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Autore: amavoilamore    17/09/2012    5 recensioni
''[...]Solo in seguito avevo capito. Prim. Tutto le ricordava la sua figlia defunta. Le primule nel mio giardino. Ranuncolo. Il fiocco rosa di Lady, appeso alla porta di ingresso. Sento qualcosa attanagliarmi lo stomaco. Una freccia scoccata. Un cerbiatto cade a terra. Il Forno. Brandelli di pelle staccati. Una capra. Un fiocco rosa. Uno scoppio. Prim è a terra,immobile. Lascio cadere la fetta di pane sul piatto,scatenando una pioggia di briciole tutt’intorno. E in quel momento dalla mia bocca esce un groviglio di parole confuse.
-Che ne dici se oggi ti insegno a cacciare?-''
*****
Storia scritta come prequel di 'Gocce di Cioccolato' di EliCf. Un Peeta dolce come sempre, una Katniss che si trova a fare i conti col passato e un cerbiatto. Che ricorda terribilmente qualcuno.
EleGranger.
Ps: Questo è il link della storia di EliCf ---> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1236854&i=1
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Primrose Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce del mattino filtra dalle leggere tende colorate. Il pulviscolo attraversa la stanza e la rende in qualche modo più bella. Un profumo di pane appena sfornato aleggia per la casa. Indosso una maglia bianca molto ampia e scendo le scale,fiondandomi in cucina. Un ragazzo biondo,con la camicia arrotolata sui gomiti e le mani infarinate taglia il pane in fette sottili. Alcune erano state già coperte da brillante marmellata arancione e messe in bella mostra sui piatti decorati , al fianco di splendide tazze gialle,colme di un invitante liquido scuro. Caffè.  Mi avvicino al ragazzo e,con un filo di voce, mormoro  un buongiorno.  Improvvisamente, si volta. Gli occhi cerulei brillano alla luce del sole. I capelli biondi sono scompigliati e ricadono sulla fronte spaziosa in ciocche ordinate.
-Ben svegliata!-esclama prendendomi il viso tra le mani.
Sorrido e lo bacio sulla punta del naso. Peeta. ‘Potresti vivere cento vite e ancora non lo meriteresti,sai?’. Scaccio dalla testa la frase di Haymitch. Mi avvicino al tavolo e prendo in mano una perfetta fetta di quel pane così invitante. La mordo e subito vengo inebriata dal sapore sublime della mollica,della crosta e della marmellata d’albicocca; mi siedo e sorseggio  in silenzio il mio caffè. Buono. Solo dopo che mia madre se ne era andata a vivere nel Due avevo iniziato ad apprezzarlo. Ero rimasta sorpresa quando mi aveva detto di voler rimanere a vivere in un Distretto che non fosse il Dodici. Solo in seguito avevo capito. Prim. Tutto le ricordava la sua figlia defunta. Le primule nel mio giardino. Ranuncolo. Il fiocco rosa di Lady, appeso alla porta di ingresso. Sento qualcosa attanagliarmi lo stomaco. Una freccia scoccata. Un cerbiatto cade a terra. Il Forno. Brandelli di pelle staccati. Una capra. Un fiocco rosa. Uno scoppio. Prim è a terra,immobile.  Lascio cadere la fetta di pane sul piatto,scatenando una pioggia di briciole tutt’intorno.  E in quel momento dalla mia bocca esce un groviglio di parole confuse.
 -Che ne dici se oggi ti insegno a cacciare?-
Occhi azzurri sgranati. E un sorriso che va da un orecchio all’altro.
-Certo. Sono pronto tra un minuto.-  La sua voce è eccitata.
Sento i suoi passi salire velocemente le scale. Una porta sbatte. E solo allora mi rendo conto di non essere veramente convinta se sono disposta ad insegnarli a cacciare.
                                                              ***
Mi intreccio i capelli e indosso una camicia bianca pulita. Un cardigan verde bottiglia e dei pantaloni attillati. Stivali comodi. Che non fanno male in punta. Esco dal bagno, mi metto in spalla l’arco e assicuro le frecce nell’apposito contenitore. Esco fuori di casa e trovo Peeta appoggiato alla staccionata. Inspiro profondamente e butto fuori l’aria dalla bocca. Primule. Scuoto la testa per scacciare il pensiero martellante di Prim e gli corro incontro. Pantaloni morbidi e scarpe da ginnastica. Camicia bianca. I peli biondi delle braccia rislplendono alla luce del sole. Lo prendo per mano e  ci incamminiamo sfidando gli sguardi della gente che, ancora adesso, a qualche mese di distanza dalla fine della rivolta, ci indica ancora per strada. Le cicatrici sulle braccia muscolose di Peeta sono ben visibili. Terribilmente visibili e incancellabili. Dalla mente e dal corpo. Improvvisamente, a qualche metro di distanza dalla rete che tra poco non ci sarà più, il suo sguardo si annebbia.
