T-shirt.




Era ridicola tutta la situazione: Rinchiudersi nello sgabuzzino delle scope per il sesso. Grandioso, certo, ma dannatamente ridicolo.
E nonostante questo, si ritrovò a commentarlo con un maledetto: “Wow”. Certo, era esaustivo se si considerava il fatto che si era trattenuto dall’urlare durante... Sì, insomma, avete capito.
L’altro sorrise, soddisfatto. Intravide quel gesto soltanto perché erano ancora abbracciati, insomma legati l’uno nell’altro. Altrimenti, data l’oscurità dell’ambiente, si sarebbe sicuramente perso uno dei pochi sorrisi accennati in quel volto fin troppo spesso tenebroso.
“Con quel sorrisetto, vorresti forse concordare?” Chiese, ironico. Lui usava sempre il sarcasmo per temperare le situazioni problematiche. L’uomo si staccò con difficoltà dal corpo del ‘sarcastico’ e iniziò a guardarsi intorno.
“Vestiti” Aveva risposto, con il suo solito tono perentorio.
“Con questo buio non riuscirei a farlo nemmeno con la supervista” Borbottò, cercando a destra e a manca i pantaloni. “Puoi accendere la luce, se non ti costa troppo?” Chiese. “È fulminata, altrimenti l’avrei già accesa, idiota!” Rispose seccato, mentre si infilava velocemente la maglietta.
“Mi stai forse confessando il fatto che ti piace farlo con la luce accesa?” Ironizzò nuovamente il ragazzino, mentre trovava finalmente i suoi pantaloni, volati su uno scaffale durante... Vabbé, non c’è bisogno di entrare nei dettagli.
“Vestiti” Ripeté l’altro a denti stretti. Qualora se lo fosse fatto ripetere una terza volta, avrebbe sicuramente aggiunto un’intimidazione del tipo: “Ti stacco la testa, con i denti”, oh sì, lui ormai lo conosceva fin troppo bene. E lo avrebbe detto. E fatto. Senza nessun rimorso.
Si rivestirono alla bella e buona e poi uscirono velocemente dallo stanzino. Ma lo fecero uno per volta, temendo di farsi scoprire da un chicchessia, che passava da quelle parti nel momento sbagliato. E nessuno voleva un morto innocente sulla coscienza. Sì, perché quelle erano le drastiche conclusione che si sarebbero prese, nel caso in cui si fossero fatti scoprire.

Quando Stiles tornò in aula, Scott lo guardò con un sopracciglio lievemente alzato.
“Ti sei cambiato?” Chiese, girandosi a guardarlo mentre quest’ultimo si sedeva al banco dietro il suo. Soltanto in quel momento Stiles si guardò da capo a piedi. E ciò che vide lo fece sbiancare. Quella maglietta non era ovviamente la sua. Le sue erano larghe e trasandate, questa era fin troppo attillata e… da ‘Derek’. Se solo avesse fatto più attenzione…
“Ho già visto quella maglietta, ma non indosso a te. È più da…” Continuò, fissando il migliore amico con circospezione.
Oh, ti prego non dirlo.
“McCall, la prego di rimandare le sue inutili ciance a fine lezione” Per la prima volta, Stiles ringraziò il cielo che un professore li avesse interrotti.
Bip. Il suono del telefono lo fece saltare sul posto, richiamando l’attenzione dei suoi vicini di banco.

Le tue magliette non mi stanno.

DH o Miguel.

Si lasciò scappare un sorriso sincero. Derek Hale era sicuramente più espansivo e divertente attraverso un cellulare. Tuttavia dovette ricredersi quando un ulteriore bip lo avvertì di un altro sms.

Se ci fai scoprire ti stacco la testa. Con i denti.

DH.
 
 
Fine.
 
Non so cosa sia, mi è semplicemente venuta in mente.
Prendetela come uno sclero improvviso della sottoscritta che durante tutto il giorno si annoia e si mette a scrivere. Solo questo.
Naturalmente questa flash fic non ha pretese, ma mi farebbe piacere sapere se vi è piaciuta e se vi ha strappato un sorriso.