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Autore: Usa_chan 10    17/09/2012    4 recensioni
“Non è vero. Tu ami lei. Sei innamorata di Usagi da sempre.” Lei mi deposita sul letto e non dice nulla, ma mi infila la maglia del pigiama, le mutandine e i pantaloncini e mi bacia la fronte. “Non essere gentile.” Dico allontanandola con la mano. “Sei senza cuore Haruka.”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Usagi/Bunny | Coppie: Haruka/Michiru
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
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Hopeless
 
>Sleepeless
Cambio posizione con l’illusa speranza che il corpo smetta di pesarmi sul cuore. 
Haruka sospira lungamente, producendo quel suono che mi fa rabbrividire, poi si volta dandomi le spalle e affonda la testa nel cuscino. Ha il sonno così leggero che potrei svegliarla limitandomi a soffiarle sul viso o sul collo, quindi cerco di non muovermi troppo e respiro piano. Sto pensando proprio in questi giorni a come sarebbe smettere gradualmente di assumere ossigeno fino ad assottigliarsi e poi sparire nel nulla, in uno sbuffo di vento. Le coperte, il pigiama e anche la pelle e le costole sembrano fatti di piombo, così cerco di scoprirmi un po’e allungo solo una gamba giù dal letto, infilando il piede nella ciabatta di Haruka. Le mie dita si scaldano subito dentro la consistenza soffice della pantofola, ma quel calore è una puntura in una lastra di ghiaccio: le braccia e le gambe mi fanno male da un po’ a questa parte, e sono tutta rigida come se avessi stecche d’acciaio al posto delle ossa. Paradossalmente, sono anche tanto più sensibile, quasi di pasta frolla. Il pensiero di Haruka che si sveglia e trova il letto pieno di briciole di Sailor Neptune potrebbe farmi ridere se non fossi così indolenzita ovunque e se non mi sentissi davvero in procinto di andare in mille pezzi.
Sfinita dall’impossibilità di dormire mi alzo, indosso tutte e due le ciabattine e la vestaglia di Haruka e mi dirigo con calma in cucina, muovendomi alla cieca nell’appartamento buio. Davanti al fornello acceso mi volto verso la porta aspettando che lei mi raggiunga, ma l’acqua bolle e la camomilla è pronta e io sono ancora in attesa. Sorseggiando la bevanda caldissima cerco di riportare dentro il mio corpo un briciolo di calore, o almeno di far sciogliere il blocco di ghiaccio che ho attorno al cuore, ma non ottengo nessun risultato. Accendo il televisore e resto a fissare le immagini mute di un film romantico, pensando ad Haruka. Lei li odia i film romantici, mi dico con un sorrisetto, quasi prendendomi una mia piccola rivincita. La vendetta è completa quando ho il coraggio e la sfacciataggine di alzare il volume ad un livello udibile, ma non ho soddisfazione dal momento che Haruka, ormai certamente sveglia, decide di restare in camera e non viene a riprendermi per trascinarmi a letto o anche solo per sgridarmi perché sono le tre del mattino e “Stai facendo una gran confusione Michiru.”  E se Haruka non si alza io lo so, è perché non vuole vedermi. 
 
“Ti sei svegliata presto.” 
Mi volto verso di lei senza smettere di truccarmi e rispondo. “Ho le prove, lo sai.” Haruka si siede sul bordo della vasca e avvicina una gamba al petto per appoggiarsi il mento al ginocchio. “Intendevo stanotte.” Precisa sollevandomi l’angolo della gonna. “Mh.” Sillabo lasciando che mi accarezzi dal ginocchio in su e mi chino a baciarla più che altro per non rispondere alla domanda successiva. “Perché non dormivi?” Mi chiede lei lo stesso, sussurrando a mezzo centimetro dalla mia bocca. Le sorrido, la accarezzo all’altezza della nuca, tra i capelli, ed esco dalla stanza da bagno, diretta verso il violino e il cappotto. 
