Lettere e segni neri, che si confondono tra loro come una tavolozza piena di colori.
Faccie conosciute che diventano sfocate, non mi dicono nulla.
Sorrisi vuoti di visi amici e voci ghiacciate di bocche scheletriche, di orbite vuote e stanze buie.
Libri, penne, matite. Senza inchiostro, senza mine, senza pagine
o pagine bianche che spaventano per il loro candore,
come corpi svuotati dal sangue, come marionette governate da fili spezzati.
Scarpe senza suole e teste calve.
Corpi che si dissolvono nell'aria di cuori spezzati, occhi vuoti che girano in spazi assenti, che guardano braccia ricche e ingioiellate.
E il petrolio dei tuoi occhi che in tutto ciò prevale, come una stella, la più luminosa che irradia luce ed energia su questo schifo di mondo fatto di caos.
E cartecce su cartacce con il tuo nome scritto sopra,
o pagine di diario che parlano di te.
E' come se tutto ti conoscesse, riportasse a te, parlasse di te, con te, per te.
E io ti tengo vicino, così vicino che vorrei prenderti a schiaffi per quello che mi fai o prendere a schiaffi me stessa perchè te lo permetto.
E' tutto così dannatamente difficile.
Mi sembra di stare a galla con due ancore attaccate ai piedi che mi trascinano giù, 
ed io che disperatamente cerco di risalire mi chiedo davvero se ne valga la pena,
se sono davvero così forte da spezzare quelle catene per respirare un'aria che è comunque satura del tuo respiro,
sentire un vento che sussurra ovunque il tuo nome.
Come se ogni nuvola fosse lontanamente soffice quanto i tuoi capelli,
come se l'oceano possa essere più profondo dell'amore che provo,
come se lo scorrere dell'acqua ghiacciata intorno a me potesse provocarmi più brividi e gelarmi il cuore di quello che provo anche solo guardandoti.
Quando mi annullo totalmente dentro di te e niente più ha un senso.
Annegare, sparire, diventare aria pur di poterti ancora sfiorare,
diventare quel destino che devi ancora scrivere.