Ano hi ~
Ancora
non conosciamo il nome del fiore che vedemmo quel giorno da bambini.
Quel giorno ha dato vita a molte cose diverse
per ciascuno di loro.
Lui non li conosce,
non personalmente, ma Meiko ne parlava così spesso e
così tanto che gli pare di esserci cresciuto insieme anche lui, di aver corso e
cacciato gli insetti con Jintan,
di aver scambiato dozzine di nokémon con Anaru, di aver
riso fino alle lacrime insieme a Poppo
– ed è quasi buffo, se ci pensa, perché loro invece non devono sapere quasi
nulla di lui. Nient’altro se non che Saa-kun è il fratellino di Menma.
La loro Menma.
Quel giorno ha dato
vita a molte cose diverse per tutti, e qualche volta Satoshi
resta disteso nel letto per qualche minuto di più – tanto nessuno si preoccupa
che possa far tardi a scuola – a immaginarle tutte quante, una a una. Vede
chiaramente il modo in cui le vite degli amici di Meiko
sono cambiate. Per Yadomi si è trattato di giorni e
giorni di esilio tra quattro mura, di facce scure là dove c’erano sempre e solo
sorrisoni da leader, e di solitudine, perché
dopotutto un vero leader non può permettersi di riversare il proprio dolore
sugli altri, deve avere la dignità di tenerselo per sé. Per Anjou
si è trattato di file di cassetti chiusi a nascondere i manga e i videogiochi
che forse farebbe troppo male riprendere in mano per ricordare quei giorni
d’estate in cui giocare non faceva piangere. Per Matsuyuki
e per Tsurumi si è trattato di silenzio, un gelido
silenzio che traspare persino dai loro sguardi fissi sulla strada, ogni volta
che a Satoshi capita di incrociarli per caso andando
a scuola. Per Hisakawa si è trattato di una moto che
l’ha portato lontano, lontano, sempre più lontano, anche se poi non ha mai
resistito all’impulso di tornare indietro e di riportarlo qui dove il suo
viaggio è cominciato e finito.
Stiamo
diventando adulti.
Per Satoshi, quel giorno è stato come veder morire anche se
stesso.
Meiko
non c’era più e all’improvviso era come se il mondo fosse sbiadito, cancellato
da un colpo di spugna umida di lacrime. All’inizio faceva male. Da una parte si
è ritrovato a dover crescere con un ricordo che diventava sempre più
evanescente, l’immagine di un sorriso familiare e luminoso come il sole sul
quale a poco a poco scendeva il buio impassibile del tempo che passa e non si
ferma a rimpiangere niente. Dall’altra, ad aiutarlo c’era solo una grande casa
vuota, piena di quello stesso silenzio che da allora grava sul fiume come una
condanna emessa da sempre. E faceva male, così male che qualche volta l’ha
odiata, sì, sua sorella, l’ha odiata tantissimo perché se n’è andata e
andandosene ha portato tutto e tutti via con sé, e Satoshi
non è stato più Satoshi, è rimasto Saa-kun perché
lei lo chiamava sempre Saa-kun,
e per molto tempo non è stato altro che un bambino solo al buio con la mano
tesa e vuota.
Poi è andata meglio.
Ha imparato a comprendere il mondo beato di sua madre che si è rifiutata di
rivolgere lo sguardo altrove, che ha continuato e continua ancora a preparare
il currypan per quattro, che non l’ha più chiamato
per nome. Ha imparato a rispettare la scelta di suo padre che semplicemente
trova più facile guardare dritto davanti a sé e fingere che sia questo il modo
giusto di reagire e aiutarli tutti. E ha imparato ad alzarsi dal letto presto,
a fare i compiti da solo, a non salutare Matsuyuki e Tsurumi quando gli capita di incrociarli andando a scuola e
a resistere all’impulso di correre dietro a Hisakawa
quando torna e corre su per la scogliera, anche se qualche volta ancora oggi
vorrebbe fermarlo e chiedergli se Meiko – Menma – era
davvero così speciale da portarsi tutto e tutti via con sé e perché,
soprattutto, perché è così solo, cosa
le ha fatto di male perché lei decidesse di farlo restare solo. Dura soltanto
un attimo, però, perché piano piano Satoshi ha anche
imparato ad andare avanti.
Qualche volta riesce
persino a sorridere.
Quel
profumo è scomparso gradualmente.
Quel giorno ha dato
vita a molte cose diverse per ciascuno di loro, si ritrova a pensare Satoshi la sera in cui da qualche parte negli occhi di Yadomi – Jintan – trova il suo stesso bisogno di parlare, di tendere
una mano e di non sentirla vuota.
Quel giorno tutti loro
hanno dovuto trovare il proprio diverso modo di crescere, si ritrova a pensare Satoshi la sera in cui il cielo sopra il fiume s’illumina
di fuochi d’artificio e d’improvviso il silenzio non è più una condanna, ma una
liberazione.
Stiamo
diventando adulti. Ma...
E poi arrivano dei giorni
nuovi in cui Satoshi s’innamora di una donna, la
sposa, crea nel suo grembo il seme di una nuova vita. Nasce una bambina con i
capelli biondi e sottili, così chiari da sembrare bianchi, due grandi occhi blu
e la bocca rosea già dischiusa nel suo primo sorriso. E allora Satoshi non ha bisogno di chiedere conferma agli occhi di
nessuno per capire che Meiko – Menma – era davvero così speciale
da portarsi tutto e tutti via con sé, perché è stata anche tanto speciale da
prenderli tutti per mano e ricondurli lungo la strada, e ancora è tanto
speciale da mantenere una promessa che non c’è mai stato bisogno di esprimere a
parole.
È in quel giorno che nasce un fiore nuovo, un
fiore di cui Satoshi è felice di essere il primo a
conoscere il nome.
Quel
fiore è sicuramente sbocciato da qualche altra parte.
Spazio dell’autrice
Il
fatto è che Ano Hana
è destinato a diventare uno dei miei anime preferiti di sempre e io
semplicemente dovevo scrivere
qualcosa. Perché questa non è una di quelle storie che non ti lasciano dentro
niente di abbastanza forte da tornarci su, dopo, per molto tempo.
Ero
partita con l’intenzione di scrivere su Satoshi, Saa-kun, perché mi ha fatto troppo male il modo in cui il
mondo perdendo Menma si è completamente dimenticato
di lui. Ma poi mi sono andata a cercare le motivazioni di una tale dimenticanza
e mi sono ritrovata avvinta da quel vortice di dolore che li ha presi tutti
quanti e col quale Saa-kun, a quanto sembra, è stato
l’unico abbastanza forte da convivere.
E
non lo so, il resto lo lascio a voi perché ho già pianto abbastanza su tutti
quanti per provare a cercare un senso in ciò che ho scritto.
Il
titolo si traduce con quel giorno; il
testo riportato a margine è una parte del discorso finale di Jinta nell’ultimo episodio, tranne che per la frase
iniziale che è la traduzione del titolo completo dell’anime.
Aya ~