“A stasera.” Dico sulla porta sorridendole di nuovo. Haruka risponde con un cenno della testa ed è quello, l’immagine di lei appoggiata al muro con l’espressione dura e confusa, il pensiero che mi accompagnerà fino a quando non sarò di nuovo a casa.
Fuori dall’appartamento la neve cade furiosamente, ma io non ho preso l’ombrello: mi dico che non m’importa, perché la macchina mi aspetta vicino casa, invece sto aspettando, sperando con sempre meno forza man mano che i minuti passano che Haruka scenda di corsa senza cappotto per portarmelo. 
Raggiungo la macchina, salgo, ripasso davanti all’appartamento e lei non c’è.
Quanto mi farai aspettare Haruka?
Chiedo più a me stessa che a lei, ma c’è un’altra domanda, più pressante, che non vuole saperne di tacere.
Quanto ancora riuscirò ad aspettarti Haruka?
 
>Heartless 
Entro in casa cercando di non bagnare il pavimento con le scarpe umide e coperte di neve e appoggio la custodia del violino per togliermi il cappotto. Haruka non c’è, o se c’è non sta venendo a salutarmi, così lascio che tutta la pesantezza del cappotto bagnato, della giornata e della sua lontananza mi calino sulle spalle e crollo sulle scale. Solo dopo una buona decina di minuti riesco a rialzarmi, a liberarmi degli abiti fradici e a dirigermi verso il bagno, ma sento la voce di Haruka in cucina e la seguo fino a lei, impegnata al telefono. Mi siedo sul tavolo lasciando spenzolare le gambe e aspetto che finisca, molto più bendisposta nei suoi confronti ora che so che è in casa e che non è venuta da me perché era al telefono e lei mi sorride e mi fa cenno di aspettare. Quando riaggancia allungo le braccia e le gambe e la stringo a me allacciando mani e piedi oltre la sua schiena. Haruka mi abbraccia a sua volta e mi bacia la spalla, iniziando a sfilarmi la canottierina. Rabbrividisco, chiedendomi se si possa rabbrividire perché si ama così tanto qualcuno e alzo la testa per rispondere ai suoi baci, con le sue mani che mi avvicinano sempre di più a lei e il cuore che batte sempre più forte. 
“Haruka.” Sussurro con la voce che mi trema per il desiderio. Ho gli occhi pieni di lacrime e la vista annebbiata ma so perfettamente quanto sia bella. Il suo respiro sul viso mi da le vertigini, il suo buon profumo mi fa girare la testa. “Haruka.” Ripeto senza fiato.
 
“Cosa sono questi?” Le domando indicando un mazzetto di fogli  appoggiati sul suo comò. “Biglietti per il tuo concerto.” Mi spiega pigramente senza alzarsi dai cuscini. “E a cosa ti servono scusa?” Le faccio notare ridendo. “Sei poi?” Ma già mi sto dando la risposta da sola. Sei biglietti. Sei … 
Haruka si copre gli occhi con la mano e risponde. “Per Usagi.” Ed è con un’altra voce che mi sento precisare. “Non sapevo che Usagi necessitasse di sei biglietti.” Haruka si alza dal letto e si stira con indifferenza forzata. “Usagi e le sue amiche.” Rettifica indossando la camicia sulla pelle nuda. “Più la bambina fanno sei.” Scrollo le spalle. “Non sapevo che Usagi fosse un termine omnicomprensivo.” La gola mi si sta chiudendo. Lei si volta e mi guarda con insofferenza. “Che significa questo?” Mi alzo anche io dal letto. “Non so. Perché l’avresti invitata?” Haruka mi spiega. “Le ho invitate tutte.” Le lacrime iniziano a scendermi sulle guance prima che possa fermarle. “Hai invitato loro solo perché volevi lei.” Mi asciugo gli occhi con forza, arrabbiata con me stessa per le mie lacrime. “Haruka!” Lei socchiude gli occhi, riducendoli a due fessure. “Se fosse così avrei potuto vederla in un’occasione che non sia il tuo concerto, ti pare?” Replica con freddezza andandosene. “NON LASCIARMI QUI DA SOLA!” Urlo contro le sue spalle, con tutta la forza. Haruka non si volta e io prendo la rincorsa con l’intenzione ferma di picchiarla. Ce la farei se lei non si voltasse in tempo per afferrarmi per i polsi e vanificare tutto il mio slancio. “Io sono innamorata di te.” Grido ai suoi occhi gelidi. “Io.” Piango accasciandomi a terra. Haruka mi lascia i polsi, si accuccia e mi solleva dal pavimento. “E io di te.” Mi lascio prendere in braccio, ma scuoto la testa. “Non è vero. Tu ami lei. Sei innamorata di Usagi da sempre.” Lei mi deposita sul letto e non dice nulla, ma mi infila la maglia del pigiama, le mutandine e i pantaloncini e mi bacia la fronte. “Non essere gentile.” Dico allontanandola con la mano. “Sei senza cuore Haruka.”
