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Autore: raganellabyebye    18/09/2012    1 recensioni
“Dimmi un po’: c’è qualcosa in particolare che vorresti?”
Glielo chiedeva a ogni compleanno. E non importava se la risposta era irragionevole, come portarla oltre le Colonne d’Ercole, vedere Scilla e Cariddi, o imparare a correre con la biga: lui trovava sempre il modo di accontentarla.
...
"Da quanto tempo nessuno me lo chiede più..."
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Antica Roma, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Red Carnations'
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One-shot, per prolungare l’agonia (agonia... certo) di chi sta aspettando l’epilogo dell’altra fic! Muhahahahahaha!
 
Personaggi (se non avete mai letto niente di mio, meglio buttarci un occhio, a queste due righe)
_Romulus, lo conosciamo tutti
_Lavinia (chiamata anche “Nina” perché è più corto), personificazione di Roma, ha l’aspetto e il carattere della versione femminile di Lovi (Himaruya non si è ancora scucito, ma su Wikia Hetalia trovate qualcosa).
Ah, giusto, Maria (profilo di Vaticano fatto da una fan su “Wikia  fan characters”) è Vaticano, la sorellina piccola, e Serena è Milano (vale lo stesso di quanto detto per Roma, solo che è Feli, ad essere in versione “lei”), la quarta in ordine d’arrivo.
 
 
Avvertenze:************************************** Spiacente, i contenuti delle avvertenze sono stati censurati in questo paese a causa della legge 829 e qualcosa barra sette noni e biancospino ossigenato.
 
 
 
Per il mio compleanno, vorrei...
 
