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Autore: Balestra    18/09/2012    0 recensioni
In un tempo ormai remoto, rimasto nelle menti degli uomini solo come antiche leggende, il potente impero Nasod allungava i suoi tentacoli robotici su una grande parte del continente di Elios; Al suo comando, seduta su un trono di freddo metallo, stava una regina, una imperatrice, l'ultima della sua stirpe, che si trovò ad affrontare la crisi più grande che la storia abbia mai conosciuto: Il declino di un impero, una guerra tra umani e Nasod, la distruzione della gemma che aveva dato vita alla terra, l'El. Il suo nome è Eve.
I Nasod non possono provare vere emozioni, sono solo mere imitazioni di quelle umane. Eppure, può un cuore di circuito, rinchiuso in un corpo d'acciaio, generare vere emozioni? Può un Nasod... Innamorarsi?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Eve, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CORPO D'ACCIAIO

E CUORE DI CIRCUITI

 

 

1.

 

Il chiacchierare della gente è insopportabile riempe completamente la sala, arrivandomi fino ai timpani, scaldando l'aria e dando una parvenza di allegria alla serata. Gli invitati sono tutti nell'enorme salone delle cerimonie, una stanza di marmo bianco, un colore così puro... così innocente. Alle pareti, accanto ad ampi finestroni, vi sono arazzi imponenti che scivolano fin sul pavimento, ritraendo le vicende dell'Impero: nel primo, la nascita dei primi Nasod, ancora rozzi e primitivi, con tecnologia scarsa e basilare; i primi incontri con altre civiltà. L'arazzo centrale, completamente rosso, rosso come il sangue della scena che ritrae, rappresenta la ribellione della mia stirpe agli uomini, guadagnando la libertà tanto agognata. E, per ultimo, la creazione dell'Impero. Il panorama, all'esterno, è buio: attorno al castello non vi è una luce, solo dolci colline battute dal freddo vento serale, appena illuminate dal grande disco argenteo della luna... è talmente brillante, stasera, circondata da tutte quelle meravigliose stelle. Vorrei essere fuori, nel giardino, a contemplare questo spettacolo. Invece, sono costretta sul mio trono: un enorme sedia in ebano e ferro semitrasparente, tempestato di pietre di ambra dorata, sormontato da una grossa effige di un Nasod attorniato dalla luce del sole, quasi fosse un dio che stringe in mano il globo luminoso. Nonostante la noia, tento di tenere un comportamento regale, perfetto, rimanendo dritta, lo sguardo ben alto, l'espressione impassibile. Tutti coloro presenti nella sala, a turno, mi lanciano delle occhiate che non saprei interpretare. Sentimenti... sentimenti umani. Noi non ne abbiamo, siamo destinati solo ad avere un qualcosa che li genera per noi, creando un surrogato perfetto ma falso. Falso. Non so cosa sia la felicità, l'amore, la tristezza, la sofferenza... non so dire cosa quegli sguardi vogliano dire, se siano di ammirazione od odio. Il chiacchiericcio degli invitati si fa più forte; sento volare qualche risata, mentre le discussioni si fanno sempre più animate. Sposto gli occhi sulla torma di persone, rappresentanti di vari regni, se non specie, tentando di individuare qualcuno di interessante, degno di essere osservato. Purtroppo non vi è alcun tipo del genere, tra la folla. Il Simulatore di Emozioni mi trasmette una sensazione, quella che gli uomini chiamano noia. Rassegnata, torno a guardare la luna, ben visibile dalla mia posizione sopraelevata, che illumina ora, dolcemente, il giardino. -È bellissima, non è vero?- sussurra una voce al mio orecchio. Una voce vellutata, calda... umana. Mi volto lentamente, incrociando il suo sguardo color del miele, il volto perfetto, un sorriso appena accennato. -Ivy...