 
Haruka non è venuta dietro le quinte a incoraggiarmi e anche se il mazzo di fiori che mi ha mandato è così grande che ha bisogno di un tavolino tutto suo, questo non cambia il fatto che sia andata a casa di Usagi a prendere lei e la bambina invece che accompagnare me. Chissà come mai Mamoru non è venuto, mi dico con un ironia che fa male anche a me, sbirciando oltre il sipario. Sono venute tutte e sei, ma Haruka si è preoccupata di far finire Usagi all’angolo della fila così da poter prendere posto vicino a lei. Se non amassi così tanto la mia principessa desidererei che morisse. Mi porto le mani alla bocca, inorridita, ma i miei pensieri non si fermano. Vorrei ucciderla con le mie mani.
“Signorina Kaiou, tocca a lei.” Stringo il violino spasmodicamente: non posso ritardare e non posso suonare così come sono ora, con gli occhi pieni di lacrime e le mani che tremano in modo incontrollabile, ma mi ritrovo sul palco sommersa da un applauso che quasi non sento. Haruka fissa i suoi occhi grigi nei miei, il suo sguardo mi trafigge e mi ferisce in profondità che non credevo nemmeno di possedere.
Mi appoggio Marine Cathedral alla spalla, ma non riesco a sollevare l’archetto tanto mi sento il braccio pesante: lei non smette di fissarmi con quell’intensità, ma è un sentimento che non riesco a interpretare, quello che vedo. Con uno sforzo di volontà riesco a chiudere gli occhi e mi salvo. Le mani suonano da sole, la musica è un rotolo di stoffa raffinato e costosissimo, ma estremamente brutto, prodotto dal braccio senza vita di un automa di ghiaccio e acciaio. Riapro gli occhi quando il mio corpo si ferma da solo e l’applauso caloroso e immeritato mi spinge di nuovo dietro le quinte. Crollo da qualche parte, non riesco a capire dove, stringendomi la testa tra le mani, ed è solo un nuovo sforzo di volontà che mi fa alzare quando sento la voce di Usagi che chiama il mio nome. 
Arriva tenendo per mano Chibiusa, mi viene incontro, si congratula e mi abbraccia con il suo solito trasporto, parlando ininterrottamente di quanto sono stata eccezionale. Il calore surreale e dolcissimo che emana tutto il suo corpo a partire dall’azzurro profondo e perfetto dei suoi occhi, innocenti eppure così consapevoli, si rivela l’unica cura: il mio cuore si scioglie in un attimo, l’indolenzimento e la pesantezza del mio corpo scompaiono e mi ritrovo a sorridere sollevata e confortata. Nemmeno accorgermi che Haruka ha smesso di trattenersi e la guarda adorante, senza distogliere un solo istante gli occhi da lei, riesce a farmi tornare nello stato di torpore in cui mi trovavo prima. 