-Peeta!- esclamo con voce roca.
Afferro una pietra piuttosto grande e gliela porgo. Lui l’afferra con un gesto meccanico e,a denti stretti, mi intima di allontanarmi. Le nocche gli diventano bianche attorno e diventa paonazzo. La paura mi attanaglia il cuore. E se adesso mi aggredisce,come l’ultima volta?, penso. Ma non succede. Scaglia lontano la pietra e mi afferra la mano.
-Andiamo.- mi dice senza degnarmi di uno sguardo.
Oltrepassiamo la rete senza problemi e recupero un secondo arco e una seconda dozzina di frecce dal incavo di un albero. Glieli porgo e lui se li passa da una mano all’altra,saggiandoli. Ci addentriamo nel bosco. Gli insegno a tenere l’arco e a scoccare le frecce. A non fare rumore quando cammina. E’ molto bravo. Ha un’ottima mira e viene subito premiato, a metà giornata, con un coniglio piuttosto vecchio.
-Grandioso! Ho appena preso un coniglio!-  esclama con voce rotta dall’eccitazione. Continua a sventolarmelo davanti agl’occhi e,solo quando una zampa mi finisce nel naso, glielo tolgo di mano con un gesto deciso.
Stiamo ridendo come matti,quando sento qualcosa muoversi dietro di me. Mi giro di scatto e poco distante da noi,vedo un piccolo cerbiatto. Troppo ingenuo per avere la cortezza di non avvicinarsi, ci squadra timidamente. Strano. Stavamo ridendo troppo forte perché un cerbiatto potesse avvicinarsi. Aguzzo la vista e noto dei frutti dietro il piccolo corpo del cucciolo. Bum. Un cerbiatto.  Prim mi guarda dagli occhi castani di quella creatura così dolce e indifesa. Il cerbiatto e una freccia. Prim e Capitol City. Sento le mani sudare. Sento il cuore battere forte. Fortissimo. Bum.Bum.Bum.  Mi giro appena in tempo per vedere Peeta caricare l’arco. Alzo un sopracciglio. Intuisco in una frazione di secondo quello che intende fare. Sto per  fermarlo quando lui lascia partire la freccia. Chiudo gli occhi. Un colpo secco. Non può averlo preso.  Non mi vuole così male. Apro un occhio e vedo il cerbiatto scappare via. La freccia ha effettivamente colpito qualcosa. Una mela. Rossa e apparentemente perfetta.  Peeta si gira e mi sorride.
-Come facevi a sapere che non avresti preso il cerbiatto?- sussurro.
-Non lo sapevo.- ribatte lui con un’alzata di spalle. Coglie la mela. Le tira un morso. –E’ buona. Vuoi?- me la porge.
I miei occhi si riempiono di lacrime. Stringo i pugni. E lo inizio a picchiare più forte che posso.
-TU! AVRESTI POTUTO UCCIDERLO! UN POVERO INDIFESO CERBIATTO!- Non vedo nulla,le lacrime mi scorrono sulle guance e Peeta è solo uno stranissimo miscuglio di colori.
Le sue braccia mi cingono le spalle. Smetto di picchiarlo e mi asciugo le lacrime.
-Lui…lui era Prim.- mormoro con voce rotta- Indifeso,ingenuo. E così terribilmente somigliante a Prim.-
-E non l’ho neanche preso. Figuriamoci se l’avessi colpito… Mi avresti ucciso seduta stante,immagino.- sento il sorriso nella sua voce.
-Probabilmente.- 
Restiamo abbracciati. Le sue dita scorrono tra i miei capelli,disfacendo la treccia.
-Katniss?-  la sua voce è quasi un sussurro.
-Mmh?-
-Che ne dici se ti insegno a fare i dolci,un giorno di questi? O il pane… Facciamo domani la prima lezione?-  
Lo guardo e annuisco.
-Prima lezione?Perchè non tutto in una volta? – chiedo.
-Perché…Perché  cucinare non è cosa che si impara tutta in una volta,Katniss!- esclama lui evidentemente stupito dalla mia ignoranza in materia.
-Anche cacciare. Ma io non ti tedio con lezioni, io ti insegno tutto in una volta.- replico piccata.
Alza gli occhi al cielo e giunge le mani, assumendo la faccia tipica di quando uno si chiede ‘’Ma-perché-proprio-a-me’’.
-Katniss, cucinare è un’arte: NON puoi assolutamente imparare tutto in una volta! Devi imparare a impastare, a dosare bene gli ingredienti Tutte cose cui ho dovuto imparare in anni e anni di duro lavoro in panetteria,tu le vuoi imparare in un giorno?- mi guarda con dolcezza e mi prende il viso tra le mani-E poi, non ti piacerebbe passare qualche mattinata con il tuo ragazzo bello,forte e intelligente?-
Scoppio a ridere.
-Certamente, mio Principe della Modestia.-  rimango quasi stupita dalla mia dolcezza.
Mi fa l’occhiolino e mi prende sotto braccio. Facciamo la strada a ritroso con il sole che pian piano muore dietro di noi. E, improvvisamente, alla luce del tramonto, le cicatrici sulle sue braccia non sembrano più tanto terribili.

 
 
** Prequel gentilmente concesso da EliCf per la sua storia 'Gocce di Cioccolato'. Mi farebbe molto piacere ottenere una recensione :) 
Buon inizio settimana,
EleGranger**
  
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