Roma, ante diem undecimum Kalendas Maias
 
È sera. Ma non una sera qualunque: questa è speciale. Infatti, ogni anno, l’undicesimo giorno prima delle calende di maggio, l’Imperatore e senatori si ritrovano a brindare per ospiti assenti.
E questo perché...
“... tanti auguri, mia piccola regina!”
Le dice il nonno, sorridente. Sono seduti, gambe penzoloni, sopra l’Ara Pacis. Già: le due personificazioni hanno trasformato l’imponente monumento in una panchina. Nina prende la focaccina al miele che Romulus le sta allungando: le sembra così grande, quel pezzo di pane, ora che è nelle sue manine!
Rimangono in silenzio per un po’, mangiando le loro focacce e stando attenti a non sporcarsi le mani. Una volta finito, l’uomo infila una mano in una delle pieghe della toga senatoria che ancora indossa, per poi fermarsi improvvisamente. La guarda negli occhi e le chiede
“Dimmi un po’: c’è qualcosa in particolare che vorresti?”
Nel farlo, solleva un sopracciglio, incurvando contemporaneamente un angolo della bocca, assumendo un’espressione ironicamente inquisitoria. Anche Nina sta prendendo su questo modo di esprimersi, muovendo altri muscoli della faccia, uno stimolo inconscio, come l’agitare le mani mentre parla.
Qualcosa che vorrebbe c’è, ma si vergogna a chiederlo. È una cosa piccola, forse... insignificante. Almeno per lui. Tergiversa, mordicchiandosi le labbra.
“Mmhh... prima tu!”
Risponde la bambina vestita di rosso, la palla* lasciata cadere dalla testa e portata a mo’ di stola, sapendo che il nonno nasconde sempre il regalo in quella taschina celata sotto gli abiti, sul fianco sinistro. Lui le regala un sorriso complice, ed estrae una scatolina di legno. Lei la prende, fissandola attenta. Tenendola di fronte a sé, la apre lentamente.
“Oh!”
Il viso dell’altro si addolcisce: l’ha riconosciuto.
“È come il tuo anello”
Dice la piccola, sorpresa: può vedere lo sbrilluccichio del rubino al dito indice sinistro dell’Impero.
“Era... di Tarquinia”
Ammette lui, con un sospiro malinconico. Si avvicina con fare cospiratorio, e a bassa voce le dice
“È un anello molto speciale, sai?”
“Davvero?”
Chiede Lavinia, sorpresa
“Sì! È un anello magico!”
“Davvero?”
La bambina è fra lo scettico e lo stupito; è da tanto che nessuno fa più magie – non come quelle che Romulus gli raccontava, almeno.
“Già! Guarda bene: lo vedi il piccolo bassorilievo?”
Nina inclina leggermente l’anello, e per un istante – tanto che non sa nemmeno se l’ha visto davvero o l’ha solo immaginato – vede la lupa capitolina, illuminata dai raggi dell’ultimo sole, moltiplicati dalle sfaccettature della pietra e concentrati sulla piccola figura.
“Sì! È la lupa!”
“Bene! Se la vedi, vuol dire che l’incantesimo funziona!”
“Ma che magia è?”
Insomma, non è successo niente di strano... niente Ninfe, niente Furie, o fulmini, tempeste, o cose del genere...
“Ah! Questo devi capirlo da sola! Può anche essere cambiato, chissà... gli Etruschi avevano un modo bizzarro, di lavorare, figurarsi poi quando a forgiarlo ci mettono un Latino!”
Roma sbuffa. Ma si è mai sentita una cosa così assurda? Lui scuote la testa, divertito dalla reazione della Città Eterna.
“ E sai che c’è di strano?”
Continua lui
“ Che la pietra vi aderisce perfettamente, come se la lupa fosse stata scolpita su di quella e usata come stampo per l’oro dell’anello! Aspetta, aspetta! C’è dell’altro”
Estrae una catenina dalla scatola: Nina non l’ha notata
“Finché lo indossi...”
Lo prende e vi passa attraverso la catenina, chiudendola dietro il collo della festeggiata
“... io ti troverò sempre!”
La bimba sgrana gli occhi.
“Sempre sempre sempre?”
Chiede a bassa voce
“Sempre sempre sempre!”
Risponde, prendendole il nasino fra le nocche di  indice e medio e pizzicandolo
“Ahi!”
“Ahaha!... Finché io avrò il mio e tu avrai il tuo, non dovrai preoccuparti di nulla! Se dovesse succedere qualcosa, sarò lì in un batter d’occhio!”
Le scompiglia affettuosamente i capelli, poi le da un bacino sulla fronte
“Così sarò sicuro che nessuno possa farti del male...”
La abbraccia: una stretta forte, rassicurante, eppure delicata, accorta, quasi avesse paura di soffocarla. La lascia andare, guardandola con quei suoi occhi brillanti di vita.
“Bene, adesso è il tuo turno: allora, cosa vuoi per il tuo compleanno?”
Lavinia abbassa lo sguardo, cercando le parole giuste
“Eh... posso... eh... io vorrei... aaahhh...vorrei tanto chiam-“
“Ah, cazzo, le guardie dell’Imperatore! Se ci prendono, ci trascinano a quella dannatissima festa! Presto, salta! Hop, presa! Forza, andiamo Nina!”
 