“Grazie di essere venute.” Dico a tutte loro ritrovando il sorriso. È bello accorgersi che più sorrido e meglio riesco a farlo: un’intensa sensazione di benessere inizia a diffondersi in tutto il mio corpo e mi fa sentire leggera e meravigliosamente libera nei movimenti. Mi chino sulla bambina e le domando. “E a te è piaciuto il pezzo?” Chibiusa mi sorride e una nuova, miniaturizzata emanazione di calore e felicità mi avvolge. “Sei stata bravissima Michiru.” Risponde emozionata. “Grazie mia principessina.” Dico rispondendo al sorriso. Chibiusa arrossisce e alza automaticamente gli occhi su Usagi, che ride per l’appellativo, resa quasi fisicamente luminosa da quel gesto affettuoso. 
Le altre ragazze si congratulano dopo di loro con sincera ammirazione, ma è la voce di Haruka che mi arriva al di sopra delle loro, una nota tutta uguale, bassa e vibrante di tenerezza. “Ora dobbiamo tornare in sala Odango-chan.” Dice rivolta a tutte e due. Usagi alza gli occhi con lo scintillio ingenuo che rende insostenibile lo sguardo delle sue iridi color zaffiro. “Perché Haruka? Non possiamo restare?” Lei scuote la testa e le tira un ciuffo di capelli. Anche da quella distanza, leggo sul suo viso un desiderio che fa tremare anche me, e il dolore della consapevolezza che la ama, la ama in un modo che non riesce ad ammettere nemmeno in se stessa, ma non può neppure sperare di raggiungerla e riuscire a sfiorarla, fosse anche per un secondo solo. “Michiru è così brava che le chiederanno il bis.” Spiega prendendola per mano per tornare ai loro posti. Sul suo volto passa un lampo, ma Haruka ha il vento nel cuore ed è veloce come il pensiero, così quella fitta di dolore, rabbia, frustrazione e amore sparisce in un battito di ciglia e lei torna sorridente. Me ne rendo conto anche io mentre le saluto e le guardo andar via: il tempo che può passare con Usagi è così poco e così prezioso da non poter essere sprecato per intristirsi, quindi Haruka si arrabbierà e piangerà dentro di sé solo quando saremo a casa solo noi due e io starò vicino a lei ad asciugare il pianto asciutto dei suoi occhi che non conoscono le lacrime.
La voce delle ragazze mi arriva un’ultima volta prima di affievolirsi e spegnersi del tutto, ma di nuovo io sento solo Usagi che la chiama, pronunciando il suo nome in un unico suono, un punto su cui la sua voce si addolcisce. Chiedendomi se non me lo sia solo immaginato torno a guardare le altre esibizioni, ma il pensiero non mi abbandona: non è possibile che Usagi non si renda conto che Haruka la guarda come se fosse il sole, in un modo che non può essere frainteso e anche se le fosse sfuggito come cambi la sua voce quando parla con lei, non è così … Usagi da non capire che lei la ama. Il suo cuore sembra urlarlo attraverso l’aria. Ma se anche Usagi lo sapesse, non credo che potrebbe cambiare qualcosa: non esistono un muro, una porta dello spazio-tempo o gli stupidi sentimenti di sciocca come me che possano tenere Haruka lontana da lei.
Ma se lo sai, cerco di dirle con forza solo con il pensiero pugnalandola con lo sguardo da dietro il sipario, allora anche tu, desiderata, amatissima principessa, anche tu sei senza cuore.