- dico -...cosa ci fai qui? Pensavo fossi con gli ambasciatori elfici-. La guardo. Lei... la mia gemella. Ivy. Tutto ciò che non potrò mai essere, il perfetto esempio di come dovrebbe essere una regina. Una cascata di capelli color argento, brillanti, lunghi quanto la sua schiena; perfetta nel suo abito nero, a suo agio su quei tacchi color pece. Il sorriso sempre sul volto, una voce così bella... umana. L'aggettivo perfetto per lei: umana. Eppure, non è lei la Regina. Sono io. Ho sempre pensato fosse una cosa sbagliata... per quanto possiamo assomigliarci, lei sarà sempre più bella, regale... anche ora è talmente splendida che molti sguardi si sono calamitati su di lei. Eppure, ignorandoli, continua a guardarmi divertita, sorridendomi -Sei davvero bella, stasera- mi dice, accarezzandomi i capelli, passandomi le dita tra di essi. Scuoto la testa. Il sorriso si allarga, mentre si china più su di me -Non sono solo io a dirlo. Tra gli invitato stai facendo non poche stragi di cuore, sai? Addirittura il freddo Erelllin ha riconosciuto che sei “Uno splendido, piccolo angelo, così fragile e perfetto”-. La sua mano mi scivola via dalla testa, delicatamente com'è arrivata. Mi volto appena per risponderle, quando... uno squillo di trombe. La sala piomba nel silenzio. L'araldo Nasod si fa avanti, tendendo il braccio verso l'entrata -Vostra Maestà, Regina Eve, sono qui oggi tra noi gli illustri cavalieri del Regno di Belder. Genesis Celor, Capo della Guardia Imperiale, Generale Supremo degli eserciti del Regno; Boros Kuron e Miranda Blake, Cavalieri della Guardia Imperiale. Mi volto di nuovo verso Ivy -Perché nessuno mi ha avvisato del loro arrivo?- le chiedo. Un leggero, grazioso risolino le sfugge dalle labbra -Ero proprio venuta a dirtelo ma credo che la tua abbagliante bellezza me l'abbia fatto passare di mente.- detto questo, lentamente, arretra, fino ad uscire dal mio campo visivo. Appena sento il portone spalancarsi, torno subito a guardare il centro della sala. Da destra e sinistra, contemporaneamente, emergono due figure avvolte in due grandi armature bianche, con decorazioni dorate; ampie cappe blu scendono dalle spalle, sventolando appena dietro le loro schiene ad ogni passo. Boros Kuron è l'uomo sulla destra, i capelli di un color biondo cenere che arrivano fino a metà del collo, la mano sull'elsa di una spada che spunta appena da sotto la cintura. L'altra è sicuramente Miranda, la maga più potente del Regno; lunghi capelli color rosa tenue che oscillano graziosamente sulla schiena, brillanti; tra le mani regge un ampio scettro, di un nero profondo, la cui cima è sormontata da un pietrone blu mare che emette una luce appena accennata, eterea. Avanzano fino a metà della sala, fermandosi e rimanendo lì, impettiti. Infine, tutta la sala sposta lo sguardo sulla figura più attesa: il Capo della Guardia Imperiale. Mi sono sempre chiesta come potesse essere... che aspetto potrebbe avere un guerriero tanto potente. Me lo sono sempre immaginato avvolto da un'aura di potenza, quasi opprimente, di una forza sconfinata. Ed invece, la persona che fa il suo ingresso sembra quasi impacciata, sorridente, forse nervosa; si guarda tutt'attorno, dando dei continui colpetti all'elsa della sua arma, mentre avanza lungo la stanza, fin a trovarsi sotto il mio torno. Qui sotto si ferma, fissando prima me, poi i due compagni. Boros, quasi rassegnato, gli fa un cenno e lui, annuendo impacciato, sale lentamente i gradini fino a giungermi davanti. Ora posso vederlo bene; i capelli ribelli, di un profondo color rosso, sono sparati verso l'alto, in disordine; gli occhi, come due rubini scintillanti di vitalità, il sorriso imbarazzato. I nostri sguardi di incrociano; mi sento quasi risucchiata da quelle fiamme che sembrano ardergli nelle iridi. Infine, si inginocchia, prendendomi la mano e depositandovi sopra un leggero bacio, le sue labbra, calde, vive, che sfiorano la mia fredda mano. -È un piacere incontrarla, Regina Eve. È molto più bella di come me l'avevi descritta, Boros.- aggiunge, voltandosi verso il compagno che si passa una mano sul volto, rassegnato. Infine, si alza, rivolgendomi un altro sorriso, passandosi una mano sulla nuca -Mi scuso se siamo giunti con così poco preavviso, ma...-

Scuoto la testa -No, non importa. È un piacere anche per me incontrare il Capo della Guardia Imperiale; ho sentito molto parlare di voi e delle vostre imprese in battaglia.-

