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Autore: LennyLener    19/09/2012    4 recensioni
One shot dedicata a Goku, quando soffre per la malattia al cuore, e a Chichi che lo ha vegliato durante quei momenti.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Gohan, Goku | Coppie: Chichi/Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Esperimento sul pairing Goku/Chichi. Spero non faccia ribrezzo e che mi lascierete un piccolo commento, anche di insulto.


"Ahhhhhhhh!"gridò Son Goku  mentre si sedeva sul letto, la sua mano contratta che afferrava il suo torace.  Provava un dolore immenso, simile a spade acuminate che penetravano nel suo cuore. I dolori sarebbero andati via per un po' tempo, ma poi sarebbero ritornati molto peggio di prima. 
"Chichi-san!" urlò il Sayan cominciando a dibattersi come se stesse lottando contro un nemico invisibile.  Il sudore gli scivolava giù dai suoi selvaggi capelli neri  lungo le spalle. 
“CHICHI-SAN!” gridò di nuovo, più forte di prima.

Gohan fu il primo a sentire le grida di suo padre. 
“Papà!” bisbigliò mentre si avvicinava al letto. 
Stava per posare una mano su suo padre quando Goku si sedette improvvisamente. 
Diede a Gohan un'occhiata di terrore e l'inimicizia. 
“Stai lontano da me Freezer!” gridò ed afferrò Gohan per il davanti della maglietta.  Alzò il ragazzo da terra e strinse duramente come se stesse tentando di rompergli le braccia. 
“Non ti permetterò di fare altro male!” ruggì Goku. 
“Papà! Papà!” Gohan balbettò “Sono io!” gli occhi di suo padre erano selvaggi e iniettati di sangue e sembrava non avere riconosciuto che lui era suo figlio. 
“Papà nooooooo!” gridò Gohan con terrore.

Yamcha si precipitò nella stanza ed afferrò Goku alle spalle. 
“Fermati!” gridò “Stai facendo del male a tuo figlio!” Anche nel suo stato indebolito, il Sayan ancora era più forte del suo amico umano.  “Son" disse  Yamcha lottando per mantenere la presa, “per favore…”. Dopo pochi secondi le mani di Goku  lasciarono andare Gohan indebolendosi e precipitò di nuovo nel suo sonno dovuto alla febbre.

 Gohan colpì il pavimento tossendo, ammaccato, ma incolume.  Le lacrime scesero dai suoi occhi mentre si rialzava ed abbracciò il torace di suo padre.  Goku aprì di nuovo gli occhi. 
“Gohan…” mormorò mentre il suo delirio sembrava essersi fermato per un momento, “Io….. cosa….ho…fatto? Scusami...tanto….” tentò di allungare una mano per accarezzare i capelli di suo figlio, ma la malattia aveva esaurito la maggior parte della sua forza. 
“Va tutto bene, papà” gli rispose Gohan coprendo meglio suo padre con le coperte “Soltanto riposati”. 
Goku prese una dose della medicina e cadde in un sonno profondo.

Era passata un'ora quando Chichi sì svegliò.  Lei era rimasta seduta accanto a suo marito da molte ore ed era andata a riposare, sebbene di malavoglia.  Inorridì quando seppe quello che Goku aveva fatto nel suo stato delirante. 
“Sarà meglio che vada a vegliarlo” notò lei versando un po' di oleosa menta peperita in una scodella d'acqua . 
“Ma mamma perchè non ti riposi un altro po'?”  protestò Gohan.  Lui temeva segretamente che suo padre potesse avere un altro attacco e tentasse di farle del male. 
“Lo so che sei preoccupato, figliolo”  rispose Chichi mentre raccoglieva una piccola pila di pezze “ma io sento che tuo padre ha bisogno di me adesso". 
Gohan  annuì ed andò fuori a sedersi accanto al Maestro Muten. 
“Pensa che mio papà… starà mai...meglio?” chiese a quella figura venerabile “Sono spaventato perchè la sua febbre continua a peggiorare. La medicina non sta funzionando?" 
“Hmm,” rispose il Genio “Vorrei paragonare la malattia di tuo padre ad un temporale, Gohan.  L'occhio di quel temporale è la parte più pericolosa, ma dopo quello comincia la calma.  Una volta oltre questo stadio, io penso che lui starà bene.” 
“Speriamo” disse Gohan, “Ti pregò, papà, guarisci!”

Nel frattempo, Chichi entrò nella stanza di Goku.  Le luci erano spente, così suo marito sayan era avvolto dalle ombre.  Lei si piegò su di lui e gli accarezzo la fronte madida di sudore.  La sua febbre si stava alzando di nuovo, segnalando il ritorno dei dolori. 
‘Devo abbassare quella febbre’ pensò Chichi  mentre detergeva la fronte di Goku con una stoffa di lino.  I suoi occhi cominciarono ad inumidirsi mentre Goku si lamentava e piageva.  Le ricordava un piccolo bambino scappato ad un terrebile incubo. 
Goku cominciò a tremare ed afferrò di nuovo il suo torace.  I dolori erano ritornati ed ora erano al loro apice più alto.  “Ahhhhhhhhhhhhhhhhh!” gridò lui. 
“Goku-chan,” disse  Chichi mentre abbracciava suo marito “Mi dispiace di non essere stata qui prima, ma ora ci sono. Riesci a sentirmi amore mio? Sono io, Chichi.” 
Alcune lacrime scivolarono lungo il volto del Sayan che fremeva e si lamentava. 
“Chichi,” gemette  “il dolore...era così...forte...ho pensato...che Gohan fosse Freezer…ho cercato...di ucciderlo...il dolore... è così...forte"” 
“Shhhhh,” lo calmò Chichi cominciando a rimuovere la canottiera blu di Goku. 
Poi applicò dell'olio di menta sulla parte sinistra del suo torace,  massaggiando l'area intorno al suo cuore con le sue dita delicate. 
“Non piagere, mio dolce guerriero” mormorò lei "Chiudi solo i tuoi occhi" posò la testa sulla spalla di suo marito e baciò i suoi morbidi capelli neri. 
“Ti amo, mio dolce guerriero” gli bisbigliò all'orecchio.  Con sua sorpresa, Goku schiuse i suoi occhi febbricitanti e sorrise leggermente. 
“Chichi…tu…rest…,” balbettò debolmente. 
“Cosa?” rispose Chichi “cosa c'è, Goku-chan?” 
“Vuoi restare...qui...questa notte?” le chiese Goku. 
Chichi sorrise ed annuì “Ma lo sai che è quello che sto facendo, amore mio” 
“No, non intendevo così” bisbigliò Goku “Voglio dire...qui…Chichi.” indicò debolmente il suo letto. 
“Oh, sì, certo che lo voglio, Goku-chan!”  rispose Chichi.  Si sdraiò accanto a suo marito e lo circondò con le braccia. 
Goku sorrise e riuscì ad attirarla più vicino a sè così che la sua testa restasse contro la propria. 
“Ti amo Chichi,” le disse lui “Mi piace...averti qui...con me” lui chiuse gli occhi mentre i dolori cominciavano a diminuire. 
Le immagini di Freezer ora uscirono dalla sua mente e si sostituirono con  quelle di coloro che amava. 
Avrebbe sempre ricordato com'erano stati tutti là per lui.

Fine

 
  
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