 
>Lightless
Haruka mi apre la porta dell’appartamento e sistema lei stessa l’enorme mazzo di fiori in un vaso. Quando torno dalla nostra camera, dov’ero per spogliarmi, mi ha preparato una tisana e ha messo le mie pantofole sul termosifone. “Quante coccole.” Dico rannicchiandomi sul divano. Lei mi raggiunge portandomi la tazza fumante, ma resta in piedi a sorridermi. “Sei stata una leonessa stasera.” Dice arruffandomi la frangia. Brontolo a labbra strette e replico. “Mi sembrava di sentir suonare un sordo con il violino scordato.” Haruka ridacchia, ma i suoi occhi sono teneri. “Dicevo perché ti tremavano le mani e sei uscita a suonare lo stesso.” Poi si mette in ginocchio e mi bacia le dita. “Mi scuseresti se te lo chiedessi in ginocchio?” Lascio la mano nella sua e le chiedo per cosa dovrei perdonarla. “Per averti fatto tremare le mani.” Risponde con voce triste, restando sul vago. Valuto i suoi occhi per diversi istanti prima di aprire bocca, ma lo sa lei come lo so io che la perdonerò ogni volta fino a che non mi avrà uccisa. “Presuntuosa.” Sibilo tornando a bere la mia tisana. “Le mani mi tremavano per l’emozione, e infatti ho suonato male perché ero tesa.” Haruka si rimette in piedi e mi guarda con un sopracciglio inarcato. “Tu? Non hai mai avuto paura, non una volta in vita tua, di suonare il violino.” Ignoro le sue argomentazioni e allungo le gambe perché lei mi infili le pantofole, ridendo del suo sbuffare. “Hai chiesto di essere perdonata: devi meritartelo il perdono.” Lei mi mette le ciabattine, ma poi mi fa notare. “Ma non avevi detto che non era per me se ti tremavano le mani?” La liquido con un gesto della mano e prendo una manciata di biglietti, tutti provenienti da mazzi di fiori che mi sono stati mandati dai miei ammiratori, e inizio a leggerli ad alta voce. Ci sono tre o quattro proposte di matrimonio, come al solito, e già alla seconda Haruka inizia ad innervosirsi. Quando arrivo a leggere la quinta mi toglie il biglietto di mano, mi tira in piedi e mi trascina in camera.
Senza che io me ne accorga già spegne la luce e inizia a spogliarsi. “Non l’hanno ancora capito che sei mia e basta?” Dice in un roco sussurro. Non rispondo: nuda è bellissima, una distesa di conche e di curve morbide, di bianco e di rosa. Quando riesco a conquistarmi il vantaggio di stare sopra la ricopro di baci, dalla bocca ai suoi capezzoli rosati e lisci, leggermente stropicciati, che mi scivolano tra le labbra come turgidi bottoncini. Scendo ancora attorno al suo ombelico rotondo, uno scalino da baci che mi conquista per almeno un altro minuto e le fa presagire quello che verrà dopo, lo sento dal modo in cui sussurra. “Michiru.” E poi continua a ripetere il mio nome a intervalli, senza dire nient‘altro. Con le mani appoggiate all’interno tenero e liscio delle sue cosce gliele faccio aprire e come una conchiglia anche lei si apre leggermente, rivelando l’interno umido e intensamente rosa. La bacio dove iniziano i suoi riccioli chiarissimi e inizio a leccarla poco sotto, dove so di trovare il punto morbido e ancora asciutto che la farà pregare perché la prenda con tutta la lingua e la spedisca direttamente in paradiso.
Haruka, perché quando mi tocchi spegni sempre la luce?
Sta con le dita intrecciate dietro la testa, le coperte buttate in fondo al letto, gli occhi persi in qualche evanescente disegno delle ombre sull’intonaco del soffitto.
Haruka, a cosa pensi quando spegni la luce?
Sbadiglia e si volta verso di me. “Sei preoccupata per Saturn?” La guardo senza capire. “In questi giorni sei sempre giù e fai fatica a dormire.” Fa una smorfia di disapprovazione. “Non smetti un secondo di rigirarti.” Ridacchio in segno di scusa, ma torno seria immediatamente. Se le dico che sono preoccupata per Saturn mento, perché non è questo ciò che mi fa star male. Se le dico che non è Saturn la mia preoccupazione, allora lei mi chiederà cosa sia in questo caso che mi angoscia, e allora dovrò dirle di nuovo che so che ama Usagi più di me, che ama lei più di ogni altra cosa, e questo la ferirà e la spingerà a chiudersi in se stesa. Oscillo per almeno mezzo minuto tra le due soluzioni prima di annuire sorridendo tristemente. “Ho avuto incubi tremendi.” Mi scuso. Almeno questa è la verità: mi sono svegliata decine di volte, terrorizzata e in un bagno di sudore dopo aver inseguito Haruka e Usagi in sogno per ore e ore. Haruka sospira e si mette di nuovo a pancia in su: la sua pelle brilla come una stella chiusa dentro un fazzoletto e fa luce nel nostro letto, accorciando, almeno quando ci abbracciamo e ci baciamo, la distanza chiamata Usagi che altrimenti si spalanca come una baratro tra di noi.