-Ma no, non sono così speciale...- si schermisce, tornando a guardami con quei due pozzi infuocati che sembrano volermi divorare. Ormai il resto degli invitati ha ripreso a parlare tranquillamente, ignorando l'ospite che, fino a poco prima, era al centro della loro attenzione. -Con il vostro permesso, io tornerei dai miei compagni.- aggiunge poi, dandomi un ultima occhiata. Annuisco, esitante, mentre lui si gira, scendendo lentamente i gradini, facendo un ampio gesto di rassicurazione agli altri due che, sospirando, gli si fanno incontro. Ivy mi torna vicino, sedendosi su un bracciolo del trono e mettendomi una mano sulla spalla -Stai bene?-

-Sì... sì.-

-Non te lo aspettavi così, eh?- ride, lisciandosi l'ampia gonna nera, mentre inizia a guardare il trio appena giunto ricongiungersi, inconfondibili tra la folla grazie a quelle grosse armature smaglianti. Boros gli sta parlando in modo concitato, mentre Amanda si limita a scuotere la testa. Lui, invece, continua a sorridere colpevole, dando ogni tanto qualche colpetto alla spalla del suo commilitone. Infine, l'altro sembra arrendersi, smettendo di parlare. -Eve... Eve... Eve.- una delle delicate mani di Ivy mi scuotono appena la spalla -Ti vedo assente. Sei sicura che sia tutto a posto?-

La guardo... come fa ad essere così... così umana? Quel suo sguardo preoccupato... è identico a quello che aveva Kuron quando Genesis è entrato nella sala. Annuisco. Improvvisamente, tra la folla si crea del trambusto. Due chiome color verde smeraldo si parano davanti ai selvaggi capelli rosso profondo di Genesis; ma quelli... -...gli ambasciatori elfici?- chiedo, esitante. Ivy si alza in piedi, scendendo con grazia gli scalini, giungendo lì vicino. Erellin sta parlando inferocito ai tre cavalieri, puntando un dito accusatore contro il capitano che, con la sua solita aria imbarazzata, prova a rispondere qualcosa. Se solo capissi... rumore di acciaio sguainato. Contemporaneamente, i quattro soldati elfici, Erellin e Boros estraggono le lame, mentre Amanda alza lo scettro. L'aria si fa carica di tensione. Ivy si avvicina, mettendosi in mezzo, parlando con la sua voce dolce e soffice. Le lame si abbassano appena e i due gruppi, muovendosi a distanza, si avvicinano al mio torno. Infine, Erellin si inchina rispettosamente gli occhi bassi -Sua Altezza... mi spiace di aver sguainato il ferro nella sua dimora. Ma questo individuo- indica Genesis, mentre la sua voce si vena di puro odio, rabbia, disprezzo -è uno di coloro che ha ucciso i nostri guerrieri più valorosi in battaglia, senza pietà alcuna!-

Sbarro gli occhi. Non è... non è possibile. Questo ragazzo dall'aria impacciata ed innocente ha davvero... ha davvero ucciso brutalmente... dei combattenti elfici? L'espressione del Capo della Guardia si fa contrita -Ecco... io...- abbassa lo sguardo -...è tutto vero. Ma io... sono stato costretto! Eravamo nemici, era una guerra. Combattevamo per le nostre vite. Io... non volevo. Ma ho dovuto.- detto ciò, alza nuovamente il viso, stavolta deciso, fiero. Non è più l'impacciato ragazzino di prima. Erellin porta la mano all'arma, stringendo i denti -Hai dovuto, dici?! Tu, dannato... io pretendo il tuo sangue per vendicare i miei compagni caduti. In guerra non siamo riusciti ad incrociare le nostre lame... ma oggi è diverso. Ora che ti ho trovato, non ti lascerò andare via!-

-Come desideri.- risponde semplicemente Genesis, estraendo la sua lama -Se è questo quello che vuoi... mi scuso, Sua Altezza.- aggiunge rivolto a me -Anche questa volta non combatto per mia volontà-. La sua spada è come una sua estensione: anch'essa rossa, anch'essa colma di fiamme, è ricoperta di rune brillanti che emettono uno strano bagliore. La lama di Erellin è invece in vetro elfico, trasparente e multicolore, quasi etereo. Boros poggia una mano sulla spalla al suo capitano -Genesis, non credo...-

-Stanne fuori.- gli risponde seccamente. Come è possibile questo mutamento? Prima era a chiaramente a disagio, spigliato, imbarazzato... ora è freddo, calmo. Determinato. I due avversari si guardando, cominciando a muoversi in un circolo lento ma inesorabile, che li avvicina sempre di più, le lame pronte a saettare una contro l'altra. Ivy si siede accanto a me, lasciando penzolare i piedi -Eve, forse dovresti fare qualcosa.- sussurra.