 
Roma, 21 Aprile
 
Si rigira il gioiello fra le dita, inclinandolo ogni tanto. Ad oggi, non ha capito che potere racchiuda – se mai ne ha avuto uno: può benissimo essere una bugia dettale per farla stare più tranquilla quando era da sola – e per quanto vi abbia provato, il simbolo dell’Urbe non è mai riapparso. Ogni tanto – una decina di volte al massimo – le è parso di vederlo brillare, sotto il rubino, come la sera del 3 giugno, quando partì con gli altri da Roma per raggiungere i canadesi e portarli in città. Anche allora non fu niente più che un attimo, un istante in cui avrebbe potuto benissimo aver visto qualcosa che in realtà non c’era. Tocca la pietra – grande sì e no come l’unghia del suo mignolo – sentendo ogni spigolo ancora vivo, intatto, come fosse appena uscita dal laboratorio dell’orefice
O dell’alchimista...
Si sposta sul canapè, sprofondando nell’imbottitura morbida. È sola, in casa: i fratelli sono a Washington, Milano incatenata a Piazza Affari, Maria dispersa in una missione sul cucuzzolo di qualche montagna in Sud America...
“Tanti auguri a te, tanti auguri a te...”
Canticchia di malavoglia. Prende il plaid e lo stende sulle gambe, raggomitolandosi poi come un gattino. Appoggia la schiena fra il bracciolo e lo schienale, dove ha incastrato un cuscino a forma di pomodoro. Con i gomiti sulle ginocchia, continua a esaminare il vecchio regalo.
“Dimmi un po’: c’è qualcosa in particolare che vorresti?”
Glielo chiedeva a ogni compleanno. E non importava se la risposta era irragionevole, come portarla oltre le Colonne d’Ercole, vedere Scilla e Cariddi, o imparare a correre con la biga: lui trovava sempre il modo di accontentarla.
Da quanto tempo nessuno me lo chiede più...
Forse non lo vorrebbe nemmeno. Il 21 aprile si è ormai trasformato nella sua Quaresima personale, un periodo in cui pentirsi, piuttosto che festeggiare.
Una volta era il giorno che aspettavo più di ogni altro. Adesso, è solo il momento in cui rimpiango i miei errori... tutti.
Com’era stata stupida... Lui non era più l’uomo forte e invincibile di un tempo, e anche se lo fosse stato, come avrebbe potuto salvarla? Anche per il grande Impero c’erano limiti, ma lei non l’aveva capito. D’altronde, come si può pretendere che un bambino capisca una cosa del genere?
E a quell’età non dovrebbe nemmeno essere necessario farlo
Poi lui è scomparso, e lei non ha più potuto chiedergli scusa. E lui? Oh, quante volte l’aveva fatto: serio, arrabbiato, oppure piangendo, gettando tutto il suo orgoglio. E Lavinia aveva sempre rifiutato.
Quello è stato l’ultimo compleanno che abbiamo festeggiato insieme
Il ricordo continua a ripetersi nella sua testa, come un disco rotto. Avrebbe tanto voluto chiederglielo, ma non l’ha fatto; arrivata a questo punto, si chiede se abbia ancora tanta importanza
Sì, ne ha
Al posto di invecchiare, quel giorno le sembra di tornare bambina, una pupilia di otto anni che vuole essere abbracciata, sentirsi protetta, al sicuro... E vorrebbe tanto averglielo chiesto, vorrebbe averlo perdonato, avergli detto che gli voleva bene, festeggiare con lui un altro compleanno, ricevere un altro abbraccio, e vorrebbe...
...vorrei tanto poterti chiamare papà
 
 
 
 
Note
 
*La “palla” è parte dell’abbigliamento femminile: “le pieghe dell’abito erano fondamentali, soprattutto le pieghe della palla, un taglio di stoffa rettangolare che copriva completamente la donna, compreso il capo, e che ne contornava il corpo con varie pieghe e ritorni tenuti su dalle braccia. Era molto importante e ricca, tanto che spesso una schiava era addetta alla sistemazione delle pieghe anche mentre la matrona era a passeggio. Talvolta le donne si coprivano la testa con un lembo della palla; nei tempi antichi era obbligatorio, pena il ripudio, ma in era imperiale si portava solo nelle cerimonie”  (citazione da “romanoimpero.com”)
_Pupilia: fanciulla minorenne o orfanella. Per essere una bambina, era una bambina, ma credo si sentisse anche un po’ “orfanella”, all’epoca, quando le nazioni sue coetanee nascevano da fusioni fra altri popoli, mentre lei era sbucata dal nulla.
_La data di fondazione di Roma è – tradizionalmente – il 21 aprile 753: secondo il calendario romano, l’undicesimo giorno prima delle calende di maggio!
Immagino che il compleanno di Romulus possa essere fissato il 24 marzo 771, quando nacquero Romolo e Remo, voi che ne dite?
p.s.: ovviamente, ambo le date sono avanti Cristo...
 
Due settimane fa, ho scritto della nascita di Lovi, così ho dedicato un capitolo anche all’infanzia di Nina prima che i due marmocchi irrompessero nella sua vita! Spero che alle mie dieci fedelissime (ragazze [e ragazzi?], vi adoro! Quando vedo la drastica riduzione di lettori mi deprimo sempre, ma mi basta pensare a voi per tirarmi su il morale e trovare la voglia di scrivere ancora!) questo One-shot sia piaciuto; per quanto riguarda gli altri naviganti (approdati qui per sbaglio, suppongo)... andiamo, non può essere stato così male!
...vero?
 
byebye
  
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