“Quando mi viene paura per quello che dobbiamo fare penso sempre a Sailor Moon.” Mi confida sorridendomi con fiducia assoluta. 
Chiamarla Sailor Moon non la fa essere meno Usagi, Haruka.
“Che vuoi dire?” Le chiedo neutrale allungando la mano per infilarla nella sua. Haruka non smette di sorridere, ma è a lei, persino al pensiero di lei, che sta sorridendo. “Lei non crede che il sacrificio della bambina Tomoe sia necessario. All’inizio nemmeno riuscivo ad immaginare in quale altro modo sarebbe possibile far cessare la minaccia della distruzione se non eliminandola, ma poi un giorno, e mi ha sorpreso, credimi, mi sono detta ‘Sailor Moon saprà cosa fare’. Ed è così, sai? Lei riesce sempre a trovare un’altra soluzione in situazioni disperate come questa, e riesce a farlo perché non ha paura di niente, nemmeno di sacrificare se stessa.”
Cerco di sorridere con la sua stessa fiducia, ma c’è una larva di speranza cieca, nerissima, che mi sta mangiando il cuore, che mi sussurra da dentro la testa che se Hotaru si risveglierà costringendo il Sistema Solare ad una nuova morte, anche tutto questo male che mi sta facendo l’amore di Haruka finirà in una bolla nera.
Rinasceremo un’altra volta dopo, saremo altre persone, ci ritroveremo ancora perché è così che è sempre stato, noi due sempre insieme, e forse a milioni di chilometri da Usagi lei amerà solo me. 
“Ti senti meglio?” Mi chiede Haruka con una carezza. Annuisco e mi rifugio sotto il suo braccio, non la lascerò mai fino a che non sarò morta, mai per nessun motivo. “Grazie.” Sussurro baciandola sotto il mento. Lei ride. “Speriamo solo che stanotte tu dorma e riesca a stare un po’ ferma.” 
E ho paura del silenzio che viene ora che lei non dice più nulla perché in quel silenzio la larva mostruosa cresce e mi avvelena. Com’è che qualcosa di simile è potuto nascere dentro di me? Mi domando frenando le lacrime prima di accorgermi che non stanno venendo. La risposta è semplice ma terribile: il giorno che Haruka ha incontrato Usagi  e per la prima volta è tornata da me guardandomi come se non mi vedesse più, io ho smesso di pregare la luce della mia principessa affinché tutto andasse come doveva e senza quella luce mi sono perduta in un mare d’ombra da cui non credo di avere la forza di uscire.
Guardo Haruka che già dorme, come sempre, e vorrei solo che ci fosse un modo per non farla mai andare via da me.
Haruka, spegni la luce perché non è me che vorresti vedere?
 
>Hopeless
Il giorno in cui Usagi annientò la Despota 9, tu la guardasti come se fino a quel momento fossi stata cieca. Lei brillava come il Sole, come la fonte della gioia di tutto l’universo: con un gesto riuscì a sanare le ferite della Terra e dei suoi abitanti, ma lo sguardo che c’era nei tuoi occhi, allora più di sempre, ha aperto nel mio cuore una ferita che non si richiuderà mai. Non riuscivo a credere che si potesse amare più di quanto tu amavi lei, invece mi hai smentita, ancora una volta: quando hai potuto inginocchiarti davanti a Serenity sei stata l’essere più felice di tutti. Persino Prince davanti a te sembra un sassolino, una bamboletta ridicola che gioca a voler bene ad una principessa. A volte mi chiedo cosa daresti per poter essere al suo posto, ma il pensiero ha un’intensità tale che persino io che vorrei non esistesse nemmeno per te la possibilità di concepire questo desiderio, mi sento venir meno. 