-Non hai sentito?- le parole mi escono automaticamente dalla bocca, di getto -Non si fermeranno-. Eppure dovrei almeno tentare... perché non li fermo? Infine, in uno scatto appena visibile, si lanciano uno contro l'altro; il clangore delle lame rimbomba nella sala, mentre una pioggerellina di scintille si alza in aria. Si separano bruscamente; Erellin parte di nuovo all'attacco, come un lupo affamato, portando una serie di fendenti concatenati, una specie di arabesco di mortale acciaio; Genesis, dal canto suo, si limita a fermare ogni attacco senza apparente sforzo, bloccando uno dopo l'altro i colpi. Infine, ruggendo, l'elfo afferra la lama con due mani; un colpo rapido, che fende l'aria, portato con enorme forza. La Guardia Imperiale sbarra gli occhi, come sorpreso... e contrattacca. La lama dell'avversario impatta contro il piatto della sua; Erellin si sbilancia all'indietro, sorpreso. -Mi aspettavo di più.- la voce di Genesis è appena udibile -Questa è tutta la tua forza? Lascia che ti mostri la mia... quella sotto cui sono caduti i tuoi compagni-. La sua voce... è tagliente. Gelida come un blocco di ghiaccio. Scatta in avanti: la lama saetta verso la spalla destra dell'avversario, squarciando in diagonale la pelle, aprendo una lunga ferita sulla sua pelle; facendo un mezzo giro su sé stesso, lo colpisce con un singolo calcio sullo stomaco, facendolo barcollare all'indietro. La lama raggiunge le spalle dell'elfo, colpendo col piatto. Il rumore di ossa rotte è udibile in tutta la sala; l'ambasciatore alza debolmente la lama, in un patetico tentativo di parata. Un altro fendente, e la sua spada vola via, cadendo con un clangore lontano. Gli si para di fronte; un altro fendente, opposto all'altro, formando una X di sangue sul suo corpo; l'elfo crolla a terra, gemendo. Genesis lo sovrasta, la spada in mano pronta ad affondare nella carne dell'avversario... la alza, brillante. -NOOOO!- una voce acuta mi trapana le orecchie, mentre una piccola figura, rapida, si metter tra i due combattenti. -Ti prego, non fare del male ad Erellin! Ti prego!- geme la piccola elfa, facendo da scudo con il corpo all'ambasciatore -Hai vinto, va bene, ma non fargli del male!-. Per un momento, gli occhi dei due si incontrano: piccoli ed innocenti smeraldi nelle fiamme ardenti dell'altro. Per un momento, il silenzio domina la sala, rotto solo dall'ansimare della ragazzina. Infine, un sorriso si schiude sul volto di Genesis che, calmo, rinfodera la spada. Il suo viso torna quello di prima, mentre si guarda intorno, probabilmente rendendosi solo allora pienamente della situazione. -Va bene, piccola... piccola...-

-Rena.- risponde lei, portandosi le mani ai fianchi con aria temeraria.

-...Rena. Hai smosso il mio cuore...- dice, portandosi una mano al petto ed asciugandosi una lacrima -Non gli farò del male. Anzi, mi scuso con lui e spero che, dopo ciò, i dissapori tra di noi spariscano- mentre lo dice guarda il suo avversario -Ah, è svenuto...- si passa nuovamente la mano sulla nuca, voltandosi stavolta verso di me -Perdono per tutto ciò. Non volevo arrecarti... ehm, arrecarVi, disturbo e la situazione è degenerata. Spero che mi perdonerai... perdonerete. Ehehehe...- termina con una risatina nervosa. -Ma certo, capisco. L'importante è che sia tutto risolto. Ora, qualcuno porti l'ambasciatore nei suoi alloggi.- rispondo -E facciamo finta che questo non sia successo.- la tensione si scioglie, mentre tutti tornano sereni. Ivy mi accarezza i capelli -Hai sorriso.- dice soltanto. Io... cosa? L'ho fatto? Ho... sorriso? Provo a dirle qualcosa ma... è già sparita. Come sempre.

  
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