“E le pergamene hanno predetto
Ali nere nel cielo freddo
Quando fratello combatterà fratello!
Alduin, sventura dei re,
Ombra antica mai domata,
Con una fame sconfinata!”
(Canto del Sangue di Drago)
Durò un attimo: il sole stesso sembrò spegnersi per sempre, mentre il mondo attorno a me cadeva nella tenebra più fitta.
Ebbi il coraggio di levare gli occhi al cielo e dapprima non vidi nulla: poi, immense ali di cuoio nero, tanto grandi da gettare la loro ombra sopra di me. Cosa provai in quel momento, proprio non lo so. Paura, sì, ma anche un terribile senso di predestinazione.
Il Divoratore del Mondo dischiuse le zanne e ruggì, facendo tremare il mondo intero con la sua Voce. Poi mi guardò con occhi di bragia e io vi scorsi la sua sconfinata sete di potere, più vecchia addirittura del tempo stesso: fu un'esperienza spaventosa, un incubo cosciente.
Poi Alduin planò su di me e spalancò le sue fauci, avvolgendomi tra le fiamme. Di me non restò che cenere, sospinta dal vento delle nere ali del figlio più glorioso di Akatosh,
sventura del mondo,
ombra antica mai domata.