. >>

Non era proprio una bugia - si disse - lei non ricordava, ma sapeva, che era diverso; in più non voleva dire loro del suo incontro notturno, perchè non ce n'era nessun bisogno, e inoltre voleva, doveva, ascoltare la loro versione dei fatti.

<< Te lo diciamo noi, Su. >> le assicurò Edmund, prendendole la mano.

<< Dopo. >> asserì Peter.

Tutti si voltarono verso di lui.

<< Gurdatela! >> si rivolse ai due minori << non vedete come è pallida e smagrita? Ha bisogno di mangiare qualcosa, prima. >>

<< Ma io non ho fam... >> protestò la diretta interessata.

<< Peggio. >> la interruppè il fratello.

<< Credo che Peter abbia ragione, Su, devi rimetterti in forze. >> concordò Edmund. Anche Lucy annuì.

<< Fallo per noi, così poi starai ancora meglio. >> aggiunse quest'ultima.

Ai loro sguardi supplichevoli non potè dire di no.

<< E va bene, mangerò un poco, ma solo per non farvi preoccupare. >>

<< Andrò io stesso a farti preparare qualcosa, sorella; torno subito. >> disse Peter, sollevato e con un gran sorriso.

Andandosene, le lasciò un bacio sulla fronte.

Quanto amava i suoi fratelli, Susan.

Sorrise ai due rimasti, che le si strinsero ancora di più contro, e in quel momento si sentì molto rilassata e felice.

Una volta arrivato il cibo, con sua sorpresa, Susan si scoprì affamata: non riuscì comunque a mangiare molto a causa del suo stomaco che, in cinque giorni di solo cibo liquido, le si era ristretto.

<< Vedrai che man mano che passano i giorni potrai mangiare sempre di più. >> la rassicurò Lucy.

<< Di sicuro. >> concordò Edmund.

Susan annuì. << Non vi preoccupate troppo per me, starò benissimo. >>

A quel punto era tempo per la spiegazione.

Combaciavano, le due storie, ovviamente – in più, i suoi fratelli le raccontarono soltanto la storia che aveva detto loro il cavaliere sul suo Ordine, che egli la notte prima aveva solo accennato.

E poi...

<< Dovresti conoscere Sir Richard, sorella! E' fantastico! Pensa che ieri mi ha insegnato questo trucco con la spada... >>

<< E il suo drago è così magnifico; è blu ed enoorme! Fa anche molta paura, però Sir Richard ci ha arricurato che, se non le diamo – è femmina – fastidio, non ci farà alcun male – però è meglio non avvicinarlesi molto... >>

<< E' un tipo molto interessante, te lo assicuro, dovresti ascoltare le sue storie!, e lo stimo molto; dopotutto, ci ha salvato e non ha poi richiesto nessuna ricompensa... >>

<< Ma, ma mi sembra di aver capito che l'hai nominato Cavaliere della Guardia Reale, e questa è una ricompensa, Peter... >>

<< Non l'ha chiesto lui, però, è stata una mia scelta e sono sicuro che non me ne pentirò... >>

<< Ed è davvero forte! Dei muscoli come i suoi me li sogno di averli...>>

<< Lo devi assolutamente conoscere! Magari quando... >>

<< Ok, Ok! D'accordo, ma adesso basta!!! >> i tre si zittirono al suo scatto e la guardarono straniti << Questo vostro cavaliere è perfetto, ho capito, ma smettetela di parlarne, mi sono stancata di sentirlo nominare... >>

Calò il silenzio. Peter, Edmund e Lucy si lanciarono degli sguardi tra di loro, sbalorditi.

<< Su, che ti prende? >> chiese alla fine Peter.

<< Già, sembri molto...non gentile, acida quasi...sicura di stare bene? >> continuò Lucy.

La guardarono.

Stava davvero esagerando, decisamente, si disse Susan.

Perchè quello stupido cavaliere aveva la capacità di farla uscire così fuori dai gangheri?! E non era nemmeno presente!

<< Scusatemi, avete ragione >> disse loro << ...è solo che...che non ho dormito molto stanotte e ancora mi sento un pò strana per tutta questa faccenda del risveglio e... >>

<< Oh è vero, Su, quanto siamo insensibili! >> la interruppe Lucy << Dovrai essere ancora stordita e noi ti riempiamo di chiacchiere! ; ma ce ne andiamo subito e ti lasciamo riposare, vero, fratelli? >>

<< Ma no, non ce n'è bisogn... >>

<< Tranquilla, Su, riposati, quando ti risveglierai vedrai che starai meglio. >>

Le sue ulteriori proteste furono ignorate; Peter, Edmund e Lucy la abbracciarono ancora una volta, la baciarono e poi uscirono dalla sua camera. Andarono in giro per il castello a spargere la notizia del risveglio della Regina Susan: fu così deciso di organizzare un grande banchetto per la sera successiva, che avrebbe sostituito quello mancato in occasione dell'anniversario del loro regno a causa della rivolta dei Nani.

(Formalmente gentile, distaccata e composta)

Susan rimase da sola.

Anche se l'aver affermato di sentirsi stanca era stata solo una bugia, si rese conto che non lo era del tutto: nonostante avesse dormito per cinque giorni filati, i suoi occhi cominciavano a chiudersi.

Si sdraiò sotto le coperte.

Ma prima che potesse addormentarsi si ritrovò ancora una volta a ripensare alla notte precedente: i suoi fratelli sembravano adorare il cavaliere e lei, ormai, in teoria, avrebbe dovuto smetterla di odiarlo; ma non lo tollerava lo stesso, in pratica.

Sarebbe stata ineccepibile, però, nel suo comportamento verso di lui; egli aveva già troppo potere su di lei e non gli avrebbe lasciato anche la soddisfazione di controllare il suo umore.

Doveva solo comportarsi come aveva fatto verso la fine del loro colloquio: formalmente gentile, distaccata e composta.

Avrebbe lasciato i suoi fratelli godersi la compagnia del loro nuovo pupillo e lei non gliel'avrebbe guastata con la sua antipatia verso la suddetta persona.

Formalmente gentile, distaccata e composta – e basta.

Non voleva avere nient'altro a che fare con quell'uomo, si disse.

Le ultime parole famose.

Ma ci arriveremo.


















Note dell'autrice

Ed ecco l'ottavo!

Ho voluto postarlo subito, perché continuavo a rileggerlo e a cambiare qualcosa e alla fine ci sarei uscita pazza...ma quest'ultima versione mi piace abbastanza.

Fatemi sapere cosa ne pensate voi ( davvero, sarei proprio curiosa)

Il prossimo non aspettatevi che arrivi tanto presto perché lo devo ancora iniziare e durante la settimana non so quanto tempo avrò

Intanto godetevi questo

Alla prossima, tra un tempo sconosciuto

Daughter of the Lake

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Le Cronache di Narnia / Vai alla pagina dell'autore: Daughter of the Lake