Serenity ti guardava come ti guarda sempre Usagi, ma la comprensione che ha la nostra principessa del tuo cuore è più profonda: lei sa in quanti e quali modi tu la ami, come sa che essere dolce con te ed esserti infinitamente grata non paga il fatto che tu ami quella bimba poco cresciuta e pasticciona che è Usagi, e ami la forza, la determinazione e l’amore estremo per l’umanità di Sailor Moon, e ami lei più di tutte, il sogno sfolgorante e senza fine che è Princess, il fiore che il cristallo d’argento cresce, nutrendolo di luce.
Quando ha guardato me ho sentito la sua voce dentro. Sapeva tutto: di Usagi, dei miei dubbi, il sogno folle che lei non esistesse, la speranza di poter morire, e peggio, che tutto potesse andare distrutto. “Io conosco il tuo cuore.” Mi disse. Nella sua voce c’era una gentilezza che mi sorprese. “Odiarmi non può che aggravare le tue ferite.” Aggiunse, e io le credetti ciecamente, per una volta come te, perché era la sua voce che ancora una volta mi sollevava dall’abisso in cui ero caduta e accarezzandomi mi consolava e mi guariva. “Avevo perso la speranza.” Le ho confessato pur sapendo che già lo sapeva. Serenity mi ha guardata con dolcezza infinita e io ho sentito di nuovo le speranze venire meno: non potevo pretendere che amassi me più di quanto amavi lei, io stessa in quel momento sentivo di essere disperatamente persa dentro gli occhi di Princess, disperata, perché sentivo il cuore traboccare di lei e non avevo scelta se non ricambiare come potevo. A questo, Haruka, eri arrivata tanto tempo prima di me. 
“Se te lo chiedessi in ginocchio …”  Iniziai a scusarmi. La mia principessa mi fermò. “Scusami tu, Neptune, per averci permesso di arrivare a questo punto senza fare nulla, scusami per non averti  aiutata prima.” Dalla punta delle sue dita sgorgava luce: quando mi toccò la larva mostruosa si disintegrò nel mio petto senza lasciare traccia. Princess scrollò le spalle e sorrise, molto più Usagi in quel momento. “Ti voglio bene, Neptune.”
 
Arrivi alle mie spalle con la bambina in braccio.
Hotaru scalcia e vuole scendere, tu la lasci giù e ti siedi in silenzio per non disturbarmi, ma la tua presenza è una distrazione sufficiente. Da quando abbiamo lasciato le ragazze e ce ne siamo venute a vivere in questa casa, io, tu, Setsuna e la piccolina, mi manca il respiro ogni volta che ti avvicini. Di nuovo, ho perso la speranza di resistere a quello che sento per te come di oppormi ai tuoi sentimenti per Usagi: ti amo e ti capisco, e mi basta così.
Quando smetto di suonare ti sento alzarti. Ti affacci sopra la mia spalla e mi abbracci. “Scrivi un pezzo nuovo?” Mi chiedi gentilmente leggendo la musica. Il tuo silenzio mi fa temere un attimo, invece poi tu sospiri. “Dev’essere bellissimo. Ci stai lavorando da tanto? Hai scritto un bel po’.” Scuoto la testa e mi volto per baciarti. “Da stamattina.” Ti spiego posando il violino per prendere in braccio Hotaru, che mi ignora, troppo impegnata a ciucciare un cavallino di gomma lilla. “Accidenti.” Esclami meravigliata, ma poi inclini la testa e socchiudi gli occhi. “Non c’è niente di cui meravigliarsi quando si parla di te, Michiru.” Ti chini e mi baci la testa. “Sei tutta una meraviglia.” Poi ti rimetti dritta e dici che devi andare, ma torni presto, non mi devo preoccupare.
“A proposito.” Ti blocchi prima di uscire. “Come si chiama il pezzo nuovo?”
Alzo lo sguardo dalla bambina e incontro i tuoi occhi, che mi fermano il cuore. “Hopeless.” Ti dico in un soffio. “Si chiama Hopeless.” 
  
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